Osteoporosi: Chi Ha Paura (e Chi Fa Prevenzione)? Un Viaggio nelle Scelte delle Donne
Amiche, parliamoci chiaro. C’è un nemico silenzioso che, superata una certa età, inizia a bussare alla porta di molte di noi: l’osteoporosi. Una parola che magari abbiamo sentito nominare, ma di cui forse non afferriamo appieno la portata. Eppure, è una questione di salute che ci tocca da vicino, specialmente quando entriamo nella fase della perimenopausa e menopausa. Ma cosa ci spinge, o cosa ci frena, dal fare quel passo in più per controllare lo stato delle nostre ossa? Recentemente, mi sono imbattuta in uno studio affascinante che ha cercato di rispondere proprio a questa domanda, e voglio condividerne con voi i punti salienti.
L’Osteoporosi: Quel Ladro Silenzioso di Ossa Forti
Prima di addentrarci nello studio, facciamo un piccolo ripasso. L’osteoporosi non è un semplice “invecchiamento” delle ossa. È una vera e propria condizione medica in cui le nostre ossa perdono densità e la loro microarchitettura interna si deteriora. Immaginatele come una spugna che diventa sempre più porosa e fragile. Il risultato? Un rischio molto più alto di fratture, soprattutto a livello di anca, colonna vertebrale e avambraccio. E queste fratture, ahimè, non sono bazzecole: portano con sé dolore cronico, disabilità, perdita di autonomia, un calo drastico della qualità della vita e, nei casi più gravi, possono persino aumentare il rischio di mortalità. Pensate che l’osteoporosi è responsabile di oltre 8,9 milioni di fratture ogni anno nel mondo! E noi donne, dopo i 50 anni, abbiamo un rischio quattro volte superiore rispetto agli uomini. A Singapore, dove è stato condotto lo studio di cui vi parlerò, la situazione è particolarmente sentita, con la più alta incidenza di fratture d’anca in Asia. Una donna su tre sopra i 50 anni ne è affetta. Cifre che fanno riflettere, vero?
Prevenire è Meglio che Curare: Ma Siamo Davvero Pronte?
Di fronte a questo scenario, la logica suggerirebbe che tutte noi, raggiunta una certa età o in presenza di fattori di rischio, dovremmo correre a fare un controllo, come la Densitometria Ossea (MOC o BMD). Eppure, i dati ci dicono che non è sempre così. Negli Stati Uniti, ad esempio, nonostante le raccomandazioni per lo screening, i tassi sono sorprendentemente bassi. Ma perché? Cosa ci passa per la testa? Qui entra in gioco il cosiddetto “Modello delle Credenze sulla Salute” (Health Belief Model), una teoria che cerca di spiegare le nostre decisioni in materia di salute. In pratica, la nostra propensione a fare prevenzione dipende da quanto ci sentiamo vulnerabili a una malattia, da quali benefici percepiamo nel fare un’azione preventiva, da quali ostacoli vediamo e da altri fattori come le nostre caratteristiche demografiche.
Cosa Spinge una Donna a Dire ‘Sì’ allo Screening? La Nostra Indagine a Singapore
Ed eccoci al cuore dello studio condotto a Singapore. I ricercatori si sono chiesti: quali fattori influenzano la decisione delle donne in perimenopausa e menopausa di sottoporsi a una valutazione per l’osteoporosi? L’ipotesi era che la percezione personale del rischio e le convinzioni sulla salute riguardo a fattori preventivi come l’assunzione di calcio e l’esercizio fisico giocassero un ruolo chiave.
Per scoprirlo, hanno coinvolto 342 donne, con un’età media di circa 62 anni, reclutate in alcune cliniche di assistenza primaria. A queste donne è stato somministrato un questionario auto-compilato, basato su una versione modificata e validata della “Scala delle Credenze sulla Salute dell’Osteoporosi” (OHBS). Questa scala misurava diverse dimensioni:
- La percezione della propria suscettibilità all’osteoporosi (cioè, quanto pensavano di essere a rischio).
- I benefici e gli ostacoli percepiti riguardo all’assunzione di calcio.
- I benefici e gli ostacoli percepiti riguardo all’esercizio fisico.
Hanno anche raccolto dati demografici, storia clinica (pregresse cadute, fratture, familiarità per osteoporosi) e calcolato il rischio di osteoporosi usando uno strumento chiamato OSTA (Osteoporosis Self-Assessment Tool for Asians).

I Risultati che Fanno Riflettere: Chi è Più Propenso allo Screening?
Ebbene, i risultati sono davvero illuminanti! Innanzitutto, una buona notizia: circa due terzi delle partecipanti (il 66,1%) si sono dichiarate disposte a sottoporsi allo screening per l’osteoporosi. Ma chi erano queste donne più “volenterose”? L’analisi statistica ha rivelato alcuni fattori predittivi importanti:
- Etnia Cinese: Le donne di etnia cinese erano significativamente più propense.
- Età Avanzata: Con l’aumentare dell’età, aumentava anche la disponibilità.
- Storia di Fratture: Chi aveva già subito una frattura era più incline al controllo.
- Alta Percezione del Rischio: Quelle che si sentivano più a rischio di sviluppare l’osteoporosi erano più disponibili.
- Percezione dei Benefici dell’Esercizio: Chi credeva fortemente nei benefici dell’attività fisica per la salute delle ossa era più propenso allo screening.
Interessante notare che, sebbene una storia familiare di osteoporosi aumentasse la percezione del rischio, non emergeva come un fattore predittivo diretto della volontà di fare lo screening nei modelli statistici più complessi. Allo stesso modo, essere classificate ad alto rischio secondo lo strumento OSTA non si traduceva automaticamente in una maggiore disponibilità al test, sebbene queste donne avessero una percezione del rischio più alta.
Perché Proprio Loro? Decifriamo i Dati
Cerchiamo di capire meglio questi risultati. Il fatto che le donne cinesi a Singapore siano più propense potrebbe essere legato alla maggiore incidenza di fratture dell’anca in questa popolazione rispetto ad altri gruppi etnici locali (donne malesi e indiane). Questa realtà potrebbe aver aumentato la consapevolezza e il senso di vulnerabilità, spingendole verso la prevenzione. Questo ci dice quanto sia importante creare interventi educativi mirati culturalmente.
L’età è un altro fattore chiave. Le donne sopra i 65 anni mostravano una percezione del rischio più alta e credevano di più nei benefici del calcio. È confortante vedere che, con l’avanzare dell’età, cresce la consapevolezza, aprendo la strada a interventi preventivi più efficaci.
Avere avuto una frattura in passato sembra essere un campanello d’allarme efficace. Queste donne, avendo già sperimentato la fragilità ossea, erano più disposte a controllarsi. Questo è un segnale positivo rispetto ad altri studi dove chi aveva avuto fratture non sempre si percepiva a rischio per eventi futuri. Forse le campagne di sensibilizzazione a Singapore, promosse da enti come la Osteoporosis Society of Singapore, hanno dato i loro frutti.
La Forza delle Convinzioni: Rischio Percepito e Benefici dell’Esercizio
Due elementi centrali emersi dallo studio sono la percezione del rischio e la credenza nei benefici dell’esercizio fisico. Questo è perfettamente in linea con il Modello delle Credenze sulla Salute. Se una donna si sente personalmente a rischio di osteoporosi, la considera una minaccia seria per la sua salute e, di conseguenza, è più motivata a fare qualcosa, come uno screening, per ridurre questo rischio. Allo stesso modo, se una donna è convinta che l’esercizio fisico regolare porti benefici concreti alla salute delle sue ossa e al suo benessere generale, vedrà l’attività fisica come una valida misura preventiva e sarà più incline a includere lo screening nel suo piano di salute. Questo sottolinea quanto sia cruciale lavorare sulla percezione individuale e sull’educazione ai benefici di stili di vita sani.

Nonostante ciò, lo studio ha anche evidenziato che la classificazione del rischio tramite lo strumento OSTA, pur essendo utile, non era di per sé un predittore significativo della volontà di sottoporsi allo screening. Questo suggerisce che c’è ancora bisogno di educare sull’importanza di questi strumenti di autovalutazione e sul loro significato.
Cosa Ci Insegna Tutto Questo?
Questo studio, pur con i suoi limiti (è uno spaccato di un momento specifico, con un campionamento di convenienza che potrebbe non rappresentare l’intera popolazione, e si basa su questionari auto-riferiti), ci offre spunti preziosissimi. Ci dice che per migliorare i comportamenti preventivi e aumentare l’adesione agli screening per l’osteoporosi, dobbiamo considerare una serie di fattori:
- Demografici e Clinici: Come l’etnia, l’età e una storia pregressa di fratture.
- Psicologici: La percezione del rischio individuale è fondamentale.
- Convinzioni sulla Salute: Credere nei benefici di azioni preventive, come l’esercizio fisico, è un motore potente.
Conoscere questi fattori ci permette di sviluppare interventi più mirati ed efficaci. Ad esempio, potremmo pensare a campagne informative specifiche per diversi gruppi etnici, o a strategie per aumentare la percezione del rischio in chi la sottovaluta, o ancora, a programmi che enfatizzino i benefici tangibili dell’esercizio fisico per la salute ossea.
Un Occhio Critico: Limiti e Prospettive Future
Come ogni ricerca, anche questa ha i suoi “se” e i suoi “ma”. Essendo uno studio trasversale, non può stabilire nessi di causa-effetto certi. Inoltre, il reclutamento tramite campionamento di convenienza potrebbe limitare la generalizzabilità dei risultati all’intera popolazione di Singapore o ad altri contesti. Non sono stati indagati aspetti come la percezione della gravità dell’osteoporosi o le credenze sul trattamento, né lo stato socioeconomico come il reddito familiare, che potrebbero anch’essi giocare un ruolo. Ricerche future potrebbero esplorare questi aspetti, magari indagando anche l’impatto delle credenze sull’efficacia dei trattamenti sulla decisione di iniziarli e seguirli.
Il Messaggio da Portare a Casa
Care amiche, la lotta contro l’osteoporosi inizia dalla consapevolezza e dalla volontà di agire. Questo studio ci ricorda che le nostre decisioni in fatto di salute sono un mix complesso di fattori personali, culturali e di convinzioni. Sapere cosa ci influenza può aiutarci a fare scelte più informate per il nostro benessere. Non sottovalutiamo i segnali del nostro corpo e parliamone con il nostro medico. Un semplice controllo può fare una grande differenza per il futuro delle nostre ossa e della nostra qualità di vita. E ricordiamoci: l’esercizio fisico non è solo per la linea, ma è un vero toccasana anche per la nostra struttura ossea!
Fonte: Springer
