Corone Dentali PEEK vs Resina Ibrida: Chi Vince la Sfida sui Molari Dopo Due Anni?
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa che tocca molti di noi, prima o poi: le corone dentali, specialmente quelle sui molari, i nostri “macinatori” per eccellenza. Per anni, il metallo l’ha fatta da padrone, forte e resistente. Ma diciamocelo, l’estetica non era il massimo, per non parlare delle allergie e dei costi crescenti dei metalli preziosi. Così, la ricerca si è mossa verso alternative “metal-free”. Zirconia e ceramica sono diventate popolari, ma oggi voglio concentrarmi su un confronto interessante emerso da uno studio recente: quello tra corone in polietereterchetone (PEEK) e quelle in resina ibrida, entrambe realizzate con tecnologia CAD/CAM.
Perché questo confronto è importante?
In alcuni paesi, come il Giappone, le corone in resina ibrida sono diventate una scelta comune per i primi molari, anche grazie alla copertura assicurativa. Sono belle da vedere, color dente, trasparenti e adatte a chi soffre di allergie ai metalli. Sembra perfetto, no? Beh, non proprio. Alcuni studi hanno iniziato a segnalare un “tallone d’Achille”: una percentuale non trascurabile di queste corone tende a staccarsi (debonding) o addirittura a fratturarsi in tempi relativamente brevi. Immaginate la seccatura!
Ecco che entra in gioco il PEEK. Questo polimero ad alte prestazioni è un osso duro: vanta eccellente resistenza meccanica, all’usura, all’acqua e al calore. Non a caso, viene già usato per impianti e apparecchi ortodontici. L’idea, quindi, è stata: perché non usarlo anche per le corone sui molari? Uno studio clinico iniziale (parliamo del periodo 2018-2020) aveva dato risultati promettenti a 6 mesi: nessun distacco o frattura. Ma restavano dei dubbi sulla lunga distanza. La forza di adesione tra PEEK e cemento non è altissima, e si temeva che potessero staccarsi col tempo. Inoltre, si era notata una certa ruvidità sulla superficie occlusale, segno di possibile usura. E l’estetica? Il PEEK usato per le corone ha un colore bianco latte (ottenuto aggiungendo biossido di titanio), ma manca della traslucenza tipica dei materiali color dente.
Lo studio: PEEK vs Resina Ibrida sotto la lente per oltre due anni
Ed eccoci al cuore della questione. Uno studio recente si è posto l’obiettivo di fare chiarezza, confrontando gli esiti clinici a lungo termine (almeno due anni) di corone in PEEK (chiamiamole P-Cr) e corone in resina ibrida (H-Cr) posizionate su molari presso l’Ospedale Universitario di Hiroshima tra il 2016 e il 2021. I ricercatori hanno valutato tutto: distacchi, fratture, usura occlusale, condizioni della superficie, colore, soddisfazione del paziente e persino la funzionalità masticatoria nel gruppo PEEK.
I Risultati: Sorprese e Conferme
Allora, cosa è emerso dopo un follow-up medio di circa 1300 giorni (quasi 4 anni!) per le P-Cr e 1200 giorni (oltre 3 anni) per le H-Cr? Tenetevi forte:
- Distacchi e Fratture: Nel gruppo PEEK (21 corone su 18 pazienti)… zero casi di distacco o frattura! Impressionante, vero? Nel gruppo resina ibrida (45 corone su 38 pazienti), invece, si sono verificati 10 casi di distacco (debonding) e 4 casi di frattura. Statisticamente, la differenza nei distacchi è significativa: le corone PEEK hanno mostrato una probabilità nettamente inferiore di staccarsi rispetto a quelle in resina ibrida. Per le fratture, la differenza non è risultata statisticamente significativa in questo campione, ma il trend è chiaro. Da notare che le corone in resina staccate sono state tutte riattaccate, mentre delle 4 fratturate, una ha richiesto il rifacimento entro 9 mesi.
- Usura e Superficie: Qui la medaglia ha un rovescio. La maggior parte delle corone PEEK ha mostrato segni di usura occlusale, da leggera a estesa. In pratica, i solchi e le cuspidi sulla superficie masticatoria tendevano a consumarsi e appiattirsi. Tutte le corone PEEK hanno mostrato un certo irruvidimento superficiale nel tempo, e alcune presentavano piccole “crateri”. Al contrario, le corone in resina ibrida hanno mostrato meno usura occlusale e una superficie generalmente migliore (anche se 10 su 19 mostravano un leggero irruvidimento). Statisticamente, l’irruvidimento superficiale dovuto all’usura è risultato significativamente più frequente con le corone PEEK.
- Colore e Placca: Altro punto a sfavore del PEEK: 15 corone su 21 hanno mostrato discromie (cambiamenti di colore, per lo più lievi macchie superficiali), probabilmente facilitate dalla superficie più ruvida. Nessuna discromia è stata osservata nelle corone in resina ibrida esaminate. Anche l’adesione della placca è sembrata leggermente maggiore su alcune corone PEEK (3 casi) rispetto a quelle in resina (1 caso).
- Funzionalità Masticatoria: Nonostante l’usura visibile, la cosa interessante è che le corone PEEK hanno mantenuto un buon contatto occlusale con i denti antagonisti. I test specifici sulla forza occlusale e sulla capacità masticatoria (fatti masticando delle caramelle gommose standardizzate!) nel gruppo PEEK non hanno mostrato differenze significative tra il lato con la corona PEEK e il lato senza, né cambiamenti rispetto alle misurazioni fatte poco dopo il posizionamento. Insomma, anche se la forma cambia un po’, la funzione masticatoria sembra essere preservata. Nessun paziente ha lamentato difficoltà a masticare.
- Soddisfazione del Paziente: Complessivamente, la soddisfazione è stata buona e simile per entrambi i gruppi (circa il 77% si è dichiarato soddisfatto o molto soddisfatto). Tuttavia, nel gruppo PEEK, anche tra i soddisfatti, alcuni hanno notato il colore meno naturale (“preferisco perché è più bianco del metallo”, ma non è come un dente vero). L’unico paziente PEEK un po’ insoddisfatto ha lamentato un cambiamento nella sensazione della lingua a causa della scomparsa dei solchi occlusali dovuta all’usura.
Quindi, PEEK o Resina Ibrida? Cosa Portiamo a Casa?
Questo studio ci dà indicazioni preziose. Le corone in PEEK sembrano essere delle vere rocce: rischio di frattura e distacco significativamente più basso rispetto alle resine ibride, almeno in questo follow-up. Questo le rende potenzialmente ottime per i molari, soprattutto quelli più posteriori o in pazienti con forze masticatorie elevate o allergie ai metalli. La loro capacità di “assorbire” un po’ lo stress masticatorio potrebbe essere un vantaggio.
Ma c’è un ma, anzi, ce ne sono un paio. L’estetica non è il loro forte: quel bianco latte opaco e la tendenza a macchiarsi e irruvidirsi nel tempo le rendono meno ideali per chi ha altissime esigenze estetiche. La resina ibrida, da questo punto di vista, vince. Inoltre, l’usura c’è e si vede, anche se, e questo è fondamentale, non sembra compromettere la funzione masticatoria nel periodo osservato.
Guardando al Futuro
Cosa ci aspetta? Sicuramente servono studi ancora più a lungo termine per confermare questi risultati e per valutare meglio l’effetto dell’usura del PEEK sui denti antagonisti. C’è anche da lavorare sul fronte dell’adesione (anche se i risultati attuali sono ottimi, migliorare non fa mai male) e magari sullo sviluppo di PEEK con caratteristiche estetiche migliori.
In conclusione, il PEEK si afferma come un’opzione valida e robusta per restaurare i molari, un’alternativa interessante ai materiali tradizionali e alle resine ibride, specialmente quando la resistenza è la priorità numero uno. Tuttavia, bisogna essere consapevoli dei suoi limiti estetici e della tendenza all’usura superficiale. Come sempre in medicina, la scelta migliore dipenderà dalle esigenze specifiche del singolo paziente, valutando attentamente pro e contro insieme al proprio dentista.
E voi, avete esperienze con questi materiali? Fatemi sapere cosa ne pensate!
Fonte: Springer