Un'immagine concettuale di un rene umano stilizzato con nervi evidenziati, uno dei quali viene selettivamente 'disattivato' da un fascio di luce proveniente da un catetere. Sfondo medico-scientifico high-tech, illuminazione cinematografica, profondità di campo. Obiettivo 35mm.

Ipertensione Addio? Una Nuova Speranza Arriva da un Catetere “Intelligente” e… dalle Pecore!

Amici della scienza e curiosi di novità mediche, tenetevi forte! Oggi vi porto nel cuore di una ricerca che potrebbe davvero cambiare le carte in tavola nella lotta contro un nemico silenzioso ma diffusissimo: l’ipertensione arteriosa resistente ai trattamenti. Sapete, quella pressione alta che non ne vuole sapere di scendere, nonostante farmaci e diete. E se vi dicessi che la soluzione potrebbe nascondersi in un approccio chirurgico mininvasivo, super selettivo, che “spegne” solo i nervi giusti? Sembra fantascienza, ma è proprio quello che stiamo esplorando!

Un Problema di Nervi… Renali!

Da un po’ di tempo, si parla di denervazione renale totale (TRDN). In pratica, con un catetere si vanno a “bruciare” o trattare chimicamente i nervi che circondano le arterie renali. L’idea è che questi nervi, se iperattivi, contribuiscano ad alzare la pressione. E funziona! Tanto che alcune tecnologie hanno già ricevuto l’approvazione della FDA negli Stati Uniti. Il punto, però, è che la TRDN è un po’ come usare un lanciafiamme per spegnere una candela: distrugge indiscriminatamente sia i nervi efferenti (quelli simpatici, che portano i segnali dal cervello ai reni) sia quelli afferenti (quelli sensoriali, che mandano informazioni dai reni al cervello).

Ora, la domanda che ci siamo posti è: e se il vero “colpevole” dell’ipertensione, o almeno una grossa parte di esso, fossero proprio i nervi afferenti? Studi preclinici su modelli animali più piccoli, come topi e ratti, sembravano suggerirlo. Interrompere solo questi segnali sensoriali potrebbe bastare a ridurre la pressione, lasciando intatti i nervi efferenti, che hanno comunque un loro ruolo fisiologico importante.

L’Idea Geniale: Capsaicina e Denervazione Afferente Selettiva (ARDN)

Ed ecco che entra in gioco la nostra “arma segreta”: la capsaicina. Sì, proprio lei, la sostanza che rende piccanti i peperoncini! La capsaicina è un potente agonista del canale TRPV1, presente sui nervi afferenti ma non su quelli efferenti. Un’attivazione prolungata di questo canale porta a un massiccio ingresso di calcio nelle fibre nervose, causandone la distruzione. Un po’ come “stancare” il nervo fino a farlo cedere, ma in modo molto specifico.

Nel nostro laboratorio, avevamo già sviluppato un metodo per la denervazione renale afferente selettiva (ARDN) nei ratti, applicando la capsaicina direttamente attorno ai nervi. E i risultati erano stati sorprendenti: l’ARDN riduceva l’ipertensione tanto quanto la TRDN! Questo ci ha fatto pensare: perché non provare a portare questa tecnica su un modello animale più grande, più simile all’uomo, e magari usando un catetere, proprio come si fa per la TRDN clinica?

Le Pecore Pioniere e il Catetere Peregrine™

E così, siamo passati alle pecore! Questi animali sono un ottimo modello perché le loro dimensioni e la loro anatomia renale sono abbastanza simili a quelle umane. Abbiamo deciso di utilizzare il sistema a catetere Peregrine™, un dispositivo che normalmente viene impiegato per la TRDN iniettando etanolo (un altro agente neurolitico) nell’avventizia dell’arteria renale tramite dei microaghi. La nostra scommessa era: possiamo “riconvertire” questo catetere per infondere la nostra soluzione di capsaicina al posto dell’etanolo?

Abbiamo quindi preso un gruppo di pecore Frisoni maschi, adulte e castrate, e le abbiamo divise in tre gruppi:

  • Un gruppo “Sham”, a cui abbiamo infuso una soluzione salina (placebo).
  • Un gruppo TRDN, trattato con etanolo tramite il catetere Peregrine™.
  • Un gruppo ARDN, trattato con la nostra soluzione di capsaicina, sempre con lo stesso catetere.

L’intervento è stato eseguito in anestesia generale, con tutte le cure e le attenzioni del caso, seguendo rigidi protocolli etici. Dopo aver raggiunto l’arteria renale attraverso l’arteria femorale, abbiamo posizionato il catetere Peregrine™ e, sotto guida fluoroscopica (una specie di radiografia in tempo reale), abbiamo dispiegato i microaghi e infuso la sostanza prevista: salina, etanolo o capsaicina. Dopo più di due settimane, abbiamo prelevato i reni per analizzare l’effetto della denervazione.

Immagine macro di un catetere medico high-tech con microaghi visibili, posizionato vicino a un modello anatomico di un'arteria renale. Illuminazione da studio controllata, alta definizione, focus preciso sui microaghi. Obiettivo macro 100mm.

Per verificare se avevamo “spento” i nervi giusti, abbiamo misurato il contenuto di norepinefrina (NE) nella corteccia renale e abbiamo usato tecniche di immunoistochimica per visualizzare le fibre nervose. La NE e la colorazione per la tirosina idrossilasi (TH) ci dicono se i nervi efferenti simpatici sono stati colpiti. La colorazione per il peptide correlato al gene della calcitonina (CGRP), invece, ci svela lo stato dei nervi afferenti sensoriali.

Risultati da Urlo: La Capsaicina Colpisce nel Segno!

Ebbene, i risultati sono stati entusiasmanti e hanno confermato le nostre ipotesi!

Nel gruppo TRDN (trattato con etanolo), abbiamo osservato una significativa riduzione sia delle fibre TH+ (efferenti) sia delle fibre CGRP+ (afferenti). Anche il contenuto di norepinefrina renale era crollato dell’89%. Insomma, l’etanolo aveva fatto “piazza pulita”, come previsto.

Ma la vera sorpresa è arrivata dal gruppo ARDN (trattato con capsaicina): qui abbiamo visto una significativa diminuzione delle fibre CGRP+ (afferenti), ma… attenzione… le fibre TH+ (efferenti) erano rimaste praticamente intatte! E, coerentemente, il contenuto di norepinefrina renale era simile a quello del gruppo Sham. Bingo! Eravamo riusciti a ottenere una denervazione selettiva dei nervi sensoriali, risparmiando quelli simpatici.

Un’altra osservazione interessante è stata la reazione dell’arteria renale all’infusione. Mentre l’etanolo e la salina causavano un vasospasmo (un restringimento del vaso), la capsaicina provocava una vasodilatazione significativa (+28,3%) subito dopo l’iniezione. Un effetto collaterale potenzialmente benefico, da approfondire.

Cosa Significa Tutto Questo e Quali Scenari si Aprono?

Questo studio, amici, è una prima, importantissima dimostrazione che è fattibile eseguire una denervazione renale afferente selettiva tramite catetere in un modello animale di grossa taglia. Abbiamo “riconvertito” con successo un catetere pensato per la TRDN per un approccio ARDN, molto più mirato.

Perché è così importante? Beh, se studi futuri confermeranno che l’ARDN basata su catetere può abbassare la pressione sanguigna tanto quanto la TRDN (come suggerito dai nostri studi sui roditori), avremmo un’opzione terapeutica con un potenziale vantaggio clinico. Ricordate quegli studi su pecore che mostravano come la TRDN potesse compromettere la capacità di mantenere la pressione in caso di shock emorragico o settico? Questo era probabilmente dovuto alla perdita del controllo dei nervi efferenti. Con l’ARDN, potremmo evitare questi problemi, mantenendo intatta la funzionalità dei nervi simpatici renali, cruciali in certe situazioni di emergenza.

Il prossimo passo, ovviamente, sarà testare questa tecnica su modelli di pecore con ipertensione indotta (ad esempio, con il modello DOCA-sale, ben consolidato) per vedere se effettivamente la pressione scende. Stiamo anche lavorando per identificare dei biomarcatori urinari (come citochine e chemochine) che possano predire l’efficacia dell’ARDN, un po’ come un test che ci dica in anticipo se il trattamento funzionerà su un determinato paziente.

Visualizzazione scientifica astratta di fibre nervose renali, alcune intatte (verdi brillanti) e altre selettivamente denervate (rosse sbiadite), con un effetto di profondità di campo. Illuminazione drammatica, dettagli microscopici. Obiettivo macro 85mm.

E non finisce qui! Questa tecnica di ablazione selettiva dei nervi sensoriali potrebbe essere applicata anche ad altri organi. Pensate al fegato, dove un’aumentata attività dei nervi sensoriali contribuisce a diverse patologie.

Certo, questo è stato uno studio pilota, con un numero relativamente piccolo di animali per gruppo. Serviranno coorti più ampie per confermare questi dati e per studiare a fondo gli effetti emodinamici e fisiologici dell’ARDN. Ma la strada è tracciata, e la speranza di offrire ai pazienti con ipertensione resistente una terapia più efficace, mirata e sicura è più viva che mai!

Insomma, la ricerca va avanti spedita, e chissà che un giorno, grazie anche a queste “pecore pioniere” e a un pizzico di… peperoncino, non si possa dire davvero addio a forme ostinate di ipertensione. Restate sintonizzati!

Fonte: Springer

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