Omicron BA.5 e Sepsi Virale: Quando il COVID-19 Colpisce Duro gli Anziani
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa che mi ha fatto riflettere molto, un argomento che tocca da vicino la salute dei nostri cari più avanti con gli anni. Parliamo di COVID-19, ma non in generale. Ci concentriamo su una specifica variante, la Omicron BA.5, e su come, in alcuni casi, possa portare a una condizione davvero seria chiamata sepsi virale, specialmente nei pazienti più anziani.
Recentemente mi sono imbattuto in uno studio retrospettivo molto interessante, condotto in Cina tra dicembre 2022 e gennaio 2023, proprio durante un’ondata di infezioni da Omicron BA.5. Questo studio ha acceso i riflettori su un aspetto che forse abbiamo sottovalutato: anche se le varianti Omicron sono state spesso descritte come meno “cattive” delle precedenti, per la popolazione anziana possono rappresentare ancora una minaccia significativa, portando a conseguenze gravi come la sepsi e, purtroppo, a un’alta mortalità.
Lo Studio: Cosa Hanno Osservato i Ricercatori?
I ricercatori hanno analizzato i dati di 268 pazienti anziani (età pari o superiore a 60 anni) ricoverati in terapia intensiva in due grandi ospedali cinesi. Tutti questi pazienti avevano contratto l’infezione da SARS-CoV-2, specificamente la variante Omicron BA.5 (o sue discendenti come BA.5.2 e BF.7), e, cosa cruciale, soddisfacevano i criteri diagnostici per la sepsi secondo le linee guida Sepsis-3.
Sapete, la sepsi non è una malattia specifica, ma una risposta estrema e potenzialmente letale del nostro corpo a un’infezione. In questo caso, l’infezione scatenante era virale, causata proprio dal SARS-CoV-2. Il corpo, nel tentativo di combattere il virus, scatena una reazione infiammatoria così forte da danneggiare i propri tessuti e organi.
I pazienti sono stati divisi in due gruppi: i sopravvissuti (111 persone) e i non sopravvissuti (157 persone). L’obiettivo era capire quali fattori potessero predire un esito infausto in questi pazienti già così fragili.
Chi Erano i Pazienti Coinvolti?
L’età media era piuttosto alta, circa 78 anni, e quasi la metà (45.9%) aveva 80 anni o più. La maggioranza erano uomini (69%). Molti di loro arrivavano in ospedale già in condizioni critiche, tanto che quasi il 75% è stato ammesso direttamente in terapia intensiva. Il tempo mediano trascorso dall’inizio dei sintomi al ricovero era di una settimana.
Un dato che salta all’occhio è la presenza diffusa di comorbidità, cioè altre patologie preesistenti. Le più comuni erano:
- Ipertensione
- Diabete
- Malattie cardiovascolari
- Pregresso ictus cerebrale
- Broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO)
Curiosamente, non c’erano differenze significative nel numero di comorbidità tra chi è sopravvissuto e chi no. Questo suggerisce che, sebbene le comorbidità siano un fattore di rischio generale, in questo contesto specifico di sepsi virale grave, altri elementi giocavano un ruolo più determinante sull’esito finale.
I Segnali d’Allarme nei Dati di Laboratorio e Clinici
Analizzando i dati, sono emerse differenze importanti tra i due gruppi. Sebbene entrambi mostrassero segni di infiammazione e alterazioni ematiche (come aumento dei globuli bianchi e dei neutrofili, anemia), i pazienti che non ce l’hanno fatta presentavano una linfocitopenia (basso numero di linfociti, cellule chiave del sistema immunitario) più marcata.
Altri campanelli d’allarme nel gruppo dei non sopravvissuti includevano:
- Livelli molto più alti di D-dimero (un indicatore di problemi di coagulazione).
- Valori elevati di alcuni enzimi e indicatori di danno d’organo: ALT e AST (fegato), BUN e creatinina (reni), LDH (danno tissutale generale) e proteina C-reattiva (CRP, infiammazione).
- Un punteggio SOFA (Sequential Organ Failure Assessment) significativamente più alto all’ammissione in terapia intensiva. Questo punteggio valuta il grado di insufficienza di diversi organi (respiratorio, cardiovascolare, epatico, coagulativo, renale, neurologico) ed è un indicatore chiave della gravità della sepsi.
- Un punteggio GCS (Glasgow Coma Scale) più basso, indicativo di un alterato stato di coscienza.
- Maggiori difficoltà nello scambio di gas a livello polmonare, evidenziate da livelli di lattato più alti, una minore saturazione di ossigeno (SO2) e un rapporto PaO2/FiO2 (indice di ossigenazione) più basso, spesso indicativo di ARDS (Sindrome da Distress Respiratorio Acuto).
In pratica, i pazienti che non sono sopravvissuti mostravano segni più evidenti di una disfunzione multiorgano diffusa, una caratteristica tipica della sepsi grave e dello shock settico.
Il Fattore Decisivo: Il Punteggio SOFA
L’analisi statistica multivariata, che cerca di isolare i fattori di rischio indipendenti, ha dato un risultato netto: il punteggio SOFA è emerso come il fattore predittivo indipendente più forte per la mortalità ospedaliera in questi pazienti anziani con COVID-19 e sepsi. Un SOFA score più alto all’ingresso in terapia intensiva era associato a un rischio di morte significativamente maggiore (OR = 1.456). Questo è coerente con quanto già si sa sulla sepsi in generale, ma conferma la sua importanza anche nel contesto specifico dell’infezione da Omicron BA.5 negli anziani.
Cosa Vedevano le TAC Polmonari?
Le immagini della Tomografia Computerizzata (TC) del torace hanno confermato il coinvolgimento polmonare. In entrambi i gruppi erano comuni lesioni come opacità a vetro smerigliato (GGO), opacità lineari e versamento pleurico, spesso bilaterali. Tuttavia, nei pazienti che non sono sopravvissuti, erano più frequenti quadri di GGO associato a consolidamento polmonare e la presenza del segno del bronco gramma aereo, entrambi indicativi di un danno polmonare più esteso e severo, probabilmente legato all’ARDS. Questo suggerisce che, nonostante Omicron BA.5 tenda a dare sintomi più generalizzati, nei pazienti anziani e fragili può ancora causare un’importante polmonite e danno polmonare profondo.
Immunità Anziana e Vaccinazione: Un Binomio Cruciale
Perché gli anziani sono così vulnerabili? C’entra l’immunosenescenza, cioè l’invecchiamento del sistema immunitario, che risponde meno efficacemente alle infezioni e tende a generare un’infiammazione più sregolata. Aggiungiamo le comorbidità, che spesso implicano uno stato pro-infiammatorio di base, e capiamo perché l’infezione possa degenerare più facilmente.
Lo studio sottolinea anche un altro punto fondamentale: la vaccinazione. Sebbene Omicron BA.5 abbia dimostrato una notevole capacità di eludere l’immunità data da precedenti infezioni o dai vaccini (soprattutto le prime dosi), le dosi booster (terza e quarta dose) si sono comunque rivelate cruciali nel ridurre significativamente il rischio di ospedalizzazione e morte, specialmente negli anziani. Al momento dello studio, la copertura vaccinale con booster nella popolazione anziana cinese era inferiore rispetto ad altri paesi, un fattore che potrebbe aver contribuito alla gravità dell’ondata.
Questo ci ricorda quanto sia importante mantenere aggiornato il ciclo vaccinale, soprattutto per le persone più a rischio. Si parla anche di vaccini adattati alle varianti e di strategie eterologhe (usare vaccini diversi per le dosi booster) per ottimizzare la risposta immunitaria.
Cosa Portiamo a Casa da Questo Studio?
La lezione principale è che non dobbiamo abbassare la guardia, soprattutto per proteggere i più fragili. La variante Omicron BA.5, pur essendo diversa dalle precedenti, può ancora causare malattia grave e morte negli anziani, spesso attraverso la complicanza temibile della sepsi virale.
I fattori di rischio identificati (linfocitopenia, D-dimero alto, LDH, CRP, creatinina, lattato elevati, basso rapporto P/F) e, soprattutto, un punteggio SOFA elevato all’ammissione in terapia intensiva, sono segnali che devono allertare i medici sulla prognosi potenzialmente infausta.
Il tasso di mortalità osservato in questo gruppo specifico (58.6%) è impressionante e sottolinea la gravità della situazione quando COVID-19, età avanzata e sepsi si combinano.
Infine, questo studio ribadisce con forza l’importanza della vaccinazione booster tempestiva come strumento fondamentale per mitigare i rischi, anche di fronte a varianti con capacità di evasione immunitaria. Proteggere i nostri anziani rimane una priorità assoluta.
Fonte: Springer