Onde d’Urto per l’Artrosi al Ginocchio: Una Speranza Concreta o Solo Rumore? Scopriamo Questo Studio!
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di un argomento che, ahimè, tocca da vicino tantissime persone: il dolore al ginocchio causato dall’artrosi. Diciamocelo chiaro, quando le ginocchia iniziano a fare i capricci, tutta la nostra vita ne risente. Camminare, fare le scale, a volte persino alzarsi da una sedia diventa un’impresa. L’artrosi al ginocchio, o gonartrosi (KOA, come la chiamano gli esperti), è una vera bestia nera, una malattia degenerativa delle articolazioni che colpisce milioni di persone nel mondo. E non fa sconti: dolore, rigidità, difficoltà nei movimenti, debolezza muscolare… insomma, un bel grattacapo che può portare anche a disabilità a lungo termine.
Ma cosa si fa di solito per l’artrosi al ginocchio?
Le terapie standard ci sono, certo. Si parte dall’educazione sanitaria (imparare a gestire il problema), l’esercizio fisico (fondamentale!) e la perdita di peso (se necessaria), per poi passare a farmaci antinfiammatori, infiltrazioni di cortisone o acido ialuronico, fino al plasma ricco di piastrine (PRP). Il problema? Non sempre queste soluzioni sono perfette. Molti faticano a seguire gli esercizi per il dolore o altri problemi di salute. I farmaci aiutano, ma spesso non risolvono del tutto, e possono avere effetti collaterali o perdere efficacia. E, cosa importante, nessun farmaco ad oggi ha dimostrato di poter invertire la progressione dell’artrosi. Le infiltrazioni? Possono dare sollievo, ma sono invasive. E alla fine, per i casi più gravi, c’è la protesi al ginocchio, un intervento importante con i suoi rischi e una durata limitata dell’impianto.
Ecco perché la ricerca non si ferma e si cercano continuamente terapie alternative, sicure ed efficaci, da affiancare alle strategie di base come esercizio e controllo del peso. Ed è qui che entrano in gioco le onde d’urto radiali extracorporee, o rESWT (Radial Extracorporeal Shock Wave Therapy).
Onde d’urto: cosa sono e perché potrebbero funzionare?
Magari ne avete sentito parlare per la cura della fascite plantare o della tendinite. Si tratta di una terapia fisica non invasiva: un macchinario appoggiato sulla pelle invia impulsi di energia ai tessuti danneggiati, a una certa pressione e frequenza. L’idea è che queste “onde” stimolino i processi di guarigione naturali del corpo. Hanno effetti antidolorifici, promuovono la rigenerazione dei tessuti, la formazione di nuovi vasi sanguigni (angiogenesi) e persino il rimodellamento osseo. Sembra promettente, vero?
Ci sono studi che ne confermano l’efficacia per diverse patologie muscoloscheletriche. Ma per l’artrosi al ginocchio? Beh, qui la situazione è un po’ più… controversa. Gli studi fatti finora hanno dato risultati contrastanti, e c’è bisogno di prove più solide per capire se queste onde d’urto funzionano davvero per chi soffre di KOA.
Un nuovo studio per fare chiarezza: il protocollo che vi racconto
Ed eccoci al cuore della questione! Recentemente è stato pubblicato il protocollo di un nuovo studio clinico, molto rigoroso, che punta proprio a fare luce sull’efficacia delle onde d’urto radiali nell’artrosi al ginocchio. L’obiettivo primario è capire se aggiungere le rESWT alla fisioterapia classica porti a un maggior sollievo dal dolore e a un miglioramento della funzione rispetto alla sola fisioterapia. In più, lo studio vuole vedere se questo trattamento influisce anche su alcuni indicatori biochimici del metabolismo osseo, per capire se c’è un effetto anche a livello più “profondo”.
Come funziona questo studio? È un trial clinico randomizzato, controllato e in doppio cieco. Cosa significa?
- Randomizzato: 30 partecipanti con artrosi al ginocchio (età 45-75 anni, dolore negli ultimi 3 mesi, grado di artrosi II o III secondo la scala Kellgren-Lawrence) verranno assegnati casualmente a uno dei due gruppi.
- Controllato: Un gruppo (sperimentale) riceverà il trattamento con onde d’urto vere (rESWT) più la fisioterapia. L’altro gruppo (di controllo) riceverà un trattamento “sham” (finto) con onde d’urto (il macchinario farà rumore ma erogherà un’energia minima, non terapeutica) più la stessa fisioterapia del primo gruppo.
- Doppio cieco: Né i partecipanti né i terapisti che somministrano le onde d’urto sapranno chi riceve il trattamento vero e chi quello finto. Questo è fondamentale per evitare condizionamenti (effetto placebo o aspettative). Ovviamente, i fisioterapisti che seguono la parte di esercizi saranno diversi e non coinvolti nella somministrazione delle onde d’urto.
Il trattamento durerà 4 settimane, con una seduta alla settimana sia di onde d’urto (vere o finte) sia di fisioterapia professionale (terapia manuale ed esercizi di rinforzo personalizzati, della durata di 40-50 minuti). Durante lo studio, i partecipanti non potranno fare altre terapie specifiche per il ginocchio (niente antidolorifici extra, infiltrazioni o chirurgia).
Come si misureranno i risultati?
Per capire se la terapia funziona, i ricercatori useranno diverse misurazioni, fatte all’inizio (baseline), dopo 5 settimane (subito dopo la fine del trattamento) e dopo 8 settimane (follow-up a breve termine):
- Scala del dolore (VAS): La classica scala da 0 a 10 per valutare l’intensità del dolore percepito. È l’indicatore principale (primary outcome).
- Questionario WOMAC: Un questionario specifico per l’artrosi che valuta dolore, rigidità e limitazioni nelle attività quotidiane.
- Ampiezza di movimento del ginocchio (ROM): Misureranno quanto il ginocchio riesce a piegarsi.
- Test del cammino (10-m walk test): Misureranno quanto tempo ci mette il partecipante a percorrere 10 metri a passo comodo.
- Indicatori biochimici del metabolismo osseo: Analizzeranno campioni di sangue per misurare alcune sostanze (BALP, OC, PINP, β-CTX) che danno informazioni sulla formazione e il riassorbimento dell’osso, processi che possono essere alterati nell’artrosi.
Cosa ci aspettiamo da questo studio?
L’ipotesi dei ricercatori è che il gruppo che riceve le onde d’urto vere insieme alla fisioterapia mostrerà risultati migliori in termini di riduzione del dolore, recupero funzionale e miglioramento degli indicatori ossei rispetto a chi riceve solo la fisioterapia (con le onde d’urto finte).
Se i risultati confermeranno questa ipotesi, avremo una prova più solida che le rESWT possono essere un’arma in più, sicura e non invasiva, nel nostro arsenale contro l’artrosi al ginocchio. Potrebbe aiutare a standardizzare i protocolli clinici e offrire una nuova opzione a chi cerca sollievo dal dolore e un miglioramento della qualità di vita.
Certo, come tutti gli studi, anche questo ha i suoi limiti. Verrà condotto in un solo centro, il che potrebbe limitare la generalizzabilità dei risultati, e manca un follow-up a lungo termine per vedere se i benefici durano nel tempo. Nonostante questo, è uno studio importante e ben disegnato.
Il reclutamento dei partecipanti è iniziato nell’aprile 2023 e si prevede che lo studio si concluda nell’ottobre 2025. Quindi, dovremo avere ancora un po’ di pazienza per conoscere i risultati definitivi. Ma è sicuramente qualcosa da tenere d’occhio! Incrociamo le dita affinché porti buone notizie per chi convive ogni giorno con l’artrosi al ginocchio. Vi terrò aggiornati se ci saranno novità!
Fonte: Springer