Penpulimab: Svolta Costo-Efficace nel Trattamento del Cancro al Polmone in Cina?
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa di veramente interessante che sta succedendo nel mondo dell’oncologia, in particolare per quanto riguarda il cancro del polmone non a piccole cellule squamoso (sqNSCLC). Sapete, questo tipo di tumore è una bella gatta da pelare, soprattutto quando si presenta in stadio avanzato o metastatico. In Cina, come in molte parti del mondo, il cancro al polmone è un problema enorme, sia per numero di casi che per mortalità. E una buona fetta di questi, circa il 20-30%, sono proprio sqNSCLC.
Per anni, la chemioterapia è stata la colonna portante del trattamento per chi non poteva beneficiare di terapie mirate. Ma negli ultimi tempi, l’immunoterapia ha cambiato le carte in tavola, offrendo nuove speranze. Tra i nuovi arrivati c’è un farmaco che si chiama Penpulimab. È un anticorpo monoclonale anti-PD-1, una di quelle terapie intelligenti che aiutano il nostro sistema immunitario a riconoscere e combattere le cellule tumorali.
La Promessa di Penpulimab
Penpulimab ha una particolarità: è stato progettato per ridurre alcuni effetti collaterali tipici di altri immunoterapici. I risultati di uno studio importante, chiamato AK105-302, sono stati davvero incoraggianti. Hanno dimostrato che aggiungere Penpulimab alla classica combinazione chemioterapica (paclitaxel e carboplatino) migliora significativamente la sopravvivenza libera da progressione (PFS) nei pazienti con sqNSCLC avanzato o metastatico, rispetto alla sola chemioterapia (parliamo di 7.6 mesi contro 4.2 mesi!). Un risultato notevole, specialmente per i pazienti con espressione positiva di PD-L1 (un biomarcatore che ci dice quanto il tumore potrebbe rispondere all’immunoterapia), dove il rischio di progressione o morte si è ridotto addirittura del 63%.
Grazie a questi risultati, nel gennaio 2023, l’ente regolatorio cinese (NMPA) ha approvato questa combinazione come trattamento di prima linea. Anche le linee guida cliniche cinesi (CSCO) l’hanno subito inserita tra le raccomandazioni di livello I. Insomma, sulla carta, un grande passo avanti!
Ma Quanto Costa Questa Speranza?
Qui arriva il punto cruciale, quello che mi affascina sempre: l’analisi economica. Perché, vedete, queste nuove terapie sono fantastiche, ma spesso hanno un costo elevato. E in un sistema sanitario, soprattutto uno vasto e complesso come quello cinese, bisogna fare i conti con le risorse limitate. È fondamentale capire se il beneficio clinico giustifica la spesa aggiuntiva. È quello che chiamiamo valutazione di costo-efficacia.
Fino ad ora, nessuno aveva fatto un’analisi specifica per Penpulimab in combinazione con paclitaxel e carboplatino nel contesto cinese. Una mancanza importante, perché senza questi dati, è difficile per medici e decisori politici capire come allocare al meglio le risorse e garantire l’accesso alle cure migliori.

Come Abbiamo Valutato la Costo-Efficacia?
Per rispondere a questa domanda, è stato condotto uno studio molto rigoroso. Immaginate un modello matematico, chiamato Partitioned Survival Model (PSM), che simula il percorso di un paziente con sqNSCLC nel tempo. Questo modello considera tre stati principali:
- Vivere senza che la malattia peggiori (PFS – Progression-Free Survival)
- Vivere con la malattia che è progredita (PD – Progressive Disease)
- Decesso
Abbiamo “alimentato” questo modello con i dati di efficacia presi direttamente dallo studio AK105-302, estrapolandoli per coprire l’intera vita del paziente (un orizzonte temporale di 8 anni, per sicurezza). Abbiamo confrontato due strategie:
- Strategia Penpulimab: Penpulimab + Paclitaxel + Carboplatino
- Strategia Chemioterapia: Paclitaxel + Carboplatino (il trattamento standard più comune)
Poi abbiamo inserito i costi. Non solo il costo dei farmaci (usando i prezzi reali cinesi, considerando che Penpulimab non è ancora rimborsato a livello nazionale!), ma anche i costi delle visite di controllo, della somministrazione dei farmaci, dei trattamenti successivi in caso di progressione, della gestione degli effetti collaterali (quelli seri, di grado 3 o superiore, con incidenza >3%) e persino le cure di fine vita. Tutto questo, ovviamente, dal punto di vista del sistema sanitario cinese.
Infine, abbiamo calcolato due parametri chiave:
- LYs (Life Years): Gli anni di vita guadagnati.
- QALYs (Quality-Adjusted Life Years): Gli anni di vita guadagnati “aggiustati” per la qualità della vita. Un anno vissuto in perfetta salute vale 1 QALY, un anno vissuto con qualche problema di salute vale meno di 1. È una misura che cerca di catturare sia la quantità che la qualità della vita.
Mettendo insieme i costi incrementali e i QALYs incrementali ottenuti con la strategia Penpulimab rispetto alla sola chemio, abbiamo calcolato l’ICER (Incremental Cost-Effectiveness Ratio). Questo numerino magico ci dice quanto costa, in dollari, guadagnare un QALY in più con la nuova terapia.
Il Verdetto: Penpulimab Conviene?
Ebbene sì! I risultati sono stati molto chiari. Aggiungere Penpulimab alla chemioterapia ha portato a un guadagno di 0.821 QALYs e 1.176 anni di vita (LYs) in più rispetto alla sola chemioterapia. Questo beneficio ha un costo incrementale di $20,335.
Facendo due conti, l’ICER è risultato essere di $24,778 per QALY guadagnato. Ora, come facciamo a dire se è tanto o poco? In Cina, si usa una soglia di riferimento: un trattamento è considerato costo-efficace se il suo ICER è inferiore a tre volte il Prodotto Interno Lordo (PIL) pro capite. Nel 2023, questa soglia era di circa $38,071 per QALY.
Vedete subito che $24,778 è ben al di sotto di $38,071! Quindi, la conclusione è che la combinazione con Penpulimab è costo-efficace come trattamento di prima linea per lo sqNSCLC avanzato o metastatico in Cina.

E per i Pazienti PD-L1 Positivi? Ancora Meglio!
Abbiamo anche fatto un’analisi specifica per quel sottogruppo di pazienti con espressione positiva di PD-L1 (circa il 51.8% dei casi in Cina), che sappiamo rispondere meglio all’immunoterapia. Ebbene, per loro i risultati sono ancora più favorevoli! Il guadagno è stato di 1.017 QALYs in più, con un costo incrementale leggermente superiore ($20,882), portando a un ICER ancora più basso: $20,527 per QALY. Questo suggerisce che Penpulimab potrebbe essere un’opzione particolarmente valida per questi pazienti.
Quanto Sono Solidi Questi Risultati?
Quando si fanno queste analisi, è fondamentale testare la robustezza dei risultati. Abbiamo fatto delle analisi di sensibilità, cambiando un po’ i parametri nel modello (costi, utilità, tassi di sconto, ecc.) per vedere se la conclusione cambiava.
L’analisi “one-way” (cambiando un parametro alla volta) ha mostrato che i fattori che influenzano di più l’ICER sono l’utilità associata allo stato di PFS (cioè quanto “vale” in termini di qualità della vita stare bene senza progressione) e, come prevedibile, il costo del Penpulimab stesso. Tuttavia, anche variando questi parametri entro intervalli ragionevoli, l’ICER rimaneva quasi sempre sotto la soglia di WTP.
L’analisi di sensibilità probabilistica (PSA), dove tutti i parametri vengono fatti variare contemporaneamente in 1000 simulazioni, ha confermato il tutto: nel 98.3% dei casi, la strategia con Penpulimab risultava costo-efficace alla soglia di 3 volte il PIL pro capite!

Cosa Significa Tutto Questo per la Cina (e Forse Oltre)?
Questa analisi è importante perché fornisce una prova concreta, basata su dati clinici della popolazione cinese e costi locali, che Penpulimab più chemioterapia offre un buon “valore” per i soldi spesi nel contesto sanitario cinese. È un’informazione cruciale per i medici che devono scegliere il trattamento migliore e per i decisori politici che devono gestire i budget sanitari e decidere quali farmaci rimborsare.
Il fatto che il costo del Penpulimab sia un fattore così influente sottolinea un punto importante. Attualmente, non essendo nel listino nazionale dei farmaci rimborsabili (NRDL), il costo ricade in gran parte sui pazienti. Data la sua dimostrata costo-efficacia, ci sarebbero buoni argomenti per considerare la sua inclusione nell’NRDL, magari negoziando il prezzo o studiando accordi basati sul valore (come i risk-sharing agreements), per renderlo più accessibile.
Certo, lo studio ha delle limitazioni. I dati sulla sopravvivenza globale (OS) non erano ancora “maturi” al momento dell’analisi, e abbiamo dovuto fare delle assunzioni sui trattamenti di seconda linea. Inoltre, essendo basato su dati cinesi, la generalizzabilità ad altri paesi va presa con cautela. Ma nonostante questo, credo che sia un tassello fondamentale.
In conclusione, Penpulimab in combinazione con paclitaxel e carboplatino si profila come un’opzione terapeutica non solo efficace clinicamente, ma anche sostenibile economicamente per i pazienti cinesi con carcinoma polmonare squamoso avanzato o metastatico. Una notizia che porta speranza e apre nuove strade per migliorare la cura di questa malattia difficile.
Fonte: Springer
