Una persona bendata sdraiata su un lettino da massaggio tiene un'asta metallica telescopica tra le mani, mentre una silhouette stilizzata mostra la differenza tra la posizione eretta e supina con linee curve che indicano la percezione spaziale distorta rispetto alla gravità. Fotografia concettuale, obiettivo prime 35mm, profondità di campo, illuminazione drammatica laterale, colori duotone blu e grigio.

La Tua Posizione Cambia Ciò Che Tocchi? Scopri Come il Corpo Influenza la Percezione Aptica delle Dimensioni

Avete mai pensato a come il nostro senso del tatto, la cosiddetta percezione aptica, possa essere influenzato da qualcosa di apparentemente banale come la nostra postura? Sembra strano, vero? Eppure, è proprio quello che ho scoperto leggendo un affascinante studio recente. Tendiamo a pensare che ciò che tocchiamo sia… beh, ciò che tocchiamo. Una misura è una misura, no? Invece no, e la cosa si fa interessante.

Sappiamo già da tempo che la nostra percezione visiva delle dimensioni può cambiare se siamo in piedi o sdraiati. Immaginate di guardare un oggetto: la sua grandezza percepita può variare a seconda della vostra posizione. Questo fenomeno è stato collegato al nostro sistema vestibolare, quel complesso meccanismo nell’orecchio interno responsabile dell’equilibrio e dell’orientamento spaziale, che ci aiuta a costruire una mappa dello spazio intorno a noi rispetto alla gravità. Ma la domanda sorge spontanea: vale lo stesso per il tatto? La nostra posizione corporea può ingannare anche le nostre mani?

L’Esperimento: Bendati e con un Bastone “Magico”

Per capirlo, i ricercatori hanno ideato un esperimento ingegnoso. Immaginatevi bendati, senza poter sbirciare. Vi danno in mano un’asta, una specie di bastone telescopico che può essere allungato o accorciato. Il vostro compito è sentirne la lunghezza per qualche secondo (questa è la fase “campione”). Poi ve lo tolgono.

A questo punto, o rimanete nella stessa posizione (in piedi o sdraiati supini su un lettino), oppure cambiate posizione (da in piedi a sdraiati, o viceversa). Passano 10 secondi, durante i quali l’asta viene impostata su una lunghezza casuale. Poi ve la ridanno in mano. Ora il compito è regolarla di nuovo, cercando di riportarla esattamente alla lunghezza che avevate sentito e memorizzato all’inizio (la fase “impostazione”).

La vera chicca dell’esperimento sta in come veniva tenuta l’asta:

  • Longitudinalmente: Allineata con l’asse lungo del corpo. In questo caso, se cambiate posizione da in piedi a sdraiati, anche l’orientamento dell’asta rispetto alla gravità cambia radicalmente.
  • Lateralmente: Tenuta trasversalmente, attraverso il petto. Qui, anche cambiando posizione corporea, l’orientamento dell’asta rispetto alla gravità rimane pressoché costante.

Questa distinzione è fondamentale. Se la percezione aptica delle dimensioni cambia solo quando *anche l’orientamento dell’oggetto rispetto alla gravità* cambia insieme al corpo, allora il sistema vestibolare e il suo modo di “mappare” lo spazio gravitazionale sono probabilmente i protagonisti. Se invece i cambiamenti avvenissero indipendentemente da come teniamo l’asta, potrebbero essere in gioco altri fattori, come una variazione generale dell’affidabilità dei segnali sensoriali quando siamo inclinati, o semplici errori di memoria.

La Sorpresa: Quando il Bastone Segue il Corpo

Ebbene, i risultati sono stati illuminanti! Quando i partecipanti tenevano l’asta longitudinalmente, allineata al corpo, succedeva qualcosa di strano dopo un cambio di postura:

  • Se sentivano l’asta da in piedi e poi dovevano regolarla da sdraiati, tendevano a impostarla più corta di quanto fosse in realtà. Era come se, da sdraiati, la stessa lunghezza fisica venisse percepita come più lunga, e quindi la riducessero per farla coincidere con il ricordo “da in piedi”.
  • Viceversa, se sentivano l’asta da sdraiati e poi la regolavano da in piedi, tendevano a impostarla più lunga. Come se, tornando in piedi, la stessa lunghezza fisica sembrasse più corta rispetto alla percezione “da sdraiati”, e quindi la allungassero per compensare.

In pratica, da sdraiati, sembra che la nostra percezione aptica “espanda” la lunghezza degli oggetti allineati con il nostro corpo! Un effetto di circa il 3-3.5% oltre a un piccolo bias generale (tendiamo comunque a ricordare gli oggetti un pelino più grandi dopo un breve intervallo, un effetto di memoria già noto).

Primo piano di mani bendate che tengono delicatamente le estremità di un'asta metallica telescopica regolabile. Luce controllata da studio, obiettivo macro 90mm, alta definizione sui dettagli metallici e sulla texture della pelle, messa a fuoco precisa sulle mani e sull'asta.

Il Controllo: Quando il Bastone Resta “Fermo” Rispetto alla Gravità

Ma cosa succedeva quando l’asta era tenuta lateralmente, trasversalmente al corpo? Qui la storia cambia. Anche se i partecipanti cambiavano posizione (da in piedi a sdraiati o viceversa), le loro regolazioni non mostravano quella differenza sistematica vista prima. Le stime erano molto simili sia che cambiassero postura, sia che la mantenessero.

Questo risultato è cruciale. Dimostra che non è il semplice cambio di postura in sé a ingannare il nostro tatto, né una generica perdita di precisione quando siamo sdraiati. L’inganno avviene specificamente quando l’orientamento dell’oggetto rispetto alla gravità cambia insieme al nostro corpo.

Ma Perché Succede? Il Ruolo Chiave del Sistema Vestibolare

Questi risultati puntano fortemente verso il nostro sistema vestibolare. Non si tratta solo di un sensore di equilibrio; sembra che contribuisca attivamente a creare una sorta di “rappresentazione interna” dello spazio che ci circonda, ancorata alla direzione della gravità. Quando cambiamo la nostra orientazione rispetto a questa forza fondamentale, e con noi cambia anche l’orientamento dell’oggetto che stiamo esplorando tattilmente lungo quella direzione, questa mappa interna sembra distorcersi.

Pensateci: il nostro cervello deve costantemente integrare informazioni da diversi sensi (vista, tatto, propriocezione, sistema vestibolare) per darci un’immagine coerente del mondo e della nostra posizione in esso. Quando siamo sdraiati, i segnali vestibolari relativi alla gravità sono diversi rispetto a quando siamo in piedi. Se il sistema usa la gravità come riferimento per “calibrare” la percezione delle dimensioni lungo quell’asse, un cambiamento di postura potrebbe portare a una ricalibrazione che, nel caso aptico, sembra risultare in un’espansione percepita lungo l’asse corporeo/gravitazionale.

Lo studio ha anche verificato altre ipotesi. Ad esempio, ci si poteva aspettare che la precisione delle stime diminuisse da sdraiati, magari perché i segnali vestibolari sono meno “affidabili” in quella posizione. Invece, la precisione (misurata dalla variabilità delle risposte) è rimasta simile in tutte le condizioni. Questo indebolisce l’idea che il fenomeno sia dovuto solo a un segnale sensoriale più “rumoroso”.

Illustrazione concettuale astratta che mostra una figura umana stilizzata in piedi e sdraiata, con linee curve che rappresentano la gravità e la percezione spaziale distorta intorno a lei quando sdraiata. Colori duotone blu scuro e ciano, profondità di campo che sfoca lo sfondo, stile minimalista.

Non Solo Vista: Un Tocco Influenzato dalla Gravità

Quindi, la prossima volta che siete sdraiati e afferrate qualcosa, ricordatevi: le vostre mani potrebbero percepire le sue dimensioni in modo leggermente diverso rispetto a quando siete in piedi, almeno se lo tenete allineato con il vostro corpo!

Questa scoperta è importante perché non solo ci dice qualcosa di nuovo sul nostro senso del tatto, ma si collega anche a studi precedenti sulla percezione visiva. Quelle distorsioni visive osservate cambiando postura potrebbero essere in parte spiegate anche da questa “espansione” aptica, specialmente se negli esperimenti si usava un oggetto fisico (come un’asta) come riferimento tattile per giudicare una linea visiva.

Dimostra ancora una volta quanto i nostri sensi siano interconnessi e quanto la nostra esperienza del mondo sia plasmata da fattori sottili come la nostra relazione con la forza di gravità, orchestrata dal sorprendente sistema vestibolare. La nostra percezione dello spazio non è uniforme, ma è “distorta” in modi complessi e dipendenti dal contesto e dalla modalità sensoriale. Non siamo semplici registratori passivi della realtà; il nostro cervello costruisce attivamente la nostra esperienza, e a volte… ci trae in inganno in modi affascinanti!

Fonte: Springer

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