Ritratto fotografico realistico di un CEO dinamico (genere neutro, etnia diversificata), sui 45 anni, che guarda avanti con fiducia. Lo sfondo fonde sottilmente la proiezione di un grafico di borsa e icone astratte dei social media. Obiettivo prime, 35mm, illuminazione leggermente drammatica, profondità di campo.

Dimmi cosa posti e ti dirò che azienda compri: la personalità online dei CEO svela le strategie MeA

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa di veramente affascinante che sta emergendo nel mondo del business e della psicologia. Avete mai pensato che quello che un CEO scrive sui social media possa dirci qualcosa sulle strategie future della sua azienda? Sembra fantascienza, vero? Eppure, uno studio recente suggerisce proprio questo, concentrandosi su un tratto della personalità chiamato “Apertura all’Esperienza”. In pratica, sembra che i CEO più “aperti” mentalmente siano anche quelli più propensi a lanciarsi in acquisizioni aziendali un po’ fuori dagli schemi. Curiosi? Seguitemi in questo viaggio!

Ma cos’è esattamente l’Apertura all’Esperienza?

Prima di tuffarci nei dettagli, capiamo meglio di cosa stiamo parlando. L’Apertura all’Esperienza è uno dei “Big Five”, i cinque grandi tratti della personalità usati dagli psicologi per descriverci. Pensate a persone curiose, creative, che amano le novità, l’arte, le idee non convenzionali e sono disposte a mettere in discussione i propri valori. Ecco, loro probabilmente hanno un alto punteggio in “Apertura”. Al contrario, chi preferisce la routine, il familiare, ciò che è concreto e tradizionale, tende ad avere un punteggio più basso.

Questo tratto non riguarda solo l’essere un po’ stravaganti o amare i musei. È una vera e propria lente attraverso cui vediamo il mondo. Le persone più aperte trasformano la paura dell’ignoto in un’avventura eccitante. Sono quelle che, invece di restare ancorate al conosciuto, si chiedono “cosa c’è oltre?”. E questa mentalità, come vedremo, può avere un impatto enorme anche nel mondo degli affari.

Perché proprio le Fusioni e Acquisizioni (MeA)?

Ok, abbiamo capito cos’è l’apertura mentale. Ma perché collegarla alle fusioni e acquisizioni (MeA)? Beh, pensateci un attimo. Decidere di fondere la propria azienda con un’altra, o di comprarne una, è una delle mosse più strategiche e rischiose che un’azienda possa fare. Ci sono un sacco di incognite, bisogna esplorare nuove possibilità, integrare culture aziendali diverse… insomma, non è una passeggiata!

In particolare, lo studio si è concentrato sulle MeA diversificanti. Cosa significa? Significa quando un’azienda decide di acquisire un’altra azienda che opera in un settore completamente diverso. Immaginate un’azienda tech che compra una catena di ristoranti. È una mossa audace, richiede di uscire dalla propria “comfort zone” e tuffarsi in un mondo sconosciuto. È proprio qui che l’Apertura all’Esperienza entra in gioco. Chi, se non una persona naturalmente incline all’esplorazione e alla novità, sarebbe più propenso a fare un salto del genere? Queste MeA sono l’incarnazione dell’esplorazione e dell’innovazione nel business, il terreno perfetto per osservare l’apertura mentale “al lavoro”.

L’intuizione geniale: spiare i CEO sui Social Media

Qui arriva la parte intrigante. Come si fa a misurare la personalità di centinaia di CEO super impegnati, che probabilmente non risponderebbero mai a un questionario psicologico? I ricercatori hanno avuto un’idea brillante (e un po’ da detective!): analizzare i loro profili Twitter (per i CEO americani) e Weibo (la piattaforma simile in Cina).

L’idea di base è che, anche se non ce ne rendiamo conto, lasciamo tracce della nostra personalità in tutto ciò che facciamo online. Le parole che usiamo, gli argomenti di cui parliamo, persino le foto che postiamo possono rivelare molto su di noi. Certo, potreste obiettare: “Ma i CEO sui social non mostrano la loro vera personalità, magari hanno qualcuno che gestisce i loro account per le pubbliche relazioni!”. Vero, è una possibilità. Ma i ricercatori sostengono che, anche se i post sono gestiti da altri, è probabile che vengano approvati dal CEO stesso e quindi riflettano comunque le sue preferenze e i suoi obiettivi. E anche se fosse solo un’immagine “costruita”, sarebbe comunque interessante vedere se questa immagine “percepita” si collega alle strategie aziendali.

Quindi, hanno raccolto migliaia di post da decine di account di CEO americani e cinesi. Poi, hanno chiesto a dei valutatori (studenti di business madrelingua, ignari dello scopo dello studio) di leggere questi post e valutare la personalità dei CEO usando un questionario standard (il Big Five Inventory), concentrandosi su Apertura ed Estroversione (un altro tratto potenzialmente rilevante).

Portrait photography di un CEO di mezza età, dall'aspetto riflessivo, che guarda lo schermo di uno smartphone con feed di social media. Sfondo ufficio leggermente sfocato, luce naturale dalla finestra. Obiettivo 35mm, profondità di campo.

La scoperta sorprendente: l’Apertura predice le MeA diversificanti!

E qui viene il bello. Analizzando i dati, i ricercatori hanno trovato una correlazione significativa: i CEO percepiti come più “aperti” sulla base dei loro post sui social media erano effettivamente più propensi a guidare le loro aziende verso MeA diversificanti. E attenzione, questo risultato è rimasto valido anche dopo aver tenuto conto di un sacco di altri fattori che potrebbero influenzare queste decisioni!

Quali fattori? Beh, hanno controllato per:

  • L’estroversione del CEO (per distinguerla dall’apertura)
  • L’età e l’anzianità di servizio del CEO (i più anziani potrebbero essere più restii al cambiamento)
  • Se il CEO era anche il fondatore dell’azienda (i fondatori potrebbero avere più influenza)
  • Il genere e il possesso di un MBA da parte del CEO
  • Le caratteristiche dell’azienda: dimensione, età, performance passata, settore (manifatturiero vs servizi), liquidità, valore di mercato (Tobin’s Q)
  • Per la Cina, anche se l’azienda era statale
  • Persino l’anno in cui è avvenuta l’acquisizione!

Nonostante tutti questi controlli, il legame tra l’apertura mentale percepita online e la tendenza a diversificare tramite MeA è rimasto forte e chiaro. Roba da non credere, vero? Un aumento di un punto nella scala di apertura (che non è tantissimo, considerando la deviazione standard) aumentava le probabilità di un’MeA diversificante del 90% nel campione USA e del 52% nel campione cinese!

Stessa storia in USA e Cina: un segnale di robustezza

Una delle cose più interessanti è che questo risultato è stato confermato in due contesti culturali ed economici molto diversi: gli Stati Uniti e la Cina. Trovare lo stesso pattern in entrambi i paesi suggerisce che non si tratta di una coincidenza o di qualcosa legato specificamente a una cultura, ma di un fenomeno più generale. L’apertura mentale sembra spingere verso l’esplorazione strategica in modi simili, nonostante le differenze enormi tra i due ambienti di business.

C’è però una sfumatura: l’effetto era più forte nel campione americano. Perché? I ricercatori ipotizzano che possa dipendere dalle differenze culturali. La cultura americana, più individualista, potrebbe permettere ai CEO di esprimere maggiormente le proprie inclinazioni personali nelle decisioni aziendali. Inoltre, la cultura americana è considerata più “lasca” (cultural tightness-looseness), cioè con norme meno rigide e maggiore tolleranza per comportamenti che deviano dalla norma. Una MeA diversificante, che è una mossa non convenzionale, potrebbe essere vista con meno sospetto negli USA che in Cina, dove la cultura è più collettivista e “stretta”. Interessante, no? Serviranno altre ricerche per capire meglio queste dinamiche culturali.

Scatto grandangolare, obiettivo 15mm, che mostra due edifici aziendali distinti affiancati. Uno moderno in vetro (simbolo tech?), l'altro tradizionale in mattoni (simbolo manifatturiero?), a simboleggiare la fusione di industrie diverse. Messa a fuoco nitida, luce diurna.

Non solo Estroversione: il ruolo unico dell’Apertura

Questo studio aiuta anche a fare un po’ di chiarezza su come diversi tratti di personalità influenzano le strategie. In passato, altre ricerche avevano collegato l’Estroversione dei CEO a cambiamenti strategici e acquisizioni, forse perché gli estroversi sono più ottimisti, sicuri di sé e bravi a costruire reti sociali. Uno studio, ad esempio, ha mostrato che i CEO estroversi (valutati dalle loro conversazioni non scriptate) tendono a fare acquisizioni più grandi, forse grazie alla loro presenza nei consigli di amministrazione di altre aziende.

L’estroversione sembra quindi legata a decisioni che richiedono audacia e networking. L’Apertura, invece, come dimostra questo studio, sembra collegata in modo più specifico a strategie che implicano esplorazione, creatività e l’ingresso in territori sconosciuti, come appunto le MeA diversificanti. È una distinzione sottile ma importante per capire le diverse leve psicologiche dietro le grandi decisioni aziendali.

Cosa ci portiamo a casa? Implicazioni pratiche

Al di là della curiosità accademica, cosa significa tutto questo nel mondo reale? Beh, le implicazioni sono parecchie!

  • Per i Consigli di Amministrazione: Quando si sceglie o si valuta un CEO, considerare tratti come l’Apertura all’Esperienza potrebbe dare indicazioni sulle future direzioni strategiche dell’azienda. Se l’obiettivo è innovare ed esplorare nuovi mercati, un CEO più “aperto” potrebbe essere la scelta giusta.
  • Per gli Investitori: Analizzare (con le dovute cautele!) la comunicazione social dei top executive potrebbe offrire qualche indizio aggiuntivo per valutare il potenziale strategico di un’azienda.
  • Per la Governance Aziendale: Si potrebbero pensare programmi di formazione per incoraggiare un pensiero più aperto ed esplorativo tra i dirigenti, specialmente in contesti che richiedono innovazione.
  • Per la Ricerca: Questo studio apre la strada all’uso dei social media e dei big data per studiare la personalità e le decisioni di figure difficilmente accessibili come i CEO, magari usando in futuro anche l’intelligenza artificiale per analisi su larga scala.

In sostanza, integrare la valutazione della personalità nei processi di selezione e sviluppo dei leader potrebbe migliorare la capacità di prevedere e influenzare i risultati aziendali, soprattutto in situazioni di grande incertezza.

Immagine divisa con effetto duotone. Lato sinistro: duotone blu/grigio, primo piano di mani che si stringono su un contratto, abbigliamento business occidentale visibile. Lato destro: duotone rosso/oro, stretta di mano simile, contesto business orientale suggerito. Obiettivo prime 50mm, simbolico.

Ovviamente, ci sono dei limiti

Come ogni ricerca, anche questa ha i suoi limiti, ed è giusto esserne consapevoli.

  • Correlazione non è Causalità: Lo studio mostra un legame, ma non può provare che sia l’apertura del CEO a *causare* le MeA diversificanti. Potrebbe essere che le aziende che vogliono diversificare scelgano apposta CEO più aperti (anche se i ricercatori pensano sia meno probabile, specialmente in Cina).
  • Dati Social Limitati: Hanno analizzato solo i messaggi testuali su Twitter e Weibo, tralasciando immagini, retweet, geolocalizzazioni, ecc. Altri social (LinkedIn, Instagram) potrebbero dare risultati diversi.
  • Campione Ristretto: Nonostante la replica USA-Cina, il numero di CEO analizzati non è enorme, a causa della difficoltà di autenticare gli account. I risultati potrebbero non essere generalizzabili a tutti i paesi o a tutti i CEO.
  • Personalità Reale vs. Percepita: Non sappiamo quanto la personalità valutata dai social corrisponda alla “vera” personalità del CEO. Servirebbero conferme da altre fonti (colleghi, dipendenti).
  • Valutatori Umani: Affidarsi a valutatori umani, per quanto addestrati, introduce un elemento di soggettività. L’uso futuro di algoritmi di machine learning potrebbe aiutare, ma anche questi hanno i loro limiti e richiedono grandi dataset per l’addestramento.

In Conclusione

Nonostante i limiti, trovo questo studio davvero stimolante. Ci mostra come un tratto fondamentale della nostra personalità, l’Apertura all’Esperienza, possa manifestarsi in decisioni strategiche complesse e ad alto rischio come le MeA diversificanti. E ci suggerisce che, nell’era digitale, persino i post apparentemente innocui sui social media possono diventare una finestra inaspettata sulla mente dei leader e sulle traiettorie future delle loro aziende.

È un promemoria affascinante di come la psicologia individuale e le grandi strategie di business siano più intrecciate di quanto potremmo pensare. La prossima volta che vedrete un CEO twittare di un libro di filosofia o di un viaggio esotico… beh, chissà, magari sta già pensando alla prossima, audace mossa della sua azienda!

Fonte: Springer

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