Primo piano macro di un pidocchio masticatore (Phthiraptera) su una piuma di Fringuello Domestico, obiettivo macro 90mm, alta definizione, illuminazione laterale controllata per enfatizzare la texture della piuma e i dettagli del parassita, sfondo leggermente sfocato.

Pidocchi e Città d’altri Tempi: Cosa ci Raccontano gli Uccelli del West Americano?

Un tuffo nel passato… con lente d’ingrandimento!

Avete mai pensato a come la crescita delle città cambi non solo le nostre vite, ma anche quelle degli animali che ci vivono accanto, persino i più piccoli e spesso trascurati? Io sì, e mi affascina scoprire come l’ambiente urbano, con i suoi palazzi, le strade e la presenza umana, influenzi le dinamiche ecologiche più delicate, come il rapporto tra un ospite e i suoi… beh, parassiti!

Oggi voglio portarvi con me in un viaggio indietro nel tempo, all’inizio del 1900, nel West degli Stati Uniti. Un periodo di grande fermento, di città in espansione, di paesaggi che cambiavano rapidamente. E la domanda che ci siamo posti è stata: come hanno reagito a tutto questo i pidocchi masticatori (sì, avete letto bene, quei minuscoli esserini del gruppo Phthiraptera) che vivevano beatamente tra le piume degli uccelli?

Città: paradiso o inferno per i parassiti?

Quando si parla di parassiti e città, ci sono principalmente due scuole di pensiero, due ipotesi che cercano di spiegare cosa succede:

  • L’ipotesi del “fardello urbano”: immaginate tanti uccelli concentrati in città, magari vicino a fonti di cibo abbondanti ma artificiali. Questa densità potrebbe facilitare la vita ai parassiti, permettendo loro di passare più facilmente da un ospite all’altro. Più ospiti vicini = più possibilità di fare festa per i pidocchi!
  • L’ipotesi del “rifugio urbano”: d’altra parte, si potrebbe pensare che gli uccelli che riescono ad adattarsi bene alla vita cittadina (i cosiddetti “urban dwellers”) siano più in salute. Magari trovano cibo più facilmente, hanno meno predatori… e quindi potrebbero avere più energie da dedicare alle loro difese immunitarie e alla pulizia del piumaggio (il famoso “preening”), rendendo la vita difficile ai parassiti. La città come un’oasi di benessere che tiene a bada gli scrocconi.

Quale delle due ipotesi avrà avuto la meglio per i pidocchi degli uccelli del West americano un secolo fa? Bella domanda!

La nostra macchina del tempo: i musei di storia naturale

Come fare a rispondere a una domanda sul passato? Ovviamente, non possiamo prendere una DeLorean e tornare al 1910. Ma abbiamo qualcosa di altrettanto prezioso: le collezioni dei musei di storia naturale. Questi luoghi custodiscono tesori incredibili, tra cui migliaia di esemplari di uccelli raccolti decenni, se non secoli fa.

Per il nostro studio, abbiamo “arruolato” esemplari di due specie di uccelli comuni nel West USA, raccolti tra il 1905 e il 1932:

  • Il Fringuello Domestico (Haemorhous mexicanus): un tipo tosto, che se la cava bene sia in campagna che in città, un vero “urban dweller”.
  • Il Picchio Villoso (Dryobates villosus): un po’ più schivo, tende a preferire ambienti meno urbanizzati, un “urban avoider”.

Questi esemplari, conservati magnificamente nelle collezioni (nel nostro caso, quelle della UCLA Dickey Bird and Mammal Collection), portano ancora con sé le tracce dei loro piccoli compagni di viaggio: i pidocchi masticatori e le loro uova, chiamate lendini (o “nits” in inglese).

Macro fotografia di un pidocchio masticatore (Phthiraptera) su una piuma d'uccello, obiettivo macro 100mm, alta definizione, illuminazione controllata per evidenziare i dettagli del parassita e della struttura della piuma.

Misurare la “città” di ieri

Ok, abbiamo gli uccelli e i loro potenziali pidocchi dal passato. Ma come facciamo a sapere quanto fosse “urbano” il luogo esatto in cui ogni uccello è stato raccolto più di 100 anni fa? Qui entra in gioco la tecnologia moderna applicata alla storia.

Abbiamo usato un set di dati fantastico chiamato BUFA (Building Footprint Area), parte del progetto HISDAC-US. In pratica, è una specie di mappa storica, decennio per decennio (dal 1900 al 2010), che ci dice, con una risoluzione abbastanza fine (250 metri), quanta area in un determinato quadratino era coperta da edifici e strutture umane. Un modo oggettivo per quantificare l'”urbanizzazione” di un sito in un dato momento storico.

Abbiamo quindi associato a ogni esemplare di uccello il valore BUFA corrispondente al luogo e al decennio della sua raccolta. Più alto il valore BUFA, più “urbano” era l’ambiente.

Alla ricerca dei minuscoli clandestini: un lavoro da certosino

E poi è arrivato il momento clou: l’ispezione! Immaginatevi lì, con una buona luce, una lente d’ingrandimento e delle pinzette sottili, a esaminare meticolosamente il piumaggio di questi uccelli impagliati, uno per uno. Abbiamo cercato i pidocchi adulti (principalmente del gruppo Ischnocera, più legati alle piume, ma tenendo d’occhio anche gli Amblycera, più mobili e a volte ematofagi) e le lendini, quelle minuscole uova cementate alle penne.

È stato un lavoro paziente, quasi da detective. Abbiamo controllato le zone preferite dai pidocchi (attorno alle orecchie, al becco, sul collo, petto, dorso) e raccolto tutto ciò che trovavamo. Abbiamo persino esaminato la polvere caduta dagli esemplari durante l’ispezione, non si sa mai!

Alla fine, abbiamo contato i pidocchi e le lendini per ogni uccello. Eravamo pronti a vedere se c’era una correlazione con il grado di urbanizzazione del luogo di raccolta.

I risultati: una sorpresa inaspettata?

E qui arriva il bello. Dopo aver analizzato i dati di 104 Fringuelli Domestici e 56 Picchi Villosi, tenendo conto di vari fattori come l’anno, la stagione, il sesso e l’età dell’uccello, e persino le precipitazioni (l’umidità può influenzare i pidocchi), il risultato principale è stato… nessuna correlazione significativa tra il livello di urbanizzazione (misurato con BUFA) e l’abbondanza di pidocchi masticatori (Ischnocera) o di lendini!

Esatto. Sembrerebbe che, almeno in quel periodo e in quelle aree del West americano, il fatto che un uccello vivesse in un ambiente più o meno costruito dall’uomo non facesse una gran differenza per i suoi pidocchi.

Perché questo risultato “nullo”? Le ipotesi sono diverse:

  • Forse i pidocchi masticatori, vivendo così a stretto contatto con l’ospite e protetti dalle piume, sono meno sensibili alle condizioni ambientali esterne rispetto ad altri parassiti (come quelli interni studiati in ricerche più recenti, che *hanno* mostrato un legame con l’urbanizzazione).
  • Oppure, è possibile che all’inizio del ‘900, l’impatto dell’urbanizzazione sugli ecosistemi e sulla salute degli uccelli nel West USA fosse ancora relativamente limitato. Le città stavano crescendo, sì, ma forse non avevano ancora raggiunto quel livello di intensità capace di alterare significativamente le dinamiche ospite-parassita che vediamo oggi.

Fotografia paesaggistica grandangolare (obiettivo 15mm) che mostra il contrasto tra un'area naturale con alberi e un'area urbana in espansione all'inizio del XX secolo negli Stati Uniti occidentali, lunga esposizione per catturare il senso del tempo, messa a fuoco nitida.

Non solo urbanizzazione: altre scoperte interessanti

Anche se l’urbanizzazione non sembrava essere il fattore chiave, il nostro studio ha rivelato altri dettagli affascinanti:

  • Differenze tra specie: Il Fringuello Domestico (l’amante delle città) aveva in media più lendini ma meno pidocchi adulti (Ischnocera) rispetto al Picchio Villoso (l’evitatore di città). Un risultato un po’ controintuitivo! Forse le dinamiche di infezione, la capacità di difesa dell’ospite (preening) o persino le strategie riproduttive dei diversi tipi di pidocchi su ospiti diversi giocano un ruolo complesso.
  • Variazioni stagionali: Abbiamo notato una leggera fluttuazione nel corso dell’anno. I pidocchi adulti sembravano essere meno abbondanti in estate (forse legato alla muta delle piume?), mentre le lendini mostravano un picco all’inizio dell’anno, potenzialmente collegato alla stagione riproduttiva degli uccelli.
  • Nuove segnalazioni: Abbiamo documentato per la prima volta la presenza di pidocchi del genere Philopterus sul Fringuello Domestico in diverse aree (Washington, California, Nevada). Ogni studio aggiunge un tassello alla nostra conoscenza della biodiversità!

Il valore inestimabile del passato (e dei musei)

Cosa ci portiamo a casa da questa ricerca? Prima di tutto, la conferma che le collezioni museali sono un tesoro inestimabile per studiare l’ecologia storica e capire come gli ecosistemi sono cambiati nel tempo a causa delle attività umane. Senza questi esemplari raccolti un secolo fa, non avremmo mai potuto indagare l’effetto dell’urbanizzazione *passata* sui parassiti.

Il fatto di non aver trovato un legame diretto tra pidocchi e città in quel periodo specifico è di per sé un risultato importante. Ci dice che forse le dinamiche che osserviamo oggi non sono sempre state così, o che tipi diversi di parassiti rispondono in modo diverso.

Questo studio è un po’ come la prima tessera di un puzzle. Apre la porta a nuove domande: cosa succederebbe se confrontassimo questi dati storici con quelli attuali, raccolti negli stessi luoghi oggi molto più urbanizzati? Vedremmo una differenza? L’intensificazione dell’urbanizzazione nel corso dell’ultimo secolo ha cambiato le carte in tavola per i pidocchi degli uccelli?

Insomma, il viaggio nell’ecologia urbana storica è appena iniziato, e chissà quali altre sorprese ci riserveranno questi minuscoli abitanti del piumaggio degli uccelli!

Fotografia still life di un esemplare di uccello da museo (es. Fringuello Domestico) su un tavolo da lavoro, con accanto strumenti come lente d'ingrandimento e pinzette, obiettivo macro 60mm, illuminazione da studio controllata per dettagli precisi, atmosfera da ricerca scientifica.

Fonte: Springer

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