Una persona guarda con sospetto e disgusto un piatto contenente cibi esotici e sconosciuti, illuminazione drammatica laterale che accentua l'espressione facciale, obiettivo 50mm, profondità di campo che sfoca leggermente lo sfondo, stile realistico ad alto dettaglio.

Paura nel Piatto: Perché Alcuni Cibi Nuovi Ci Fanno Accapponare la Pelle?

Introduzione: Quella strana sensazione davanti a un piatto sconosciuto

Vi è mai capitato? Siete a cena fuori, magari in un ristorante etnico, o un amico vi propone un assaggio di qualcosa che non avete mai visto prima. E lì, scatta qualcosa. Una vocina dentro di voi dice: “Mmmh, non so…”. Non è solo questione di gusto, è una sensazione più profonda, quasi un’esitazione istintiva. Ecco, oggi voglio parlarvi proprio di questo: della neofobia alimentare, ovvero la paura o l’avversione verso i cibi nuovi, e di come potrebbe essere legata a qualcosa di molto antico e radicato in noi: la paura delle malattie.

Pensateci: per i nostri antenati, assaggiare una bacca sconosciuta o un pezzo di carne dall’aspetto insolito poteva significare la differenza tra un pasto nutriente e un’intossicazione potenzialmente letale. Mangiare è fondamentale, ma è anche una delle vie principali attraverso cui possiamo entrare in contatto con agenti patogeni pericolosi. Non sorprende, quindi, che la nostra mente abbia sviluppato dei meccanismi di difesa, una sorta di “sistema immunitario comportamentale”, per proteggerci.

Cos’è esattamente la Neofobia Alimentare?

La neofobia alimentare non è semplicemente essere “schizzinosi”. È una specifica riluttanza a provare cibi che non conosciamo. È un tratto psicologico che varia molto da persona a persona. C’è chi si tufferebbe a capofitto in un piatto di insetti fritti e chi storce il naso anche solo davanti a una verdura cucinata in modo diverso dal solito.

Questa diffidenza verso il nuovo, soprattutto in campo alimentare, ha probabilmente radici evolutive. Essere cauti con ciò che si mette in bocca poteva salvare la vita in un ambiente pieno di pericoli invisibili come batteri e tossine. Certo, oggi nel nostro mondo di supermercati e ristoranti controllati, questo istinto può sembrare meno utile, a volte persino limitante, impedendoci di scoprire nuovi sapori e culture gastronomiche. Ma rimane lì, sotto la superficie.

Il Legame Sospetto: Paura dei Germi e Rifiuto del Cibo Nuovo

Ed è qui che entra in gioco la ricerca. Ci siamo chiesti: questa avversione per i cibi nuovi è forse collegata alla nostra generale preoccupazione per le malattie? Chi ha più paura di ammalarsi è anche più restio a sperimentare a tavola?

Per capirlo, abbiamo usato strumenti psicologici come la scala della Perceived Vulnerability to Disease (PVD). Questa scala misura due aspetti principali della nostra “sensibilità” alle malattie:

  • L’avversione ai germi (Germ Aversion – GA): quanto ci sentiamo a disagio o proviamo disgusto al pensiero di entrare in contatto con potenziali fonti di contagio (es. stringere la mano a qualcuno, toccare oggetti pubblici).
  • La percettività all’infettività (Perceived Infectability – PI): quanto crediamo di essere personalmente suscettibili ad ammalarci (es. “Se c’è un’influenza in giro, la prendo di sicuro”).

L’ipotesi era che, soprattutto chi ha un’alta avversione ai germi, potesse vedere inconsciamente i cibi nuovi come potenziali “cavalli di Troia” per microbi sconosciuti e pericolosi.

Fotografia macro di un piatto contenente un cibo dall'aspetto insolito e sconosciuto, forse un frutto esotico o un insetto commestibile preparato, illuminazione controllata per evidenziare i dettagli, obiettivo macro 90mm, messa a fuoco precisa sulla texture del cibo.

Cosa Abbiamo Scoperto? Le Nostre Ricerche

Abbiamo condotto tre studi diversi, coinvolgendo in totale oltre 700 persone, per indagare questa relazione. E i risultati sono stati piuttosto interessanti.

In tutti e tre gli studi, è emerso un dato costante: le persone con una maggiore avversione ai germi (quelli che, per intenderci, si lavano le mani più spesso e provano più disgusto per lo sporco) tendevano ad avere anche livelli più alti di neofobia alimentare. Sembra proprio che questo fastidio viscerale per i germi si traduca in una maggiore cautela verso ciò che è gastronomicamente ignoto.

E la percezione di essere vulnerabili alle malattie (PI)? Anche qui abbiamo trovato un legame positivo con la neofobia alimentare: chi si sentiva più incline ad ammalarsi era anche un po’ più restio a provare cibi nuovi. Tuttavia, questo legame è risultato un po’ più “ballerino” tra i vari studi, meno costante rispetto a quello con l’avversione ai germi.

Abbiamo anche provato a fare un esperimento (nello Studio 3): abbiamo cercato di “attivare” temporaneamente la paura delle malattie in alcuni partecipanti, parlando con loro di germi e contagi, per vedere se questo li rendesse immediatamente più diffidenti verso snack provenienti da paesi stranieri (Giappone, Brasile, Finlandia…). Sorprendentemente, questo “priming” della minaccia non ha avuto un effetto significativo sulla scelta immediata del cibo. Chi era già neofobico di suo ha mostrato meno propensione a provare gli snack stranieri, ma la conversazione sulla malattia non ha cambiato le carte in tavola nell’immediato. Questo potrebbe dipendere da tanti fattori, magari gli snack confezionati sembravano comunque “sicuri”, o forse questi meccanismi sono più profondi e meno sensibili a stimoli estemporanei.

Infine, mettendo insieme i dati di tutti gli studi (con una tecnica chiamata meta-analisi interna), abbiamo confermato che sia l’avversione ai germi sia la percezione di essere vulnerabili alle malattie sono entrambe associate in modo unico e positivo alla neofobia alimentare. Insomma, sia la reazione emotiva (disgusto per i germi) sia la valutazione più cognitiva (sentirsi fragili) sembrano contribuire a questa diffidenza verso il cibo nuovo.

Perché Tutto Questo è Importante?

Capire questo legame non è solo una curiosità accademica. Ci dice molto su come funzioniamo e su come le nostre paure più profonde possano influenzare comportamenti quotidiani come la scelta del cibo. Questa ricerca si inserisce in un filone più ampio che collega la paura delle malattie ad altre forme di “neofobia”:

  • Neofobia sessuale: alcune ricerche suggeriscono che chi è più sensibile al disgusto o all’avversione ai germi potrebbe essere meno incline a cercare partner occasionali o varietà sessuale.
  • Neofobia culturale e xenofobia: la paura delle malattie è stata collegata anche a un atteggiamento più chiuso verso culture diverse o persone percepite come “straniere”, viste inconsciamente come potenziali portatrici di patogeni sconosciuti.

Il cibo è un potentissimo simbolo culturale. Un cibo “straniero” non è solo nuovo al palato, ma rappresenta anche una cultura diversa. È possibile che la nostra reazione a esso sia un mix complesso di timori legati alla salute e timori legati all’estraneità culturale.

Ritratto di una persona che guarda con esitazione un piatto di cibo etnico colorato e sconosciuto, espressione mista di curiosità e disgusto/paura, luce soffusa, profondità di campo ridotta per focalizzare sull'espressione, obiettivo 35mm, stile filmico.

Limiti e Prossimi Passi

Certo, come in ogni ricerca, ci sono dei limiti. Nello studio con gli snack stranieri, forse abbiamo usato cibi troppo “normali” (erano pur sempre snack confezionati, non cavallette arrosto!). Magari con cibi dall’aspetto più chiaramente insolito o “disgustoso” i risultati sarebbero stati diversi. Inoltre, le persone che abbiamo studiato erano principalmente studenti universitari americani; sarebbe interessante vedere se questi legami valgono anche per persone con diverse età, background culturali e abitudini alimentari.

Il fatto che il nostro tentativo di “attivare” la paura delle malattie non abbia influenzato le scelte alimentari immediate suggerisce che o il metodo non era abbastanza potente, o che la neofobia alimentare è un tratto più stabile, meno influenzabile da stati emotivi passeggeri. Serviranno altre ricerche per capirlo meglio, magari usando stimoli più forti o misurando le scelte alimentari in modo diverso.

Conclusione: Un Istinto nel Piatto

Insomma, la prossima volta che esitate davanti a un cibo nuovo, pensateci: potrebbe non essere solo il vostro palato a parlare, ma anche un antico sistema di difesa che cerca di tenervi al sicuro da minacce invisibili. La nostra relazione con il cibo è incredibilmente complessa, intrecciata con la nostra biologia, la nostra psicologia e la nostra cultura. E la paura delle malattie sembra giocare un ruolo non trascurabile in questa affascinante storia evolutiva che si svolge, boccone dopo boccone, sulle nostre tavole.

Fonte: Springer

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