Petrolio e Titoli Auto: Un Legame Turbolento nell’Era dell’Incertezza
Amici, oggi vi porto in un viaggio affascinante, quasi un thriller finanziario, nel cuore di una relazione tanto complessa quanto cruciale: quella tra il prezzo del petrolio greggio e le azioni delle case automobilistiche. Un legame che, come vedremo, danza al ritmo delle incertezze globali, creando scenari sempre nuovi per investitori, aziende e persino per le nostre scelte quotidiane.
Immaginatevi un’altalena gigante. Da un lato c’è il West Texas Intermediate (WTI), uno dei principali riferimenti per il prezzo del petrolio mondiale. Dall’altro, i titoli azionari di colossi dell’auto come Tesla, Toyota, Volkswagen e Honda quotati a New York, ma anche di realtà emergenti e consolidate sul mercato di Shanghai come Chongqing, BYD (Build Your Dream), JAC (Jianghuai Automobile Company) e SAIC (Shanghai Automotive Industry Corporation). Il nostro studio ha messo la lente d’ingrandimento proprio su questa altalena, analizzando dati giornalieri dal gennaio 2013 al dicembre 2022. Un decennio, capite bene, che non si è fatto mancare nulla in termini di scossoni!
Montagne Russe Emozionali: Cosa Abbiamo Scoperto?
Utilizzando una tecnica chiamata analisi di coerenza wavelet (non spaventatevi, è solo un modo sofisticato per vedere come due cose si muovono insieme nel tempo e a diverse “velocità” o frequenze), abbiamo scoperto un quadro piuttosto variegato e, diciamocelo, asimmetrico. Non c’è una regola fissa, tipo “se il petrolio sale, le auto scendono” o viceversa. La faccenda è molto più sfumata.
Una cosa è emersa chiaramente: gli shock sui prezzi del petrolio tendono ad avere un impatto negativo significativo sulle azioni del settore auto, specialmente quando guardiamo a orizzonti temporali mensili o trimestrali. E indovinate un po’ quando questo effetto si è fatto sentire di più? Esatto, durante la crisi sanitaria globale e il conflitto Russia-Ucraina. In questi periodi, però, se si guardava a intervalli settimanali o annuali, l’integrazione tra i due mercati era più debole o moderata. Come dire, nel breve e nel lunghissimo periodo, le auto sembravano un po’ più “indipendenti” dal petrolio, anche in mezzo alla tempesta.
Curiosamente, prima della pandemia, le fluttuazioni del prezzo del greggio avevano persino un’influenza positiva su alcuni titoli automobilistici, in particolare Honda, Toyota e Volkswagen. Sembra quasi un’altra era geologica, vero?
Porti Sicuri e Strategie di Fuga
E qui la storia si fa ancora più interessante per chi mastica di finanza. Abbiamo visto che, nel lungo periodo, i rendimenti di Toyota e BYD hanno agito come una sorta di “rifugio” rispetto ai rendimenti del WTI. In pratica, quando il petrolio andava male, questi titoli potevano offrire una certa protezione. D’altro canto, i rendimenti di Tesla, Volkswagen e JAC si sono comportati sia da “copertura” (hedge) che da “bene rifugio” (safe haven) sullo stesso orizzonte temporale. Una bella versatilità!
Un’altra scoperta degna di nota: la Borsa di Shanghai (SSE) si è dimostrata più reattiva agli shock rispetto a quella di New York (NYSE). E, in generale, il petrolio è sembrato “guidare” le azioni automobilistiche per gran parte del periodo che abbiamo osservato. Queste scoperte sono state poi confermate, con poche eccezioni, da test di causalità più specifici (i test di Diks e Panchenko, per gli addetti ai lavori).
Capire questa interdipendenza dinamica tra petrolio e azioni auto, che cambia a seconda dell’orizzonte temporale e delle condizioni di mercato, non è solo un esercizio accademico. Fornisce spunti preziosissimi per chi deve definire politiche economiche, ma anche per noi comuni mortali che magari vogliamo diversificare i nostri investimenti o semplicemente capire meglio i meccanismi che muovono il mondo.
Perché il Petrolio è Così Importante per le Auto?
Forse sembra ovvio, ma vale la pena ribadirlo. Il settore automobilistico è un gigante che consuma energia, e il petrolio è stato per decenni la sua principale fonte di alimentazione. Pensate che l’industria automobilistica è il terzo maggior consumatore di energia al mondo! Quindi, è chiaro che le bizze del prezzo del greggio si riflettono sui costi di produzione, sugli investimenti, sulla propensione degli investitori e persino sulle strategie di innovazione.
Eventi recenti come il conflitto russo-ucraino, iniziato nel febbraio 2022, hanno scatenato un’altalena pazzesca nei prezzi del petrolio. Ricordo che il prezzo è schizzato da circa 89 dollari al barile a gennaio 2022 a oltre 121 dollari a giugno, con un aumento medio mensile del 15,3% da fine febbraio! Questo tipo di volatilità mette un’enorme pressione sui mercati finanziari e, naturalmente, sul settore auto.
Non è la prima volta che succede. La crisi petrolifera iraniana del 1979 o la Guerra del Golfo nel 1990 sono altri esempi di come i prezzi del greggio possano stravolgere i bilanci delle case automobilistiche. E non dimentichiamo l’impatto della pandemia di COVID-19, che ha causato un crollo senza precedenti della domanda di petrolio, spingendo addirittura i future del WTI in territorio negativo nell’aprile 2020, e ha gravemente interrotto la produzione e le vendite di automobili.
La Rivoluzione Verde e le Sfide del Settore
Ma il mondo dell’auto non è rimasto a guardare. C’è stata una spinta enorme verso la produzione di veicoli più puliti ed efficienti dal punto di vista energetico. L’obiettivo? Ridurre la dipendenza dal petrolio e allinearsi agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, in particolare il numero 7, che parla di energia accessibile e pulita. L’Accordo di Parigi del 2015 ha dato un’ulteriore accelerata, spingendo i governi a imporre normative sulle emissioni più severe e le case automobilistiche a diversificare, puntando forte sui veicoli elettrici (EV).
Si sono fatti investimenti massicci per sviluppare auto che funzionano con energie alternative: diesel ecologico, biodiesel, etanolo, idrogeno, e ovviamente le tecnologie ibride. L’industria automobilistica, come sottolinea l’Organizzazione Internazionale dei Costruttori di Veicoli a Motore (OICA), è vitale per la crescita economica globale, essendo interconnessa con una miriade di altri settori, specialmente quello energetico. Pensate che in economie emergenti come India e Cina, contribuisce per circa il 7% al Prodotto Interno Lordo (PIL)! A livello globale, parliamo di un giro d’affari di oltre 2,75 trilioni di sterline all’anno, il 3,65% del PIL mondiale.
Ecco perché, amici miei, analizzare il nesso tra petrolio e azioni del settore auto è così cruciale. Ci aiuta a svelare dinamiche economiche fondamentali.
Le Teorie dietro le Quinte
Per spiegare queste complesse interazioni, ci vengono in aiuto alcune teorie economiche. L’Ipotesi dei Mercati Adattivi (AMH) suggerisce che shock economici significativi (come una guerra o una pandemia) alterano il panorama del mercato, mettendo a rischio l’efficienza e aumentando l’avversione al rischio degli investitori. Questo li spinge a fuggire dagli asset rischiosi, creando movimenti sincronizzati.
Poi c’è l’Ipotesi dei Mercati Eterogenei (HMH), secondo cui i mercati finanziari sono composti da partecipanti diversi, che interpretano le stesse informazioni in modo differente a seconda delle loro preferenze e strategie di trading (a breve, medio o lungo termine). Quindi, l’orizzonte temporale di un investitore influenza le sue decisioni.
Infine, combinando queste due, alcuni studiosi hanno sviluppato l’Ipotesi dei Mercati Competitivi (CMH), che si basa sulla diffusione delle informazioni e sui movimenti tra diverse classi di asset durante una crisi globale, dovuti alla continua ricerca di un equilibrio tra rischi e rendimenti per raggiungere gli obiettivi di portafoglio.
Quando i prezzi del petrolio sono molto volatili, aumenta la domanda speculativa di contratti future, il che amplifica ulteriormente la volatilità. E i cambiamenti improvvisi, come sottolineato da alcuni studi, influenzano le azioni automobilistiche anche attraverso variazioni nelle politiche governative.
Cosa Rende Unico il Nostro Studio?
Il nostro studio si distingue per alcuni aspetti chiave. Innanzitutto, ci siamo concentrati specificamente sull’industria automobilistica, un settore, come abbiamo visto, fortemente dipendente dal petrolio. Abbiamo analizzato periodi diversi per catturare sia la stabilità che la turbolenza dei mercati. Questo ci ha permesso di offrire spunti preziosi agli investitori che cercano opportunità di diversificazione quando l’integrazione è debole, e informazioni cruciali per navigare scenari complessi quando l’integrazione tra i mercati si fa più stretta, come durante le crisi.
Esaminando diverse borse (NYSE e SSE) e utilizzando l’analisi wavelet, abbiamo potuto fare un confronto dinamico dei movimenti congiunti petrolio-azioni auto nelle diverse fasi dei conflitti e fornire intuizioni qualitative basate sull’orizzonte temporale e sulla frequenza, tenendo conto dei vari comportamenti degli attori di mercato. Un approccio a più livelli che non solo produce risultati empirici robusti, ma aiuta anche i trader che operano su diversi orizzonti temporali a prendere decisioni informate e a diversificare i portafogli, specialmente in tempi di crisi.
Risultati nel Dettaglio: Un Sguardo alle Borse
Abbiamo scoperto, come accennato, legami diversi e asimmetrici. Gli shock del petrolio hanno un impatto significativo sulle azioni auto, soprattutto su scadenze mensili e trimestrali durante crisi sanitarie e conflitti politici. La Borsa di Shanghai (SSE) è sembrata più sensibile a questi shock rispetto alla Borsa di New York (NYSE), con il petrolio che ha influenzato i titoli automobilistici per la maggior parte del periodo di studio.
Questo chiarisce le dinamiche delle azioni guidate dal petrolio e mette in luce l’adattabilità degli investitori e le potenziali opportunità di diversificazione del portafoglio, specialmente nei titoli automobilistici scambiati sulla SSE caratterizzati da integrazioni deboli. Molti mercati azionari nel nostro campione offrono una certa protezione contro gli shock petroliferi, in particolare a breve e lungo termine, sebbene con prospettive limitate di “bene rifugio” a causa del notevole impatto negativo del mercato petrolifero durante i periodi di crisi.
Ad esempio, i rendimenti di Volkswagen e Toyota hanno mostrato un’integrazione positiva con il petrolio, mentre Tesla, BYD, JAC e SAIC hanno mostrato un’integrazione più debole. Questi risultati sono in linea con ricerche precedenti che hanno osservato come il legame a lungo termine tra petrolio e azioni automobilistiche sia più evidente e come i rendimenti azionari siano particolarmente sensibili all’aumento dei prezzi del petrolio dovuto a shock della domanda.
È interessante notare che, a parte casi sporadici, il legame tra i rendimenti del WTI e quelli di Toyota non è sembrato influenzato dalla crisi sanitaria globale, mentre i mercati azionari di Tesla e BYD hanno mostrato resilienza agli shock indotti dalla crisi, specialmente durante la pandemia. Durante questo periodo, i rendimenti di Honda e Volkswagen hanno invece mostrato una forte correlazione, con i rendimenti del WTI che guidavano entrambi i mercati.
Implicazioni Pratiche: Cosa Portiamo a Casa?
Le scoperte del nostro studio hanno implicazioni concrete per diversi attori: investitori, regolatori dei mercati azionari automobilistici, partecipanti all’industria, aziende ed esperti del settore energetico.
I regolatori dovrebbero tenere conto della natura dinamica dei mercati petroliferi globali e dei relativi shock nelle loro politiche, data l’interdipendenza variabile di queste azioni dalle oscillazioni del greggio. Adattarsi a queste dinamiche può aiutare a proiettare politiche come stress test di mercato regolari per ridurre il sentiment degli investitori e stabilizzare i proventi industriali.
Per gli investitori, la forte interdipendenza positiva di Volkswagen e Toyota con il WTI ha una doppia implicazione. Da un lato, offre opportunità a chi si basa sulle notizie del greggio per investire nel settore auto. Dall’altro, combinare petrolio e questi titoli in un unico portafoglio può essere rischioso, poiché le oscillazioni del greggio si rifletterebbero su questi titoli. Al contrario, titoli come Honda, Chongqing, JAC e SAIC, che hanno mostrato un’integrazione più debole e incoerente, richiedono cautela, poiché le prospettive di diversificazione sono meno stabili. Familiarizzare con queste tendenze dinamiche può aiutare a diversificare meglio i portafogli e gestire il rischio.
Tesla, Toyota e BYD, non essendo state particolarmente “guidate” dalle turbolenze del mercato petrolifero, offrono prospettive di copertura e rifugio sia in periodi normali che di crisi. Tuttavia, è fondamentale ricordare che questi “lussi” sono variabili nel tempo e richiedono un monitoraggio costante.
Le aziende come Tesla, Toyota e BYD potrebbero rafforzare il loro vantaggio competitivo sfruttando la loro posizione di “porti sicuri”. Inoltre, dato il focus di Tesla sui veicoli elettrici e il suo allineamento con gli obiettivi di sviluppo sostenibile, la sua inclusione come potenziale rifugio contro gli shock petroliferi potrebbe attrarre investitori attenti all’ambiente.
Certo, il nostro studio si è concentrato solo sul settore automobilistico e su due borse specifiche. Future ricerche potrebbero esaminare come le azioni di altri settori reagiscono agli shock petroliferi o come fattori specifici dell’industria (standard di efficienza, adozione di EV, interruzioni della catena di approvvigionamento) influenzino queste dinamiche. Ma per ora, spero di avervi dato una visione più chiara di questo affascinante e turbolento “pas de deux” tra l’oro nero e i giganti a quattro ruote!
Fonte: Springer