Un podio illuminato da un fascio di luce in una sala conferenze scientifica vuota, simboleggia l'arte della retorica e della persuasione rivolta alla comunità dei ricercatori sull'integrazione delle prospettive di sesso e genere. Fotografia di interni, obiettivo prime 50mm, profondità di campo ridotta, atmosfera evocativa e leggermente drammatica.

L’Arte Sottile della Persuasione: Come Convincere i Ricercatori sulla Questione di Genere

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa di affascinante e, diciamocelo, un po’ intricato: come chi finanzia la ricerca cerca di “convincere” noi ricercatori a fare le cose in un certo modo. Nello specifico, parliamo di un tema caldissimo: integrare le prospettive di sesso e genere nel cuore stesso della nostra ricerca.

Sembra semplice, no? Eppure, non lo è affatto. Gli enti finanziatori, dai giganti come la Bill e Melinda Gates Foundation a quelli pubblici nazionali o sovranazionali come la Commissione Europea, spingono sempre di più perché non ci limitiamo a considerare maschi e femmine come dati anagrafici, ma perché usiamo queste lenti (sesso biologico e genere socio-culturale) per plasmare tutto il processo di ricerca: dalle priorità alle domande, dalle metodologie all’analisi dei dati, fino ai risultati e alle innovazioni che ne derivano.

Ma come fanno a convincerci? Non possono semplicemente ordinarcelo. Ed è qui che entra in gioco la retorica, l’antica arte della persuasione.

Perché la Persuasione e non l’Imposizione?

Pensateci: il mondo della ricerca ha le sue regole, la sua storia. C’è una lunga tradizione che delega le scelte “epistemiche” – cioè quelle che riguardano il come si costruisce la conoscenza, quali ipotesi testare, come valutarle – a noi ricercatori e alla comunità scientifica. È il nostro pane quotidiano, il cuore pulsante del nostro lavoro.

Gli enti finanziatori, anche se spesso assumono ex-ricercatori, non sono “dentro” il processo allo stesso modo. Imporre dall’esterno cosa e come ricercare nel dettaglio rischierebbe di snaturare la ricerca stessa, magari compromettendo quella famosa “eccellenza” che tutti cercano. E poi c’è la sacrosanta libertà accademica, spesso protetta a livello costituzionale. Un’ingerenza troppo diretta verrebbe vista come fumo negli occhi.

Quindi, che fare? Se non puoi obbligare, devi persuadere. Devi far passare il messaggio che integrare sesso e genere non è solo un “requisito burocratico”, ma qualcosa che migliora la ricerca, la rende più solida, più rilevante, magari persino più innovativa. Devi lavorare sulla nostra percezione, sui nostri valori, sulle nostre motivazioni.

È una “situazione retorica” da manuale: c’è un’esigenza (la ricerca attuale non considera abbastanza sesso e genere), un’audience (noi ricercatori, un gruppo eterogeneo e a volte scettico) e dei vincoli (la libertà accademica, la difficoltà di dettare legge sulla scienza). La soluzione? La parola, l’argomentazione, la persuasione.

Il Caso della Commissione Europea: Un Manuale di Retorica Applicata

Prendiamo il caso della Commissione Europea (CE) e del suo programma quadro Horizon Europe. Con un budget stratosferico (oltre 90 miliardi di euro!), la CE è un peso massimo e fa da apripista. L’integrazione della dimensione di genere è diventata un “requisito di default”. Devi spiegare come la consideri, e se pensi non sia rilevante, devi giustificarlo scientificamente.

Ma come ci “aiuta” la CE a capire perché e come farlo? Qui scatta l’analisi retorica. Ho dato un’occhiata approfondita alla loro “Programme Guide” e al materiale collegato. È un mix affascinante di tecniche persuasive.

La Guida Ufficiale: Tra Logica Zoppicante ed Appelli Etici

La Guida Horizon Europe dedica una sezione specifica all’argomento. Come cerca di convincerci?

  • Appelli alla Ragione (Logos): Si afferma che non considerare sesso e genere “influenza” la qualità e la riproducibilità della ricerca. Si dice che integrare queste prospettive “aggiunge valore in termini di eccellenza, creatività, rigore, riproducibilità e opportunità di business”. Belle parole, vero? Il problema è che queste affermazioni forti non sono supportate da riferimenti specifici a studi nella Guida stessa. Restano un po’ sospese per aria, più asserzioni che argomentazioni scientifiche solide. Mancano le pezze d’appoggio che noi ricercatori siamo abituati a vedere (e a chiedere!).
  • Appelli al Carattere e ai Valori (Ethos): La Guida prova a parlare il nostro linguaggio, riferendosi a “un crescente corpo di studi”, come faremmo noi in un articolo. Ma senza le fonti, l’effetto svanisce un po’. Più efficaci, forse, sono le domande retoriche che ci pongono: “Ha senso studiare le malattie cardiovascolari solo sugli uomini?”, “È etico sviluppare IA che diffondono pregiudizi di genere?”. Qui si fa leva sulla nostra morale, sul nostro senso di responsabilità sociale. L’efficacia dipende da quanto questi valori “non epistemici” (etici, sociali) siano considerati legittimi nel nostro specifico campo disciplinare.
  • Stile Imperativo: Dopo aver motivato (o tentato di farlo), la Guida usa un tono prescrittivo: “Dovreste riflettere…”, “Dovreste considerare…”. Dà quasi per scontato di averci già convinto e passa alle istruzioni.

Insomma, la Guida ci prova, ma a volte sembra mancare il bersaglio, soprattutto nel fornire prove concrete che parlino davvero alla nostra mentalità scientifica.

Un gruppo eterogeneo di ricercatori in un laboratorio moderno discute animatamente attorno a uno schermo che mostra grafici complessi. Alcuni sembrano scettici, altri interessati. Fotografia di ritratto, obiettivo 35mm, bianco e nero, profondità di campo accentuata.

Il Materiale Complementare: Un Esercito di Argomenti (e Volti)

Ma la CE non si ferma alla Guida. Ci sono link a un sacco di altro materiale: siti web, report, video, articoli. Qui la strategia retorica si fa più sofisticata e, secondo me, più efficace.

  • Ethos Rafforzato (Credibilità e Autorità):
    • Peer Persuasion: Vengono usati ricercatori di alto profilo, membri di gruppi di esperti finanziati dalla CE (come “Gendered Innovations”) o vincitori di prestigiosi grant ERC. Loro parlano dei benefici dell’integrazione di sesso e genere. L’idea è: “Se lo dicono loro, che sono come voi e hanno successo, forse dovreste ascoltare”. È un tentativo di creare identificazione e sfruttare l’autorevolezza dei pari.
    • Autorità Politica: Compare la Commissaria Europea per l’Innovazione e la Ricerca, Mariya Gabriel. Mette la sua faccia e il suo ruolo a sostegno della politica, sottolineando che è una priorità ai massimi livelli.
    • Alleanza Internazionale: Si cita il consorzio GENDER-NET, che riunisce enti finanziatori di vari paesi. Il messaggio implicito: “Non siamo solo noi a chiederlo, è un movimento internazionale”.
  • Logos Potenziato (Logica e Prove): Qui le cose migliorano rispetto alla Guida. Troviamo esempi concreti e riferimenti a studi specifici:
    • Costi dell’Ignoranza: Si citano farmaci ritirati dal mercato perché dannosi per le donne, dopo essere stati testati prevalentemente su uomini. “Fare ricerca sbagliata costa vite e denaro”. Questo è un argomento logico forte.
    • Benefici Epistemici: Si spiega come analizzare i dati per sesso/genere possa aumentare la probabilità di trovare effetti significativi, ridurre fattori confondenti e migliorare la riproducibilità.
    • Casi di Successo: Vengono presentati studi specifici (specialmente nei materiali di “Gendered Innovations”) dove l’integrazione di sesso e genere ha portato a scoperte importanti o a una comprensione più profonda. Qui sì che ci sono le fonti e i dettagli che un ricercatore cerca!
  • Pathos (Emozioni): Ebbene sì, anche le emozioni entrano in gioco.
    • Appelli Personali: La Commissaria Gabriel parla di tenere la questione “molto a cuore”. I ricercatori nei video parlano con passione del loro lavoro. Si cerca di creare una connessione emotiva, di mostrare che dietro la policy ci sono persone reali e motivate.
    • Immagini Evocative: Nei factsheet troviamo foto di ricercatori che lavorano insieme sorridenti (gioia, collaborazione), ma anche immagini di manifestazioni con cartelli (urgenza, attivismo). Durante un seminario, una professoressa mostra come cercando “attacco di cuore” su Google escano quasi solo immagini di uomini, per provocare una reazione.

Questo materiale aggiuntivo sembra decisamente più attrezzato per fare breccia, giocando su più registri: la logica supportata da prove, l’autorevolezza dei pari e dei politici, e persino le corde emotive.

Primo piano di un grafico scientifico complesso su uno schermo digitale, che mostra dati disaggregati per sesso e genere con colori distinti. Accanto, un'icona stilizzata di un cervello umano con connessioni luminose, a simboleggiare l'innovazione. Obiettivo macro 100mm, alta definizione, illuminazione controllata e futuristica.

Ma Funziona Davvero Tutta Questa Retorica?

Bella domanda. È difficilissimo valutare l’efficacia reale di queste strategie persuasive. Perché?

  • Effetto Cocktail: Ci sono tanti messaggi, tanti canali, tanti tipi di appelli (logici, etici, emotivi) mescolati insieme. Come isolare l’impatto di un singolo elemento? Forse è proprio la combinazione a funzionare (o a non funzionare).
  • Punti di Partenza Diversi: In alcune discipline, considerare sesso e genere è già prassi comune, in altre è fantascienza. Per valutare un cambiamento, dovremmo conoscere il punto di partenza specifico per ogni campo.
  • Altre Voci nel Coro: Non c’è solo la CE a parlare. Anche le riviste scientifiche hanno le loro policy editoriali, le università le loro linee guida, la società stessa evolve. Come attribuire un eventuale cambiamento solo alla persuasione degli enti finanziatori?

Studi precedenti suggeriscono che noi ricercatori siamo un po’ restii a farci influenzare da interessi esterni, specialmente quando toccano il cuore della nostra ricerca. Spesso, chi già integrava sesso e genere continua a farlo, chi non lo faceva trova modi creativi per giustificare la propria scelta o aderire formalmente senza cambiare sostanza. Siamo un “passaggio obbligato” difficile da espugnare solo con le belle parole.

Cosa Ci Aspetta? Capire le Nostre Reazioni

Forse, prima di misurare i risultati finali (quanti progetti integrano davvero sesso e genere), dovremmo capire meglio le attitudini di noi ricercatori verso queste richieste. Come reagiamo a questi messaggi persuasivi? Cosa ci convince e cosa ci irrita?

Qui potrebbero aiutarci gli psicologi sociali, che studiano da decenni come funzionano la persuasione e il cambiamento di atteggiamento. Per esempio, hanno scoperto che un messaggio è più persuasivo se si “adatta” (“fit”) al modo in cui una persona preferisce perseguire i propri obiettivi. Un messaggio che ci fa sentire “giusti” nel nostro approccio è più efficace di uno che ci fa sentire “sbagliati” o forzati.

Capire queste dinamiche, magari diverse tra discipline, età, genere dei ricercatori, potrebbe aiutare chi fa policy a calibrare meglio i propri messaggi. Non per manipolarci, ma per instaurare un dialogo più produttivo, basato su argomenti che riconosciamo come validi dal nostro punto di vista scientifico ed etico.

In conclusione, la prossima volta che leggete le linee guida di un bando, fateci caso: dietro le parole formali, c’è spesso un sottile gioco di retorica che cerca di orientare non solo i nostri fondi, ma anche le nostre menti. È un aspetto affascinante e cruciale della politica scientifica contemporanea.

Una visualizzazione astratta di una rete complessa di nodi e connessioni luminose su sfondo scuro, rappresenta le molteplici influenze e le difficoltà nel valutare l'impatto delle politiche scientifiche. Fotografia concettuale, lunga esposizione, messa a fuoco selettiva.

Fonte: Springer

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