Veduta aerea della Città Proibita a Pechino al tramonto, tetti dorati e cortili vasti illuminati dalla luce calda, fotografia paesaggistica, obiettivo grandangolare 15mm, lunga esposizione per nuvole soffuse e cielo drammatico.

Città Proibita: Come i Dati Rivoluzionano l’Esperienza dei Visitatori

Un Gigante da Gestire: La Sfida della Città Proibita

Avete mai passeggiato per i vasti cortili della Città Proibita a Pechino? È un luogo che toglie il fiato, un tuffo nella storia imperiale cinese. Ogni anno, milioni di persone come me e voi varcano le sue porte maestose. Ma gestire un flusso così imponente di visitatori in un sito patrimonio dell’umanità non è affatto semplice. Mi sono sempre chiesto: come si fa a garantire che tutti abbiano un’esperienza piacevole e, allo stesso tempo, a proteggere questo tesoro architettonico? Una parte fondamentale della risposta sta nelle piccole cose: le panchine per riposarsi, i cartelli per non perdersi, i cestini per tenere pulito. Sembrano dettagli, ma fanno una differenza enorme. Il problema è che, fino ad ora, la loro disposizione sembrava seguire più la tradizione o l’intuito che non una vera analisi di come noi visitatori usiamo effettivamente lo spazio. Ecco perché abbiamo deciso di vederci chiaro, usando la potenza dei dati.

Il Problema: Strutture Non Ottimizzate e Visitatori Insoddisfatti

Passeggiando per la Città Proibita, ci si rende conto che qualcosa non quadra. Lungo l’asse centrale, quello che tutti percorrono, sembra esserci un’abbondanza di tutto. Ma appena ci si sposta verso i palazzi laterali, a est o ovest, le cose cambiano. Panchine che mancano proprio quando le gambe iniziano a cedere, cartelli poco chiari in zone più intricate, cestini magari troppo pieni o, al contrario, desolatamente vuoti. Questa distribuzione non uniforme crea squilibri: alcune aree sono sovraffollate di strutture forse inutili, altre ne sono carenti. Questo non solo peggiora la nostra esperienza di visita – chi ha voglia di sedersi per terra perché non trova una panchina o di vagare perso perché la segnaletica è confusa? – ma può anche avere un impatto negativo sulla conservazione del sito. Pensate ai rifiuti abbandonati perché non si trova un cestino: un pugno nell’occhio e un potenziale pericolo per le delicate strutture in legno. Studi precedenti in altri grandi siti storici, come Versailles o l’Alhambra, avevano già evidenziato problemi simili, ma mancava un’analisi approfondita e basata su dati diversificati per la Città Proibita, soprattutto dopo la ripresa del turismo post-pandemia.

Il Nostro Approccio: Far Parlare i Dati (Tanti Dati!)

Per capire davvero come ottimizzare la disposizione delle strutture, non potevamo basarci solo su impressioni. Abbiamo adottato un approccio “multi-fonte”, unendo diverse tecniche per avere un quadro il più completo possibile. È stato un lavoro affascinante! Abbiamo iniziato parlando con chi la Città Proibita la vive ogni giorno: i manager e le guide turistiche professionali. Le loro interviste (focus group) ci hanno dato preziose indicazioni sui problemi percepiti “sul campo”. Poi siamo passati alla tecnologia. Abbiamo usato la Space Syntax, una metodologia che analizza la configurazione spaziale degli edifici e delle strade per capire come influenza il movimento e la visibilità delle persone. Immaginatela come una sorta di “mappa dell’accessibilità e della visibilità” del sito. In parallelo, abbiamo utilizzato il GIS (Geographic Information System) per mappare con precisione la posizione di ogni singola panchina, cartello e cestino (quelli che in gergo chiamiamo POI, Points of Interest) e analizzare la loro densità (Kernel Density Estimation). Infine, ma non meno importante, abbiamo fatto quello che si chiama studio del comportamento ambientale: per mesi, in diverse stagioni, giorni feriali e festivi, i nostri osservatori hanno meticolosamente contato quante persone usavano le panchine, fotografato la situazione, annotato l’uso dei cestini e osservato come i visitatori interagivano con la segnaletica. Un mix di tecnologia avanzata e osservazione diretta, insomma!

Fotografia di un ricercatore che analizza mappe digitali della Città Proibita su un computer in un ambiente di studio moderno. Obiettivo prime 50mm, profondità di campo, illuminazione controllata per evidenziare i dettagli sullo schermo.

Mappare l’Accessibilità e la Visibilità: Cosa Ci Dice lo Spazio

L’analisi con la Space Syntax ci ha rivelato cose molto interessanti sulla struttura stessa della Città Proibita. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, gli assi principali, quelli con la maggiore “integrazione” (cioè potenzialmente più accessibili), funzionano più come divisori che come connettori tra le varie parti, specialmente tra la Corte Esterna (quella delle cerimonie) e la Corte Interna (quella residenziale). La struttura è quasi “ad albero”, un po’ isolata. La zona con la massima integrazione è risultata essere la strada trasversale che collega le due corti. La Corte Interna, con i suoi palazzi più raccolti e numerosi, è spazialmente più complessa di quella Esterna. Anche la visibilità cambia drasticamente: nella parte sud (Corte Esterna), le grandi piazze e i lunghi percorsi rettilinei offrono ampie vedute. Nella parte nord (Corte Interna), tutto è più intimo, con passaggi stretti e muri che limitano la visuale. E le strutture? Abbiamo notato che nella zona sud, più aperta e visibile, panchine, cestini e cartelli sono spesso posizionati in punti ben visibili e facili da raggiungere. Nella zona nord, invece, tendono a essere più nascosti, magari addossati ai muri dei palazzi, lontani dai percorsi principali. Questo spiega perché, come emerso dalle interviste, alcune strutture in queste aree siano poco utilizzate. Addirittura, in alcuni palazzi delle Sei Corti Est e Ovest, mancano del tutto cestini o cartelli, rendendo la visita meno agevole.

Cosa Ci Hanno Detto i Dati: Sedute, Segnali e Cestini Sotto la Lente

Entriamo nel dettaglio delle tre tipologie di strutture che abbiamo analizzato.

  • Le Sedute (Panchine): Qui la situazione è variegata. Lungo l’asse centrale, soprattutto nella zona tra il Giardino Imperiale e l’uscita (Porta della Divina Potenza), le panchine sono richiestissime, quasi sempre occupate, specialmente tra mezzogiorno e le tre del pomeriggio, quando la stanchezza si fa sentire. Le interviste avevano già segnalato una carenza qui. Al contrario, in altre aree come il Palazzo della Benevolenza Tranquilla (Cining Gong) o il Palazzo della Longevità e della Salute (Shoukang Gong), ma anche vicino al Museo degli Orologi o nei palazzi delle Sei Corti Est e Ovest, le panchine restano spesso vuote (tassi di posti liberi superiori al 70%). Perché? Probabilmente perché sono zone meno centrali, magari meno visitate dai turisti che hanno poco tempo e si concentrano sull’asse principale. Anche il clima gioca un ruolo fondamentale: in estate, le panchine sotto il sole cocente vengono evitate (abbiamo visto gente accovacciarsi all’ombra sui gradini!), mentre in primavera e autunno sono più utilizzate. I weekend, ovviamente, vedono un’occupazione maggiore rispetto ai giorni feriali.
  • La Segnaletica (Cartelli): In generale, il numero di cartelli sembra sufficiente. Tuttavia, nelle zone più complesse dal punto di vista spaziale, come le Sei Corti Est e Ovest, anche le guide turistiche ci hanno confermato che i visitatori si perdono facilmente. Manca una segnaletica direzionale chiara, soprattutto agli incroci. Inoltre, molti cartelli non indicano la posizione attuale (“voi siete qui”), rendendoli meno efficaci. Un altro fattore interessante è che sempre più turisti usano mappe digitali sullo smartphone o audioguide, fermandosi meno a leggere i cartelli tradizionali.
  • I Cestini per i Rifiuti: Ce ne sono tanti, forse troppi in alcune zone. Abbiamo osservato che in aree come la Piazza della Sala della Suprema Armonia o vicino ai palazzi sul lato ovest (Wuying Hall, Cining Palace), i cestini sono spesso semi-vuoti. Questo può dipendere dal fatto che i visitatori tendono a camminare sul lato destro, che queste zone sono meno battute dai turisti frettolosi, ma anche dall’efficientissimo lavoro degli addetti alle pulizie che svuotano i cestini molto frequentemente. L’uso aumenta nelle ore centrali della giornata (11:00-15:00), specialmente nelle aree di sosta o vicino all’uscita. Un aspetto importante emerso dalle interviste è che la Città Proibita sta promuovendo un concetto di “zero rifiuti”, incoraggiando i visitatori a portare via con sé la propria spazzatura. Questo, unito alla crescente consapevolezza ambientale, potrebbe spiegare la ridotta necessità di così tanti cestini.

Fotografia di una fila di panchine quasi completamente occupate da turisti che riposano nel Giardino Imperiale della Città Proibita in un pomeriggio di sole. Obiettivo zoom 70-200mm per catturare l'interazione umana, movimento leggero.

Mettere Tutto Insieme: Verso una Città Proibita Più Intelligente e Accogliente

Armati di tutti questi dati, abbiamo potuto formulare delle proposte concrete per migliorare la situazione. Non si tratta di stravolgere tutto, ma di applicare quella che chiamiamo “micro-rigenerazione”: piccoli aggiustamenti mirati per ottimizzare l’esistente.

  1. Sedute Bilanciate e Ben Progettate: Basandoci sui tassi di utilizzo reali, abbiamo proposto una redistribuzione delle panchine.
    • Aumentare: Nelle aree ad alta richiesta lungo l’asse centrale e vicino all’uscita.
    • Ridurre: In zone compatte o con tassi di posti liberi costantemente alti (es. Cining Palace, Museo degli Orologi).
    • Aggiustamento Stagionale: In aree molto esposte al sole estivo, si potrebbe pensare a meno panchine fisse e magari più soluzioni temporanee o ombreggiate. L’obiettivo è raggiungere un tasso di posti liberi “ottimale” (attorno al 33% nei momenti di picco, secondo i nostri calcoli) un po’ ovunque.
    • Design: Perché non pensare a sedute che integrino elementi culturali, rendendole non solo funzionali ma anche esteticamente più in linea con l’ambiente?
  2. Segnaletica Più Chiara e Supporto Digitale:
    • Aggiungere: Cartelli direzionali chiari, soprattutto agli incroci nelle intricate Sei Corti Ovest.
    • Migliorare: Sostituire i cartelli attuali nelle Sei Corti Est e Ovest con mappe che indichino chiaramente la posizione del visitatore (“Voi siete qui”).
    • Digitalizzare: Installare pannelli elettronici multilingue in punti strategici, che forniscano informazioni in tempo reale, magari anche sulla distribuzione della folla, per aiutare i visitatori a pianificare il percorso ed evitare le zone più congestionate.
  3. Meno Cestini, Più Consapevolezza:
    • Ridurre: Il numero complessivo di cestini, eliminando quelli in posizioni poco visibili o scarsamente utilizzate (identificate tramite l’analisi di visibilità della Space Syntax).
    • Posizionare Meglio: Mettere i cestini rimanenti in punti davvero accessibili, non nascosti alla fine di un percorso.
    • Promuovere il “Zero Waste”: Continuare a sensibilizzare i visitatori sull’importanza di ridurre i rifiuti e portare via con sé quelli prodotti, magari con incentivi o piccole “penalità”.
    • Design: Anche qui, integrare il design dei cestini con l’estetica del luogo, magari ispirandosi a motivi tradizionali.
  4. Migliorare i Flussi: Abbiamo anche suggerito di valutare l’apertura di alcuni passaggi o porte attualmente chiusi (come è stato fatto per la Sala Yangxin) per creare dei percorsi circolari (“loop”) all’interno di alcune aree, evitando così ai visitatori di dover tornare sui propri passi e distribuendo meglio i flussi.

Un moderno segnale digitale informativo con mappa interattiva, installato con discrezione vicino a un muro storico rosso della Città Proibita. Fotografia con obiettivo prime 35mm, messa a fuoco precisa sul display luminoso, luce ambientale controllata.

Un Futuro Basato sui Dati per il Patrimonio Culturale

Questo studio sulla Città Proibita ci dimostra una cosa fondamentale: gestire un sito del patrimonio mondiale così complesso e amato richiede un approccio scientifico e basato sui dati. Le intuizioni sono importanti, ma solo analizzando come lo spazio viene effettivamente vissuto e utilizzato dai visitatori possiamo prendere decisioni davvero efficaci. Ottimizzare la disposizione delle panchine, dei cartelli e dei cestini non è solo una questione di comodità; significa migliorare l’esperienza di milioni di persone, ridurre l’impatto sul sito e preservare al meglio la sua integrità storica e culturale. L’uso combinato di GIS, Space Syntax, osservazioni sul campo e interviste ci ha fornito una visione incredibilmente dettagliata. Certo, ci sono dei limiti: abbiamo potuto raccogliere dati solo per alcuni giorni a stagione e ci siamo concentrati solo su tre tipi di strutture. In futuro, sarebbe bello estendere l’analisi ad altre strutture (come bagni, punti ristoro, negozi) e per periodi più lunghi. Ma il messaggio chiave rimane: l’integrazione tra tecnologia, analisi spaziale e comprensione del comportamento umano è la strada giusta per garantire un futuro sostenibile ai nostri tesori culturali, un futuro in cui la maestosità della storia possa convivere armoniosamente con le esigenze dei visitatori moderni. È un equilibrio delicato, ma grazie ai dati, possiamo trovarlo.

Fonte: Springer

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