Ritratto delicato di un neonato con un occhio leggermente umido e arrossato all'angolo interno, simbolo dell'ostruzione del dotto nasolacrimale. Lente prime 35mm, profondità di campo ridotta per isolare il soggetto, toni caldi seppia e bianco duotone per un'atmosfera intima.

Occhietti che Lacrimano nei Neonati: Un Viaggio tra Batteri, Resistenze e Cure Mirate per l’Ostruzione del Dotto Nasolacrimale

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di un problema piuttosto comune nei nostri piccoli tesori, i neonati e i lattanti fino a un anno di età: gli occhietti che lacrimano in continuazione. Spesso, la causa è l’ostruzione congenita del dotto nasolacrimale (CNLDO), una condizione che, secondo le stime, colpisce tra l’11% e il 20% dei bimbi in questa fascia d’età. Sembra tanto, vero?

In pratica, il piccolo canale che dovrebbe far defluire le lacrime dal sacco lacrimale al naso è bloccato o non si è aperto completamente alla nascita. La maggior parte delle volte, per fortuna, si risolve con un approccio conservativo: massaggini delicati nella zona del sacco lacrimale, pulizia delle palpebre e, a volte, l’uso di colliri antibatterici.

Ma servono davvero sempre gli antibiotici?

Qui si apre un dibattito interessante. Mentre alcune linee guida, come quelle polacche e giapponesi, suggeriscono di usare i colliri antimicrobici solo se ci sono segni evidenti di infezione o secrezioni abbondanti, per evitare un uso eccessivo e non necessario, in altre parti del mondo l’approccio può essere più “liberale”. Questa variabilità sottolinea quanto sia importante conoscere i batteri “locali” e le loro resistenze prima di prescrivere una terapia.

Il rischio principale di una CNLDO non trattata o gestita male è che diventi cronica, portando a infezioni batteriche ricorrenti e infiammazioni. E nei neonati, con il loro sistema immunitario ancora in via di sviluppo, l’uso improprio di antibiotici può accelerare un fenomeno che ci preoccupa tutti: lo sviluppo della resistenza batterica. Pensateci, è come dare a un nemico invisibile le istruzioni per diventare più forte contro le nostre armi!

Per questo, a volte, è fondamentale fare un test di sensibilità agli antibiotici, un antibiogramma, per scegliere il farmaco giusto. Capire quali batteri popolano la congiuntiva dei piccoli con CNLDO è cruciale, specialmente quando si deve iniziare una terapia antibiotica “alla cieca” (empirica) nel loro primo anno di vita.

La nostra indagine sul campo: cosa abbiamo scoperto?

Proprio per fare luce su questo aspetto, ho voluto approfondire l’argomento analizzando i dati raccolti presso il Kazakh Eye Research Institute in Kazakistan. Abbiamo condotto uno studio retrospettivo, guardando indietro ai risultati delle colture congiuntivali di bambini fino a un anno di età con diagnosi di CNLDO, per un periodo di 6 anni, dal gennaio 2017 al dicembre 2022.

Abbiamo esaminato ben 1210 campioni prelevati dalla congiuntiva (la membrana trasparente che riveste l’occhio e l’interno delle palpebre). Perché dalla congiuntiva e non direttamente dal materiale purulento che a volte fuoriesce? È un approccio meno invasivo per i piccoli e studi precedenti hanno dimostrato che la flora batterica trovata lì è molto simile a quella presente nel sacco lacrimale. Abbiamo escluso i bimbi che avevano già subito interventi ai dotti lacrimali o usato antibiotici topici, per avere un quadro il più “pulito” possibile.

I campioni sono stati coltivati su terreni specifici per far crescere batteri e funghi, e poi abbiamo testato la loro sensibilità a vari antibiotici usando un sistema automatizzato (Vitek 2 Compact).

Primo piano macro dell'occhio di un neonato con segni di secrezione giallastra all'angolo interno, indicativo di ostruzione del dotto nasolacrimale. Lente macro 90mm, alta definizione, illuminazione morbida e controllata per non disturbare il bambino.

I protagonisti della scena: chi sono i batteri più comuni?

Dai nostri 1210 campioni, abbiamo isolato 1212 “colpevoli” (a volte c’era più di un tipo di microrganismo). Ecco la suddivisione:

  • La stragrande maggioranza erano batteri Gram-positivi: ben il 77,15% (935 isolati).
  • Una quota minore era rappresentata da batteri Gram-negativi: il 22,28% (270 isolati).
  • I funghi erano decisamente rari: solo lo 0,57% (7 isolati), principalmente Candida albicans.

Scendendo più nel dettaglio tra i Gram-positivi, i veri dominatori della scena sono stati gli Stafilococchi (61,06% del totale!). Tra questi, i più frequenti erano:

  • Staphylococcus epidermidis (17,49%)
  • Staphylococcus aureus (10,73%)
  • Staphylococcus saprophyticus (9,32%)

Seguivano poi gli Enterococchi (6,52%), come Enterococcus faecalis, e gli Streptococchi (6,02%), come Streptococcus agalactiae.

Tra i Gram-negativi, il più comune è risultato essere l’Escherichia coli (5,78%), seguito da specie di Pseudomonas (4,54%, soprattutto P. aeruginosa), Enterobacter cloacae (3,71%) e specie di Klebsiella (3,63%).

Curiosamente, abbiamo notato una differenza significativa nella prevalenza dei batteri Gram-positivi tra i bambini di età inferiore a 1 anno e quelli di esattamente 1 anno (P= 0.0261), suggerendo che la flora batterica potrebbe cambiare leggermente con la crescita, anche in questo breve lasso di tempo.

Armi efficaci e armi spuntate: la sensibilità agli antibiotici

Questa è forse l’informazione più pratica che abbiamo ottenuto. Quali antibiotici funzionano meglio contro questi batteri? E quali invece mostrano segni di cedimento?

I nostri risultati sono stati abbastanza incoraggianti per alcuni farmaci:

  • Alta sensibilità (cioè molto efficaci) per:
    • Moxifloxacina (92,52%)
    • Levofloxacina (88,99%)
    • Gentamicina (86,74%)
    • Vancomicina (86,52%)
    • Cefotaxime (85,27%)
    • Ofloxacina (85,62%)

Questi dati suggeriscono che i fluorochinoloni (moxifloxacina, levofloxacina, ofloxacina) e alcuni altri antibiotici come la gentamicina e la vancomicina sono, in generale, ottime scelte per trattare le infezioni associate alla CNLDO in questa popolazione.

Piastra di Petri con diverse colonie batteriche colorate (bianche, gialle) isolate da un campione congiuntivale, vista dall'alto, lente macro 100mm, messa a fuoco precisa sui dettagli delle colonie, illuminazione da laboratorio.

D’altra parte, abbiamo osservato un livello preoccupante di resistenza per altri antibiotici comunemente usati:

  • Eritromicina (resistenza del 32,84%)
  • Clindamicina (resistenza del 28,13%)
  • Tetraciclina (resistenza del 21,65%)

Questi numeri ci dicono che quasi un terzo dei batteri isolati non risponde più all’eritromicina, e percentuali significative sono resistenti anche a clindamicina e tetraciclina. Questo è un campanello d’allarme importante!

Confronto e contesto: cosa significa tutto ciò?

Confrontando i nostri dati con altri studi (anche se pochi si sono concentrati specificamente sui bambini sotto l’anno), abbiamo notato alcune differenze. Ad esempio, nel nostro studio gli Stafilococchi erano molto più prevalenti (61%) rispetto ad altri report (5-26%), mentre gli Streptococchi erano meno comuni (6% contro 31-50%). Queste variazioni potrebbero dipendere dalle diverse metodologie di coltura, ma anche da fattori demografici, etnici e geografici. Ogni regione ha la sua “impronta” microbiologica!

È interessante notare che i nostri risultati sulla sensibilità/resistenza sono abbastanza allineati con uno studio cinese simile di qualche anno fa, confermando l’alta efficacia di gentamicina, vancomicina e fluorochinoloni, e la crescente resistenza a eritromicina, clindamicina e tetraciclina.

Un fattore che potrebbe influenzare la resistenza nella nostra area di studio è la mancanza di una regolamentazione stringente sulla vendita dei colliri antibatterici, che possono essere acquistati senza ricetta. Questo facile accesso può portare a un uso improprio e contribuire allo sviluppo di resistenze. Inoltre, in Kazakistan esiste un protocollo clinico che prevede l’applicazione profilattica di unguento alla tetraciclina 1% negli occhi dei neonati alla nascita, una pratica che potrebbe anch’essa influenzare la flora oculare e la sensibilità agli antibiotici fin dai primi giorni.

Diverse fiale di antibiotici colorati disposte su un bancone di laboratorio accanto a un grafico a barre che illustra i tassi di sensibilità e resistenza batterica. Lente prime 35mm, profondità di campo ridotta per mettere a fuoco le fiale, toni freddi blu e grigio duotone.

Il messaggio da portare a casa

Cosa ci insegna tutto questo? Innanzitutto, che l’ostruzione congenita del dotto nasolacrimale nei più piccoli è spesso associata a una colonizzazione batterica, prevalentemente da parte di Stafilococchi, Enterococchi, Streptococchi ed E. coli.

In secondo luogo, che abbiamo ancora armi efficaci a disposizione, come i fluorochinoloni (moxifloxacina, levofloxacina), la gentamicina e la vancomicina. Tuttavia, la crescente resistenza a farmaci come l’eritromicina, la clindamicina e la tetraciclina ci impone di essere molto prudenti.

La scelta della terapia antibiotica empirica (cioè prima di avere i risultati dell’antibiogramma, se fatto) deve essere oculata e basata, per quanto possibile, sulla conoscenza dei pattern di sensibilità locali. L’obiettivo è duplice: curare efficacemente l’infezione nel singolo bambino e, su scala più ampia, contrastare il fenomeno preoccupante dell’antibiotico-resistenza.

Come sottolineato anche da altri esperti e da alcune linee guida, l’uso degli antibiotici dovrebbe essere mirato ai casi con chiari segni di infezione, piuttosto che essere una profilassi di routine. Il nostro studio, pur con i limiti di essere retrospettivo e condotto in un solo centro, fornisce dati preziosi su un ampio numero di bambini piccoli, aiutandoci a definire strategie terapeutiche più mirate ed efficaci.

Serviranno sicuramente altri studi, da diverse parti del mondo, per capire meglio le variazioni geografiche della flora oculare nei bambini con CNLDO. Ma intanto, abbiamo aggiunto un tassello importante alla conoscenza di questo comune problema pediatrico, sperando di contribuire a un uso più consapevole e responsabile degli antibiotici. Perché la salute dei nostri piccoli e la lotta alla resistenza batterica vanno di pari passo!

Fonte: Springer

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