Un gruppo diversificato di adulti a Makkah, Arabia Saudita, in un contesto urbano moderno che suggerisce un centro sanitario o comunitario, alcuni visibilmente sovrappeso, impegnati in una conversazione sulla salute e il benessere. Fotografia di ritratto di gruppo, obiettivo prime 35mm, luce naturale morbida proveniente da finestre, profondità di campo media per mantenere a fuoco le persone ma sfocare leggermente lo sfondo architettonico, atmosfera seria ma speranzosa.

Obesità a Makkah: Un Puzzle Tra Consapevolezza e Azione Quotidiana

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di un tema che tocca corde profonde, un po’ ovunque nel mondo, ma con sfumature particolari in certi luoghi: l’obesità. Non la solita lezione accademica, promesso! Piuttosto, una chiacchierata su cosa sta succedendo, in particolare basandoci su uno studio interessante condotto a Makkah, in Arabia Saudita. Perché proprio lì? Beh, perché come in molte altre parti del mondo, anche in Arabia Saudita l’obesità è diventata un’ombra ingombrante sulla salute pubblica e sull’economia.

Un Problema Globale con Radici Locali

Partiamo da un dato di fatto: l’obesità, definita semplicemente come un eccesso di grasso corporeo, è una condizione complessa. Non è solo una questione di “mangiare troppo e muoversi poco”, anche se questo è il cuore del problema energetico (calorie in entrata > calorie in uscita). C’è un mix intricato di fattori ambientali, sociali, stili di vita e, sì, anche genetici. Pensate che a livello globale, l’obesità è triplicata tra il 1975 e il 2016! Oggi, parliamo di oltre 1.9 miliardi di adulti sovrappeso e più di 650 milioni francamente obesi. Numeri da capogiro, vero?

L’Arabia Saudita non fa eccezione, anzi. Alcune stime parlano di un tasso di obesità che arriva al 35.6%, con quasi il 70% della popolazione adulta classificata come sovrappeso o obesa. Questo ha conseguenze pesantissime: è un fattore di rischio primario per diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari, alcuni tipi di cancro… insomma, riduce l’aspettativa e la qualità della vita. E non dimentichiamo il carico economico: costi sanitari diretti (cure, farmaci, chirurgia bariatrica) e indiretti (perdita di produttività, assenteismo).

Ma perché proprio in Arabia Saudita? I fattori sono tanti:

  • Cambiamenti dietetici: La “westernizzazione” delle abitudini alimentari ha portato a un boom di fast food, bevande zuccherate e snack processati.
  • Sedentarietà: Il clima caldo scoraggia l’attività all’aperto, e la crescente dipendenza da auto e tecnologia ci inchioda sempre di più a sedie e divani.
  • Fattori socioeconomici e culturali: Urbanizzazione, reddito più alto (che spesso si traduce in accesso a cibi meno sani) e persino norme culturali che in passato associavano una corporatura robusta a benessere e salute.

Insomma, un cocktail esplosivo che ha reso l’obesità una sfida sanitaria enorme per il paese. C’è da dire che, con iniziative come “Vision 2030”, il governo sta cercando di invertire la rotta promuovendo stili di vita più sani.

Lo Studio a Makkah: Cosa Abbiamo Scoperto?

Ed eccoci allo studio specifico condotto a Makkah, tra marzo e giugno 2023, su 368 adulti reclutati nei centri di assistenza sanitaria primaria (PHCs). L’obiettivo? Capire meglio la prevalenza dell’obesità in quel contesto, i fattori associati e, soprattutto, il livello di consapevolezza, le attitudini e le pratiche delle persone riguardo a questo problema. Hanno usato un questionario ben strutturato e misurato peso e altezza per calcolare l’Indice di Massa Corporea (BMI), il metodo più comune per classificare sovrappeso e obesità (ricordate: normale < 25, sovrappeso 25-29.9, obeso ≥ 30).

I risultati? Beh, un po' sorprendenti. In questo campione, il 18% è risultato sovrappeso e il 19% obeso. Totale: 37%. Attenzione, questi numeri sono inferiori a quelli riportati in altri studi nazionali sauditi e decisamente più bassi rispetto, ad esempio, a uno studio al Cairo che parlava di un 46% tra sovrappeso e obesi. Potrebbe essere un primo segnale positivo legato alle nuove politiche sanitarie? Difficile dirlo con certezza da un solo studio, ma è un’ipotesi interessante.

Primo piano di una bilancia digitale con piedi sopra, in un ambiente sanitario luminoso a Makkah. Obiettivo macro 85mm, messa a fuoco precisa sui numeri della bilancia, illuminazione controllata per evidenziare la misurazione del peso come strumento di screening per l'obesità.

La Sorpresa: Consapevoli Sì, Attivi Forse…

Qui arriva il bello, o meglio, il punto cruciale. Lo studio ha valutato anche cosa la gente sa (consapevolezza), cosa pensa (attitudine) e cosa fa (pratiche) riguardo all’obesità. E i risultati sono… contrastanti.

Consapevolezza: Altissima! L’85.9% dei partecipanti ha dimostrato una consapevolezza “adeguata”. La maggioranza (75.3%) conosceva la definizione di BMI normale secondo l’OMS, quasi tutti (96.7%) sapevano che l’obesità può causare problemi cardiaci e riconoscevano che si ingrassa consumando più calorie di quelle che si bruciano (93.5%). Molti erano anche consapevoli del ruolo degli ormoni e dei fattori psicologici. Addirittura, il 91.6% percepiva l’obesità come una vera e propria malattia, non solo un fattore di rischio. Questo è un passo avanti enorme rispetto a studi precedenti dove molti la vedevano come una condizione ereditaria ingestibile.

Attitudini: Generalmente Favorevoli. Il 51.4% aveva un’attitudine definita “favorevole”. La maggioranza credeva che avere un peso normale fosse importante per la salute (anche se il 67.9% ammetteva che mantenerlo è difficile) e il 44.8% riteneva l’aumento di peso dannoso. Curiosamente, però, il 60.3% si dichiarava soddisfatto della propria forma fisica attuale, anche se magari rientrava nelle categorie di sovrappeso o obesità.

Pratiche: Nota Dolente! Ed ecco il paradosso. Nonostante la grande consapevolezza e le buone intenzioni, le azioni concrete latitano. Solo il 33.4% aveva pratiche “adeguate”. Vediamo qualche dato:

  • Poco meno della metà (44.6%) modificava regolarmente la dieta per mantenersi in salute.
  • Ancora meno (40.2%) modificava l’attività fisica quotidiana per preservare la forma fisica. Solo il 23.4% faceva esercizio regolarmente!
  • Il 39% controllava il BMI molto raramente (meno di 2 volte al mese).
  • Il 6.5% mangiava cibo spazzatura ogni giorno.
  • Il 38% ricorreva a pasti ipercalorici in situazioni di stress.
  • Quasi un quarto (24.7%) dormiva meno di 8 ore per notte.
  • Il 64.4% non beveva abbastanza acqua (meno degli 8 bicchieri raccomandati).

Sembra quasi che sapere cosa fare e farlo davvero siano due mondi separati!

Chi Rischia di Più? I Fattori Chiave

L’analisi statistica ha cercato di identificare i “predittori” dell’obesità in questo gruppo. Cosa è emerso? Alcuni fattori aumentavano significativamente la probabilità di essere obesi:

  • Avere una storia familiare di obesità (quasi 4 volte più probabile).
  • Essere donna (quasi 5 volte più probabile).
  • Avere uno stile di vita sedentario (più di 6 volte più probabile!).
  • Dormire poco (più di 2 volte più probabile).
  • Consumare junk food regolarmente (più di 3 volte più probabile).
  • Essere insoddisfatti della propria forma fisica (quasi 4 volte più probabile).
  • Avere una scarsa consapevolezza dell’obesità (ben 10.5 volte più probabile!).

Quest’ultimo punto è interessante: anche se la consapevolezza media era alta, chi aveva una consapevolezza scarsa era a rischio altissimo. I predittori più forti in assoluto? Proprio la scarsa consapevolezza, seguita dall’esercizio fisico irregolare e dall’essere donna. Un dato positivo: bere abbastanza acqua sembrava ridurre la probabilità di obesità.

Una donna di mezza età dall'aspetto mediorientale che fa jogging in un parco moderno e ben curato a Makkah, al tramonto. Teleobiettivo zoom 200mm, fast shutter speed per congelare il movimento, action tracking attivo, la luce calda del tramonto illumina la scena creando lunghe ombre.

Cosa Possiamo Fare? Riflessioni e Prospettive

Questo studio, pur con i suoi limiti (è trasversale, quindi non stabilisce cause dirette; è specifico di Makkah; si basa su auto-dichiarazioni), ci lascia con un messaggio forte: la consapevolezza da sola non basta. Le persone a Makkah sembrano sapere molto sull’obesità, ma faticano a tradurre questa conoscenza in comportamenti sani.

Cosa fare allora? Forse, invece di bombardare la gente con ancora più informazioni (che sembrano già avere), dovremmo concentrarci sull’empowerment:

  • Migliorare le capacità di auto-regolazione e auto-gestione. Come resistere alle tentazioni? Come integrare l’esercizio nella routine quotidiana?
  • Aumentare l’autoefficacia, cioè la fiducia nelle proprie capacità di cambiare.
  • Creare ambienti più supportivi. Servono strutture accessibili e convenienti per fare sport, piste ciclabili, parchi sicuri. Serve anche un marketing alimentare più responsabile.
  • Educare fin da giovani agli effetti dannosi dell’obesità e a come prevenirla, per instaurare abitudini sane da subito.

È chiaro che l’obesità rimane una preoccupazione significativa. Il divario tra ciò che sappiamo e ciò che facciamo è il vero campo di battaglia. Servono strategie mirate che aiutino le persone a superare le barriere pratiche e psicologiche verso uno stile di vita più sano. E, naturalmente, più ricerche in altre regioni dell’Arabia Saudita per avere un quadro nazionale completo.

Insomma, la strada è ancora lunga, ma capire queste dinamiche tra consapevolezza, attitudini e pratiche è un passo fondamentale per affrontarla nel modo giusto.

Fonte: Springer

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