Cuscinetti Alpini Sotto Scacco: Il Futuro Incerto delle Piante Endemiche del Khorassan-Kopet Dagh
Amici appassionati di natura e scoperte scientifiche, oggi voglio portarvi con me in un viaggio affascinante, ma anche un po’ preoccupante, nel cuore di una regione montuosa straordinaria: la provincia floristica del Khorassan-Kopet Dagh (KK). Parleremo di creature vegetali uniche, le cosiddette “piante a cuscinetto”, e di come il cambiamento climatico stia mettendo a dura prova la loro sopravvivenza.
Immaginate dei veri e propri ‘cuscinetti’ viventi, piante dalla forma arrotondata e compatta, con fogliame fittissimo che si stringe vicino al suolo. Non sono solo belle da vedere, ma svolgono un ruolo cruciale negli ecosistemi montani. Pensate che questi piccoli ingegneri naturali sono capaci di modificare la temperatura e l’umidità del suolo locale, creando microclimi più favorevoli. Sono delle vere e proprie “piante nutrici”, che facilitano la vita ad altre specie, aumentando la biodiversità locale, specialmente in condizioni ambientali difficili come quelle d’alta quota. Proteggono le piantine erbacee, aiutano la formazione della banca di semi nel terreno… insomma, sono fondamentali!
Il Palcoscenico della Nostra Indagine: Il Khorassan-Kopet Dagh
La provincia floristica del Khorassan-Kopet Dagh si trova nella parte più orientale dell’hotspot di biodiversità Irano-Anatolico. È una regione prevalentemente montuosa, una sorta di cerniera tra diverse unità fitogeografiche del Medio Oriente. Qui, catene montuose imponenti come il Kopet Dagh, Hezar Masjed, Binalood e Aladagh dominano il paesaggio. E indovinate un po’? Le piante a cuscinetto, specialmente quelle spinose, sono la forma di vegetazione montana dominante! Parliamo di generi come Acantholimon, Acanthophyllum, Anabasis, Astragalus, Dionysia, Jurinea, Onobrychis e Thymus. Un vero tesoro di biodiversità, con ben 356 specie vegetali endemiche, cioè che vivono solo lì. Purtroppo, questi habitat sono già sotto pressione a causa del pascolo eccessivo e dei cambiamenti nell’uso del suolo.
La Nostra Missione: Prevedere il Futuro di Queste Piante Speciali
Nonostante la loro importanza, si sapeva ben poco di come queste piante endemiche a cuscinetto avrebbero reagito ai cambiamenti climatici. Così, ci siamo messi al lavoro! Abbiamo deciso di studiare l’impatto del clima futuro sulla distribuzione di 19 specie di piante a cuscinetto endemiche della regione KK. Appartengono ai generi Acantholimon, Acanthophyllum, Astragalus, Jurinea e Thymus. Per farlo, abbiamo utilizzato modelli di idoneità dell’habitat (HSM), una tecnica che permette di prevedere dove una specie può vivere in base alle condizioni climatiche. Abbiamo proiettato la loro distribuzione attuale e futura, per gli anni 2040 e 2100, usando 19 variabili bioclimatiche e due diversi scenari socio-economici (uno più ottimista, SSP126, e uno più pessimista, SSP585), combinando i risultati di ben 12 algoritmi di modellazione. Un lavoraccio, ve lo assicuro, ma necessario per avere un quadro il più possibile completo!
La nostra ipotesi di partenza? Che il cambiamento climatico, specialmente nello scenario peggiore, avrebbe ridotto significativamente l’areale di queste piante e che specie dello stesso genere, o che vivono a quote simili, avrebbero risposto in modo simile. Volevamo identificare le specie più vulnerabili e quelle, diciamo così, più “indifferenti”, per poter suggerire strategie di conservazione mirate.

I Risultati: Un Quadro Preoccupante con Qualche Speranza
Ebbene, i risultati ci hanno un po’ stretto il cuore. Come temevamo, quasi tutte le specie studiate andranno incontro a una contrazione del loro areale di distribuzione. Questo significa che avranno meno spazio vitale a disposizione. Un’altra scoperta interessante è che tutte le specie analizzate tenderanno a spostarsi verso quote più elevate. È come se cercassero di “scappare” verso l’alto per trovare condizioni più fresche, ma ovviamente c’è un limite a quanto in alto possono andare!
Tuttavia, non tutte le notizie sono negative. Tre specie in particolare – Jurinea antunowii, Acantholimon restiaceum e Acanthophyllum speciosum – sembrano mostrare risposte trascurabili agli effetti del cambiamento climatico. Potrebbero essere le nostre “eroine resilienti”!
Analizzando i generi, abbiamo visto che la contrazione prevista dell’areale varia parecchio: dal 36% al 91%. Il genere Acanthophyllum sembra cavarsela meglio, mentre Thymus è quello che soffrirà di più.
Uno Sguardo più da Vicino: Destini Diversi
Entriamo un po’ più nel dettaglio, genere per genere, perché le storie sono diverse:
- Acantholimon: Abbiamo modellato otto specie. In media, prevediamo una riduzione dell’areale del 64%. Una specie, A. alavae, che ha già un areale molto limitato, rischia addirittura l’estinzione futura. Altre, come A. avenaceum e A. blandum, vedranno una drastica riduzione, mentre A. restiaceum, come accennato, sembra cavarsela alla grande, con un leggero aumento dell’areale! Molte specie di Acantholimon si sposteranno verso est e verso quote più alte.
- Acanthophyllum: Due le specie analizzate, con una contrazione media del 36%. Ac. adenophorum si ridurrà parecchio, spostandosi verso l’alto, mentre Ac. speciosum è una delle nostre campionesse di resilienza, con una perdita minima di habitat e uno spostamento verso est e quote maggiori.
- Astragalus: Quattro specie studiate, con una contrazione media del 69,2%. As. cystosus, già rara, perderà tutti i suoi habitat attuali, sopravvivendo forse solo in nuove aree più in alto e a ovest. Anche As. hypsogeton e As. raddei subiranno perdite importanti, migrando verso est e quote più elevate. As. turkmenorum se la cava un po’ meglio, ma comunque con una riduzione significativa e uno spostamento verso ovest e più in alto.
- Jurinea: Anche qui quattro specie, con una contrazione media del 42%. La star è J. antunowii, che non solo non sembra risentire del cambiamento climatico a livello di quota, ma potrebbe addirittura guadagnare nuovi habitat! Al contrario, J. kopetensis è tra le più sfortunate: perderà tutti i suoi habitat attuali, con una speranza di sopravvivenza legata solo a nuove aree a quote leggermente inferiori. J. catharinae e J. sintenisii vedranno una contrazione, con spostamenti altitudinali variabili.
- Thymus: L’unica specie di Thymus che abbiamo potuto studiare, T. transcaspicus, è risultata una delle più vulnerabili, con una perdita di habitat prevista superiore al 90% e uno spostamento verso l’alto.

Cosa Significa Tutto Questo e Cosa Possiamo Fare?
Questi risultati ci dicono chiaramente che il cambiamento climatico è una minaccia seria per queste piante uniche e per gli ecosistemi montani che esse supportano. La maggior parte delle specie si sposterà verso l’alto, ma questo “ascensore climatico” ha un capolinea: nessuna delle specie modellate sembra in grado di migrare oltre i 3000 metri. Questo significa che la competizione per lo spazio e le risorse a quote inferiori a questo limite aumenterà.
È interessante notare che, in generale, i generi le cui specie hanno una distribuzione più ampia lungo le diverse fasce altitudinali sembrano avere un rischio minore di contrazione dell’areale. Questo conferma quanto già osservato in altri studi: avere più “opzioni” in termini di habitat aiuta!
Allora, che fare? Non possiamo restare a guardare. Per le specie più vulnerabili, come Acantholimon alavae, Jurinea kopetensis e Thymus transcaspicus, sono necessarie azioni di conservazione urgenti. Questo potrebbe includere la conservazione dei semi in banche genetiche, la coltivazione in orti botanici e, in casi estremi, programmi di “migrazione assistita” verso aree che diventeranno idonee in futuro.
D’altra parte, le specie che si sono dimostrate più resilienti, come Acantholimon restiaceum, Acanthophyllum speciosum e Jurinea antunowii, potrebbero diventare preziose alleate. Potremmo utilizzarle per ripristinare gli habitat montani degradati della regione KK, sapendo che hanno buone probabilità di resistere ai futuri cambiamenti climatici.
Il nostro studio è un primo passo importante, ma c’è ancora molto da fare. Sarebbe fondamentale estendere queste analisi ad altre specie endemiche a cuscinetto che non abbiamo potuto includere questa volta. È una corsa contro il tempo, ma conoscere i rischi ci permette di agire in modo più informato per proteggere questi tesori della natura.
In conclusione, il futuro delle piante a cuscinetto del Khorassan-Kopet Dagh è complesso e pieno di sfide. Ma con la ricerca, la consapevolezza e azioni mirate, possiamo sperare di salvaguardare queste incredibili piante e gli ecosistemi che dipendono da loro. La loro resilienza e la loro fragilità ci insegnano molto sulla delicatezza degli equilibri naturali e sulla nostra responsabilità nel preservarli.
Fonte: Springer
