Studiare Giocando: La Chiave per Benessere e Successo Accademico?
Università: Un Viaggio Emozionante ma… Stressante!
Parliamoci chiaro: l’università dovrebbe essere un periodo di crescita pazzesca, di scoperte intellettuali e sviluppo personale. Un’avventura, no? Eppure, quante volte ci siamo trovati sepolti dai libri, sentendo lo stress salire e la motivazione scendere a picco? Nonostante la libertà di scegliere corsi che ci appassionano, spesso ci imbattiamo in compiti di studio che sembrano infinitamente noiosi o, al contrario, così difficili da farci sentire frustrati ed emotivamente svuotati. Non siamo soli in questo, anzi! Ci sono montagne di ricerche che dimostrano come l’ambiente accademico, con le sue pressioni e aspettative altissime, possa mettere a dura prova il nostro benessere psicologico.
Le università, bisogna dirlo, se ne sono accorte e hanno messo in campo un sacco di risorse: servizi di counseling, programmi di tutoraggio, workshop sullo studio… Ma, nonostante tutto, molti di noi continuano a lottare con lo stress. Burnout da studio, calo del rendimento, tassi di abbandono che salgono… sembra quasi una crisi silenziosa. E allora sorge spontanea una domanda: oltre agli aiuti “dall’alto”, cosa possiamo fare noi studenti per plasmare la nostra esperienza accademica? Come possiamo prendere in mano le redini del nostro benessere e mantenere alta la motivazione, non solo per sopravvivere, ma per prosperare davvero?
Ecco l’Idea Geniale: Il Playful Study Design (PSD)
Ed è qui che entra in gioco un concetto super affascinante che abbiamo esplorato a fondo: il Playful Study Design (PSD). Sembra un nome complicato, ma l’idea di base è semplice e potente: usare il gioco per rendere lo studio più divertente e stimolante. Sì, avete capito bene: giocare con lo studio! Non si tratta di perdere tempo, ma di un approccio cognitivo e comportamentale proattivo. In pratica, siamo noi studenti che diventiamo “designer” della nostra esperienza di apprendimento, iniettando elementi ludici nei compiti accademici.
Pensateci: invece di subire passivamente un compito noioso, possiamo trasformarlo! Come? Il PSD si basa su due dimensioni principali:
- Designing Fun (Creare Divertimento): Qui usiamo la leggerezza, l’umorismo, la fantasia. Magari trasformiamo gli appunti in una mappa mentale super colorata e creativa, usiamo metafore buffe per ricordare concetti difficili, o inventiamo una storia attorno all’argomento che stiamo studiando. L’obiettivo è rendere il processo più piacevole e coinvolgente.
- Designing Competition (Creare Sfida/Competizione): Questo aspetto riguarda l’introduzione di elementi di sfida, competizione (anche solo con noi stessi!) e raggiungimento personale. Possiamo fissare piccoli obiettivi e premiarci al raggiungimento, trasformare un ripasso in un quiz a tempo, sfidare un compagno a chi risponde correttamente a più domande, o semplicemente cercare di superare la nostra performance precedente. L’idea è spingere un po’ i nostri limiti, ma in modo stimolante.
Questo approccio non nasce dal nulla. Si ispira alle teorie sul gioco in età adulta e alle recenti ricerche sul “playful work design” (sì, si può rendere giocoso anche il lavoro!). L’idea è che, rendendo lo studio più giocoso, possiamo soddisfare i nostri bisogni psicologici fondamentali, sentirci più padroni della situazione (più agency, dicono gli psicologi) e, di conseguenza, essere più coinvolti e motivati.

Ma Funziona Davvero? Cosa Dice la Ricerca (Studio 1)
Ovviamente, da bravi ricercatori, non ci siamo fermati all’idea affascinante. Volevamo capire se questo PSD fosse un concetto valido e misurabile. Così, abbiamo condotto una serie di studi. Nel primo, abbiamo coinvolto centinaia di studenti universitari italiani (più di 750!) per sviluppare e validare uno strumento, un questionario, per misurare proprio queste due dimensioni: creare divertimento e creare competizione nello studio.
I risultati sono stati incoraggianti! Le analisi statistiche (analisi fattoriali esplorative e confermative, per i più tecnici) hanno confermato che il nostro strumento funziona e che le due dimensioni (Fun e Competition) sono distinte ma correlate. Insomma, il PSD è un costrutto psicologico “reale”!
Ma la parte più interessante è stata testare la sua validità. Abbiamo scoperto che il PSD è in grado di predire aspetti fondamentali dell’esperienza universitaria:
- Integrazione Sociale: Gli studenti che usano di più il PSD, soprattutto la parte “Fun”, tendono ad avere migliori interazioni con i compagni (sia formali che informali) e si percepiscono come più popolari. Ha senso, no? Chi affronta lo studio con un pizzico di leggerezza e creatività è forse più piacevole da avere intorno!
- Coinvolgimento nello Studio (Study Engagement): Chi progetta lo studio in modo giocoso si sente più vigoroso, dedicato e assorbito dai propri compiti accademici.
- Benessere Soggettivo: C’è una correlazione positiva anche con il benessere generale percepito.
E la cosa forte è che questi effetti si vedono anche tenendo conto di altre risorse personali importanti, come il capitale psicologico (PsyCap – speranza, ottimismo, resilienza, autoefficacia) e le Core Self-Evaluations (CSE – autostima, locus of control, etc.). Questo significa che il PSD aggiunge qualcosa di unico: non è solo questione di essere ottimisti o sicuri di sé, ma proprio l’approccio giocoso allo studio fa la differenza per il benessere e l’integrazione sociale.
PSD e Voti: C’è un Legame? (Studio 2)
Ok, benessere e socialità sono fondamentali, ma… e i voti? Alla fine, siamo all’università anche per ottenere buoni risultati accademici. Quindi, nel nostro secondo studio, abbiamo seguito un gruppo di quasi 600 studenti per circa due mesi e abbiamo messo in relazione il loro livello di PSD con i voti ottenuti a un esame (un test a scelta multipla).
Qui le cose si fanno interessanti. Abbiamo scoperto che, in generale, un equilibrio tra creare divertimento e creare competizione è positivo per i voti. Quando entrambi gli aspetti del PSD sono alti e bilanciati, la performance tende a migliorare. Tuttavia, per questo specifico tipo di esame, è emerso un ruolo particolarmente forte della dimensione “Designing Competition”. Gli studenti che introducevano più elementi di sfida e competizione nel loro studio tendevano ad avere voti migliori. Anzi, anche uno sbilanciamento a favore della competizione rispetto al divertimento sembrava portare a voti più alti in questo contesto.
Questo non significa che il divertimento sia inutile, anzi! Come abbiamo visto nello studio 1, è cruciale per la socialità e il benessere. Però, suggerisce che per compiti specifici, come un esame a crocette che magari premia una preparazione più focalizzata e “agonistica”, spingere sull’acceleratore della sfida personale può dare una marcia in più. È come se la competizione affinasse la concentrazione necessaria per quel tipo di prova. Ma attenzione: questo non vuol dire trasformare lo studio in una gara stressante! Si tratta sempre di un approccio proattivo e auto-determinato. Forse, per altri tipi di valutazione (tesine, progetti creativi, esami orali), la componente “Fun” potrebbe giocare un ruolo più diretto anche sulla performance.

Ma… Si Può Imparare a Studiare Giocando? (Studio 3)
A questo punto, la domanda sorge spontanea: il PSD è una dote innata o qualcosa che si può imparare e coltivare? Per rispondere, abbiamo organizzato un terzo studio, un piccolo intervento quasi-sperimentale. Abbiamo preso un gruppo di studenti e li abbiamo fatti partecipare a un training di quattro moduli focalizzato proprio sull’insegnare strategie di Playful Study Design. Un altro gruppo, di controllo, non ha ricevuto il training.
I risultati? Fantastici! Gli studenti che hanno partecipato all’intervento hanno mostrato, rispetto al gruppo di controllo, un aumento significativo nell’uso di strategie sia di “Designing Fun” che di “Designing Competition” nel loro studio quotidiano. Ma non solo! Abbiamo visto anche miglioramenti in altri aspetti chiave:
- Apprendimento Attivo (Active Learning): Hanno iniziato a cercare più attivamente nuove conoscenze e tecniche per migliorare.
- Proattività nei Compiti di Studio (Study Task Proactivity): Hanno mostrato più iniziativa nel modificare e migliorare il loro modo di studiare.
- Assorbimento (Absorption): Una delle componenti chiave dello study engagement, ovvero sentirsi completamente immersi e concentrati felicemente nello studio, è aumentata significativamente.
Questo è importantissimo! Dimostra che il Playful Study Design non è solo un tratto della personalità, ma una competenza metacognitiva che può essere sviluppata con interventi mirati. È una skill che possiamo allenare!
Quindi, Cosa Possiamo Portarci a Casa?
Tutta questa ricerca ci dice una cosa fondamentale: abbiamo più potere di quanto pensiamo nel rendere la nostra esperienza universitaria migliore, più coinvolgente e, sì, anche più divertente! Il Playful Study Design è uno strumento potentissimo che possiamo usare attivamente.
Come iniziare? Provate a sperimentare!
- Identificate i compiti noiosi: Quali sono le attività di studio che vi pesano di più?
- Pensate “Fun”: Come potreste iniettare un po’ di umorismo, creatività o fantasia? Usare colori, fare disegni, inventare acronimi buffi, studiare con un amico trasformandolo in un gioco?
- Pensate “Competition”: Come potreste renderlo più sfidante (in modo sano)? Fissare mini-obiettivi, usare un timer, trasformare il ripasso in un quiz, cercare di spiegare l’argomento a qualcuno in modo super chiaro?
- Trovate il vostro mix: Non esiste una ricetta unica. Alcuni preferiranno più il lato “Fun”, altri quello “Competition”. L’importante è trovare l’equilibrio che funziona per voi e per il tipo di compito.
- Siate proattivi: Non aspettate che lo studio diventi magicamente divertente. Siate voi i designer della vostra esperienza!
Anche per chi insegna e per le università ci sono spunti importanti: promuovere questo approccio, magari integrando elementi giocosi nelle lezioni o semplicemente incoraggiando gli studenti a sperimentare, potrebbe davvero fare la differenza per il benessere e il successo accademico.

In Conclusione: Rendiamo lo Studio un’Avventura!
Il percorso universitario è impegnativo, non c’è dubbio. Ma non deve essere per forza una valle di lacrime e stress. Il Playful Study Design ci offre una prospettiva nuova e potente: possiamo usare la nostra innata capacità di giocare per trasformare lo studio, renderlo più nostro, più stimolante e, in definitiva, più efficace. Non si tratta di banalizzare l’impegno richiesto, ma di affrontarlo con uno spirito diverso, più proattivo e positivo.
Quindi, la prossima volta che vi sentite sopraffatti o annoiati da un libro o da una lezione, fermatevi un attimo e chiedetevi: “Come posso rendere questa cosa un po’ più giocosa?”. Potreste scoprire che la chiave per studiare meglio e stare meglio è proprio lì, nel potere del gioco.
Provateci, sperimentate, rendete lo studio un’avventura!
Fonte: Springer
