Fotografia naturalistica di una pernice grigia (Perdix perdix) adulta in un campo agricolo al tramonto, con erbe alte e fiori selvatici ai margini. Obiettivo teleobiettivo 200mm, luce calda e dorata, messa a fuoco nitida sull'uccello, sfondo leggermente sfocato (profondità di campo), alta definizione.

Pernici in Pericolo: Quando Habitat e Meteo Decidono il Futuro dei Nostri Campi

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di una storia che mi sta molto a cuore, una storia che si svolge silenziosamente nei nostri campi, ma che ha implicazioni enormi per la biodiversità. Parliamo della pernice grigia (Perdix perdix), un uccello un tempo comune nelle nostre campagne, ma che oggi sta affrontando un declino preoccupante in gran parte d’Europa. Perché? Beh, le ragioni sono complesse, ma due fattori principali emergono prepotentemente: i cambiamenti nell’uso del suolo dovuti all’agricoltura intensiva e gli effetti sempre più evidenti del cambiamento climatico, in particolare gli eventi meteorologici estremi.

Vi siete mai chiesti come se la cavano questi piccoli abitanti delle nostre terre agricole? Il loro successo riproduttivo, cioè la capacità di mettere al mondo e far crescere i propri piccoli, è un indicatore fondamentale della salute dell’ambiente in cui vivono. Recentemente, insieme ad altri ricercatori, abbiamo cercato di capire meglio come la composizione dell’habitat e le condizioni meteorologiche, agendo a volte insieme in modi inaspettati (quelli che chiamiamo effetti sinergici), influenzino la capacità della pernice grigia di riprodursi con successo. E quello che abbiamo scoperto è affascinante e, per certi versi, preoccupante.

Il Dramma Silenzioso delle Campagne Europee

Parliamoci chiaro: l’agricoltura europea è cambiata radicalmente negli ultimi decenni. L’intensificazione ha portato alla scomparsa di molti habitat semi-naturali, trasformando paesaggi variegati in vaste monoculture. Pensate ai prati fioriti, alle siepi, ai piccoli incolti che un tempo costellavano le campagne: molti sono stati sacrificati sull’altare della produttività. Questo, unito all’uso massiccio di prodotti chimici e fertilizzanti e a pratiche come il drenaggio estensivo, ha reso la vita difficile a tantissime specie, non solo uccelli.

A questo si aggiunge il cambiamento climatico. Siccità prolungate alternate a piogge torrenziali, ondate di calore… questi eventi estremi stanno diventando la nuova normalità e colpiscono duramente gli ecosistemi agricoli, che sono spesso meno “resilienti” rispetto, ad esempio, alle foreste. Gli uccelli che vivono in questi ambienti aperti sono particolarmente esposti. Immaginate i piccoli pulcini, appena nati, che devono affrontare piogge fredde e persistenti o un caldo torrido senza un adeguato riparo o cibo sufficiente.

La Pernice Grigia: Un Barometro della Salute Agricola

La pernice grigia è un modello perfetto per studiare questi impatti. È una specie stanziale (non migra), vive tutto l’anno nelle aree agricole ed è particolarmente sensibile sia alla qualità dell’habitat sia alle bizze del tempo. Per prosperare, le pernici adulte hanno bisogno di una dieta varia (foglie verdi, semi di erbe spontanee, granaglie), mentre i pulcini, nelle prime settimane di vita, dipendono quasi esclusivamente dagli insetti. Hanno bisogno di:

  • Aree con vegetazione erbacea diversificata per trovare cibo.
  • Zone con copertura vegetale adeguata per nascondere i nidi (che sono semplici depressioni nel terreno) e proteggersi dai predatori.
  • Spazi aperti con vegetazione più rada per potersi asciugare rapidamente dopo la pioggia e per avvistare i pericoli.

La sua dipendenza da un mosaico di habitat e da una ricca comunità di piante e invertebrati la rende un eccellente indicatore della biodiversità e della salute ecologica generale dei nostri agrosistemi. Purtroppo, il suo declino in tutta Europa è un segnale d’allarme che non possiamo ignorare.

Fotografia naturalistica di una pernice grigia (Perdix perdix) adulta in un campo agricolo al tramonto, con erbe alte e fiori selvatici ai margini. Obiettivo teleobiettivo 200mm, luce calda e dorata, messa a fuoco nitida sull'uccello, sfondo leggermente sfocato (profondità di campo), alta definizione.

Cosa Abbiamo Scoperto in Repubblica Ceca? (Lo Studio nel Dettaglio)

Per cercare di dipanare questa matassa, abbiamo analizzato una grande mole di dati raccolti in Repubblica Ceca, un paese dell’Europa centrale con un’agricoltura fortemente intensificata. Abbiamo usato dati open-source provenienti da una piattaforma di citizen science (Avif), coprendo un periodo di 13 anni (dal 2011 al 2023). In pratica, abbiamo esaminato migliaia di osservazioni di pernici nel periodo post-riproduttivo (da giugno a settembre). Abbiamo considerato “successo riproduttivo” l’osservazione di gruppi familiari con almeno quattro individui (i genitori con i piccoli cresciuti), mentre osservazioni di 1-3 individui sono state classificate come “fallimento” (coppie che non sono riuscite a riprodursi o individui rimasti soli).

Per ogni osservazione, abbiamo analizzato l’habitat circostante (entro un raggio di 1 km, che corrisponde più o meno all’area di attività di una pernice) usando i dati satellitari CORINE Land Cover, e abbiamo recuperato i dati meteorologici specifici per quel luogo e quell’anno (precipitazioni e temperature nei mesi chiave di maggio e giugno, rispettivamente periodo di incubazione e prime fasi di vita dei pulcini). Abbiamo poi usato modelli statistici sofisticati (GLMM) per vedere quali fattori influenzassero maggiormente la probabilità di successo riproduttivo.

Habitat: Amici e Nemici Inaspettati

I risultati sono stati illuminanti. Due tipi di habitat sono emersi come particolarmente positivi per le pernici:

  • I prati (Grasslands): Aree dominate da erba, come prati stabili, pascoli e anche praterie naturali (sebbene rare nel nostro studio). Questi ambienti forniscono cibo (semi, insetti) e riparo.
  • Le aree vicino agli insediamenti umani (Settlements): Questa è stata una sorpresa interessante! Non si tratta tanto delle aree costruite, quanto delle zone peri-urbane, quelle fasce di transizione tra città/paesi e campagna. Spesso qui si trovano terreni incolti, aree dismesse in attesa di sviluppo, bordi stradali non gestiti… piccole “oasi” di vegetazione erbacea spontanea che, essendo meno soggette alle pratiche agricole intensive (aratura, trattamenti, raccolti), possono offrire rifugio e risorse alimentari preziose (semi di erbacce, insetti).

Questi habitat erbacei, siano essi prati “veri” o incolti peri-urbani, sembrano fornire quel mix di cibo e copertura fondamentale per la sopravvivenza delle nidiate.

Tuttavia, c’è stato un risultato controintuitivo: una maggiore diversità di habitat a livello di paesaggio (misurata con l’indice di Simpson, che considera la varietà e l’abbondanza relativa dei diversi tipi di uso del suolo come campi, prati, boschi, insediamenti) è risultata negativamente correlata al successo riproduttivo. Come è possibile? L’ipotesi è che in un paesaggio agricolo prevalentemente omogeneo, le poche aree più diversificate (magari con più margini, piccole siepi, alternanza di colture e incolti) attirino sì le pernici, ma concentrino anche i predatori (volpi, faine, corvidi…). Queste aree potrebbero quindi funzionare come delle “trappole ecologiche”: sembrano buone, ma in realtà il rischio di predazione è molto alto. Questo è un punto cruciale che merita ulteriori indagini, perché suggerisce che non basta creare “un po’” di diversità a caso, ma bisogna considerare la scala e la configurazione del paesaggio. Curiosamente, la presenza di boschi o di altre aree produttive come vigneti e frutteti non ha mostrato effetti significativi, forse perché le pernici tendono comunque a evitarli o perché la loro presenza nei buffer analizzati era limitata.

Paesaggio agricolo centro-europeo con un mosaico di campi coltivati e prati incolti ai margini. Una coppia di pernici grigie si intravede tra l'erba alta. Obiettivo grandangolare 24mm, luce diurna morbida, messa a fuoco nitida sul paesaggio, dettagli elevati della vegetazione.

Meteo: Quando la Pioggia Diventa un Problema (e Come l’Habitat Aiuta)

Passiamo al meteo. Abbiamo trovato un chiaro effetto negativo delle forti piogge nel mese di maggio, il periodo principale di incubazione delle uova. Perché? Le ragioni possono essere diverse:

  • Le piogge intense possono allagare i nidi a terra o rovinare la vegetazione che li nasconde.
  • Le femmine in cova potrebbero essere costrette a rimanere sul nido più a lungo e in condizioni difficili, rischiando di indebolirsi o morire di fame.
  • Una femmina bagnata e ferma sul nido è più vulnerabile ai predatori.

Anche se le pernici possono deporre una seconda covata se la prima fallisce (re-nesting), il nostro studio suggerisce che questo meccanismo non basta a compensare gli effetti negativi delle piogge primaverili intense, probabilmente perché molte perdite riguardano le femmine stesse o perché le covate tardive affrontano altri problemi (raccolti, sfalci…). Le piogge e le temperature di giugno (periodo critico per i pulcini) non hanno mostrato effetti significativi in questo studio a larga scala.

Ma ecco la parte più intrigante: l’interazione tra habitat e meteo. Abbiamo scoperto che l’effetto negativo delle piogge di maggio era meno marcato nelle aree con una maggiore diversità di habitat (nonostante la diversità, di per sé, avesse un effetto negativo!). Sembra quasi un paradosso, ma potrebbe significare che un paesaggio più variegato, pur con i suoi rischi legati ai predatori, offre maggiori possibilità di trovare micro-habitat più protetti dalla pioggia (miglior drenaggio, più opzioni di nidificazione) o forse altera il comportamento dei predatori durante i periodi piovosi, rendendoli meno efficienti in ambienti complessi. È un effetto sinergico: i due fattori interagiscono producendo un risultato che non è la semplice somma dei loro effetti individuali.

Fotografia di un'area incolta ai margini di un insediamento umano, con erbacce alte, fiori selvatici e qualche arbusto sparso. Una famiglia di pernici grigie (adulti e pulcini) cerca cibo. Obiettivo macro 100mm per dettaglio sulla vegetazione e gli uccelli in primo piano, luce naturale, messa a fuoco precisa.

Cosa Significa Tutto Questo per il Futuro?

Questo studio ci dice chiaramente che per aiutare la pernice grigia (e probabilmente molte altre specie simili) dobbiamo agire su due fronti: migliorare la qualità dell’habitat e tenere conto degli impatti climatici.
La chiave sembra essere la presenza di vegetazione erbacea:

  • Promuovere la creazione e il mantenimento di prati, specialmente quelli gestiti in modo estensivo (sfalci meno frequenti, niente fertilizzanti).
  • Riconoscere il valore degli “incolti” peri-urbani e gestirli in modo da massimizzare i benefici per la fauna, invece di considerarli solo aree degradate.
  • Implementare su larga scala misure agro-ambientali che favoriscano fasce inerbite, bordi campo non coltivati, e altre forme di mosaico erbaceo.

La questione della diversità del paesaggio è più complessa e richiede cautela: aumentare la diversità fine (es. varietà di colture, presenza di elementi lineari) è generalmente positivo, ma creare piccole isole di habitat diversificato in un mare di monocultura potrebbe non essere la soluzione ottimale se non si considera il rischio predazione.

Infine, dobbiamo essere consapevoli che il cambiamento climatico renderà gli eventi meteorologici estremi, come le piogge intense primaverili, sempre più frequenti. Le nostre strategie di conservazione devono diventare più dinamiche e adattative, considerando questa interazione tra habitat e meteo. Migliorare la qualità generale dell’habitat potrebbe essere il modo migliore per rendere le popolazioni di pernici più resilienti agli shock climatici.

Insomma, la sopravvivenza della pernice grigia è legata a doppio filo alle nostre scelte agricole e alla nostra capacità di mitigare e adattarci al cambiamento climatico. È una sfida complessa, ma capire queste interazioni è il primo passo fondamentale per agire in modo efficace. Speriamo che studi come questo aiutino a orientare le future politiche agricole e di conservazione verso un futuro in cui le pernici possano tornare a prosperare nei nostri campi.

Scatto drammatico di una pernice grigia che cova le uova in un nido a terra durante una leggera pioggia primaverile. Gocce d'acqua visibili sulla vegetazione circostante. Obiettivo macro 90mm, illuminazione controllata per enfatizzare le gocce, messa a fuoco selettiva sul nido, dettagli elevati.

Fonte: Springer

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