Oltre il PIL: La Ricetta della Tripla Elica per l’Economia della Felicità
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa che mi sta davvero a cuore e che, secondo me, cambierà il modo in cui pensiamo all’economia e al progresso: andare oltre il PIL per costruire un’economia della felicità. Sì, avete capito bene, felicità! Per decenni ci siamo aggrappati al Prodotto Interno Lordo (PIL) come se fosse l’unica bussola per misurare il successo di una nazione. Ma siamo onesti, quanti di noi si sentono davvero “ricchi” o “soddisfatti” solo perché il PIL cresce? Io credo pochi.
Ma Cos’è Esattamente Questa “Economia della Felicità”?
Pensatela così: è un sistema economico che non si concentra solo sulla produzione di beni e servizi, ma mette al centro il benessere delle persone, la salute del nostro pianeta, la riduzione delle disuguaglianze e della corruzione. L’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) parla di “well-being economy”, un’economia che crea un circolo virtuoso tra crescita economica sostenibile e benessere, a vantaggio di tutti noi. Non si tratta di demonizzare la crescita economica, ma di integrarla in una visione più ampia e umana. L’idea è semplice ma rivoluzionaria: un’economia che lavora per le persone e per il pianeta, non a loro spese.
I Pionieri del Cambiamento
Questa non è solo una bella teoria, sapete? Ci sono paesi che hanno già iniziato a muoversi in questa direzione. Il Bhutan, ad esempio, è famoso per il suo indice di Felicità Nazionale Lorda (FIL), che misura il livello di felicità dei cittadini usando ben 33 indicatori diversi. La Scozia ha introdotto un Quadro Nazionale di Performance con 11 risultati nazionali legati al benessere. E la Nuova Zelanda ha lanciato il “Well-Being Budget”, destinando una parte del bilancio annuale specificamente al miglioramento della salute mentale dei suoi cittadini. Sono esempi che ci dimostrano che un altro modo di pensare l’economia è possibile!
Le Vere Leve della Felicità: Cosa Conta Davvero?
Se vogliamo costruire questa nuova economia, dobbiamo capire quali sono gli ingredienti fondamentali. La ricerca su cui si basa questo articolo ha fatto proprio questo: ha analizzato le esperienze dei paesi pionieri e ha identificato le variabili chiave. E indovinate un po’? Non c’è solo il reddito! Anzi, emergono fattori molto più legati alla qualità della nostra vita quotidiana. Ecco alcuni dei più importanti:
- Salute: Non solo aspettativa di vita, ma anche salute mentale, accesso alle cure, qualità dell’assistenza.
- Equilibrio Vita-Lavoro (Work-life balance): Avere tempo per la famiglia, gli amici, gli hobby, senza essere schiavi del lavoro.
- Condizioni Economiche: Certo, contano! Ma parliamo di accesso alla casa, opportunità di lavoro, equità dei redditi, potere d’acquisto.
- Ambiente: Aria pulita, acqua pulita, spazi verdi, biodiversità, azioni contro il cambiamento climatico. Il nostro benessere dipende da un pianeta sano!
- Uso del Tempo: Come spendiamo il nostro tempo e quanto controllo abbiamo su di esso.
- Istruzione: Accesso a un’istruzione di qualità per tutta la vita, equità nelle opportunità.
- Relazioni Sociali: Sentirsi parte di una comunità, avere persone su cui contare, fiducia negli altri.
- Sicurezza: Sentirsi sicuri a casa, al lavoro, per strada, liberi da discriminazioni.
- Cultura: Accesso all’arte, alla cultura, alle attività ricreative.
- Benessere Soggettivo: La nostra percezione personale di soddisfazione per la vita, il senso di scopo, le emozioni positive.
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Questi sono solo alcuni esempi, ma ci fanno capire quanto sia limitato guardare solo al PIL. La vera ricchezza è fatta di tante cose!
Tutto È Collegato: L’Importanza delle Interazioni
Una delle cose più affascinanti emerse dalla ricerca è che queste variabili non sono separate, ma si influenzano a vicenda in modo complesso. Ad esempio, un buon equilibrio vita-lavoro non solo ci rende più felici (benessere soggettivo), ma influenza positivamente il nostro uso del tempo, le nostre relazioni sociali e persino la nostra motivazione a investire sui figli. Allo stesso modo, una buona governance (un governo trasparente, affidabile, che protegge i diritti umani) ha un impatto enorme sull’istruzione, sulle relazioni internazionali, sul benessere generale e persino sulla protezione dell’ambiente. Capire queste connessioni è fondamentale per creare politiche efficaci. Non basta agire su un singolo aspetto, serve una visione d’insieme.
La Squadra Vincente: Un Modello a “Tripla Elica”
E qui arriva il bello: come facciamo a mettere in pratica tutto questo? La ricerca propone un modello affascinante, chiamato “Tripla Elica”, che si ispira a modelli usati per l’innovazione. L’idea è che per costruire un’economia della felicità serva la collaborazione stretta e continua di tre attori fondamentali:
- Il Governo: Ha il compito di sviluppare e implementare le politiche per il benessere, andando oltre le misure tradizionali. Deve allocare le risorse in modo equo, promuovere la partecipazione dei cittadini, garantire trasparenza e fiducia.
- Le Organizzazioni Internazionali: Possono facilitare la collaborazione tra paesi, condividere le migliori pratiche, stabilire standard globali per la misurazione del benessere e promuovere iniziative su larga scala (come l’economia circolare o le energie rinnovabili).
- Il Mondo Accademico (Università e Centri di Ricerca): Ha un ruolo cruciale nell’approfondire la conoscenza, sviluppare nuovi indicatori, formare le nuove generazioni a pensare “oltre il PIL”, valutare l’efficacia delle politiche e fornire dati affidabili ai decisori.

Solo lavorando insieme, questi tre attori possono creare le strategie giuste e adattarle ai contesti specifici di ogni nazione, promuovendo un cambiamento reale e duraturo. È un po’ come una squadra ben allenata: ognuno ha il suo ruolo, ma si vince solo giocando insieme.
Strategie Concrete per il Cambiamento
Cosa possono fare, in pratica, questi tre attori? Ecco qualche idea emersa dalla ricerca:
- Governi:
- Adottare quadri di riferimento nazionali per il benessere (come quelli di Scozia o Nuova Zelanda).
- Integrare indicatori di benessere nel processo decisionale e di bilancio.
- Promuovere politiche attive per l’equilibrio vita-lavoro, la salute mentale, la sostenibilità ambientale.
- Garantire equità e inclusione sociale.
- Rafforzare la democrazia partecipativa e la fiducia nelle istituzioni.
- Organizzare eventi e campagne per sensibilizzare cittadini e stakeholder.
- Organizzazioni Internazionali:
- Creare piattaforme per lo scambio di conoscenze e best practice tra paesi.
- Promuovere standard comuni per la misurazione del benessere.
- Sostenere i paesi (soprattutto quelli in via di sviluppo) nella transizione verso economie orientate al benessere.
- Coordinare azioni globali su sfide come il cambiamento climatico e le disuguaglianze.
- Accademia:
- Inserire i temi dell’economia della felicità e del “beyond GDP” nei curricula universitari.
- Condurre ricerche rigorose per identificare le determinanti del benessere e l’efficacia delle politiche.
- Sviluppare e affinare nuovi indicatori di benessere, adatti ai diversi contesti.
- Collaborare con governi e organizzazioni internazionali per fornire supporto scientifico.
- Utilizzare e promuovere l’uso di dati sul benessere soggettivo (come quelli del Gallup World Poll o del World Values Survey).
Perché Tutto Questo Dovrebbe Importarci?
Forse vi state chiedendo: “Ma alla fine, cosa ci guadagno io?”. Beh, io credo che ci guadagniamo tutti. Passare a un’economia della felicità non significa rinunciare al progresso, ma ridefinirlo. Significa costruire società più giuste, più sane, più resilienti, dove le persone possano davvero fiorire. Significa dare più valore al tempo passato con i nostri cari, alla salute del nostro pianeta, al sentirsi parte di una comunità. Significa, in fondo, mettere l’economia al servizio della vita, e non viceversa.
Certo, la strada è lunga e le sfide non mancano. Cambiare un paradigma radicato come quello del PIL richiede coraggio, visione e collaborazione. Ma i segnali positivi ci sono, e la consapevolezza sta crescendo. Io sono convinta che sia la direzione giusta da prendere per un futuro migliore, più umano e sostenibile per tutti noi. E voi, cosa ne pensate?
Fonte: Springer
