Sanguinamento Varici: Un Semplice Esame del Sangue (NPAR) Prevede la Sopravvivenza?
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa di veramente importante nel campo della medicina, specialmente per chi ha a che fare con la cirrosi epatica. Parliamo di sanguinamento da varici esofagee (VB), una complicanza davvero seria che, purtroppo, può portare a costi ospedalieri elevati e, cosa peggiore, a un aumento della mortalità.
Immaginate la scena: un paziente con cirrosi arriva in ospedale con un’emorragia gastrointestinale alta. È una corsa contro il tempo. Si fa l’endoscopia, si cerca di fermare il sanguinamento… ma come possiamo capire fin da subito quali pazienti rischiano di più? Esistono già dei punteggi, come il Child-Pugh o il MELD, ma a volte non sono perfetti per questa situazione specifica o sono un po’ macchinosi da usare nella pratica quotidiana.
Una Nuova Speranza: L’Indice NPAR
Ed è qui che entra in gioco un nuovo protagonista, un indice semplice ma potenzialmente potentissimo: l’NPAR, acronimo inglese che sta per Neutrophil Percentage-to-Albumin Ratio. In pratica, è il rapporto tra la percentuale di neutrofili e il livello di albumina nel sangue.
“E perché proprio questi due?”, vi chiederete. Beh, pensiamoci un attimo:
- I neutrofili sono i nostri globuli bianchi “soldato”, in prima linea contro le infezioni batteriche. Un loro aumento può segnalare un’infiammazione o un’infezione in corso, fattori che peggiorano la prognosi nella cirrosi.
- L’albumina è una proteina fondamentale prodotta dal fegato. Svolge mille funzioni: regola i liquidi, combatte lo stress ossidativo, ha un ruolo anti-infiammatorio. Se il fegato è malato (come nella cirrosi) o c’è malnutrizione/infiammazione, l’albumina cala. E bassi livelli di albumina sono un noto segnale di pericolo.
Quindi, l’NPAR mette insieme due pezzi cruciali del puzzle: lo stato infiammatorio/infettivo (neutrofili) e lo stato nutrizionale/funzionalità epatica (albumina). Un indice alto potrebbe significare “tanta infiammazione e poca albumina”, una combinazione potenzialmente letale.
Questo NPAR non è proprio una novità assoluta. È già stato studiato come predittore di mortalità in altre condizioni, come malattie cardiovascolari nel diabete, problemi cerebrovascolari nell’ipertensione, e persino in altre complicanze della cirrosi. Ma nessuno, prima d’ora, aveva verificato specificamente la sua utilità nel predire la mortalità ospedaliera nei pazienti con sanguinamento da varici trattati endoscopicamente.
Lo Studio: Cosa Abbiamo Scoperto?
Ed è proprio quello che abbiamo voluto fare in uno studio recente. Abbiamo coinvolto 415 pazienti cirrotici ricoverati per sanguinamento gastrointestinale alto in diversi ospedali universitari in Egitto e presso l’Egyptian Liver Research Institute and Hospital (ELRIAH). Dopo aver escluso quelli con sanguinamenti da altre cause (ulcere, gastropatia portale, ecc.) o con altre gravi condizioni concomitanti, ci siamo concentrati su 322 pazienti il cui sanguinamento era dovuto esclusivamente alle varici.

A tutti questi pazienti, al momento del ricovero, abbiamo prelevato un campione di sangue per calcolare l’NPAR, oltre a raccogliere tanti altri dati clinici e di laboratorio. Tutti hanno ricevuto le cure standard: farmaci per ridurre l’acidità (inibitori di pompa protonica), trasfusioni se necessario, farmaci vasoattivi, antibiotici (ceftriaxone) per prevenire infezioni, e ovviamente l’endoscopia entro 8-12 ore per trattare le varici sanguinanti.
L’obiettivo primario era chiaro: vedere se l’NPAR misurato all’ingresso potesse predire chi, purtroppo, non sarebbe sopravvissuto durante quel ricovero.
I Risultati: L’NPAR Fa la Differenza!
Ebbene, i risultati sono stati davvero interessanti. Dei 322 pazienti inclusi, 29 (il 9%) sono deceduti in ospedale. Analizzando i dati, abbiamo visto che diversi fattori erano associati alla mortalità, tra cui la durata del ricovero, la frequenza cardiaca (polso), l’INR (un indice della coagulazione)… ma l’NPAR è emerso come un predittore statisticamente molto significativo (p=0.0001)!
In parole povere, i pazienti che non ce l’hanno fatta avevano un valore di NPAR significativamente più alto rispetto a quelli che sono sopravvissuti.
Ma quanto è bravo l’NPAR a distinguere chi sopravviverà da chi no? Abbiamo usato un’analisi statistica chiamata curva ROC (Receiver Operator Characteristic) per capirlo. Questa analisi ci ha mostrato che l’NPAR ha una buona capacità discriminatoria (l’area sotto la curva, AUC, era 0.798, dove 1 è la perfezione e 0.5 è il caso).
Abbiamo anche identificato un valore “soglia” ottimale per l’NPAR: 27.8.
- Se l’NPAR era superiore a 27.8, c’era una buona probabilità (sensibilità dell’82.8%) di identificare i pazienti che sarebbero deceduti.
- Se l’NPAR era inferiore a 27.8, c’era un’altissima probabilità (valore predittivo negativo del 97.5%) che il paziente sarebbe sopravvissuto a quel ricovero.
Quest’ultimo punto è fondamentale: un NPAR basso sembra essere un ottimo segnale rassicurante! La specificità (cioè la capacità di identificare correttamente i sopravvissuti) era del 65.9%, e l’accuratezza generale del 67.4%.

Perché l’NPAR Funziona Così Bene in Questo Contesto?
Come dicevamo, l’NPAR cattura due aspetti critici nel paziente cirrotico con sanguinamento:
- Infiammazione/Infezione: Le infezioni sono una causa comune di morte durante un episodio di sanguinamento da varici. I neutrofili alti riflettono questa battaglia immunitaria e l’infiammazione sistemica. Nel nostro studio, i non sopravvissuti avevano neutrofili significativamente più alti.
- Funzione Epatica/Nutrizione: L’ipoalbuminemia (bassa albumina) è un segno classico di cirrosi avanzata, malnutrizione e infiammazione. È un forte predittore di prognosi infausta. E infatti, nel nostro studio, i pazienti deceduti avevano livelli di albumina significativamente più bassi. Essendo l’albumina al denominatore dell’NPAR, un suo calo fa schizzare in alto il rapporto.
L’NPAR, quindi, non è solo un numero: è una fotografia sintetica dello stato infiammatorio e nutrizionale/epatico del paziente. Abbiamo anche visto che l’NPAR era correlato positivamente con altri indicatori di gravità come l’INR, la bilirubina, la creatinina (indice di funzione renale) e la durata del ricovero, mentre era correlato negativamente con emoglobina e piastrine (il cui calo indica ipertensione portale avanzata).
Implicazioni Pratiche: Un Aiuto Concreto per i Medici
La bellezza dell’NPAR sta nella sua semplicità ed economicità. La percentuale di neutrofili e l’albumina sono esami del sangue di routine, disponibili praticamente ovunque e a basso costo. Calcolare il rapporto è immediato.
Questo significa che l’NPAR potrebbe diventare uno strumento pratico per i medici, specialmente in contesti con risorse limitate, per stratificare rapidamente il rischio dei pazienti con sanguinamento da varici al momento del ricovero. Un NPAR elevato potrebbe suggerire la necessità di un monitoraggio più intensivo o di terapie più aggressive, mentre un NPAR basso potrebbe essere rassicurante.
Ovviamente, l’NPAR non è una sfera di cristallo e va sempre interpretato nel contesto clinico generale, insieme ad altri parametri e punteggi (come il MELD). Ma rappresenta sicuramente un’informazione aggiuntiva preziosa, oggettiva e facile da ottenere.

In Conclusione
Il nostro studio suggerisce fortemente che il rapporto percentuale neutrofili/albumina (NPAR) è un predittore utile, indipendente e significativo della mortalità ospedaliera nei pazienti cirrotici che affrontano un sanguinamento da varici. È un indicatore che integra in modo unico lo stato infiammatorio e nutrizionale/epatico.
La sua semplicità, oggettività e basso costo lo rendono un candidato ideale per essere integrato nella pratica clinica quotidiana, aiutando i medici a identificare più precocemente i pazienti a maggior rischio e, speriamo, a migliorare la loro gestione e prognosi. Serviranno sicuramente ulteriori studi per confermare questi risultati e capire come integrare al meglio l’NPAR nei modelli predittivi esistenti, ma la strada sembra promettente!
Fonte: Springer
