Lente grandangolare, 24 mm, focus acuto, fotografia paesaggistica, che mostra un piccolo gruppo di maiali di razza mista (come Duroc, Tamworth) che foraggiano felici in un lussureggiante paddock verde con alcuni alberi sullo sfondo sotto un tipico cielo irlandese (parzialmente nuvoloso), enfatizzando il ambiente esterno e benessere in Ireland.

Maiali Felici all’Aperto in Irlanda? Occhio ai Parassiti Nascosti!

Ciao a tutti! Sono sempre stato affascinato dall’idea dei maiali che scorrazzano liberi nei pascoli, grufolando felici sotto il cielo d’Irlanda. È un’immagine idilliaca, vero? Molto meglio delle tristi realtà degli allevamenti intensivi al chiuso. E non sono l’unico a pensarla così: anche i consumatori apprezzano sempre di più questa scelta orientata al benessere animale.

Però, come spesso accade, c’è un “ma”. Vivere all’aperto, a contatto diretto con terra, erba e fango, espone i nostri amici suini a un rischio maggiore: i parassiti gastrointestinali (GI). Questi piccoli invasori possono diventare un bel problema per la loro salute e, di conseguenza, anche per la sostenibilità degli allevamenti stessi.

Recentemente mi sono imbattuto in uno studio irlandese davvero interessante che ha voluto vederci chiaro su questa faccenda. Hanno cercato di capire quali parassiti fossero più comuni, come la stagione, l’età dei maiali e le pratiche di gestione (tipo l’uso di farmaci antiparassitari o la rotazione dei pascoli) influenzassero la loro presenza. E i risultati, lasciatemelo dire, sono piuttosto illuminanti!

L’Indagine sul Campo: Come Hanno Fatto?

Immaginatevi i ricercatori, armati di stivali e provette, in giro per 20 fattorie sparse in tutta l’Irlanda che allevano maiali all’aperto. Non parliamo di mega-allevamenti, ma spesso di realtà più piccole, quasi a gestione familiare, che rappresentano un settore in crescita ma ancora poco studiato sull’isola.

Hanno fatto due “tour”: uno tra l’inverno e la primavera (e anche un salto a dicembre 2023) e un altro tra l’estate e l’autunno del 2023. In totale, hanno raccolto 65 campioni di feci, non da un singolo maiale, ma un mix rappresentativo per ogni recinto (paddock). Perché proprio le feci? Perché è lì che si nascondono le “prove”: le uova dei parassiti!

Oltre ai campioni, hanno raccolto informazioni preziose parlando con gli allevatori:

  • Che tipo di maiali c’erano nei recinti (giovani in crescita/ingrasso o scrofe e verri adulti)?
  • Usavano farmaci antiparassitari (i cosiddetti antielmintici)?
  • Praticavano la rotazione dei recinti (spostando i maiali periodicamente su terreni “puliti”)?

Una volta in laboratorio, hanno usato una tecnica chiamata McMaster (un classico per queste analisi!) per contare le uova presenti in ogni grammo di feci (il famoso FEC – Faecal Egg Count) e identificare i “colpevoli” osservandone la forma al microscopio.

I “Soliti Sospetti”: Chi Vive nell’Intestino dei Maiali Irlandesi?

Lo studio ha identificato quattro principali “inquilini” indesiderati:

  • Eimeria/Isospora spp.: Si tratta di coccidi, dei protozoi microscopici.
  • Strongili: Un gruppo di vermi nematodi (tra cui generi come Oesophagostomum). Le loro uova sono molto simili tra loro, quindi vengono raggruppate.
  • Ascaris suum: Il classico verme tondo del maiale, abbastanza grande e riconoscibile.
  • Trichuris suis: Conosciuto come tricocefalo, un altro tipo di verme nematode.

E la loro diffusione? Beh, preparatevi: Eimeria/Isospora e gli strongili erano praticamente onnipresenti! Oltre l’80% delle fattorie visitate li ospitava in entrambe le visite. Questo ci dice che sono parassiti molto ben adattati all’ambiente esterno.

Ascaris suum era presente in circa il 30% delle fattorie, una prevalenza moderata ma comunque significativa. Il povero Trichuris suis, invece, era decisamente più raro, trovato solo in pochissime fattorie (circa il 9%).

Curiosamente, non c’era una differenza enorme nella presenza generale di questi parassiti tra le due visite stagionali. Ma attenzione, la presenza è una cosa, la quantità è un’altra… ed è qui che le cose si fanno interessanti!

Lenti macro, 90 mm, dettagli elevati, messa a fuoco precisa, illuminazione controllata, che mostrano varie uova di parassita (Strongyle, Ascaris, Eimeria Oocyst) visibili sotto uno scivolo al microscopio in un ambiente di laboratorio scientifico, enfatizzando il processo diagnostico.

Le Montagne Russe Stagionali dei Parassiti

Qui arriva una delle scoperte più affascinanti: la conta delle uova (FEC) variava parecchio con le stagioni, ma in modo diverso a seconda del parassita!

Per Eimeria/Isospora, la conta delle oocisti (le loro “uova”) era significativamente più alta nella seconda visita (estate/autunno) rispetto alla prima (inverno/primavera). Sembra che le temperature più miti dell’estate irlandese (che non sono mai torride, siamo chiari!) creino condizioni ideali per la sopravvivenza e lo sviluppo di questi protozoi nell’ambiente, portando a maggiori infezioni in quel periodo.

Per gli strongili, invece, è successo l’esatto contrario! La conta delle loro uova era più alta nella prima visita (inverno/primavera). Come mai? Gli strongili hanno un ciclo vitale che passa attraverso stadi larvali nel pascolo. Le uova e le larve più giovani sono sensibili al freddo intenso dell’inverno e anche al caldo secco dell’estate (che però in Irlanda è meno un problema). Probabilmente, le larve che riescono a sopravvivere all’estate vengono ingerite dai maiali e diventano vermi adulti che depongono molte uova proprio verso la fine dell’inverno e l’inizio della primavera. Le temperature invernali più rigide, anche se non estreme come in altri paesi, potrebbero comunque limitare la sopravvivenza delle uova deposte in pieno inverno, riducendo il carico infettivo per la stagione successiva (estate/autunno). È un ciclo complesso legato alle temperature!

Per Ascaris suum e Trichuris suis, invece, non sono state osservate differenze significative nella conta delle uova tra le stagioni. Le loro uova sono notoriamente molto resistenti alle condizioni ambientali, quindi questo risultato non sorprende più di tanto.

Questione di Età: Giovani vs Adulti

Lo studio ha anche confrontato i maiali più giovani (quelli in crescita e ingrasso, sotto gli 8 mesi) con gli adulti (scrofe e verri, dai 9 mesi ai 4 anni). E anche qui, sono emerse differenze interessanti:

  • I maiali giovani (fatteners) avevano una conta di oocisti di Eimeria/Isospora più alta rispetto agli adulti. Questo ha senso: gli animali più vecchi, essendo stati esposti più volte a questi coccidi, sviluppano probabilmente un’immunità più forte che tiene sotto controllo l’infezione.
  • Al contrario, le scrofe e i verri adulti avevano una conta di uova di strongili più alta rispetto ai giovani. Gli strongili, in particolare Oesophagostomum, sembrano essere meno “immunogenici”, cioè stimolano meno la risposta immunitaria dell’ospite. Questo potrebbe portare a un accumulo di vermi adulti negli animali più anziani, che continuano a rilasciare uova.

Per Ascaris e Trichuris, non sono emerse differenze significative legate all’età in questo studio specifico, anche se altre ricerche a volte mostrano un calo dell’intensità dell’infezione con l’età, grazie all’immunità acquisita.

Gestione della Fattoria: Farmaci e Rotazione Fanno la Differenza?

E veniamo alle pratiche di gestione. Solo 7 delle 20 fattorie usavano regolarmente farmaci antielmintici. Ebbene, in queste fattorie la conta delle uova di strongili era significativamente più bassa. Questo conferma che i farmaci, quando usati, sono efficaci contro questo gruppo di parassiti (anche se, attenzione, il problema della resistenza ai farmaci è sempre dietro l’angolo!).

Sorprendentemente, l’uso di antielmintici non sembrava avere un impatto significativo sulla conta di Ascaris suum o Eimeria/Isospora in questo studio. Per Ascaris, forse il numero limitato di fattorie positive che usavano farmaci ha reso difficile vedere un effetto chiaro. Per Eimeria/Isospora, che sono protozoi e non vermi (elminti), i farmaci antielmintici standard potrebbero non essere l’arma più adatta.

E la rotazione dei pascoli? Di per sé, non sembrava avere un effetto drastico sulla conta dei parassiti in generale. Tuttavia, c’era un’indicazione interessante: nelle fattorie che usavano sia gli antielmintici sia la rotazione dei pascoli, la conta di Eimeria/Isospora tendeva ad essere più bassa. Questo suggerisce che combinare diverse strategie di controllo (farmaci + gestione ambientale) potrebbe essere la chiave, specialmente per parassiti “resistenti” come i coccidi. La rotazione aiuta a ridurre la contaminazione ambientale, dando ai pascoli il tempo di “ripulirsi” dalle oocisti infettive.

Teleotdo Zoom, 200 mm, velocità dell'otturatore veloce, monitoraggio del movimento, mostrando scrofe e cinghiali che sfiorano pacificamente in un grande pascolo irlandese verde durante una giornata leggermente nuvolosa, sottolineando il loro ambiente esterno e la differenza di età rispetto ai maiali più giovani.

Cosa Ci Portiamo a Casa da Questo Studio?

Questa ricerca è davvero preziosa perché è la prima a darci un quadro così dettagliato della situazione dei parassiti gastrointestinali nei maiali allevati all’aperto in Irlanda. Ci dice chiaramente che:

  • Eimeria/Isospora e gli strongili sono molto comuni e rappresentano una sfida costante.
  • La stagione gioca un ruolo chiave, influenzando diversamente i livelli dei vari parassiti.
  • L’età dei maiali conta: i giovani sono più suscettibili ai coccidi, gli adulti agli strongili.
  • L’uso di antielmintici aiuta a controllare gli strongili.
  • La rotazione dei pascoli, specialmente se combinata con trattamenti, può contribuire a ridurre il carico di coccidi.

Capire questi fattori è fondamentale per sviluppare strategie di controllo più efficaci e mirate. Non si tratta solo di usare farmaci a tappeto (che può portare a resistenze), ma di integrare buone pratiche di gestione, tenendo conto delle dinamiche specifiche di ogni parassita, della stagione e dell’età degli animali.

Molte di queste infezioni, soprattutto quelle da vermi, sono spesso subcliniche, cioè non causano sintomi evidenti ma logorano lentamente l’animale, riducendo l’efficienza alimentare, la crescita e il benessere generale. Senza contare che alcuni di questi parassiti (come Ascaris e Trichuris) possono potenzialmente essere trasmessi anche all’uomo (zoonosi), un altro aspetto da non sottovalutare.

Insomma, allevare maiali all’aperto è una scelta lodevole per il loro benessere, ma richiede attenzione e consapevolezza dei rischi nascosti nel terreno. Studi come questo ci aiutano a tenere alta la guardia e a proteggere al meglio la salute dei nostri amici grugnanti!

Fonte: Springer

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *