Medici in Erba e Farmaci: Un’Indagine a Smirne Rivela Luci e Ombre sull’Uso Razionale
Amici, parliamoci chiaro: quando si tratta di dare medicine ai bambini, la faccenda si fa seria, serissima. I più piccoli sono creature delicate, in pieno sviluppo, e un farmaco sbagliato o usato male può fare più danni che altro. Ecco perché il concetto di Uso Razionale dei Farmaci (RUM) è cruciale, specialmente in pediatria. E chi meglio dei futuri pediatri, gli specializzandi, dovrebbe avere questo concetto ben stampato in mente?
Proprio su questo tema mi sono imbattuto in uno studio affascinante condotto a Smirne, in Turchia, che ha voluto “tastare il polso” agli specializzandi in pediatria di tre grandi ospedali. L’obiettivo? Capire il loro atteggiamento verso l’uso saggio dei medicinali e quali fattori lo influenzano. E credetemi, i risultati sono un mix intrigante di buone notizie e campanelli d’allarme.
Ma cosa ci dice esattamente questa ricerca?
Lo studio, di tipo trasversale, ha coinvolto ben 187 specializzandi, con una copertura quasi totale (98.9%!). Immaginate questi giovani medici, futuri guardiani della salute dei nostri figli, alle prese con decisioni quotidiane sulla prescrizione. In media, prescrivono circa 2.4 farmaci per ricetta, e fortunatamente solo una piccola percentuale (12.8%) riguarda preparati iniettabili, un dato che si allinea più o meno con le raccomandazioni dell’OMS.
Una cosa che mi ha colpito è da dove prendono le informazioni per prescrivere: la stragrande maggioranza (84.5%) si affida ad applicazioni su smartphone e internet. Viviamo nell’era digitale, è vero, ma come vedremo, non è tutto oro quello che luccica.
Luci: Dove i Nostri Futuri Pediatri Brillano
Devo dire che ci sono aspetti davvero positivi. Questi giovani medici sembrano avere a cuore la comunicazione con i genitori (perché in pediatria, si sa, si parla principalmente con loro!). Infatti:
- Il 91.5% si impegna a spiegare bene la malattia.
- Addirittura il 93.1% spiega con cura il trattamento proposto.
- Quasi il 90% (89.8%) considera la fattibilità del trattamento, il che è ottimo.
- E l’85.6% raccomanda trattamenti non farmacologici quando appropriati. Bravi!
Inoltre, la maggior parte (93.6%) evita di prescrivere farmaci senza prima aver visitato il piccolo paziente. Sembra scontato, ma non lo è affatto! E l’82.3% cerca di non prescrivere più farmaci del necessario.
Ombre: Dove C’è Spazio per Migliorare
Nonostante le buone premesse comunicative, c’è un “ma”. Solo poco più della metà (52.9%) degli specializzandi crede che i genitori abbiano effettivamente capito le informazioni fornite. Questo è un punto cruciale: una comunicazione efficace non è solo parlare, ma assicurarsi di essere compresi. E qui, forse, c’è da lavorare.
Un altro dato che fa riflettere: quasi la metà (49.7%) ammette di prescrivere talvolta farmaci su richiesta dei genitori. Sappiamo quanto possa essere forte la pressione, ma cedere può portare a un uso irrazionale. E ancora, solo il 39% informa i pazienti sui principi generali dell’uso razionale dei farmaci e appena il 34.2% sulle corrette modalità di conservazione.
La consapevolezza dei costi è un altro tasto dolente. Sebbene quasi tutti considerino la fattibilità della cura, solo il 46.6% tiene frequentemente in considerazione i costi del trattamento. E solo il 23.6% conosce spesso i prezzi dei farmaci che prescrive. In un sistema sanitario che deve fare i conti con le risorse, questo è un aspetto da non sottovalutare. Pensate che l’uso irrazionale dei farmaci è un problema di salute pubblica enorme, che porta a maggiori rischi, resistenze batteriche e un aumento dei costi per tutti.
Infine, l’influenza delle case farmaceutiche: il 41.2% riporta di essere occasionalmente influenzato dalle promozioni farmaceutiche. Un dato non altissimo, ma che merita attenzione.
Cosa Influenza le Loro Scelte?
Lo studio ha cercato di capire cosa spinge questi giovani medici verso un uso più o meno razionale dei farmaci. E qui emergono dati interessanti:
- Chi utilizza pubblicazioni scientifiche peer-reviewed come fonte di informazione ha un atteggiamento più positivo verso il RUM. La scienza vince!
- Anche chi segnala gli effetti avversi dei farmaci mostra un punteggio più alto. Segno di attenzione e responsabilità.
- Al contrario, chi si affida a materiale promozionale delle case farmaceutiche tende ad avere un punteggio più basso. Questo conferma un timore diffuso.
Curiosamente, l’età e il genere non sembrano fare una grande differenza, né il fatto di aver ricevuto una formazione specifica sul RUM prima o dopo la laurea, anche se molti (77.5%) esprimono il desiderio di riceverne di più. Questo mi fa pensare che la formazione continua e mirata sia fondamentale.
Perché Tutto Questo è Cruciale, Soprattutto per i Più Piccoli?
Ricordiamocelo sempre: i bambini non sono adulti in miniatura. La farmacologia pediatrica è un mondo a sé. Il loro corpo assorbe, distribuisce, metabolizza ed elimina i farmaci in modo diverso, e queste capacità cambiano rapidamente con la crescita. Sono più vulnerabili agli errori terapeutici e agli effetti collaterali, anche perché spesso non sanno esprimere bene i sintomi. L’uso off-label dei farmaci (cioè per indicazioni, età o dosaggi non approvati specificamente) è frequente in pediatria, aumentando ulteriormente i rischi.
Problematiche come la polifarmacia (l’assunzione di troppi farmaci contemporaneamente), l’uso non necessario di antibiotici o sedativi, o l’interruzione delle terapie senza consulto medico dopo un effetto collaterale, sono purtroppo comuni. Migliorare l’atteggiamento dei pediatri verso un uso razionale dei farmaci è quindi vitale per ridurre malattie, mortalità, reazioni avverse e resistenze, ottimizzando al contempo le risorse sanitarie.
Guardando al Futuro: Cosa Possiamo Fare?
Questo studio di Smirne, pur con i suoi limiti (come l’impossibilità di includere un ospedale inizialmente previsto), ci offre spunti preziosissimi. I futuri pediatri turchi mostrano un atteggiamento generalmente positivo, ma ci sono aree grigie, soprattutto nella comunicazione efficace, nella consapevolezza dei costi e nella gestione delle influenze esterne.
Cosa fare, dunque? Gli autori suggeriscono una formazione mirata, che si concentri sulla prescrizione consapevole dei costi e sulla capacità di valutare criticamente le fonti di informazione. Non basta usare un’app, bisogna saper scegliere l’app giusta, quella basata su evidenze scientifiche solide!
Sarebbe utile anche implementare sistemi di monitoraggio attivo e feedback per promuovere l’aderenza ai principi del RUM. E, aggiungo io, una riflessione più ampia sul ruolo delle aziende farmaceutiche e sulla necessità di una maggiore trasparenza.
Insomma, la strada per un uso dei farmaci sempre più saggio e sicuro in pediatria è tracciata, ma richiede impegno costante da parte di tutti: medici, istituzioni, formatori e, perché no, anche noi pazienti/genitori, diventando più consapevoli e meno inclini a “pretendere” la ricetta facile. La salute dei nostri bambini vale ogni sforzo.
Fonte: Springer