Primo piano di uno studente di medicina durante un esame OSCE, mentre ascolta attentamente un paziente standardizzato (attore). L'ambiente è una sala visite simulata. Obiettivo prime 50mm, profondità di campo per isolare i soggetti, luce morbida da finestra laterale per un'atmosfera realistica e concentrata.

OSCE Sotto Esame: Valutare i Medici di Domani Tra Pandemia e Simulazione

Ragazzi, formare i medici non è mai stato uno scherzo, ma immaginate farlo quando una pandemia globale chiude le porte degli ospedali agli studenti! Come si fa a capire se sanno davvero comunicare con un paziente o ragionare su una diagnosi complessa se non possono fare pratica “sul campo”? È una sfida enorme che ha toccato università in tutto il mondo, compreso il Cile, dove abbiamo avuto un’esperienza diretta molto interessante.

La Sfida: Meno Pratica Clinica, Stesse Competenze da Valutare

Il metodo standard per valutare le abilità pratiche degli studenti di medicina è l’OSCE (Objective Structured Clinical Examination), un esame a stazioni dove simulano incontri con pazienti (spesso attori addestrati) e devono dimostrare cosa sanno fare. In Cile, già dal 2015, questi esami non si limitano a testare la conoscenza pura, ma valutano specificamente due pilastri fondamentali: la comunicazione centrata sul paziente e il ragionamento clinico. La prima significa saper ascoltare, capire la persona nella sua interezza, coinvolgerla nelle decisioni, promuovere la salute e, diciamocelo, essere realistici. Il secondo riguarda la capacità di raccogliere la storia del paziente (anamnesi), formulare ipotesi diagnostiche (diagnosi differenziale) e proporre un piano terapeutico sensato.

Poi è arrivato il COVID-19. Da marzo 2020 a dicembre 2022, le restrizioni sanitarie hanno drasticamente ridotto o eliminato l’accesso degli studenti agli ospedali e agli ambulatori. Un bel problema, soprattutto perché si temeva che le regioni con meno risorse economiche potessero soffrire di più, non avendo magari facile accesso a tecnologie alternative. Come abbiamo affrontato questa situazione? E soprattutto, come ne sono usciti gli studenti in termini di competenze?

Cosa Abbiamo Fatto: Uno Sguardo su Cinque Anni di OSCE

Ecco, è proprio quello che ci siamo chiesti analizzando i dati di una scuola di medicina nell’Università Cattolica del Nord, in Cile. Abbiamo messo a confronto i risultati degli esami OSCE di cinque gruppi (coorti) di studenti del quarto anno, dal 2018 al 2023 (saltando il 2019 per problemi logistici locali non legati alla pandemia). Questi gruppi avevano avuto opportunità di pratica clinica molto diverse a causa delle restrizioni.

Per compensare le ore perse in corsia, l’università ha introdotto delle modifiche:

  • Più ore dedicate all’analisi teorica di casi clinici.
  • Intensificazione della simulazione ad alta fedeltà.
  • Introduzione di OSCE “formativi” (cioè per imparare, non solo per il voto finale) già al terzo anno per le coorti più recenti.

Il tutto guidato da un istruttore esperto e certificato in simulazione, che ha curato la progettazione didattica, il feedback e l’analisi dei risultati.

Abbiamo quindi analizzato i punteggi ottenuti dagli studenti in comunicazione (usando uno strumento validato chiamato Communication Assessment Tool – CAT) e in ragionamento clinico (tramite una scheda che valutava anamnesi, diagnosi differenziale e piano terapeutico).

Studenti di medicina in camice bianco partecipano a un esame OSCE. Uno studente interagisce con un paziente standardizzato seduto su un lettino in una sala visite simulata, mentre un esaminatore osserva. Obiettivo prime 35mm, profondità di campo media per includere contesto, illuminazione clinica realistica.

Risultati Sorprendenti: Meno Pratica Non Significa Meno Competenza?

E qui arriva il bello, la parte che ci ha davvero fatto riflettere. Ci si aspetterebbe che gli studenti con più ore di pratica clinica “vera” (quelli della coorte 2018, pre-pandemia) fossero i migliori, giusto? E invece no! Hanno ottenuto i punteggi medi più bassi sia in comunicazione (CAT) che in ragionamento clinico (CR). Sorprendente, vero?

Al contrario, la coorte del 2021 ha brillato nei punteggi di comunicazione, mentre quella del 2022 ha mostrato i risultati migliori nel ragionamento clinico. In generale, abbiamo osservato una tendenza lineare alla crescita dei punteggi nel corso degli anni, nonostante la riduzione delle ore di pratica diretta sui pazienti. Addirittura, gli studenti che hanno sostenuto l’OSCE online nel 2020 (in pieno lockdown) hanno avuto risultati simili a quelli del 2018.

Questo suggerisce fortemente che le strategie compensative, in particolare la simulazione guidata da esperti, sono state efficaci. Sembra quasi che le difficoltà abbiano spinto docenti e studenti a trovare modi alternativi e forse persino più mirati per sviluppare queste competenze fondamentali. La simulazione, se ben progettata e seguita da un debriefing strutturato, offre un ambiente sicuro e controllato per esercitarsi, sbagliare e imparare, cosa non sempre possibile nella frenesia della clinica reale.

Guardare Oltre il Punteggio Globale: L’Importanza dei Dettagli

Un’altra lezione importante che abbiamo imparato è che fermarsi al punteggio globale dell’OSCE può essere fuorviante. È come giudicare un libro dalla copertina! Analizzando i singoli componenti – ad esempio, come gli studenti hanno gestito specifiche domande del CAT sulla comunicazione o le diverse fasi del ragionamento clinico – abbiamo visto quadri molto più sfumati e interessanti.

Per esempio, confrontando i risultati tra il terzo e il quarto anno per le coorti 2022 e 2023, abbiamo notato andamenti opposti: la coorte 2023 è migliorata significativamente in tutti gli aspetti della comunicazione ma è peggiorata nel ragionamento clinico complessivo, mentre la coorte 2022 ha mostrato un netto miglioramento nel ragionamento clinico e in alcuni specifici item della comunicazione. Questo ci dice che per guidare davvero il miglioramento del curriculum, dobbiamo guardare i dettagli, capire dove gli studenti fanno più fatica e dove eccellono, piuttosto che basarci solo su un voto finale compensatorio.

Il Valore della Comunicazione e dello Strumento CAT

Un dato costante è che, in generale, gli studenti tendono ad avere performance migliori nella comunicazione rispetto al ragionamento clinico negli OSCE del quarto anno. Questo potrebbe dipendere dal fatto che le abilità comunicative sono più trasversali e vengono coltivate, in parte, anche prima dell’università. Il ragionamento clinico, invece, è più specifico e complesso, richiedendo una solida base di conoscenze mediche che si costruisce nel tempo.

È interessante notare, però, che i punteggi di comunicazione osservati sono migliori rispetto a quelli registrati in passato su medici neolaureati in Cile. Forse studenti e docenti si sono adattati meglio al sistema di valutazione, confermando il detto “la valutazione guida l’apprendimento”. E per gli “addetti ai lavori”, lo strumento CAT si è confermato molto affidabile e valido per valutare la comunicazione anche a questo livello intermedio del percorso formativo.

Cosa Ci Portiamo a Casa?

Certo, questo studio ha i suoi limiti: è stato condotto in una sola scuola di medicina cilena e non abbiamo potuto correlare i risultati OSCE con valutazioni cliniche dirette (impossibili durante le restrizioni). Tuttavia, i segnali sono forti e chiari.

Primo: la simulazione, specialmente se guidata da istruttori esperti e integrata con altre attività come l’analisi di casi, può essere un’ancora di salvezza potentissima e un’alternativa efficace quando la pratica clinica tradizionale scarseggia. Non è solo una soluzione d’emergenza, ma un valido strumento formativo.

Secondo: valutare competenze complesse come quelle mediche richiede di andare oltre il voto finale. Analizzare le singole componenti della comunicazione e del ragionamento clinico fornisce informazioni molto più ricche per capire i progressi degli studenti e orientare la didattica.

Terzo: la comunicazione centrata sul paziente è fondamentale e possiamo (e dobbiamo) valutarla efficacemente fin dai primi anni, usando strumenti validati come il CAT.

Insomma, anche da un periodo difficile come quello della pandemia, possiamo trarre lezioni preziose per migliorare continuamente il modo in cui formiamo i medici di domani. La capacità di adattamento e l’uso intelligente della tecnologia e della simulazione possono davvero fare la differenza.

Fonte: Springer

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