Fotografia stile ritratto di gruppo, leggermente dall'alto, di giovani studenti universitari asiatici seduti sui gradini, con espressioni miste che suggeriscono dinamiche sociali e preoccupazioni sull'immagine corporea. Obiettivo 35mm, luce naturale, stile fotorealistico.

Dimmi con chi vai… e ti dirò come controlli il peso: Omofilia e differenze di genere tra gli studenti

Ragazzi, parliamoci chiaro: l’adolescenza e la prima giovinezza sono un periodo pazzesco, pieno di scoperte, ma anche di pressioni non indifferenti. Una di queste, inutile negarlo, riguarda il corpo e il peso. A volte, la voglia di sentirsi accettati o di raggiungere un ideale (spesso irrealistico) ci porta a imboccare strade non proprio salutari per controllare i chili di troppo. Parlo di quelli che gli esperti chiamano comportamenti non sani per il controllo del peso (UWCBs, dall’inglese Unhealthy Weight Control Behaviors): digiuni, saltare i pasti, usare pillole dimagranti senza controllo medico, lassativi, fino ad arrivare all’autoinduzione del vomito. Roba seria, che può avere conseguenze devastanti sulla salute fisica e mentale.

L’ombra degli amici: quanto conta la rete sociale?

Mi sono sempre chiesto quanto l’ambiente che ci circonda, e in particolare gli amici, possa influenzare queste scelte delicate. Istintivamente, direi “molto”. Ma la scienza cosa dice? Beh, mi sono imbattuto in uno studio longitudinale affascinante, condotto su studenti universitari cinesi, che ha provato a rispondere proprio a questa domanda usando l’analisi delle reti sociali (Social Network Analysis – SNA). In pratica, hanno mappato le amicizie all’interno di diverse facoltà e hanno seguito questi ragazzi per un anno, monitorando i loro comportamenti legati al peso, la percezione che avevano del proprio corpo, e il loro stato psicologico (ansia, depressione).

I risultati? Preparatevi, perché sono davvero interessanti e, per certi versi, sorprendenti.

Chi si somiglia si piglia: l’Omofilia nei comportamenti alimentari

La prima scoperta importante è stata la conferma dell’omofilia. È un termine un po’ tecnico, ma il concetto è semplice: tendiamo a fare amicizia e a legare con persone simili a noi. Ebbene, questo studio ha dimostrato che l’omofilia esiste anche per i comportamenti non sani di controllo del peso. In parole povere, gli studenti che adottavano questi metodi tendevano ad essere amici tra loro. C’è una sorta di “clustering”: gruppetti di amici che condividono non solo appunti e serate, ma anche queste abitudini rischiose.

Ma non finisce qui. La cosa ancora più notevole è che questa tendenza all’omofilia aumentava nel tempo! All’inizio dell’anno accademico era già presente, ma alla fine era diventata ancora più forte. Questo suggerisce che le dinamiche di gruppo e l’influenza reciproca giochino un ruolo attivo nel modellare questi comportamenti. O ci si sceglie perché si è simili, o si diventa simili stando insieme. Probabilmente entrambe le cose.

La grande differenza: Maschi vs Femmine

E qui arriva il punto che mi ha colpito di più: le differenze di genere. Tenetevi forte: questa significativa omofilia nei comportamenti non sani per il controllo del peso è stata trovata solo tra le ragazze! Nei gruppi di amicizie maschili, questa tendenza non era statisticamente significativa. Sembra incredibile, vero?

Le ragazze con UWCBs tendono a fare gruppo con altre ragazze con comportamenti simili, e questa somiglianza si rafforza nel tempo. Per i ragazzi, invece, il legame tra le proprie abitudini e quelle degli amici diretti, per quanto riguarda il controllo del peso, non sembra essere così marcato.

Questo si lega anche ad altri dati emersi:

  • La prevalenza degli UWCBs era significativamente più alta tra le femmine (circa 31-35%) rispetto ai maschi (circa 21-23%).
  • Le ragazze erano molto più propense a percepirsi erroneamente come sovrappeso o obese, anche quando il loro Indice di Massa Corporea (IMC) era normale o addirittura basso (quasi il 30% delle ragazze contro il 9-14% dei ragazzi).

Questi dati fanno riflettere. Sembra che la pressione sociale sull’immagine corporea, l’internalizzazione dell’ideale di magrezza e forse anche il modo stesso di comunicare e confrontarsi tra amiche rendano le ragazze più vulnerabili a queste dinamiche di gruppo quando si parla di peso.

Fotografia di un gruppo misto di giovani studenti universitari (asiatici, età 18-20 anni) che chiacchierano in un campus universitario moderno. Alcuni guardano i loro smartphone, altri parlano tra loro. Luce naturale, atmosfera informale ma con un sottile accenno di pressione sociale o confronto. Obiettivo 35mm, profondità di campo media per mantenere a fuoco il gruppo ma sfocare leggermente lo sfondo. Stile fotorealistico.

Altri fattori di rischio: non solo amici

Ovviamente, le amicizie non sono l’unico fattore in gioco. Lo studio ha confermato che altri elementi aumentano il rischio di adottare UWCBs:

  • Essere effettivamente sovrappeso o obesi.
  • La già citata percezione errata di essere obesi (sentirsi grassi senza esserlo). Questo è un fattore psicologico potentissimo.
  • Soffrire di depressione. C’è un legame forte tra malessere psicologico e comportamenti alimentari disfunzionali, a volte in un circolo vizioso.
  • Curiosamente, avere una rete di amicizie con bassa transitività. La transitività, in parole semplici, misura quanto gli amici dei tuoi amici sono anche amici tra loro (quanto è “chiuso” il gruppo). Una bassa transitività (gruppi meno coesi, più “aperti”) sembra associata a un rischio maggiore di UWCBs, specialmente tra le ragazze. Forse gruppi più coesi offrono più supporto o veicolano norme più salutari? È un’ipotesi.

Anche qui, però, emergono differenze di genere interessanti riguardo alle caratteristiche della rete sociale. Mentre per le ragazze è la bassa transitività ad essere associata agli UWCBs, per i ragazzi entrano in gioco altri fattori legati alla “popolarità” nella rete: avere un’alta centralità (sia in-degree, cioè essere nominato spesso come amico, sia out-degree, cioè nominare molti amici) era associato a un maggior rischio di UWCBs. Sembra quasi che per i ragazzi, essere al centro della rete sociale possa esporli di più a certi comportamenti, forse per questioni di status o accettazione.

Cosa ci insegna tutto questo?

Beh, per me, la lezione principale è che non possiamo ignorare il potere delle relazioni sociali quando parliamo di salute, specialmente tra i giovani. E, soprattutto, non possiamo usare un approccio “taglia unica” per tutti.

Questi risultati urlano l’importanza di pensare a interventi specifici per genere. Le dinamiche che portano le ragazze a influenzarsi reciprocamente sui comportamenti di controllo del peso sono diverse da quelle dei ragazzi.
Bisogna lavorare tantissimo sulla corretta percezione del proprio corpo, sfatando miti e ideali irraggiungibili, soprattutto tra le ragazze.
È fondamentale offrire supporto psicologico, perché depressione e ansia sono spesso intrecciate con questi problemi.
Infine, conoscere la struttura delle reti di amicizia potrebbe aprire strade per interventi innovativi, magari coinvolgendo i “peer leader” (i ragazzi più influenti) in modo positivo, anche se bisogna andarci cauti per non creare effetti boomerang.

Certo, lo studio ha i suoi limiti (è stato condotto in Cina, i dati erano auto-riferiti, il periodo di osservazione era di un solo anno), ma apre una finestra importantissima su un fenomeno complesso.

Insomma, le amicizie sono un tesoro prezioso, ma possono anche diventare, involontariamente, una cassa di risonanza per comportamenti rischiosi. Capire come funzionano queste dinamiche, tenendo conto delle differenze tra maschi e femmine, è il primo passo per aiutare davvero i giovani a costruire un rapporto sano con il cibo, con il proprio corpo e, in fondo, con se stessi e con gli altri.

Fonte: Springer

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