Ricostruzione fotorealistica di archeologi che esaminano attentamente denti fossili di ungulati (gazzelle, daini) all'interno della Grotta di Amud, Israele. Luce controllata da lampade da scavo che illumina i dettagli dei reperti su un tavolino da campo, atmosfera di studio scientifico intenso. Obiettivo macro, 100mm, alta definizione, messa a fuoco precisa sui denti e sulle mani degli archeologi, sfondo della grotta leggermente sfocato.

Neanderthal ad Amud: Cacciatori Invernali o Abitanti Fissi? Sveliamo i Segreti dai Denti Fossili!

Ciao a tutti! Oggi voglio portarvi con me in un viaggio affascinante indietro nel tempo, precisamente nel Paleolitico Medio, tra 70.000 e 55.000 anni fa. La nostra destinazione? La Grotta di Amud, in Israele, un luogo che custodisce segreti incredibili sui nostri “cugini”, i Neanderthal.

Un Tesoro Nascosto nella Roccia

Immaginate una grotta, non una qualsiasi, ma una che trabocca letteralmente di storia. Amud è così: i suoi strati sedimentari sono densissimi di reperti. Stiamo parlando di tonnellate di strumenti in pietra (i cosiddetti manufatti litici), resti di animali cacciati e tracce evidenti di fuochi. Tutta questa abbondanza, concentrata in strati relativamente sottili, ci ha fatto subito drizzare le antenne: ma quanto tempo passavano qui i Neanderthal? Erano visitatori occasionali o avevano messo su casa per lunghi periodi? E soprattutto, *quando* venivano? Solo in certe stagioni o tutto l’anno? Svelare questo mistero è cruciale per capire non solo la vita ad Amud, ma anche come si muovevano e si organizzavano i gruppi di cacciatori-raccoglitori di quel tempo nel Levante meridionale.

Indizi Microscopici, Grandi Scoperte: I Denti Parlano

Come fare a rispondere a queste domande partendo da frammenti di ossa e pietre vecchi di millenni? Qui entra in gioco la parte più “detective” del nostro lavoro. Abbiamo deciso di concentrarci su una fonte di informazioni preziosissima e spesso sottovalutata: i denti degli animali trovati nella grotta. Sì, avete capito bene, denti! In particolare, quelli degli ungulati (come gazzelle e daini), che erano le prede principali dei Neanderthal di Amud.

Perché i denti? Perché sono come dei piccoli diari che registrano informazioni sulla vita dell’animale. Abbiamo usato un approccio combinato, una sorta di “interrogatorio incrociato” a questi silenziosi testimoni:

  • Sostituzione e usura dei denti: Guardando quali denti erano presenti (da latte o permanenti) e quanto erano consumati, possiamo stimare l’età dell’animale al momento della morte. Se troviamo molti animali giovani morti in una specifica fascia d’età, possiamo ipotizzare la stagione della caccia, conoscendo il periodo delle nascite di quella specie.
  • Mesowear: Analizza l’usura “a lungo termine” sulla superficie del dente (forma delle cuspidi, rilievo). Ci dice che tipo di dieta *generale* aveva l’animale per mesi o anni (se mangiava più erba abrasiva o foglie tenere).
  • Microwear: Questo è un vero e proprio zoom sui giorni o le settimane *prima* della morte. Osserviamo al microscopio i micro-graffi e le piccole fossette lasciate dal cibo sulla superficie masticatoria. Un sacco di graffi? Probabilmente l’animale stava mangiando erba (tipica di certi periodi). Più fossette? Forse si nutriva di foglie e arbusti (più comuni in altre stagioni).

Combinando questi dati, speravamo di ottenere un quadro dettagliato sulla stagionalità della caccia e, di conseguenza, sull’occupazione della grotta.

Primo piano fotorealistico di un dente fossile di ungulato (es. gazzella) proveniente da uno scavo archeologico. Il dente mostra evidenti segni di usura sulla superficie occlusale. Illuminazione da studio controllata per evidenziare i micro-dettagli. Obiettivo macro, 90mm, alta definizione, messa a fuoco precisa sul dente, sfondo leggermente sfocato con altri reperti archeologici.

Amud: Un Rifugio Invernale?

E i risultati? Sorprendenti! Incrociando tutti gli indizi provenienti dai denti, è emerso un quadro piuttosto chiaro. Sembra proprio che le principali battute di caccia (e quindi i periodi di occupazione più intensa della grotta) avvenissero prevalentemente durante i mesi invernali, con una possibile estensione al tardo autunno e all’inizio della primavera.

Questa scoperta è affascinante perché si sposa perfettamente con quello che sappiamo sul clima e sulle risorse della regione in quel periodo. L’inverno nel Levante è la stagione umida. Più piogge significano più vegetazione, più acqua disponibile e, di conseguenza, più animali che frequentano la zona. Per i Neanderthal, l’inverno poteva rappresentare il momento migliore per trovare prede abbondanti, come le gazzelle di montagna (Gazella gazella) e i daini persiani (Dama mesopotamica), le specie più cacciate ad Amud. Inoltre, le temperature estive nella Rift Valley, dove si trova Amud, potevano diventare proibitive, rendendo l’inverno una stagione decisamente più confortevole per stabilirsi nella grotta.

I dati del microwear, in particolare, ci hanno dato conferme importanti. Per esempio, nelle gazzelle degli strati B1 e B4 (i più recenti e il più antico tra quelli studiati), abbiamo trovato pattern di microwear simili a quelli delle gazzelle moderne che muoiono in inverno, quando la dieta è più abrasiva. Nello strato intermedio B2, la situazione sembra leggermente diversa, con indicazioni di una stagione di caccia forse un po’ più estesa, dal tardo autunno alla primavera inoltrata. Questo potrebbe coincidere con un picco di umidità avvenuto circa 56-54.000 anni fa, che avrebbe reso le risorse disponibili per un periodo più lungo.

Un Palinsesto di Visite Frequenti

Quindi, Amud non era una residenza fissa occupata tutto l’anno. Piuttosto, dobbiamo immaginarla come un “campo base” stagionale, visitato ripetutamente, forse per diverse settimane o qualche mese, durante la stagione fredda. Ogni ritorno aggiungeva un nuovo strato di resti, creando quello che noi archeologi chiamiamo un palinsesto: una sovrapposizione di brevi episodi occupazionali. La grande densità di reperti non sarebbe quindi il risultato di un’unica, lunga occupazione, ma della somma di tante visite frequenti concentrate in un periodo favorevole dell’anno.

Questo scenario si inserisce bene in un quadro più ampio della mobilità dei Neanderthal nel tardo Paleolitico Medio nel Levante. Sembra che questi gruppi umani si muovessero strategicamente sul territorio, sfruttando le risorse dove e quando erano più abbondanti. Non erano nomadi senza meta, ma pianificatori attenti che conoscevano a menadito il loro ambiente.

Ricostruzione fotorealistica di un piccolo gruppo di Neanderthal all'interno della Grotta di Amud durante l'inverno. Si intravede un focolare acceso al centro, alcuni individui lavorano pelli o strumenti litici, altri riposano. Luce soffusa proveniente dall'ingresso della grotta e dal fuoco. Scena d'insieme, obiettivo 35mm, atmosfera intima e realistica, dettagli sull'abbigliamento e sugli oggetti.

Adattarsi Senza Cambiare Strategia di Fondo

Un altro aspetto interessante emerso dallo studio riguarda le differenze, seppur sottili, tra i vari periodi di occupazione. Ad esempio, nello strato più antico (B4), sembra ci sia una proporzione leggermente maggiore di gazzelle giovani tra le prede rispetto agli strati più recenti (B1 e B2), dove prevalgono gli adulti nel fiore degli anni. Questo *potrebbe* indicare un leggero cambiamento nelle strategie di caccia o nei territori sfruttati nel corso del tempo.

Ricerche precedenti, basate sull’analisi isotopica dei denti e sulla provenienza della selce usata per gli strumenti, avevano già suggerito che i territori di caccia potrebbero essere cambiati tra il periodo di B4 (fine della fase glaciale MIS4, più fredda e arida) e quello di B1/B2 (inizio della fase interglaciale MIS3, più umida). Forse durante il periodo più antico, i Neanderthal dovevano spingersi più lontano o in aree diverse per trovare le gazzelle, influenzando la selezione delle prede.

Tuttavia, e questo è il punto chiave, la stagionalità dell’occupazione sembra rimanere la stessa: l’inverno. Questo ci suggerisce una notevole capacità di adattamento locale (cambiare zona di caccia) mantenendo però una strategia di mobilità generale ben consolidata (tornare ad Amud durante la stagione favorevole). I Neanderthal di Amud erano flessibili, ma anche fedeli a un modello di vita che funzionava.

Amud e i Suoi Vicini: Un Modello Levantino?

Confrontando i nostri risultati con quelli di altri siti importanti del Paleolitico Medio nel Levante, come la famosa Grotta di Kebara (anch’essa ricca di resti neanderthaliani e più o meno contemporanea ad Amud), vediamo emergere un quadro coerente. Anche a Kebara, gli studi sulla stagionalità (basati su analisi del cemento dentario e sulla struttura per sesso ed età delle popolazioni animali) indicano occupazioni ripetute durante l’inverno e/o la primavera. Sembra proprio che sfruttare le risorse abbondanti della stagione umida fosse una strategia diffusa e di successo per i Neanderthal della regione. Aggregazione delle mandrie, animali in migliori condizioni fisiche, pelli di qualità superiore: tanti buoni motivi per concentrare gli sforzi in quel periodo.

È interessante notare che studi su siti del Paleolitico Superiore nella stessa area, come la Grotta di Manot (associata all’Homo sapiens), suggeriscono invece possibili occupazioni estive o autunnali. Se confermato da ulteriori ricerche, questo potrebbe indicare un cambiamento nei modelli di insediamento e mobilità tra Neanderthal e Sapiens, forse legato a differenze tecnologiche, sociali o a cambiamenti ambientali. Ma questa è un’altra storia, ancora tutta da scrivere!

Paesaggio fotorealistico della regione della Galilea vicino alla Grotta di Amud, Israele, durante la stagione invernale/primaverile. Vegetazione mediterranea verdeggiante dopo le piogge, colline ondulate, cielo parzialmente nuvoloso. Un piccolo branco di gazzelle di montagna pascola in lontananza. Obiettivo grandangolare, 24mm, luce naturale brillante, messa a fuoco nitida su tutto il paesaggio, colori vividi.

Conclusioni: Sussurri dal Passato

Cosa ci portiamo a casa da questo tuffo nel passato di Amud? Abbiamo capito che questa grotta non era una casa per tutto l’anno, ma un importantissimo rifugio stagionale, frequentato assiduamente dai Neanderthal soprattutto durante l’inverno e l’inizio della primavera. Questa scelta era probabilmente dettata dalla maggiore disponibilità di risorse (acqua, piante, animali) in quel periodo e da condizioni climatiche più favorevoli.

Il nostro studio, basato sull’analisi multi-proxy dei denti fossili, dimostra come anche i resti più frammentari possano raccontare storie incredibilmente dettagliate sulla vita quotidiana e sulle strategie di sopravvivenza dei nostri antichi parenti. I Neanderthal di Amud erano cacciatori esperti, profondi conoscitori del loro ambiente e capaci di adattare le loro strategie locali pur mantenendo un modello di mobilità stagionale efficace e consolidato nel tempo. Ogni piccolo frammento, ogni graffio su un dente, è un sussurro dal passato che ci aiuta a ricostruire il complesso puzzle dell’evoluzione umana. E noi siamo qui, pronti ad ascoltare!

Fonte: Springer

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *