Dalle Valli alle Cime: Viaggio nei Paesaggi Sonori Nascosti delle Alpi
Avete mai provato a chiudere gli occhi in montagna e semplicemente… ascoltare? Non parlo solo del silenzio maestoso, ma di quel complesso concerto di suoni che definisce un luogo: il paesaggio sonoro. Recentemente, mi sono immerso (metaforicamente, s’intende!) nello studio dei paesaggi sonori estivi delle Alpi Calcaree Nordeuropee, in particolare nella zona di Garmisch-Partenkirchen, in Germania. Un’area magnifica, con vette che sfiorano i 3000 metri, valli verdissime, foreste e laghi. Ma cosa ci raccontano le sue “voci”?
Cos’è un Paesaggio Sonoro e Perché Dovrebbe Interessarci?
Immaginate il paesaggio sonoro come la colonna sonora di un ambiente. È composto da tre elementi principali:
- Biofonia: i suoni prodotti dagli esseri viventi non umani (il canto degli uccelli, il frinire degli insetti, il bramito di un cervo).
- Geofonia: i suoni prodotti da elementi naturali non viventi (il vento tra le rocce, lo scorrere di un fiume, il tuono).
- Antropofonia: i suoni generati dall’uomo e dalle sue attività (il traffico stradale o aereo, il rumore di macchinari, le voci, persino i campanacci delle mucche!).
Studiare i paesaggi sonori non è solo una curiosità acustica. Ci offre una finestra incredibile sulle interazioni tra processi naturali e attività umane, sulla salute degli ecosistemi e persino sulla biodiversità. Pensateci: un ambiente acusticamente ricco e naturale può essere indice di un ecosistema in buona salute. Inoltre, i suoni naturali hanno un valore enorme per il nostro benessere psicofisico, per la cultura e per le attività ricreative. Purtroppo, l’antropofonia, soprattutto sotto forma di rumore, è una minaccia crescente anche in aree remote e protette.
In Ascolto delle Alpi: Come Abbiamo Indagato
Per capire come cambiano i paesaggi sonori tra le valli e le cime alpine, abbiamo piazzato dei registratori audio autonomi (dei piccoli “orecchi elettronici” chiamati SongMeter Mini) in 44 siti diversi. Questi siti coprivano ben nove tipi di habitat differenti: dalle praterie alpine alle rocce quasi spoglie, dalle foreste di conifere e latifoglie ai prati usati più o meno intensamente dall’uomo, fino alle rive di laghi e fiumi e alle zone umide. Abbiamo registrato per giorni, catturando l’intera giornata, dall’alba al tramonto e anche di notte, durante l’estate del 2023, un periodo di massima attività sia biologica che umana (agricoltura, turismo).
Poi è iniziato il lavoro “dietro le quinte”: analizzare ore e ore di registrazioni (circa 2842 ore!). Abbiamo usato indicatori acustici specifici – indici che misurano la complessità, la diversità, l’energia dei suoni – e abbiamo anche ascoltato attentamente campioni di registrazioni per identificare le fonti sonore dominanti (biofonia, geofonia, antropofonia) nei diversi momenti della giornata e nei vari habitat. Volevamo rispondere a domande precise: come variano i suoni nello spazio (tra habitat diversi) e nel tempo (durante le 24 ore)? Quali fattori ambientali (come l’altitudine, la distanza da strade e ferrovie, la struttura del paesaggio circostante) influenzano questi suoni?
Dalle Valli alle Cime: Un Mondo di Differenze Sonore
I risultati sono stati affascinanti! Come ci aspettavamo, i paesaggi sonori cambiano parecchio a seconda dell’habitat.
- Habitat alpini (praterie e rocce): Qui, sopra il limite degli alberi, i paesaggi sonori sono risultati meno diversi, quasi più “essenziali”. C’è meno varietà acustica, dominano suoni più specifici. La geofonia (come il vento) è spesso protagonista. Ma attenzione: anche quassù, il rumore degli aerei (antropofonia) è una presenza sorprendentemente persistente.
- Habitat montani e di valle (foreste, prati, laghi/fiumi, zone umide): Scendendo di quota, i paesaggi sonori diventano più ricchi e variegati. C’è più complessità, più diversità acustica. Qui la biofonia è spesso più presente, ma anche l’antropofonia legata alle attività umane (traffico, agricoltura) si fa sentire di più, soprattutto vicino alle infrastrutture.
Queste differenze non dipendono solo dal tipo di habitat in sé, ma sono fortemente legate ad altri fattori:
- Altitudine: È un fattore chiave. Salendo, la diversità acustica tende a diminuire.
- Distanza dalle infrastrutture: Più ci si avvicina a strade, ferrovie, centri abitati, più l’antropofonia diventa dominante o comunque presente.
- Struttura del paesaggio: Aree con un mosaico più complesso di habitat (più margini tra diversi ambienti, maggiore varietà di “pezze” nel paesaggio) tendono ad avere paesaggi sonori più diversificati, soprattutto a quote più basse.
Il Ritmo del Giorno: L’Orchestra Alpina Cambia Musica
Non solo lo spazio, ma anche il tempo gioca un ruolo cruciale. Abbiamo osservato chiari pattern giornalieri (detti “diel”) nei suoni:
- Alba: È il momento della biofonia per eccellenza! Il coro degli uccelli esplode quasi ovunque, raggiungendo il picco di attività. In alcuni habitat si sentono anche insetti o altri animali.
- Giorno e Crepuscolo: Durante il giorno, l’antropofonia tende a prendere il sopravvento in molte aree, specialmente a quote più basse. Traffico stradale, rumori agricoli, attività umane diventano più presenti. La biofonia (canto degli uccelli, insetti) continua, ma spesso mescolata o sovrastata dai suoni umani. Al crepuscolo c’è spesso un secondo picco di attività biologica.
- Notte: L’attività biologica generalmente cala, anche se in alcuni habitat si fanno sentire insetti notturni (come le cicale in certe praterie di fondovalle) o anfibi. Sorprendentemente, l’antropofonia non scompare. Il rumore del traffico distante e, soprattutto, quello degli aerei, rimangono componenti significative del paesaggio sonoro notturno, anche in alta quota.
Questa scansione temporale è fondamentale. Ci dice quando certi suoni dominano, quando gli animali sono più attivi vocalmente e quando l’impatto umano è più forte. Ad esempio, il picco di canti all’alba potrebbe essere un momento particolarmente vulnerabile all’inquinamento acustico.
L’Eco Umano Raggiunge le Vette
Una delle scoperte più significative è stata proprio la pervasività dell’antropofonia. Non è confinata alle valli o alle aree vicine alle strade. Il rumore degli aerei, in particolare, è stato rilevato come componente costante anche nei siti alpini più remoti ed elevati. Questo fenomeno, già osservato in altre aree alpine protette, è preoccupante. In ambienti naturalmente più silenziosi, come quelli di alta montagna, anche rumori distanti possono propagarsi per chilometri ed essere chiaramente udibili, potenzialmente disturbando la fauna selvatica.
Pensiamo agli uccelli che devono modificare l’orario o la frequenza del loro canto per farsi sentire sopra il rumore, o ai mammiferi il cui comportamento può essere alterato dalla presenza costante di suoni non naturali. Il rumore degli elicotteri, ad esempio, può avere effetti negativi su specie alpine come lo stambecco. Questo ci ricorda che l’impatto acustico umano non conosce confini amministrativi o geografici netti.
Perché Ascoltare le Montagne è Importante per il Futuro
Il nostro studio nelle Alpi Calcaree Nordeuropee dimostra che i paesaggi sonori sono indicatori preziosi dello stato ambientale. Variano in modo complesso nello spazio e nel tempo, riflettendo la diversità degli habitat, i gradienti altitudinali, la struttura del paesaggio e, in modo significativo, l’impronta acustica umana.
Cosa possiamo imparare da tutto questo?
- La necessità di integrare la dimensione acustica nella gestione del territorio e nella conservazione: Non possiamo pensare di proteggere un ambiente senza considerare anche il suo paesaggio sonoro. Strategie di gestione del rumore, anche su larga scala (pensiamo al traffico aereo), sono necessarie per preservare la diversità acustica naturale.
- L’importanza di monitorare i cambiamenti: I paesaggi sonori non sono statici. Cambiamenti climatici (che potrebbero far spostare le specie animali e quindi le loro vocalizzazioni) e cambiamenti nell’uso del suolo influenzeranno i suoni delle nostre montagne. Il monitoraggio acustico può aiutarci a capire e anticipare questi cambiamenti.
- Il valore intrinseco dei suoni naturali: Dobbiamo riconoscere il valore ecologico, culturale e per il benessere umano dei paesaggi sonori naturali e lavorare per proteggerli dall’invasione del rumore.
La prossima volta che sarete in montagna, provate a fermarvi un momento in più. Chiudete gli occhi e ascoltate veramente. Potreste scoprire un mondo di informazioni nascoste nelle voci delle Alpi, un mondo che merita la nostra attenzione e la nostra protezione.
Fonte: Springer