Protesi d’Anca: La Posizione Sul Fianco Cambia Tutto? Scopriamolo Insieme!
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa di affascinante che riguarda il nostro corpo, in particolare la colonna vertebrale e il bacino, e di come la loro posizione possa influenzare un intervento molto comune: la protesi totale d’anca (THA). Magari vi sembrerà un dettaglio, ma fidatevi, può fare una bella differenza!
Il Problema dell’Instabilità nella Protesi d’Anca
Partiamo da un fatto: una delle grane più comuni dopo un intervento di protesi d’anca è l’instabilità, che può portare addirittura alla necessità di un nuovo intervento. Si stima che succeda nell’1-4% dei casi primari. E una delle cause principali di questa instabilità? Un posizionamento non proprio perfetto della componente acetabolare, quella specie di “coppetta” che si inserisce nel bacino.
Tempo fa, un certo Lewinnek propose una “zona sicura” per gli angoli di questa coppetta, pensando di risolvere il problema. Peccato che, anche rispettando questa zona, i tassi di instabilità non siano scesi come sperato. Qui entrano in gioco i cosiddetti parametri spinopelvici (SPP). Cosa sono? In pratica, sono misure che descrivono come sono allineati tra loro la colonna vertebrale e il bacino. I più importanti sono:
- Pendenza Sacrale (SS – Sacral Slope): L’inclinazione dell’osso sacro.
- Inclinazione Pelvica (PT – Pelvic Tilt): Quanto il bacino è inclinato avanti o indietro.
- Incidenza Pelvica (PI – Pelvic Incidence): Un parametro anatomico fisso, unico per ognuno di noi, che lega SS e PT (PI = SS + PT).
- Ante-inclinazione Acetabolare (AI – Ante-inclination): L’orientamento della “coppetta” naturale del nostro bacino.
Studi recenti hanno iniziato a sottolineare quanto sia cruciale considerare i cambiamenti dinamici di questi parametri quando ci muoviamo, ad esempio passando dalla posizione eretta a quella seduta. Questa variabilità può influenzare l’orientamento funzionale della protesi. Si è persino ipotizzato che personalizzare la “zona sicura” in base alla mobilità spinopelvica individuale possa migliorare la stabilità. Insomma, capire come questi parametri cambiano con la posizione sta diventando fondamentale.
La Domanda Cruciale: E da Sdraiati sul Fianco?
Normalmente, per pianificare l’intervento, si fanno radiografie da in piedi e da seduti. Ma c’è un “ma” grosso come una casa: moltissimi chirurghi eseguono l’intervento di protesi d’anca con il paziente in decubito laterale (LD), cioè sdraiato su un fianco. E qui sorge la domanda che ci siamo posti nel nostro studio: cosa succede ai parametri spinopelvici in questa posizione specifica? Cambiano rispetto a quando siamo in piedi o seduti? Finora, nessuno aveva indagato a fondo.
Capire come si comporta l’ante-inclinazione acetabolare (AI) in posizione LD potrebbe essere preziosissimo per i chirurghi, visto che è proprio lì che devono posizionare la protesi!
Il Nostro Studio: Cosa Abbiamo Fatto
Per rispondere a questa domanda, abbiamo condotto uno studio retrospettivo su 140 pazienti (90 uomini e 50 donne, età media intorno ai 44 anni) che dovevano sottoporsi a protesi totale d’anca primaria tra il 2023 e il 2024 presso il nostro centro. Abbiamo ottenuto tutte le approvazioni etiche necessarie e il consenso informato da ogni partecipante.
Per ciascun paziente, abbiamo eseguito tre radiografie laterali spinopelviche:
- In piedi: Posizione eretta standard.
- Seduto: Su una sedia radiotrasparente, con anche e ginocchia a 90°.
- Decubito Laterale (LD): Sdraiato sul fianco non operato, con l’anca e il ginocchio da operare flesse a 30°, l’altra gamba leggermente flessa, e il bacino stabilizzato.
Due chirurghi esperti hanno misurato i parametri SS, PT, PI e AI su tutte le radiografie usando un software specifico (mediCAD®), e abbiamo verificato che le loro misurazioni fossero concordi (l’affidabilità inter-osservatore era buona, con ICC tra 0.83 e 0.91). Abbiamo poi analizzato i dati usando test statistici per confrontare i valori nelle diverse posizioni e vedere se ci fossero associazioni con età, sesso, BMI, mobilità spinopelvica, ecc.
I Risultati: Sorpresa, Sdraiati è Diverso!
Ebbene sì, i risultati hanno parlato chiaro! Come ci si aspettava, la PI (Incidenza Pelvica) è rimasta costante perché è un parametro anatomico fisso. Ma gli altri parametri – SS, PT e AI – hanno mostrato differenze significative non solo tra la posizione eretta e quella seduta (cosa già nota), ma anche tra la posizione eretta e quella in decubito laterale (P < 0.001).
Ecco cosa abbiamo osservato passando dalla posizione eretta a quella in decubito laterale:
- Pendenza Sacrale (SS): È diminuita (di più di 5°) nel 51.4% dei pazienti, è rimasta stabile (tra -5° e +5°) nel 35.7%, ed è aumentata (più di 5°) nel 12.9%.
- Inclinazione Pelvica (PT): È diminuita nel 13.6% dei casi, è rimasta stabile nel 39.3%, ed è aumentata nel 47.1%. C’è una forte correlazione inversa tra le variazioni di SS e PT, come previsto (se uno scende, l’altro sale per mantenere l’equilibrio).
- Ante-inclinazione Acetabolare (AI): È diminuita nel 26.4% dei casi, è rimasta stabile nel 25.7%, ed è aumentata nel 47.9% dei casi.
Ancora più interessante, abbiamo trovato una correlazione significativa tra le variazioni dell’AI e quelle di SS (P=0.02) e PT (P=0.001). Ad esempio, nel 65.2% dei pazienti in cui il PT aumentava significativamente (>+5°), anche l’AI aumentava significativamente (>+5°). Questo conferma che l’orientamento dell’acetabolo, cruciale per posizionare la protesi, è influenzato dai cambiamenti posturali del bacino anche in decubito laterale. In parole povere: l’orientamento dell’acetabolo che misuriamo da in piedi non è detto che sia lo stesso quando il paziente è sdraiato sul fianco durante l’intervento!
Un altro dato curioso: non abbiamo trovato associazioni significative tra questi cambiamenti e fattori come età, sesso, BMI, malattia di base, lato operato, mobilità spinopelvica o valore di PI. Sembra proprio che sia la posizione stessa a guidare questi cambiamenti, più che le caratteristiche individuali del paziente (almeno per i fattori che abbiamo analizzato).
Cosa Significa Tutto Questo per i Chirurghi (e per i Pazienti)?
Questi risultati hanno implicazioni importanti. Se un chirurgo pianifica il posizionamento della coppa acetabolare basandosi solo sulle radiografie da in piedi, potrebbe trovarsi con un orientamento diverso durante l’intervento in decubito laterale, a causa di questi “spostamenti” pelvici intraoperatori. Questo disallineamento potenziale potrebbe influenzare la stabilità della protesi e gli esiti funzionali a lungo termine.
Il nostro studio è il primo, a nostra conoscenza, a esaminare specificamente questi cambiamenti in posizione LD. Supporta l’idea che un approccio più personalizzato e consapevole della dinamica spinopelvica potrebbe essere utile. Non stiamo dicendo che la posizione LD sia sbagliata, anzi, è molto usata e valida, ma che i chirurghi che la utilizzano dovrebbero essere consapevoli di questa potenziale variabilità.
Limiti e Prospettive Future
Come ogni studio, anche il nostro ha dei limiti. Standardizzare perfettamente la posizione dei pazienti per le radiografie, specialmente in decubito laterale, è difficile. Inoltre, abbiamo usato una posizione seduta “dritta”, mentre una posizione più rilassata potrebbe dare risultati leggermente diversi. Infine, non abbiamo seguito i pazienti dopo l’intervento per vedere se queste differenze pre-operatorie si traducessero effettivamente in diversi posizionamenti della coppa o in tassi di lussazione differenti.
Nonostante ciò, crediamo che il nostro lavoro apra una porta importante. Dimostra che non possiamo dare per scontato che i parametri spinopelvici misurati da in piedi siano gli stessi in decubito laterale.
La ricerca futura dovrebbe concentrarsi su studi longitudinali per capire meglio l’impatto a lungo termine di questi cambiamenti dinamici sugli esiti della protesi d’anca ed esplorare i potenziali benefici di approcci personalizzati al posizionamento della coppa basati sugli SPP dinamici.
In conclusione, il modo in cui il nostro bacino e la nostra colonna si allineano quando siamo sdraiati su un fianco è diverso da quando siamo in piedi. È un pezzo del puzzle in più che i chirurghi ortopedici possono considerare per ottimizzare ulteriormente gli interventi di protesi d’anca e migliorare la vita dei loro pazienti. Affascinante, no?
Fonte: Springer