NRP2: Ho Trovato la ‘Firma’ delle Cellule Staminali Mesenchimali Top!
Ciao a tutti! Le Meraviglie (e le Sfide) delle Cellule Staminali Mesenchimali
Allora, parliamoci chiaro: le cellule staminali mesenchimali, o MSC, sono una figata pazzesca. Immaginate delle cellule jolly nel nostro corpo, capaci di trasformarsi in diversi tipi di tessuto, come osso, cartilagine e grasso. Non solo, hanno anche incredibili proprietà immunomodulatorie, cioè sanno come calmare il nostro sistema immunitario quando serve. Per questo, sono diventate le superstar della medicina rigenerativa e della terapia cellulare. Pensate a riparare tessuti danneggiati, curare malattie… le potenzialità sono enormi!
Però, c’è un “ma”. Trovare e coltivare queste MSC non è una passeggiata. Tradizionalmente, le isoliamo da varie fonti (midollo osseo, grasso, placenta…) basandoci sulla loro capacità di attaccarsi alla plastica delle fiasche di coltura e sulla loro forma affusolata. Il problema? Questo metodo non è super selettivo. Spesso ci ritroviamo con un mix di cellule, non solo MSC pure, ma anche fibroblasti o altre cellule “indesiderate” che possono compromettere i risultati di un trapianto.
E non finisce qui. Anche quando abbiamo le MSC giuste, se le coltiviamo troppo a lungo in laboratorio, invecchiano. Sì, proprio come noi! Questo fenomeno si chiama senescenza replicativa. Le cellule “anziane” perdono le loro fantastiche capacità e possono persino diventare problematiche. Ad esempio, se iniettate per via endovenosa, potrebbero causare embolie polmonari perché non riescono più a passare attraverso i capillari sottili dei polmoni. Capite bene che per usarle in clinica, abbiamo bisogno di una qualità costante e altissima, ma la variabilità tra i diversi lotti di coltura è un bel grattacapo.
La Caccia al Marcatore Perfetto: Distinguere le MSC “Buone” dalle “Meno Buone”
Di fronte a queste sfide, la domanda sorge spontanea: come facciamo a sapere quali MSC sono davvero “top” e quali un po’ meno performanti? Esistono dei criteri minimi definiti dalla comunità scientifica (marcatori come CD105, CD73, CD90 positivi e altri negativi), ma diciamocelo, sono appunto *minimi*. Non garantiscono necessariamente che quelle cellule siano le migliori in termini di capacità rigenerative e di proliferazione.
Ecco dove entra in gioco la nostra ricerca. Abbiamo pensato: “Deve esserci un modo per identificare le MSC veramente speciali, quelle con la marcia in più!”. In passato, avevamo già sviluppato un metodo più raffinato per isolare cloni di MSC dal midollo osseo umano usando dei marcatori specifici (LNGFR e THY-1) e la citometria a flusso. Questo ci ha permesso di ottenere cloni cellulari puri e di classificarli in base alla loro velocità di crescita:
- REC (Rapidly Expanding Clone): I cloni super veloci, che si moltiplicano rapidamente.
- MEC (Moderately Expanding Clone): Quelli con una crescita moderata.
- SEC (Slowly Expanding Clone): I più lenti, che quasi non si espandono.
Ovviamente, i REC sono i più promettenti, perché mantengono meglio le loro capacità. Ma anche tra i REC, alcuni “invecchiano” prima di altri. Serviva un marcatore ancora più specifico per selezionare i REC migliori tra i migliori.

NRP2: La Scoperta Che Potrebbe Cambiare Tutto
Per trovare questo marcatore “magico”, abbiamo analizzato il profilo genetico dei cloni REC e MEC, cercando geni espressi maggiormente nei cloni più performanti (i REC). E indovinate un po’? Tra i geni più “accesi” nei REC è spuntato lui: Neuropilin 2 (NRP2). Questo gene codifica per una proteina che si trova sulla superficie della cellula, il che è ottimo, perché rende potenzialmente facile identificarla e selezionare le cellule che la esprimono.
NRP2 non era un nome nuovo in biologia – è noto per il suo ruolo nello sviluppo dei vasi sanguigni e del sistema nervoso – ma il suo ruolo specifico nelle MSC era ancora un mistero. Così, siamo andati a vedere: i nostri cloni REC esprimevano davvero NRP2 sulla loro superficie?
Usando la citometria a flusso, abbiamo analizzato 20 cloni REC diversi. Sorpresa: circa la metà (9 su 20) esprimeva significativamente NRP2! Li abbiamo chiamati NRP2+ MSC, mentre gli altri erano NRP2-. Era interessante notare che anche tra i cloni NRP2+, il livello di espressione variava un po’. Inoltre, abbiamo visto che nelle colture a lungo termine, l’espressione di NRP2 tendeva a diminuire con il passare del tempo (i “passaggi” di coltura), suggerendo che fosse legata proprio alla “giovinezza” e alla potenza della cellula.
NRP2+ vs. NRP2-: La Sfida delle Performance
A questo punto, la domanda era cruciale: questa differenza nell’espressione di NRP2 si traduceva in differenze concrete nelle capacità delle cellule? Abbiamo messo alla prova i cloni NRP2+ e NRP2-.
Ecco cosa abbiamo scoperto:
- Proliferazione: I cloni NRP2+ si moltiplicavano significativamente più velocemente dei cloni NRP2-, sia nel breve che nel lungo periodo. Erano più “energici” e resistenti all’invecchiamento in coltura. C’era una chiara correlazione: più NRP2, maggiore la capacità di proliferare.
- Differenziazione: Abbiamo testato la loro capacità di trasformarsi in cellule ossee (osteogenesi) e adipose (adipogenesi). Anche qui, i cloni NRP2+ hanno mostrato una capacità nettamente superiore in entrambe le direzioni, sia nelle fasi iniziali della coltura (passaggio 4) che in quelle più avanzate (passaggio 11). Mantenevano meglio il loro potenziale “jolly”.
- Migrazione: Le MSC devono potersi muovere per raggiungere le aree danneggiate da riparare. Abbiamo simulato una “ferita” in uno strato di cellule in coltura (scratch assay) e misurato quanto velocemente le cellule riuscivano a “chiuderla”. I cloni NRP2+ si sono dimostrati migratori più efficienti, muovendosi più rapidamente per coprire l’area libera rispetto ai cloni NRP2-.
Insomma, su tutti i fronti che definiscono la “qualità” di una MSC – capacità di moltiplicarsi, di differenziarsi e di muoversi – i cloni NRP2+ erano superiori.

Il Ruolo del Segnale VEGF-C/NRP2: Un Turbo Aggiuntivo?
NRP2 spesso funziona in coppia con altri recettori, come quelli per il fattore di crescita endoteliale vascolare (VEGF), in particolare VEGFR2 e VEGFR3. Abbiamo controllato e, sì, le nostre MSC (sia NRP2+ che NRP2-) esprimevano questi co-recettori. Un ligando noto per legarsi a NRP2 (e VEGFR3) è VEGF-C.
Ci siamo chiesti: stimolare questo percorso VEGF-C/NRP2 potrebbe potenziare ulteriormente le capacità delle MSC? Abbiamo aggiunto VEGF-C alle colture. I risultati sono stati illuminanti:
- Nelle cellule NRP2+, l’aggiunta di VEGF-C ha dato un’ulteriore spinta significativa alla proliferazione.
- Nelle cellule NRP2-, invece, VEGF-C non ha avuto quasi nessun effetto sulla crescita.
- Per quanto riguarda la differenziazione, VEGF-C ha potenziato notevolmente la capacità di formare osso (osteogenesi) sia nelle cellule NRP2+ che, in misura minore, nelle NRP2-. L’effetto era comunque più marcato nelle NRP2+. Sulla differenziazione in grasso (adipogenesi), l’effetto era meno evidente.
Questo conferma che il segnale VEGF-C/NRP2 è importante per le funzioni delle MSC, in particolare per la proliferazione e la formazione ossea, e che le cellule NRP2+ sono più reattive a questo stimolo. Sembra quasi che NRP2 non sia solo un marcatore, ma partecipi attivamente al mantenimento delle proprietà staminali.
Conclusioni: NRP2, la Chiave per MSC di Qualità Superiore?
Tirando le somme, il nostro studio suggerisce fortemente che NRP2 è un marcatore di superficie cellulare fantastico per identificare le MSC umane con le migliori proprietà staminali: alta capacità di proliferazione, eccellente potenziale di differenziazione e buona motilità. Le cellule NRP2+ sono, in pratica, le MSC “premium”.
Questo è un passo avanti importante perché ci dà uno strumento potenzialmente molto utile per selezionare le popolazioni cellulari più efficaci per la medicina rigenerativa. Immaginate di poter scegliere solo le cellule “top” per un trapianto: i risultati clinici potrebbero migliorare drasticamente, diventando più prevedibili e affidabili.
Certo, c’è ancora lavoro da fare per capire esattamente *come* NRP2 mantenga queste proprietà e per confermare questi risultati in contesti più complessi, ma la strada sembra promettente. Aver trovato questa “firma” delle MSC migliori potrebbe davvero aiutarci a sfruttare appieno l’incredibile potenziale di queste cellule per curare e rigenerare. E io sono entusiasta di aver contribuito a questa scoperta!
Fonte: Springer
