Parassiti nel Sangue dei Cavalli in Myanmar: La Nostra Incredibile Scoperta!
Ciao a tutti gli appassionati di scienza e amici degli animali! Oggi voglio portarvi con me in un viaggio affascinante, quasi da detective, nel mondo microscopico che si nasconde nel sangue dei cavalli, in una terra lontana e ricca di fascino: il Myanmar. Ammettiamolo, i cavalli sono creature magnifiche, simbolo di forza e libertà, ma anche loro, purtroppo, hanno i loro nemici invisibili: i parassiti del sangue, o emoparassiti. Questi minuscoli organismi possono causare problemi seri, compromettendo la salute e il benessere dei nostri amici equini, specialmente in alcune aree del mondo.
Proprio per far luce su questa problematica, abbiamo intrapreso uno studio mirato in Myanmar, un paese dove, fino ad ora, le informazioni su questi specifici “intrusi” nel sangue dei cavalli erano piuttosto scarse. Il nostro obiettivo? Capire quanto fossero diffusi questi parassiti, identificare quali specie fossero presenti e se ci fossero fattori particolari (come età, sesso o razza del cavallo) che aumentassero il rischio di infezione.
La Nostra Indagine sul Campo
Come abbiamo fatto? Beh, ci siamo rimboccati le maniche e, tra aprile e ottobre 2023, abbiamo girato per cinque diverse regioni del Myanmar – Ayeyarwady, Mandalay, Nay Pyi Taw, lo Stato Shan Settentrionale e Yangon – aree note per avere significative popolazioni equine. Abbiamo raccolto campioni di sangue da ben 302 cavalli, sia di razze locali (“indigene”) che importate (“esotiche”).
Il primo passo è stato l’esame al microscopio. Abbiamo preparato dei vetrini con una goccia di sangue di ogni cavallo e li abbiamo scrutati attentamente alla ricerca di segni della presenza di piroplasmi (come Theileria e Babesia), di Trypanosoma (un altro tipo di protozoo) e di microfilarie (le forme larvali di alcuni vermi, come Setaria equina). È un lavoro da certosini, ma fondamentale!
Ma non ci siamo fermati qui. Per i campioni che risultavano positivi ai piroplasmi al microscopio, volevamo la certezza assoluta e volevamo sapere *esattamente* di quale specie si trattasse. Qui entra in gioco la biologia molecolare! Abbiamo estratto il DNA da questi campioni e utilizzato una tecnica super potente chiamata PCR (Reazione a Catena della Polimerasi), usando dei “primer” specifici che funzionano come calamite per il DNA dei piroplasmi equini. In pratica, abbiamo “amplificato” piccoli frammenti del loro codice genetico (il gene SSU rRNA) per poterli identificare senza ombra di dubbio.
Abbiamo anche raccolto dati su età, sesso e razza di ogni cavallo e analizzato alcuni parametri del sangue (globuli bianchi, globuli rossi, emoglobina, ematocrito) per vedere se ci fossero differenze tra cavalli infetti e non infetti.
Cosa Abbiamo Scovato nel Sangue Birmano?
Ebbene, i risultati sono stati davvero interessanti! Complessivamente, abbiamo scoperto che il 30,8% dei cavalli esaminati (cioè 93 su 302) ospitava almeno un tipo di parassita nel sangue. Non pochi, vero?
Scendendo nel dettaglio:
- I piroplasmi erano i più comuni, presenti nel 22,5% dei cavalli (68 su 302). Questi sono trasmessi dalle zecche e causano la piroplasmosi equina, una malattia potenzialmente grave.
- Il Trypanosoma spp. (probabilmente Trypanosoma evansi, che causa la “surra”) è stato trovato nell’8,3% dei casi (25 su 302). Questo parassita è trasmesso da insetti ematofagi come i tafani.
- Le microfilarie di Setaria equina (trasmesse dalle zanzare) erano presenti nel 2,3% dei cavalli (7 su 302).
Abbiamo notato anche differenze geografiche: le regioni di Yangon e Mandalay hanno mostrato la prevalenza più alta (entrambe al 35%), seguite dallo Stato Shan Settentrionale (33,9%), Ayeyarwady (25%) e Nay Pyi Taw (24,6%). Questo potrebbe dipendere da fattori ambientali, come la maggiore presenza di vettori (zecche, mosche, zanzare) in certe aree o durante certi periodi (abbiamo campionato durante la stagione calda e umida, ideale per la loro proliferazione), ma anche dalle pratiche di gestione e controllo dei parassiti nelle diverse scuderie.

Fattori di Rischio e Parametri Sanguigni: Cosa Dicono i Dati?
Ci siamo chiesti: l’età, il sesso o la razza del cavallo influenzano la probabilità di essere infettato? Sorprendentemente, le nostre analisi statistiche hanno detto di no. Non abbiamo trovato associazioni significative tra questi fattori e la presenza generale di emoparassiti. Questo suggerisce che tutti i cavalli, indipendentemente da queste caratteristiche, sono potenzialmente vulnerabili se esposti ai vettori. Forse le malattie trasmesse da vettori non conferiscono un’immunità duratura, rendendo tutti gli animali suscettibili.
E i parametri del sangue? Anche qui, non abbiamo trovato differenze statisticamente significative nei livelli di globuli rossi (RBC), emoglobina (Hb) ed ematocrito (HCT) tra i cavalli positivi e quelli negativi. Ci aspettavamo magari segni di anemia nei cavalli infetti, ma probabilmente le infezioni che abbiamo rilevato erano in molti casi lievi o croniche (stato di portatore), senza causare alterazioni ematiche evidenti al momento del prelievo. L’unica leggera differenza osservata è stata nei globuli bianchi (WBC), che tendevano ad essere leggermente più bassi nel gruppo positivo, ma senza raggiungere la significatività statistica.
La Grande Conferma: Theileria equi Identificata!
Ma veniamo al risultato forse più eccitante dal punto di vista scientifico: l’identificazione molecolare dei piroplasmi. Grazie alla PCR e al sequenziamento del DNA, siamo riusciti a identificare con certezza la specie presente in due dei campioni positivi. Ed ecco la conferma: si trattava di Theileria equi!
Questa è una scoperta importante perché è la prima volta che la presenza di Theileria equi viene confermata molecolarmente nei cavalli del Myanmar. Perché è rilevante? Perché Theileria equi è nota per causare infezioni che possono durare per tutta la vita del cavallo, rendendolo un portatore cronico e una potenziale fonte di infezione per altri cavalli tramite le zecche. L’altro piroplasma equino, Babesia caballi, tende invece a causare infezioni che possono risolversi nel tempo. Non aver trovato B. caballi con la PCR potrebbe dipendere dal fatto che magari il parassita era stato eliminato dall’ospite o presente a livelli troppo bassi per essere rilevato dalla nostra metodica su quei specifici campioni analizzati molecolarmente.
Abbiamo anche confrontato le sequenze genetiche della nostra Theileria equi con quelle depositate in banche dati internazionali (GenBank). È emerso che i nostri isolati erano identici al 100% a ceppi trovati in Francia, Cina, Corea, Mongolia, Svizzera e Spagna, e molto simili (98,1%) a ceppi di Argentina, Sud Africa e Cuba. Questo suggerisce possibili legami epidemiologici e forse movimenti di animali o vettori tra queste aree.

Perché Questa Ricerca è Importante?
Insomma, il nostro studio ha acceso un faro sulla presenza e la diffusione degli emoparassiti nei cavalli in Myanmar. Abbiamo stabilito una prevalenza complessiva moderatamente alta (circa il 30%) e, soprattutto, abbiamo documentato per la prima volta con tecniche molecolari la presenza di Theileria equi.
Questi dati sono fondamentali:
- Forniscono informazioni di base (baseline) prima inesistenti per il paese.
- Sottolineano l’importanza della piroplasmosi equina come potenziale rischio in questa regione.
- Evidenziano la necessità di aumentare la consapevolezza tra proprietari di cavalli, allevatori e veterinari sull’importanza di queste malattie e sulla prevenzione.
- Suggeriscono l’urgenza di implementare migliori strategie di controllo dei vettori (zecche, mosche, zanzare) e programmi di screening regolari.
C’è ancora molto da fare, ovviamente. Sarebbe importante estendere le indagini ad altre aree del Myanmar, identificare specificamente le specie di zecche e altri insetti vettori presenti, caratterizzare geneticamente un numero maggiore di parassiti e sviluppare misure di controllo mirate.
Questo studio è un primo passo cruciale. Speriamo che le nostre scoperte aiutino a proteggere meglio la salute di questi splendidi animali in Myanmar e contribuiscano a prevenire future epidemie. La scienza, anche quando si occupa di creature microscopiche, può fare una grande differenza nella vita di quelle più grandi!
Fonte: Springer
