Un singolo, magnifico fiore di girasole (Helianthus annuus) in primo piano, rivolto verso il sole in un campo dorato al tramonto. Obiettivo macro 105mm, messa a fuoco nitida sul disco centrale ricco di semi e sui petali giallo brillante, alta definizione, luce calda e controllata del tardo pomeriggio che crea un leggero bokeh sullo sfondo.

Girasoli da Record: Zolfo e Zinco, la Coppia Vincente per un Raccolto Super!

Avete mai guardato un campo di girasoli (Helianthus annuus L.) e pensato a quanta energia solare catturano? Sono piante magnifiche, non trovate? Ma oltre alla loro bellezza, i girasoli sono una coltura oleaginosa fondamentale a livello mondiale, apprezzata per la sua adattabilità e per l’olio di alta qualità che ci regala. Pensate che in alcune zone, come il Pakistan da cui proviene lo studio che vi racconto oggi, rappresentano ancora una piccola parte della terra coltivata a oleaginose, ma il potenziale è enorme!

Il punto è: come possiamo aiutare queste meravigliose piante a dare il meglio di sé? Come possiamo massimizzare non solo la loro crescita, ma soprattutto la resa in acheni (i “semi” che tutti conosciamo) e in olio? Beh, la risposta, come spesso accade in agricoltura, sta nel terreno e in quello che offriamo alle nostre piante. In particolare, oggi voglio parlarvi di due elementi che si sono rivelati dei veri e propri “superfood” per i girasoli: lo Zolfo (S) e lo Zinco (Zn).

Perché proprio Zolfo e Zinco?

Potreste chiedervi: ma con tutti i nutrienti di cui una pianta ha bisogno, perché concentrarci su questi due? Ottima domanda! Il fatto è che il girasole ha un fabbisogno relativamente alto proprio di S e Zn.

  • Lo Zolfo è un macronutriente essenziale. Pensatelo come un ingranaggio fondamentale nel motore della pianta: partecipa alla fotosintesi (il processo per creare energia dalla luce solare), alla sintesi delle proteine (i mattoni della pianta) e attiva numerosi enzimi che regolano il metabolismo. Una sua carenza può davvero frenare la crescita e la produttività.
  • Lo Zinco, anche se è un micronutriente (serve in quantità minori), è altrettanto cruciale. È indispensabile per la produzione di clorofilla (il pigmento verde per la fotosintesi), per l’attività di molti enzimi, per la produzione di ormoni della crescita, per il metabolismo di carboidrati e grassi e persino per le funzioni riproduttive della pianta. Terreni poveri di zinco significano girasoli meno produttivi e di qualità inferiore.

Capite bene, quindi, che assicurare la giusta dose di questi due elementi può fare la differenza tra un raccolto mediocre e uno eccezionale. Ma qual è la “giusta dose”?

L’esperimento sul campo: trovare la ricetta perfetta

Per rispondere a questa domanda, un gruppo di ricercatori ha condotto uno studio molto interessante per due anni consecutivi (2021 e 2022) in Pakistan, precisamente nella provincia di Khyber Pakhtunkhwa. L’obiettivo era proprio capire come diversi livelli di Zolfo e Zinco, applicati al suolo, influenzassero la crescita e la resa di due ibridi di girasole locali: PARSUN-1 e PARSUN-3.

Immaginatevi questo campo sperimentale: diverse parcelle, ognuna trattata con una combinazione specifica di S e Zn. I livelli testati erano:

  • Zolfo (S): 0, 20, 30 e 40 kg per ettaro (kg/ha)
  • Zinco (Zn): 0, 10, 15 e 20 kg per ettaro (kg/ha)

I ricercatori hanno poi osservato attentamente le piante: altezza, tempi di fioritura e maturazione, peso secco, tasso di crescita, diametro del capolino (la “testa” del girasole), numero di acheni per capolino, peso degli acheni, resa biologica totale e, ovviamente, la resa finale in acheni e il contenuto di olio. Un lavoro meticoloso!

Campo di girasoli rigogliosi in piena fioritura sotto un cielo azzurro brillante, fotografia macro con obiettivo 85mm, messa a fuoco precisa sui petali gialli e sul centro scuro del fiore, illuminazione naturale controllata per evidenziare i dettagli.

I risultati? Sorprendenti!

Ebbene sì, i risultati hanno confermato le attese: sia lo Zolfo che lo Zinco hanno avuto un impatto significativo sulla crescita e sulla resa dei girasoli. Ma vediamo qualche dettaglio in più.

Crescita più vigorosa e ciclo leggermente più lungo:
Le dosi più alte testate (40 kg/ha di S e 20 kg/ha di Zn) hanno portato a piante mediamente più alte (circa il 7.5-8% in più rispetto ai controlli senza aggiunte) e hanno leggermente ritardato la fioritura (fino al 13% con S, 4.5% con Zn) e la maturazione (circa 3%). Questo non è necessariamente un male: indica che la pianta ha avuto più tempo e risorse per svilupparsi appieno prima di concentrarsi sulla produzione dei semi. È interessante notare che l’ibrido PARSUN-1 è risultato geneticamente più alto e con un ciclo leggermente più lungo rispetto a PARSUN-3, che è una varietà nana e a ciclo più breve.

Resa alle stelle!
Qui arriva il bello. Le stesse dosi massime di S e Zn (40 kg/ha e 20 kg/ha) hanno fatto letteralmente volare la resa e le sue componenti (diametro del capolino, numero e peso degli acheni). Pensate che l’applicazione di 40 kg/ha di Zolfo ha aumentato la resa in acheni del 68% rispetto al controllo! E l’aggiunta di 20 kg/ha di Zinco l’ha incrementata del 33%. Sono numeri impressionanti, non credete?

Anche il contenuto di olio ha beneficiato enormemente, con incrementi percentuali significativi rispetto ai controlli, soprattutto con le dosi più alte di S e Zn.

L’ibrido PARSUN-3: piccolo ma potente!
Un altro dato interessante emerso è che l’ibrido PARSUN-3, pur essendo più basso e a ciclo corto, ha mostrato rese e componenti della resa generalmente superiori rispetto a PARSUN-1 nelle condizioni dello studio. Questo dimostra quanto sia importante scegliere l’ibrido giusto per le condizioni specifiche di coltivazione.

La combinazione vincente (e sostenibile?)

Se le dosi massime (40 kg S e 20 kg Zn) hanno dato i risultati migliori in assoluto, lo studio ha evidenziato un aspetto molto pratico: anche le dosi leggermente inferiori, ovvero 30 kg/ha di Zolfo e 15 kg/ha di Zinco, hanno prodotto risultati eccellenti, molto vicini ai massimi, specialmente sull’ibrido PARSUN-3.

Questa è un’ottima notizia! Significa che si può ottenere un notevole aumento della produttività senza necessariamente spingere al massimo con i fertilizzanti. Questo approccio è più sostenibile sia economicamente per l’agricoltore, sia per l’ambiente, riducendo il rischio di eccessi nutrizionali nel suolo. Infatti, i ricercatori raccomandano proprio questa combinazione (PARSUN-3 con 30 kg S/ha e 15 kg Zn/ha) per l’area specifica dello studio.

Primo piano di acheni di girasole scuri e pieni appena raccolti, ammucchiati su una superficie di legno rustico, fotografia macro con obiettivo 100mm, alta definizione per mostrare la texture dei semi, illuminazione laterale controllata per creare ombre morbide.

Cosa ci portiamo a casa?

Questa ricerca ci conferma quanto sia fondamentale una nutrizione bilanciata e mirata per le colture. Non basta dare “cibo” generico alle piante, bisogna capire di cosa hanno specificamente bisogno e in quali quantità, tenendo conto anche della varietà coltivata e delle condizioni del suolo.

Lo Zolfo e lo Zinco si sono dimostrati alleati preziosi per il girasole, capaci di migliorarne la crescita, la resa in semi e il contenuto d’olio in modo significativo. La scoperta che una combinazione ottimizzata (come 30 kg S e 15 kg Zn per l’ibrido PARSUN-3) possa dare risultati quasi massimi è un passo importante verso pratiche agricole più efficienti e sostenibili.

Certo, come sottolineano gli stessi ricercatori, servono ulteriori studi per confermare questi risultati su diverse varietà e in diverse condizioni ambientali e per valutarne gli impatti a lungo termine. Ma la strada indicata è chiara: ascoltare le esigenze specifiche delle nostre piante, come il girasole, e fornire loro i nutrienti giusti nelle dosi giuste è la chiave per raccolti abbondanti e di qualità. E chissà, magari la prossima volta che vedrete un campo di girasoli, penserete anche voi al ruolo fondamentale dello zolfo e dello zinco nascosti nel terreno!

Fonte: Springer

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