Atleti Ugandesi di Resistenza: Segreti e Sfide della Loro Nutrizione
Ciao a tutti! Oggi voglio portarvi con me in un viaggio affascinante nel cuore dell’Africa orientale, precisamente nella sub-regione di Sebei in Uganda. Quest’area è una fucina di talenti incredibili nell’atletica di resistenza, sfornando campioni che dominano le scene mondiali. Ma vi siete mai chiesti cosa c’è dietro queste performance strabilianti? Certo, l’allenamento in altura è fondamentale, ma che ruolo gioca la nutrizione? Mi sono imbattuto in uno studio recente che ha cercato di rispondere proprio a questa domanda, indagando sulla conoscenza della nutrizione sportiva, sulle fonti di informazione e sulle abitudini alimentari di questi atleti. E i risultati, ve lo dico subito, sono un mix interessante di buone notizie e sfide importanti.
Chi Sono Questi Atleti? Un Ritratto del Campione Tipo
Lo studio ha coinvolto 100 atleti di mezzofondo e fondo, selezionati da quattro campi di allenamento nel distretto di Kapchorwa. La prima cosa che salta all’occhio è l’età: la stragrande maggioranza (74%) ha tra i 15 e i 17 anni! Giovanissimi, con almeno un paio d’anni di esperienza nell’atletica. Questo dato mi ha colpito: si inizia prestissimo a costruire una carriera. La maggior parte ha un’istruzione secondaria (54%) o primaria (43%), e quasi tutti vivono in aree rurali. Un altro dato significativo riguarda il reddito familiare mensile: per il 79% è inferiore a 130.000 scellini ugandesi (che sono davvero pochi, circa 30-35 euro al momento della ricerca), un fattore che, come vedremo, ha il suo peso.
Quanto Ne Sanno Davvero di Nutrizione Sportiva?
Qui arriva una delle sorprese positive: il 68% degli atleti ha dimostrato una buona conoscenza della nutrizione sportiva. Non male, vero? Ad esempio, quasi tutti (97%) sanno che bisognerebbe mangiare almeno tre volte al giorno e il 100% sa che i carboidrati sono la principale fonte di energia. Molti (95%) sono consapevoli che un atleta ha bisogno di mangiare di più rispetto alla popolazione generale e l’88% sa che le vitamine possono aiutare nel recupero post-allenamento. Anche la consapevolezza che la carenza di ferro può causare affaticamento e che l’alcol influisce negativamente sulla digestione è abbastanza diffusa (rispettivamente 70% e 76%).
Tuttavia, non è tutto rose e fiori. Solo il 42% conosce le sei classi di nutrienti fondamentali. E poco più della metà (57%) sa che il pasto pre-gara andrebbe consumato almeno 3 ore prima dell’evento. Quindi, c’è una buona base, ma anche margini di miglioramento su concetti più specifici.

Da Chi Imparano? Le Fonti di Informazione (e Qualche Preoccupazione)
Questo è un punto cruciale. Da dove arrivano queste conoscenze (e queste lacune)? Lo studio rivela che le fonti principali sono gli allenatori (49%) e la famiglia/genitori (28%). Figure importantissime, certo, ma non necessariamente esperte qualificate in nutrizione sportiva. E infatti, nutrizionisti e dietologi sono consultati pochissimo (solo il 5%), così come internet (4%), TV/Radio (4%) e riviste (4%). Solo il 9% aveva seguito un corso di nutrizione in passato.
Questo mi fa riflettere: affidarsi principalmente agli allenatori, che magari non hanno una formazione specifica e aggiornata in nutrizione, può essere rischioso. Si rischia di diffondere informazioni non ottimali o addirittura errate. La mancanza di accesso a professionisti qualificati è un problema comune nei paesi a basso e medio reddito come l’Uganda, spesso per motivi economici e per una carenza di figure professionali formate adeguatamente.
Cosa C’è nel Piatto? Le Abitudini Alimentari Reali
Passiamo ora a cosa mangiano effettivamente questi ragazzi e ragazze. Lo studio ha usato un questionario sulla frequenza alimentare (Food Frequency Questionnaire – FFQ). I risultati mostrano un consumo molto frequente di:
- Cereali (posho, riso, grano, sorgo, miglio): 77% li consuma spesso.
- Legumi e frutta secca (arachidi, semi di girasole, semi zucca, fagioli, soia): 72% li consuma spesso.
- Verdura e frutta: 55% li consuma spesso.
Fin qui, sembra una dieta basata su alimenti vegetali e ricca di carboidrati, fondamentale per la resistenza. Ma ecco il dato preoccupante: il consumo di alimenti ricchi di proteine animali è decisamente basso.
- Latte/Uova: solo il 33% li consuma frequentemente.
- Pesce: solo il 25%.
- Carne/Pollame: addirittura solo il 13%.
Questa tendenza riflette probabilmente la disponibilità locale (cereali e legumi sono coltivati in zona, il pesce è difficile da reperire) e il basso reddito, che limita l’accesso a cibi più costosi come la carne. Tuttavia, un apporto proteico inadeguato può compromettere il recupero muscolare, la sintesi proteica, il sistema immunitario e, in ultima analisi, la performance atletica.

Conoscenza, Pratica e Fattori Sociali: Un Intreccio Complesso
Lo studio ha trovato un’associazione significativa: chi ha una migliore conoscenza della nutrizione sportiva tende ad avere anche pratiche alimentari più adeguate (p=0.009). Sembra ovvio (“so cosa fare, quindi lo faccio”), ma non è sempre così scontato. Come abbiamo visto, fattori come il reddito familiare (che nello studio è risultato associato alla conoscenza) possono limitare la possibilità di mettere in pratica le buone nozioni. Puoi sapere che dovresti mangiare più proteine, ma se non puoi permettertele, quella conoscenza resta teoria.
Interessante anche notare che la conoscenza differiva significativamente in base all’età (i più grandi ne sanno di più, forse per esperienza) e al sesso (le femmine hanno mostrato punteggi mediamente più alti, p<0.000). Questo potrebbe dipendere da una maggiore attenzione delle ragazze alla propria immagine corporea e alla salute, che le porta a cercare più informazioni. Anche le pratiche alimentari sono risultate migliori nelle femmine.
Cosa Possiamo Imparare? Raccomandazioni per il Futuro
Questo studio, pur con i suoi limiti (campione specifico per età e regione, dati auto-riferiti), ci offre spunti preziosi. Cosa fare, dunque?
- Formare gli Allenatori: Visto che sono la fonte primaria di informazione, è fondamentale offrire loro una formazione supplementare e specifica sulla nutrizione sportiva. Devono diventare veicoli di conoscenza corretta e aggiornata.
- Coinvolgere Nutrizionisti/Dietologi: Nel lungo termine, sarebbe cruciale integrare queste figure professionali nello staff di supporto agli atleti. Anche se difficile per motivi economici, è un investimento sulla salute e sulla performance.
- Migliorare l’Accesso alle Proteine: La gestione dei campi di allenamento dovrebbe cercare modi per includere più alimenti proteici (carne, pesce, uova, latte, ma anche legumi combinati in modo ottimale) nei piani alimentari settimanali degli atleti.
- Educazione Nutrizionale Specifica: Sviluppare materiali educativi adatti al livello di istruzione e magari differenziati per sesso, vista la differenza emersa nello studio.

Insomma, la situazione degli atleti di resistenza ugandesi nella regione di Sebei è complessa. Hanno una base di conoscenza sorprendentemente buona, ma lacune specifiche e, soprattutto, si affidano a fonti non sempre qualificate e affrontano sfide legate alla dieta, in particolare per l’apporto proteico, influenzate da fattori economici e di accessibilità. C’è un potenziale enorme, ma per esprimerlo al meglio, serve un supporto nutrizionale più strutturato e consapevole. Un piccolo passo potrebbe fare una grande differenza nella vita e nella carriera di questi giovani campioni.
Fonte: Springer
