Plicatura della Tunica Albuginea: La Mia Sincera Analisi sulla Malattia di Peyronie e i Suoi Esiti
Ciao a tutti! Oggi voglio addentrarmi in un argomento che tocca la sfera intima maschile e che, vi assicuro, merita tutta la nostra attenzione: la malattia di Peyronie e una delle sue soluzioni chirurgiche, la plicatura della tunica albuginea. So che può suonare un po’ tecnico, ma cercherò di spiegarvelo in modo chiaro e diretto, come se stessimo chiacchierando davanti a un caffè. Recentemente, mi sono imbattuto in un interessante studio retrospettivo bicentrico che ha analizzato gli esiti clinici di questa procedura, e ho pensato fosse fondamentale condividerne i risultati con voi.
Ma Cos’è Esattamente la Malattia di Peyronie e Come Funziona la Plicatura?
Allora, per chi non lo sapesse, la malattia di Peyronie (o induratio penis plastica, IPP) è un disturbo del tessuto connettivo. In pratica, si formano delle placche fibrose nella tunica albuginea del pene – quella sorta di “rivestimento” dei corpi cavernosi. Il risultato? Una curvatura anomala del pene, che può causare dolore e, in alcuni casi, disfunzione erettile. Immaginate quanto possa impattare sulla funzione sessuale e sul benessere psicologico di un uomo. L’origine esatta è ancora un po’ un mistero, ma si pensa sia legata a microtraumi vascolari e a una guarigione “sbagliata” delle ferite. Colpisce prevalentemente uomini di mezza età, con una prevalenza che si stima tra il 3 e il 9%.
La plicatura della tunica albuginea (TAP) è una delle tecniche chirurgiche, derivata dalla procedura di Nesbit, che mira a correggere questa curvatura. È considerata l’opzione chirurgica meno invasiva e consiste nel “plicare”, ovvero piegare e suturare, la tunica albuginea sul lato convesso della curvatura, quello opposto alla placca, per raddrizzare il pene senza asportare tessuto. Di solito, si consiglia a pazienti con malattia di Peyronie stabile e una curvatura significativa (superiore ai 30°). Rispetto ad altre tecniche di accorciamento, la TAP riduce il rischio di alterazioni della sensibilità o di disfunzione erettile. Tuttavia, non è esente da potenziali svantaggi, come un possibile accorciamento del pene, la recidiva della curvatura e, diciamocelo, l’insoddisfazione del paziente a seconda dei risultati.
Lo Studio Sotto la Lente: Chi, Come e Perché?
Lo studio che ho analizzato è una ricerca retrospettiva condotta in due centri urologici, che ha coinvolto 80 pazienti adulti sottoposti a plicatura della tunica albuginea per la malattia di Peyronie tra il 2014 e il 2023. L’età media dei pazienti era di circa 48 anni e la curvatura preoperatoria media si attestava sui 49 gradi – non proprio una passeggiata!
I ricercatori hanno raccolto un sacco di dati: età, gravità e direzione della curvatura (dorsale, ventrale, laterale o combinata), durata dell’intervento, durata del ricovero, complicanze postoperatorie, necessità di un secondo intervento, disfunzione erettile postoperatoria, dolore e, importantissimo, la soddisfazione generale del paziente. Tutti i pazienti sono stati operati in fase stabile, dopo la risoluzione dei sintomi acuti.
La tecnica chirurgica era standardizzata: anestesia generale, incisione circonferenziale per “sguainare” il pene ed esporre la tunica albuginea. La curvatura veniva confermata inducendo un’erezione artificiale con soluzione salina. Le suture di plicatura (polipropilene non assorbibile 2-0 o 3-0, con tecnica a materassaio orizzontale) venivano posizionate sul lato convesso. Niente incisioni della placca o innesti. Dopo aver verificato il raddrizzamento, si procedeva alla chiusura. Medicazione compressiva e astinenza sessuale per almeno sei settimane erano la prassi post-operatoria, insieme ad analgesici e antibiotici profilattici.

Le analisi statistiche sono state fatte con SPSS, cercando correlazioni tra variabili continue (come curvatura preoperatoria e soddisfazione postoperatoria) e confrontando proporzioni per variabili categoriche (come il tasso di reintervento tra diversi tipi di curvatura). L’obiettivo era capire l’efficacia della TAP e i fattori che ne influenzano gli esiti.
I Risultati Nudi e Crudi: Cosa Abbiamo Scoperto?
E veniamo al sodo! La curvatura media postoperatoria è scesa a 3.7°, un bel miglioramento. Una correzione completa (curvatura residua ≤10°) è stata ottenuta nell’86% dei pazienti. Il 67% dei pazienti si è dichiarato soddisfatto dopo l’intervento. Non male, ma c’è un “ma”.
Purtroppo, il 16% ha sviluppato disfunzione erettile postoperatoria e il 13% ha sperimentato complicanze. Tra coloro che avevano dolore prima dell’intervento (il 34% del totale), ben il 42% ha continuato ad averne anche dopo. E un 12% ha dovuto subire un secondo intervento. Questi numeri ci dicono che, sebbene efficace per molti, la strada non è sempre in discesa.
Le correlazioni statisticamente significative sono state illuminanti:
- Una maggiore curvatura preoperatoria era associata a una maggiore soddisfazione postoperatoria. Sembra controintuitivo, ma forse chi parte da una situazione peggiore percepisce un miglioramento più netto.
- Un follow-up più lungo era associato a un aumento del rischio di disfunzione erettile postoperatoria. Pazienti seguiti per più di 24 mesi avevano una probabilità maggiore del 28% di sviluppare DE.
- Una durata maggiore dell’intervento (oltre i 45 minuti) era correlata positivamente con il dolore postoperatorio persistente.
- Il tipo di curvatura preoperatoria era associato ai tassi di reintervento: i pazienti con curvature complesse (combinate) avevano un rischio maggiore del 42% di dover tornare sotto i ferri rispetto a quelli con curvature su un unico piano.
Soddisfazione del Paziente: Un Quadro Complesso
Il tasso di soddisfazione del 67% emerso da questo studio è un po’ più basso rispetto ad altre ricerche, dove si superava spesso l’80% o addirittura il 90%. Ad esempio, Hudak et al. riportarono il 95% di pazienti che sentivano un miglioramento generale. Perché questa differenza? Potrebbe dipendere dalle popolazioni di pazienti, dalle tecniche specifiche o dalla durata del follow-up. È interessante notare che uno studio multicentrico a lungo termine ha osservato che “l’insoddisfazione del paziente era la regola”, con solo il 50% circa che riteneva la curvatura adeguatamente corretta. Quindi, il nostro 67% indica che la maggioranza è contenta, ma c’è una fetta non trascurabile di insoddisfatti.
Un piccolo dettaglio: la durata media del ricovero (2.1 giorni) potrebbe sembrare lunga rispetto a centri che dimettono in giornata. Tuttavia, nel contesto clinico e di rimborso locale dello studio, un’osservazione postoperatoria di 1-2 notti è prassi standard e non riflette una maggiore morbilità.
Funzione Erettile: Cosa Succede Dopo l’Intervento?
La letteratura suggerisce generalmente che la plicatura ha un impatto negativo minimo sulla funzione erettile, specialmente a breve termine. Gholami e Lue, ad esempio, riportarono solo un 3% di peggioramento. Una revisione completa ha indicato tassi di DE nuova o peggiorata tra lo 0 e il 6%. Tuttavia, alcuni fattori possono influenzare gli esiti. Cayan et al. osservarono che la DE de novo era più comune con la corporoplastica di Nesbit rispetto alla plicatura a 16 punti, e che i pazienti con Peyronie erano più inclini alla DE postoperatoria rispetto a quelli con curvatura congenita.

I dati a lungo termine suggeriscono anche che la prevalenza della DE può aumentare nel tempo. Uno studio con follow-up a 5 anni ha riscontrato che il 47.1% degli uomini aveva un certo grado di DE dopo la plicatura. Nello studio che stiamo analizzando, si è registrata un’incidenza del 16% di DE postoperatoria. È importante notare che un follow-up più lungo era associato a un tasso più elevato di disfunzione erettile. Questo, però, riflette probabilmente cambiamenti legati all’età o la progressione di comorbidità sottostanti nel tempo, piuttosto che un effetto diretto dell’intervento. Quindi, sebbene la plicatura sia generalmente sicura per la funzione erettile inizialmente, un monitoraggio continuo è cruciale, specialmente nei pazienti più anziani o con fattori di rischio preesistenti per la DE.
Dolore Post-Operatorio: Un Aspetto da Non Sottovalutare
L’effetto della plicatura sul dolore penieno può essere duplice: può alleviare il dolore della fase attiva della malattia di Peyronie, ma l’intervento stesso può introdurre nuovo disagio. Da un lato, la correzione della curvatura spesso allevia il dolore legato alla malattia. Dall’altro, la plicatura può causare dolore o sensibilità postoperatoria, tipicamente legata alle suture. Uno studio ha riportato che il 24.5% dei pazienti aveva dolore persistente durante l’erezione molto tempo dopo l’intervento. Il dolore de novo durante l’erezione è una lamentela frequente, potendo colpire fino al 60% dei pazienti in alcune casistiche (specialmente subito dopo l’intervento), sebbene di solito diminuisca nel tempo.
Gran parte di questo dolore è attribuibile al materiale e alla tecnica di sutura. I pazienti spesso sentono noduli palpabili sotto la pelle; uno studio ha notato che il 50% poteva sentire i “bozzi” delle suture di plicatura. Questi noduli possono essere dolenti. I risultati di questo studio aggiungono che interventi più lunghi – presumibilmente con più suture o una dissezione più complessa – erano significativamente associati a un dolore postoperatorio più persistente. Questo suggerisce che una manipolazione più estesa della tunica può indurre un maggiore trauma tissutale o irritazione nervosa. Per mitigare il dolore, alcuni autori propongono affinamenti tecnici, come l’uso di suture più sottili o assorbibili.
Rischio di Reintervento: Quando è Necessario?
La necessità di un secondo intervento (tipicamente per curvatura residua o recidiva) dopo la plicatura varia considerevolmente tra gli studi, dipendendo in gran parte dalla durata del follow-up e dalla complessità della deformità. Le stime vanno dal 2% al 29%. La gravità e il tipo di curvatura sono fattori chiave. Le curvature multiplanari (complesse) o angolazioni molto severe sono più difficili da correggere completamente con una singola procedura di plicatura e hanno maggiori probabilità di lasciare una curvatura residua.
I risultati di questo studio lo confermano: i pazienti con curvature combinate (multidirezionali) avevano un rischio significativamente più alto di necessitare un reintervento. Questo è in linea con l’esperienza clinica che le deformità biplanari spesso necessitano di una correzione più estesa. Quindi, sebbene la plicatura sia efficace e duratura per la maggior parte degli uomini, una parte – in particolare quelli con deformità complesse – potrebbe sperimentare una recidiva della curvatura e cercare una revisione chirurgica.
Limiti dello Studio e Prospettive Future
Come ogni studio, anche questo ha i suoi limiti. Il disegno retrospettivo e il potenziale bias di selezione sono i principali. Gli esiti si basavano su interviste strutturate e valutazioni cliniche, che potrebbero introdurre bias di ricordo o interpretazione. L’assenza di valutazioni funzionali a lungo termine potrebbe influenzare l’interpretazione degli esiti sulla funzione erettile. La ricerca futura dovrebbe concentrarsi su studi prospettici con misure di esito standardizzate ed esplorare strategie per minimizzare le complicanze postoperatorie e ottimizzare la soddisfazione del paziente.
In Conclusione: Tiriamo le Somme
Cosa ci portiamo a casa da questa analisi? La plicatura della tunica albuginea (TAP) si conferma un’opzione efficace e sicura per pazienti selezionati con malattia di Peyronie. È interessante notare che i pazienti con curvature più pronunciate tendevano a riportare una maggiore soddisfazione, probabilmente perché il miglioramento funzionale era più evidente. Ma, al di là della gravità iniziale, credo sia fondamentale sottolineare l’importanza di un colloquio preoperatorio approfondito e di una gestione realistica delle aspettative. Parlare chiaro con il paziente, spiegare i pro, i contro, i rischi e i possibili risultati è la chiave per migliorare la soddisfazione, indipendentemente dalla severità della curvatura.
Spero che questa “chiacchierata” vi sia stata utile per capire meglio questo complesso argomento. La salute sessuale è una componente importante del benessere generale, e parlarne apertamente è il primo passo per affrontare qualsiasi problema!
Fonte: Springer
