Visualizzazione artistica della Penisola Iberica divisa a metà: una parte infuocata simboleggia le ondate di calore estreme, l'altra parte più fredda con qualche fiocco di neve a simboleggiare la persistenza delle ondate di freddo. Stile fotorealistico, con dettagli geografici riconoscibili, illuminazione drammatica per enfatizzare il contrasto climatico futuro, obiettivo 24mm per una visione d'insieme.

Penínsola Iberica: Ondate di Caldo da Record e Freddo che Non Molla. Il Futuro al 2095!

Ciao a tutti, amici lettori e appassionati di come sta cambiando il nostro pianeta! Oggi voglio portarvi con me in un viaggio un po’ preoccupante, ma super interessante, nel futuro climatico di una zona a noi vicina: la Penisola Iberica (Spagna, Portogallo) e le Isole Baleari. Parleremo di temperature che fanno sudare freddo… o forse solo sudare tanto, e di freddo che, a quanto pare, non ha intenzione di sparire del tutto. Pronti?

Caldo Infernale e Freddo Tenace: Cosa ci Aspetta?

Partiamo subito col dire che il riscaldamento globale è una realtà, e gli eventi climatici estremi, come le ondate di calore, sono diventati il pane quotidiano della comunità scientifica. E non a caso! Impattano sulla nostra salute, sul consumo di energia, aumentano il rischio di incendi e mettono a dura prova agricoltura e allevamenti. Ma, udite udite, anche le ondate di freddo, sebbene meno studiate di recente, restano un osso duro, con conseguenze su trasporti, energia, raccolti e, ovviamente, sulla nostra salute.

Quindi, cosa hanno fatto i ricercatori? Hanno preso in mano la sfera di cristallo (si fa per dire, in realtà modelli climatici sofisticatissimi!) per vedere cosa succederà nella Penisola Iberica e nelle Baleari (che chiameremo IPB per comodità) nella seconda metà di questo secolo, precisamente tra il 2050 e il 2095. Hanno confrontato queste proiezioni con un periodo storico di riferimento (1971-2000) e analizzato due dimensioni fondamentali: l’intensità e l’estensione spaziale di questi fenomeni.

Per farlo, hanno usato degli indici un po’ tecnici ma fighissimi: l’EHF (Excess Heat Factor) per il caldo e l’ECF (Excess Cold Factor) per il freddo. E si sono basati su due scenari futuri di emissioni di gas serra, chiamati RCP 4.5 (uno scenario intermedio, dove si cerca di stabilizzare le emissioni) e RCP 8.5 (lo scenario “business-as-usual”, ovvero quello più pessimistico se non facciamo nulla di drastico).

Ondate di Calore: Preparate i Ventilatori (e Molto di Più)

Amici, qui le notizie non sono esattamente rinfrescanti. Le proiezioni per l’EHF, l’indice del caldo, mostrano un aumento molto significativo. Tenetevi forte: l’incremento medio dell’intensità massima delle ondate di calore per l’IPB è previsto essere del 144%! Avete letto bene. E questo è un 40% in più rispetto a quanto previsto per il periodo 2021-2050. Le zone che soffriranno di più? Quelle orientali e sud-orientali, dove gli aumenti potrebbero toccare addirittura il 300%. Immaginatevi estati roventi come non mai.

Non solo più intense, ma anche più estese. L’estensione spaziale media delle ondate di calore è proiettata ad aumentare dall’1 al 2,7% per decennio. Cosa significa? Che queste lingue di fuoco copriranno aree sempre più vaste, amplificando in modo significativo il rischio di incendi, la domanda di energia (ciao condizionatori a palla!) e l’esposizione di noi umani a condizioni stressanti.

Già oggi, l’Europa si sta scaldando a una velocità quasi doppia rispetto al resto del pianeta, e la regione Mediterranea è un vero e proprio “hotspot” climatico. Paesi come Spagna e Portogallo, insieme a Italia e Grecia, sono già tra quelli con la più alta mortalità legata al caldo. E se pensate che i sistemi di allerta attuali siano sufficienti, beh, gli studi dicono che c’è ancora molto da fare.

Un paesaggio arido e riarso della Penisola Iberica sotto un sole implacabile, con crepe nel terreno e poca vegetazione. Grandangolo, obiettivo 10mm, per enfatizzare la vastità della siccità, con una leggera foschia di calore che si alza dal suolo. Illuminazione dura e diretta.

È interessante notare che l’intensità maggiore delle ondate di calore si registra spesso nelle zone occidentali della penisola e nelle aree montuose più elevate. Questo perché la presenza in quota della dorsale nordafricana porta un’iniezione di aria caldissima negli strati superiori dell’atmosfera, scatenando la maggior parte delle ondate di calore che colpiscono l’IPB. La minore intensità sulla costa mediterranea e nelle Baleari, invece, è dovuta alla perdita di energia della massa d’aria tropicale continentale nordafricana mentre si sposta sul Mar Mediterraneo.

E le Ondate di Freddo? Non Scompariranno del Tutto!

Passiamo ora al freddo. Qui la tendenza generale è una diminuzione sia dell’intensità che dell’estensione. L’intensità massima delle ondate di freddo dovrebbe calare in media del -16%. Anche l’estensione massima si ridurrà parecchio, con cali tra il -0,7% e il -3,2% per decennio. Questo, in teoria, significa una minore esposizione al freddo intenso.

Ma attenzione, c’è un “ma” grosso come una casa. Nello scenario RCP 8.5 (quello più tosto, ricordate?), l’intensità massima delle ondate di freddo registrata nell’IPB sarà superiore a quella dello scenario RCP 4.5. Questo ci dice una cosa fondamentale: eventi di freddo estremo continueranno a verificarsi anche nella seconda metà del secolo, persino con un forte forcing radiativo (cioè, anche se il pianeta si scalda parecchio).

Pensate che uno studio recente ha addirittura previsto che la mortalità legata al freddo non diminuirà, nonostante il riscaldamento globale, a causa dell’invecchiamento della popolazione. E l’esposizione al freddo ambientale ha molteplici effetti sulla salute, che potrebbero addirittura superare la mortalità per ondate di calore in alcune circostanze! Inoltre, con ondate di freddo meno frequenti, potremmo abbassare la guardia, percependo meno il rischio e adottando meno misure di adattamento. Questo potrebbe renderci più vulnerabili quando poi un’ondata di freddo, seppur rara, dovesse colpire.

Le zone più colpite dalle ondate di freddo, in termini di intensità, tendono ad essere le porzioni orientali e nord-orientali della penisola, oltre ai principali sistemi montuosi. Questo schema è legato alla presenza di una saccatura a 500 hPa (una sorta di “fiume d’aria” in quota) sulla parte nord-orientale dell’IPB, che convoglia masse d’aria continentale estremamente fredda.

Cosa Impariamo da Tutto Ciò?

Questo studio, che estende analisi precedenti sulla prima metà del secolo, ci dà un quadro più chiaro di cosa aspettarci. Le differenze tra i due scenari (RCP 4.5 e RCP 8.5) diventeranno molto più marcate nella seconda metà del secolo. Per le ondate di calore, l’aumento dell’intensità massima nella regione IPB sarà, come detto, del 144%, con picchi del 300% nelle aree orientali e nord-orientali nello scenario RCP 8.5. Questi aumenti sono il doppio di quelli previsti per il periodo 2021-2050!

Per le ondate di freddo, la diminuzione media dell’intensità massima sarà del 16%, ma lo scenario RCP 8.5 mostrerà una variabilità maggiore, con diminuzioni più marcate ma anche aumenti locali di intensità. È cruciale sottolineare che, sia per il caldo massimo (EHFmax) che per il freddo minimo (ECFmin), l’intensità per l’IPB nello scenario RCP 8.5 sarà superiore a quella registrata per il periodo 2021-2050. Questo significa che gli estremi, in entrambi i sensi, potrebbero diventare più… estremi, se non agiamo.

Un'immagine concettuale della Penisola Iberica con termometri giganti che indicano temperature estreme: uno rosso fuoco per il caldo e uno blu ghiaccio per il freddo. Stile fotorealistico ma con un elemento surreale, obiettivo 35mm, per dare un senso di urgenza e impatto.

Questi risultati evidenziano la vulnerabilità della regione Mediterranea e, nello specifico, dell’IPB. Ci aspetta un maggiore impatto sulla salute di una popolazione sempre più anziana, un rischio incendi più elevato e una maggiore spesa energetica. Diventa quindi lampante che le strategie di adattamento e mitigazione dovranno essere migliorate e adattate a ciascuna regione, perché, come abbiamo visto, l’intensità delle ondate di calore (e di freddo) varierà molto sul territorio.

Gli indici EHF ed ECF si sono dimostrati strumenti utili per analizzare queste dimensioni. La possibilità di fornire informazioni anticipate sull’intensità di questi eventi alle amministrazioni pubbliche, e in particolare ai sistemi sanitari, sarà fondamentale per minimizzare gli effetti negativi sulla salute della popolazione, così come gli impatti su agricoltura, energia e trasporti.

La ricerca, ovviamente, non si ferma qui. Quando saranno disponibili i nuovi set di dati CMIP6-CORDEX, con dati climatici regionali ancora più aggiornati e modelli più avanzati, le proiezioni diventeranno più accurate, permettendoci di valutare ancora meglio i fenomeni che abbiamo analizzato oggi. Nel frattempo, una cosa è certa: il clima sta cambiando e dobbiamo essere pronti ad affrontare un futuro con estremi più intensi e frequenti. La consapevolezza è il primo passo!

Fonte: Springer

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