Prime lens, 35mm, depth of field, immagine concettuale di un canale ionico TMEM16A (struttura proteica complessa) bloccato da una nuova molecola inibitrice (N066-0059, visualizzata in dettaglio nel sito di legame), con ioni cloruro (piccole sfere) che non riescono a passare attraverso il poro ostruito, sfondo astratto che richiama processi cellulari e la complessità della ricerca farmacologica.

Caccia Grossa nel Mondo Molecolare: Nuovi Bloccanti per il Canale TMEM16A Scovati!

Ciao a tutti! Oggi voglio portarvi con me in un viaggio affascinante nel cuore della ricerca farmacologica. Immaginate un bersaglio molecolare, una proteina chiamata TMEM16A. Non è una proteina qualsiasi: è un canale ionico attivato dal calcio, fondamentale per un sacco di processi nel nostro corpo, dalla trasmissione dei segnali nervosi alla contrazione dei muscoli lisci, fino alla secrezione delle cellule epiteliali.

Ma c’è un lato oscuro: TMEM16A è spesso “troppo attiva” o sovraespressa in diverse forme di cancro, come quello della testa e del collo, del polmone, della mammella e della prostata. Sembra proprio che dia una bella spinta alla crescita e alla diffusione dei tumori attivando vie di segnalazione cellulare cruciali. Capite bene che trovare un modo per “spegnere” o bloccare questo canale è diventato un obiettivo super interessante, una potenziale nuova arma contro il cancro e altre malattie come l’ipertensione o le diarree secretorie.

Il problema? Nonostante il suo potenziale, ad oggi non esistono farmaci approvati dalla FDA che blocchino direttamente TMEM16A. Una sfida non da poco, vero? Ed è qui che entriamo in gioco noi!

La Nostra Strategia: Un Mix di Cervelli Elettronici e Mani in Pasta

Ci siamo detti: “Ok, dobbiamo trovare un nuovo bloccante per questo canale, qualcosa di efficace”. Ma come fare? Abbiamo deciso di giocare d’astuzia, combinando la potenza dei computer con la verifica sperimentale in laboratorio. Un approccio integrato, come si dice in gergo.

Il piano era questo:

  • Usare il virtual screening: una sorta di setaccio digitale per passare in rassegna migliaia e migliaia di molecole e vedere quali, sulla carta (o meglio, sullo schermo), sembravano più promettenti per legarsi a TMEM16A e bloccarla.
  • Sfruttare la dinamica molecolare (MD): simulazioni computerizzate super avanzate per vedere come le molecole candidate interagiscono con la proteina nel tempo, quasi come girare un film a livello atomico.
  • Passare agli studi sperimentali in vitro: testare le molecole migliori in laboratorio, su cellule vere, per confermare che funzionassero davvero.

Una bella scommessa, che ha richiesto un sacco di lavoro computazionale e sperimentale, ma eravamo convinti che fosse la strada giusta per accelerare la scoperta di nuovi farmaci.

A Caccia di “Hit”: Il Setaccio Virtuale

Siamo partiti da due strutture tridimensionali di TMEM16A ottenute sperimentalmente: una legata al calcio (codice PDB: 5OYB) e un’altra in uno stato “intermedio”, legata a un bloccante già noto, chiamato 1PBC (codice PDB: 7ZK3). Queste strutture ci hanno fatto da “modello” per il nostro screening.

Abbiamo preso un database enorme, il ChemDiv, con quasi 90.000 composti diversi. Una marea di molecole! Usando un software chiamato Autodock Vina, abbiamo simulato come ciascuna di queste molecole potesse legarsi alla “tasca” di legame di TMEM16A, quella dove si pensa che i bloccanti si infilino per ostruire il passaggio degli ioni cloruro.

I risultati del docking sono stati elettrizzanti: circa il 67% dei composti mostrava un’affinità di legame prevista migliore di quella del bloccante di riferimento 1PBC! Non male, eh?

Ma non ci siamo fermati qui. Abbiamo anche controllato le proprietà farmacologiche di queste molecole usando un altro software (ADMETlab 3.0). Volevamo assicurarci che i nostri candidati non solo si legassero bene, ma avessero anche buone probabilità di essere assorbiti, distribuiti, metabolizzati ed eliminati correttamente dal corpo, senza essere troppo tossici (le famose proprietà ADMET). Sorprendentemente, oltre 3500 composti sembravano avere le carte in regola.

Da tutta questa analisi, abbiamo selezionato i 20 composti “top”, quelli con la migliore affinità di legame prevista e buone proprietà ADMET. Erano loro i nostri primi sospettati, pronti per passare alla fase successiva: il test in laboratorio.

Macro lens, 80mm, high detail, precise focusing, controlled lighting, visualizzazione 3D della proteina canale TMEM16A su uno schermo di computer, con piccole molecole colorate (composti candidati) che si legano a una tasca specifica nella regione del poro, in un ambiente di laboratorio high-tech.

Dallo Schermo al Bancone: La Prova del Nove

È arrivato il momento della verità. Abbiamo preso i nostri 20 candidati e li abbiamo testati su cellule di adenocarcinoma polmonare umano (le Calu-3), che esprimono naturalmente TMEM16A. Abbiamo usato una tecnica chiamata “short-circuit current (Isc) analysis”, che misura la corrente generata dal passaggio degli ioni cloruro attraverso i canali TMEM16A sulla membrana cellulare.

Abbiamo attivato i canali TMEM16A e poi abbiamo aggiunto i nostri composti per vedere se riuscivano a bloccare la corrente. Per confronto, abbiamo usato anche un inibitore noto, Ani9.

E qui è arrivata la bella notizia: tre dei nostri composti, chiamati N066-0059, N066-0060 e N066-0067, hanno mostrato un’attività inibitoria davvero notevole, paragonabile o addirittura superiore a quella di Ani9 alla stessa concentrazione!

Non contenti, abbiamo misurato la loro potenza in modo più preciso, determinando la concentrazione necessaria per bloccare il 50% dell’attività del canale (il famoso valore IC50). Tenetevi forte:

  • N066-0059: IC50 = 0.24 µM
  • N066-0060: IC50 = 0.41 µM
  • N066-0067: IC50 = 0.48 µM

Per darvi un’idea, l’IC50 di Ani9 nel nostro sistema era di circa 9 µM. I nostri nuovi composti erano significativamente più potenti! In particolare, N066-0059 si è distinto come il campione del gruppo.

Sotto la Lente d’Ingrandimento: Il Film Molecolare

A questo punto, volevamo capire come N066-0059 (il nostro campione) riuscisse a bloccare TMEM16A così bene. Siamo tornati ai computer, questa volta per le simulazioni di dinamica molecolare (MD).

Abbiamo simulato per ben 500 nanosecondi (un tempo lunghissimo su scala molecolare!) il comportamento di TMEM16A legata a N066-0059 e, per confronto, legata al bloccante 1PBC e anche da sola (forma “apo”). Abbiamo ripetuto ogni simulazione tre volte per essere sicuri dei risultati.

Cosa abbiamo scoperto? Roba affascinante!

  • Stabilità Superiore: N066-0059 si è dimostrato molto più stabile nel suo sito di legame rispetto a 1PBC. Rimaneva “aggrappato” saldamente alla proteina per tutta la durata della simulazione.
  • Interazioni Forti: Analizzando le forze in gioco, abbiamo visto che N066-0059 interagisce con TMEM16A principalmente attraverso forze di van der Waals. Essendo una molecola più grande e idrofobica di 1PBC, ha una superficie di contatto maggiore con la proteina, il che spiega la sua maggiore affinità. 1PBC, invece, pur formando qualche legame idrogeno in più, aveva interazioni di van der Waals meno estese e un’energia di legame complessiva (calcolata con metodi come MM/PB(GB)SA) meno favorevole.
  • Residui Chiave: Entrambi i composti interagivano con residui aminoacidici importanti nel “collo di bottiglia” del poro del canale (come R515, T539, A542, V543, P595, Q637, I640), confermando che agiscono proprio come “tappi” molecolari. Questi sono residui già noti per essere cruciali per l’azione di altri inibitori.
  • Effetto sulla Conformazione: Le simulazioni hanno anche suggerito che il legame di N066-0059 induce dei cambiamenti nella struttura della proteina, quasi come se TMEM16A si “stringesse” attorno alla molecola, stabilizzando ulteriormente il complesso e bloccando efficacemente il passaggio degli ioni.

Cosa Significa Tutto Questo? Il Futuro è Promettente!

Mettendo insieme i pezzi del puzzle – lo screening virtuale, i test sperimentali e le simulazioni di dinamica molecolare – siamo riusciti a identificare N066-0059 come un nuovo e potente bloccante del canale TMEM16A. Ha dimostrato un’efficacia notevole nei test cellulari e le simulazioni ci hanno dato preziose indicazioni sul suo meccanismo d’azione a livello molecolare, mostrando una stabilità e un’affinità superiori rispetto a un bloccante di riferimento.

Certo, la strada è ancora lunga. Ora dovremo studiare N066-0059 in modo più approfondito: confermare il suo meccanismo di blocco del poro con analisi elettrofisiologiche più dettagliate, valutarne la sicurezza e, infine, testarne l’efficacia in modelli preclinici. Ma i risultati ottenuti finora sono estremamente incoraggianti!

Questo studio non solo ci ha fornito un candidato promettente per lo sviluppo di nuovi farmaci contro il cancro e altre malattie legate a TMEM16A, ma ha anche dimostrato come l’integrazione di tecniche computazionali e sperimentali possa davvero accelerare e rendere più efficiente il processo di scoperta farmacologica. È un po’ come avere un navigatore super intelligente che ci guida verso le molecole giuste da testare in laboratorio, facendoci risparmiare tempo e risorse preziose.

Speriamo che il nostro lavoro apra nuove strade per terapie più efficaci e sicure. Noi continuiamo la nostra “caccia grossa” nel mondo molecolare!

Fonte: Springer

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