Immagine concettuale che mostra una crepa che si allarga su un terreno arido (simbolo del pessimismo) da cui però spunta un piccolo germoglio verde illuminato da un raggio di sole (simbolo della speranza e dell'azione). Obiettivo macro 100mm, messa a fuoco precisa sul germoglio, illuminazione drammatica.

Se Non Ci Credi, Non Agisci: Come il Pessimismo Sabota la Fiducia Ambientale

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa che mi ha fatto riflettere parecchio ultimamente. Quante volte ci siamo detti: “Sì, i problemi ambientali sono gravi, dovremmo fare qualcosa…”, ma poi, all’atto pratico, ci sentiamo un po’ bloccati, quasi impotenti? Ecco, mi sono imbattuto in uno studio affascinante che getta una luce nuova su questo meccanismo, un po’ come scoprire l’ingrediente segreto (e un po’ amaro) di una ricetta complicata.

Il titolo dello studio suona un po’ accademico: “Environmental pessimism diminishes social trust and concern in predicting willingness to sacrifice for environmental protections”. Tradotto in parole povere? Significa che il pessimismo sull’ambiente, quella sensazione che “tanto è tutto inutile”, agisce come un potente freno a mano, riducendo l’effetto positivo della fiducia negli altri e della nostra stessa preoccupazione per il pianeta quando si tratta di decidere se siamo disposti a fare sacrifici.

Il Dilemma Ambientale: Un Gioco di Squadra Complicato

Pensiamoci un attimo: affrontare problemi come il cambiamento climatico non è qualcosa che possiamo fare da soli nel nostro angolino. Richiede uno sforzo collettivo, una sorta di “gioco di squadra” globale. Qui entra in gioco quello che gli esperti chiamano “dilemma sociale”. In pratica, tutti beneficiamo se collaboriamo (ad esempio, riducendo le emissioni), ma c’è sempre la tentazione per qualcuno di fare il “furbo” (il cosiddetto free rider), godendo dei benefici senza fare la propria parte. Se troppi fanno questo ragionamento, alla fine nessuno ottiene il risultato sperato e, nel caso dell’ambiente, rischiamo di finire tutti peggio di prima.

Per superare questo dilemma, è fondamentale avere fiducia che anche gli altri faranno la loro parte. Questa è la fiducia sociale: credere che le persone, in generale, si comporteranno in modo corretto e collaborativo, anche se non le conosciamo direttamente. Logico, no? Se mi fido del fatto che anche tu ti impegnerai, sarò più propenso a impegnarmi io stesso. E infatti, diverse ricerche confermano che chi ha più fiducia sociale tende ad essere più disposto a supportare azioni pro-ambientali.

Preoccupazione e Fiducia: I Motori (Teorici) dell’Azione

Oltre alla fiducia, c’è ovviamente la preoccupazione ambientale. Se siamo genuinamente preoccupati per lo stato del pianeta, per l’inquinamento, per la perdita di biodiversità, è naturale pensare che saremo più disposti a fare qualcosa, magari accettando di pagare tasse più alte per finanziare energie rinnovabili o cambiando le nostre abitudini di consumo.

Quindi, sulla carta, il quadro sembra chiaro:

  • Più sei preoccupato per l’ambiente, più dovresti essere disposto a sacrificarti.
  • Più ti fidi degli altri (che facciano la loro parte), più dovresti essere disposto a sacrificarti.

Sembra filare tutto liscio. Ma ecco che entra in scena il nostro protagonista inatteso (e un po’ guastafeste): il pessimismo ambientale.

Primo piano di due mani che cercano di incastrarsi come pezzi di un puzzle su uno sfondo sfocato di una folla anonima, a simboleggiare il dilemma sociale e la necessità di fiducia reciproca. Luce controllata, obiettivo macro 80mm, alta definizione.

Il Pessimismo Ambientale: Il Freno Nascosto

Lo studio che ho letto (basato su dati raccolti da quasi 30.000 persone in 27 paesi diversi tramite l’International Social Survey Programme – ISSP) si è concentrato proprio su questo aspetto. Il pessimismo ambientale è quella convinzione, spesso strisciante, che risolvere i problemi ambientali sia fondamentalmente “troppo difficile”, quasi una battaglia persa in partenza. È quel pensiero che ti dice: “Anche se io mi impegno, cosa cambia? Siamo troppi, i problemi sono troppo grandi, le istituzioni non fanno abbastanza…”.

I ricercatori hanno ipotizzato che questo pessimismo, alimentato da quello che in psicologia chiamano “negativity bias” (la tendenza del nostro cervello a dare più peso e attenzione alle informazioni negative rispetto a quelle positive), potesse avere un effetto devastante. E i risultati hanno confermato i loro sospetti.

Cosa Dice lo Studio: L’Effetto “Smorzante” del Pessimismo

Analizzando i dati con modelli statistici sofisticati (regressioni multilivello, per i più tecnici), è emerso chiaramente che:

1. Conferma: Come previsto, sia la fiducia sociale che la preoccupazione ambientale sono associate positivamente alla volontà di fare sacrifici per l’ambiente. Fin qui, tutto ok.
2. Conferma: Il pessimismo ambientale, invece, è associato negativamente a questa volontà. Chi pensa che sia “troppo difficile” fare qualcosa è meno disposto a impegnarsi. Anche questo, abbastanza intuitivo.
3. La Scoperta Chiave: Il pessimismo ambientale attenua, cioè indebolisce significativamente, l’effetto positivo sia della fiducia sociale sia della preoccupazione ambientale.

Questo è il punto cruciale! Immaginate la fiducia e la preoccupazione come due motori che spingono verso l’azione. Il pessimismo agisce come un freno potente che riduce la spinta di entrambi. Addirittura, nel caso della fiducia sociale, l’effetto è quasi annullato! Una persona con altissima fiducia negli altri, ma che è anche molto pessimista riguardo alla possibilità di risolvere i problemi ambientali, finisce per essere quasi altrettanto restia a fare sacrifici quanto una persona che non si fida di nessuno ed è pessimista.

Anche per chi è molto preoccupato per l’ambiente, il pessimismo riduce la volontà di agire. Non la annulla del tutto come con la fiducia, ma la diminuisce in modo sensibile. È come dire: “Sono preoccupatissimo, ma non credo serva a niente, quindi… forse non vale la pena fare troppi sacrifici”.

Una persona seduta da sola su una panchina guarda un paesaggio urbano inquinato sotto un cielo grigio e pesante, trasmettendo un senso di pessimismo e impotenza. Fotografia in bianco e nero, obiettivo 35mm, profondità di campo.

Perché il Pessimismo è Così Potente?

Questa “vittoria” del pessimismo si lega probabilmente di nuovo al dilemma sociale. Se sono convinto che, alla fine, gli sforzi collettivi falliranno (perché gli altri non collaboreranno, perché i problemi sono insormontabili, perché le istituzioni sono inefficaci), allora anche i miei sacrifici personali mi sembreranno inutili. Perché dovrei pagare di più o cambiare stile di vita se penso che non servirà a nulla? Il pessimismo alimenta la paura che i nostri sforzi individuali vadano sprecati in un mare di inerzia collettiva.

Ricerche precedenti, basate su interviste, avevano già suggerito questa dinamica: le persone, pur riconoscendo la gravità dei problemi (come il cambiamento climatico), diventano ciniche e rassegnate quando percepiscono una mancanza di progresso e dubitano della volontà altrui di agire. Questo cinismo, questa visione cupa della natura umana o dell’efficacia collettiva, diventa una profezia che si autoavvera, portando a meno azione e, potenzialmente, a ancora più pessimismo.

Quindi, Che Si Fa? Oltre la Semplice Sensibilizzazione

Le implicazioni di questo studio sono importanti. Ci dicono che non basta continuare a ripetere quanto siano gravi i problemi ambientali o cercare di aumentare la preoccupazione delle persone. Certo, l’educazione e la consapevolezza sono fondamentali, ma se non affrontiamo anche il muro del pessimismo, rischiamo di fare un lavoro a metà.

Cosa suggeriscono i ricercatori (e cosa mi sento di condividere)?

  • Combattere il Pessimismo Attivamente: Bisogna dare alle persone ragioni concrete per credere che affrontare queste sfide sia possibile. Non si tratta di ottimismo cieco, ma di speranza fondata.
  • Enfatizzare i Successi Passati e Presenti: Ricordare le volte in cui siamo riusciti a risolvere problemi ambientali (pensiamo al buco dell’ozono) o mettere in luce le tecnologie promettenti e gli interventi che stanno funzionando può aiutare a contrastare la sensazione di impotenza.
  • Approccio “Policentrico”: Come suggerito dalla premio Nobel Elinor Ostrom, concentrarsi anche su problemi ambientali più piccoli e locali, dove i progressi sono più rapidi e visibili, può aiutare a costruire un senso di efficacia collettiva e rendere le persone più ottimiste (e quindi più disponibili) ad affrontare sfide più grandi come il cambiamento climatico globale.
  • Ruolo delle Istituzioni: Il pessimismo spesso nasce dalla percezione che le istituzioni (governi, organizzazioni internazionali) non stiano facendo abbastanza o non siano efficaci. Per contrastarlo, è cruciale che queste istituzioni dimostrino un impegno reale e ottengano risultati tangibili, segnalando ai cittadini che i loro sacrifici individuali fanno parte di uno sforzo collettivo che ha una possibilità di successo.

Un gruppo diversificato di volontari sorridenti che piantano alberelli in un parco urbano sotto un sole splendente, simboleggiando l'azione collettiva e l'ottimismo. Teleobiettivo zoom 150mm, velocità dell'otturatore elevata per catturare il movimento, colori vividi.

Insomma, la morale della favola è che per sbloccare davvero la volontà di agire per l’ambiente, non dobbiamo solo alimentare la preoccupazione e la fiducia, ma anche, e forse soprattutto, smontare quel velo di pessimismo che ci fa credere che sia tutto inutile. È una sfida complessa, che richiede non solo cambiamenti individuali ma anche azioni istituzionali credibili e capaci di infondere speranza. Perché, alla fine, se non crediamo di poter vincere la partita, difficilmente scenderemo in campo con la grinta necessaria.

Fonte: Springer

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