PCCT: La Rivoluzione Silenziosa che Smaschera i Proiettili nella Radiologia Forense
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa che mi affascina incredibilmente e che sta aprendo scenari impensabili nel campo della radiologia, specialmente quella forense. Immaginate la scena di un crimine, o una situazione di emergenza medica con ferite da arma da fuoco. Spesso, identificare il tipo di proiettile conficcato nel corpo è cruciale, sia per le cure mediche che per le indagini. Ma come fare senza dover necessariamente rimuovere il proiettile, un’operazione non sempre possibile o consigliabile? Ecco, qui entra in gioco una tecnologia pazzesca: la Tomografia Computerizzata a Conteggio Fotonico, o più semplicemente PCCT (Photon-Counting CT).
Il Dilemma dell’Identificazione dei Proiettili
Le morti per arma da fuoco sono, purtroppo, una realtà drammatica in molte parti del mondo. Solo nel 2021, negli Stati Uniti si sono stimate quasi 50.000 morti legate alle armi da fuoco. Capire da dove provenga un proiettile, di che materiale sia fatto, può dare informazioni vitali alle forze dell’ordine. Pensate anche a scenari come disastri di massa, dove è necessario dare priorità alle autopsie: poter caratterizzare i proiettili senza intervento invasivo sarebbe un vantaggio enorme.
Finora, ci si è basati molto sull’aspetto visivo del proiettile nelle radiografie o nelle TC tradizionali, misurandone forma e calibro. Ma c’è un problema: l’impatto deforma pesantemente i proiettili, specialmente quelli da caccia o usati dalle forze dell’ordine, progettati proprio per deformarsi. Inoltre, le tecniche di imaging convenzionali faticano a causa di artefatti metallici (quelle fastidiose “strisce” che oscurano l’immagine vicino a oggetti metallici) e perché materiali diversi possono avere valori di attenuazione (il modo in cui assorbono i raggi X, misurato in Unità Hounsfield, HU) molto simili, rendendo difficile distinguerli solo guardando i numeri.
Si è provato con la TC a doppia energia (Dual-Energy CT), che scansiona a due livelli energetici diversi e calcola degli indici (i famosi Dual-Energy Indices, DEI) per differenziare i materiali. Funziona, ma richiede scansioni multiple, aumentando l’esposizione alle radiazioni (un problema soprattutto per i pazienti giovani) e rischiando che il paziente si muova tra una scansione e l’altra, compromettendo l’affidabilità.
La Svolta: Arriva la PCCT
E qui, amici miei, arriva la svolta. La PCCT è una tecnologia di nuova generazione che cambia le regole del gioco. A differenza dei detector tradizionali (Energy-Integrating Detectors) che misurano l’energia totale dei fotoni X che li colpiscono, i detector a conteggio fotonico fanno qualcosa di straordinario: contano ogni singolo fotone X e ne misurano l’energia specifica. È come passare da una foto in bianco e nero a una a colori super dettagliata! Questa capacità di “vedere” l’energia di ogni fotone apre la porta a una caratterizzazione dei materiali molto più precisa.

Il Nostro Studio: Mettere alla Prova la PCCT
Affascinato da queste potenzialità, ho partecipato a uno studio (preclinico, per ora) per vedere se la PCCT potesse davvero distinguere tra due dei materiali più comuni per i proiettili: piombo e ottone (una lega di rame e zinco). Abbiamo usato un “fantoccio”, praticamente un contenitore riempito d’acqua per simulare l’addome di un adulto, e vi abbiamo immerso nove diversi tipi di proiettili (6 a base di piombo, 3 a base di ottone).
Abbiamo poi scansionato questo fantoccio con uno scanner PCCT all’avanguardia, utilizzando una modalità di ricerca speciale (non ancora disponibile clinicamente) che ci ha fornito immagini ricostruite basate su quattro diverse soglie di energia dei fotoni: 20, 55, 72 e 90 keV. In pratica, abbiamo ottenuto quattro “viste” diverse dello stesso oggetto, ognuna basata su fotoni con energia superiore a una certa soglia.
Abbiamo misurato le Unità Hounsfield (HU) medie e massime per ogni proiettile in ciascuna delle quattro immagini a soglia energetica e poi abbiamo calcolato gli Indici a Doppia Energia (DEI) per diverse coppie di energie (bassa/alta: 20/90 keV, 55/90 keV, 72/90 keV).
Risultati Sorprendenti: Piombo vs Ottone Sotto la Lente PCCT
E qui viene il bello! Nelle scansioni fatte con la modalità standard (simile a una TC convenzionale), non abbiamo trovato differenze significative nei valori HU tra i proiettili in piombo e quelli in ottone. Sembrava quasi impossibile distinguerli solo basandosi su quei dati.
Ma quando abbiamo analizzato le immagini ottenute con la modalità a 4 soglie della PCCT, la musica è cambiata completamente! Abbiamo osservato che i valori HU si comportavano in modo diverso per il piombo e per l’ottone al variare della soglia energetica. Nel piombo, gli HU tendevano ad aumentare leggermente passando da 20 a 90 keV. Nell’ottone, invece, aumentavano da 20 a 55 keV per poi diminuire gradualmente a 72 e 90 keV. Già questo era un segnale importante!
La vera conferma è arrivata con i calcoli dei DEI. Abbiamo trovato differenze statisticamente molto significative tra piombo e ottone, specialmente usando la coppia di energie 20/90 keV. I valori DEI erano nettamente diversi per i due materiali, sia considerando gli HU medi che quelli massimi. Anche per le altre coppie di energie (55/90 e 72/90 keV), le differenze, sebbene minori, rimanevano significative.

Cosa Significa Tutto Questo? Le Applicazioni Future
Questi risultati sono entusiasmanti! Dimostrano che la PCCT ha il potenziale per diventare uno strumento potentissimo per l’identificazione non invasiva dei proiettili. Pensate alle implicazioni:
- In ambito clinico: I medici potrebbero caratterizzare un proiettile conficcato senza dover operare per forza, aiutando a decidere la migliore strategia terapeutica e fornendo informazioni utili in caso di indagini. Potrebbe anche essere utile per identificare proiettili ferromagnetici (non testati nel nostro studio) prima di una risonanza magnetica, evitando rischi per il paziente.
- In ambito forense: Gli investigatori potrebbero ottenere dati sul materiale del proiettile direttamente dalle scansioni TC post-mortem, aiutando a restringere il campo delle armi utilizzate o a collegare diversi casi. Nei disastri di massa, permetterebbe di analizzare rapidamente le vittime e dare priorità alle autopsie più urgenti.
Limiti e Prossimi Passi
Certo, come ogni studio iniziale, anche il nostro ha dei limiti. Abbiamo usato un fantoccio semplificato e un numero limitato di tipi di proiettili. La modalità di ricerca che abbiamo utilizzato non aveva ancora implementato la correzione per l’artefatto da indurimento del fascio (beam hardening), un problema noto quando si scansionano oggetti metallici densi.
Serviranno ulteriori ricerche, magari usando fantocci più realistici (antropomorfi) o tessuti animali, e includendo una gamma più ampia di proiettili, compresi quelli frammentati o quelli ferromagnetici. Bisognerà anche vedere come si comporterà la tecnologia una volta implementata nelle modalità cliniche standard.
Ma la strada è tracciata. La PCCT si è dimostrata promettente. La capacità di “vedere” dentro i materiali grazie all’analisi energetica dei fotoni è una vera rivoluzione silenziosa che potrebbe cambiare il volto della radiologia clinica e forense. Non vedo l’ora di vedere dove ci porteranno i prossimi sviluppi!
Fonte: Springer
