Immagine fotorealistica di un neurologo che osserva attentamente i movimenti oculari su un monitor di video-oculografia che mostra tracce saccadiche, obiettivo primario 50mm, profondità di campo focalizzata sullo schermo del monitor, ambiente professionale.

Occhi che Parlano: Cosa Rivelano i Movimenti Oculari sui Sottotipi del Parkinson?

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa di affascinante: come i nostri occhi, o meglio, i loro movimenti, possano svelare dettagli nascosti su una malattia complessa come il Parkinson. Sembra incredibile, vero? Eppure, è proprio così. Abbiamo condotto uno studio approfondito usando una tecnologia chiamata video-oculografia (VOG) per capire meglio le differenze nei movimenti oculari tra i diversi “volti” del Parkinson, i cosiddetti sottotipi motori.

Il Parkinson non è tutto uguale: PIGD vs TD

Prima di tuffarci nei dettagli tecnici, facciamo un passo indietro. Quando pensiamo al Parkinson, spesso immaginiamo il tremore. Ma la realtà è più sfumata. Esistono principalmente due sottotipi motori:

  • TD (Tremor-Dominant): Come dice il nome, qui il sintomo predominante è il tremore.
  • PIGD (Postural Instability/Gait Difficulty): In questo caso, i problemi maggiori riguardano l’instabilità posturale e le difficoltà nel camminare. Generalmente, chi rientra in questo sottotipo ha una progressione della malattia più severa, con comparsa precoce di problemi assiali (come quelli di equilibrio) e un maggior rischio di declino cognitivo.

Capire queste differenze è fondamentale, non solo per la gestione clinica, ma anche per la ricerca di nuovi trattamenti e marcatori. Ed è qui che entrano in gioco i movimenti oculari.

Perché studiare gli occhi nel Parkinson?

I movimenti oculari sono controllati da circuiti cerebrali complessi, molti dei quali sono colpiti dal Parkinson e da altre sindromi parkinsoniane, come la Paralisi Sopranucleare Progressiva (PSP). Nella PSP, ad esempio, i problemi nei movimenti oculari verticali (guardare su e giù) sono così caratteristici da essere inclusi nei criteri diagnostici.
Nel Parkinson “classico”, i problemi oculari possono essere più sottili, ma ci sono. Spesso si notano saccadi (i movimenti rapidi dell’occhio per spostare lo sguardo) un po’ più lente a partire, leggermente “corte” (ipometriche), e una difficoltà a sopprimere i movimenti riflessi. La video-oculografia (VOG) è uno strumento fantastico perché permette di misurare questi movimenti con grande precisione, molto più di quanto si possa fare a occhio nudo durante una visita. È non invasiva e relativamente semplice da eseguire.
Ci siamo chiesti: queste sottili anomalie oculari sono diverse tra i pazienti PIGD e quelli TD? Potrebbero darci indizi sulla diversa progressione della malattia?

Il nostro studio: cosa abbiamo fatto

Abbiamo coinvolto un bel gruppo di persone: 204 pazienti con diagnosi di Parkinson e 55 controlli sani della stessa età. I pazienti sono stati visitati da neurologi esperti e classificati come PIGD (121 pazienti) o TD (59 pazienti) in base ai loro sintomi motori prevalenti (alcuni pazienti con caratteristiche intermedie sono stati esclusi dall’analisi principale per avere gruppi ben definiti). Tutti i partecipanti hanno fatto un esame VOG. Li abbiamo fatti sedere comodi, con la testa ferma, davanti a uno schermo. Un puntino rosso si muoveva sullo schermo (su, giù) e loro dovevano seguirlo con lo sguardo il più velocemente e accuratamente possibile. Il sistema VOG registrava ogni minimo movimento degli occhi. Abbiamo misurato principalmente due cose per le saccadi verticali:

  • Ampiezza: Quanto è “lungo” il movimento dell’occhio. Un’ampiezza ridotta si chiama ipometria.
  • Velocità di picco: La massima velocità raggiunta durante il movimento.

Abbiamo anche analizzato, in un sottogruppo, i cosiddetti “Square Wave Jerks” (SWJ), piccoli movimenti involontari che interrompono la fissazione quando si cerca di tenere lo sguardo fermo su un punto.

Close-Up Portrait Photography of a Elderly Person Eye che guarda verso uno schermo che mostra punti di calibrazione per un test di video-ooculografia, obiettivo da 35 mm, profondità di campo, illuminazione controllata, catturando il riflesso dello schermo nella pupilla.

Risultati sorprendenti: l’ipometria svela le differenze

Ebbene, cosa abbiamo scoperto? Innanzitutto, una conferma: entrambi i gruppi di pazienti Parkinson (PIGD e TD) mostravano saccadi verticali (sia verso l’alto che verso il basso) con un’ampiezza ridotta rispetto ai controlli sani. In pratica, i loro occhi facevano movimenti “più corti” del normale. La velocità, invece, era sostanzialmente normale, simile a quella dei controlli. Questo è importante perché distingue il Parkinson dalla PSP, dove la velocità è tipicamente molto ridotta.
Ma la vera novità è emersa confrontando direttamente i due sottotipi di Parkinson. I pazienti PIGD avevano un’ampiezza delle saccadi verso l’alto significativamente più ridotta rispetto ai pazienti TD. Non abbiamo trovato differenze significative per le saccadi verso il basso o per la velocità.
Questo significa che l’ipometria saccadica, specialmente quella verso l’alto, è più marcata nel sottotipo PIGD, quello considerato più “severo”. Infatti, una percentuale maggiore di pazienti PIGD (quasi il 15%) aveva valori di ampiezza verso l’alto al di sotto dei limiti normali rispetto ai pazienti TD (circa il 3%).

Cosa significa tutto questo? Il legame con la dopamina

Ma perché questa differenza? Abbiamo cercato di capirlo mettendo in relazione i dati VOG con altri dati clinici. Nel gruppo PIGD, abbiamo trovato che una minore ampiezza delle saccadi verso l’alto era associata a:

  • Una maggiore gravità motoria generale (punteggio MDS-UPDRS-III più alto).
  • Punteggi peggiori specificamente per la bradicinesia/rigidità (lentezza dei movimenti e rigidità muscolare) e per la lentezza del cammino.
  • Una dose giornaliera equivalente di Levodopa (LEDD) più alta, il che suggerisce una maggiore necessità di farmaci dopaminergici.

Non abbiamo invece trovato associazioni significative con la gravità del tremore, l’instabilità posturale o lo stato cognitivo (misurato con il MMSE).
Questi risultati sono intriganti. La bradicinesia e la rigidità sono sintomi fortemente legati alla carenza di dopamina nei gangli della base, un’area chiave del cervello colpita dal Parkinson. Anche la necessità di dosi più alte di Levodopa punta in quella direzione. Il fatto che l’ipometria saccadica verso l’alto sia associata proprio a questi aspetti suggerisce che questo deficit oculomotorio possa essere un riflesso della disfunzione dopaminergica sottostante. Poiché sappiamo che i pazienti PIGD hanno generalmente un danno dopaminergico più esteso rispetto ai TD, la nostra scoperta di una maggiore ipometria in questo gruppo si inserisce perfettamente in questo quadro.
Al contrario, sintomi come l’instabilità posturale e i problemi cognitivi sembrano rispondere meno bene alla terapia dopaminergica e potrebbero dipendere da altri sistemi neurotrasmettitoriali (come quello colinergico). Il fatto che l’ipometria non sia associata a questi sintomi rafforza l’idea che essa sia legata specificamente al circuito dopaminergico.

Immagine concettuale che rappresenta i percorsi neurali dai gangli della base al collicolo superiore coinvolto nei movimenti oculari, sovrapposta su un'immagine di scansione cerebrale sottile che mostra percorsi dopaminergici evidenziati, dettagli elevati, messa a fuoco precisa, illuminazione controllata.

E i Square Wave Jerks (SWJ)?

Per quanto riguarda gli SWJ, abbiamo osservato una tendenza (anche se non statisticamente significativa, forse per il campione più piccolo analizzato per questo parametro) ad avere SWJ leggermente più frequenti e ampi nei pazienti Parkinson rispetto ai controlli. Tuttavia, non abbiamo visto differenze tra i gruppi PIGD e TD. Questo suggerisce che, sebbene gli SWJ possano essere alterati nel Parkinson, non distinguono tra i sottotipi motori e potrebbero avere meccanismi fisiopatologici diversi rispetto all’ipometria saccadica.

Limiti e prospettive future

Come ogni studio, anche il nostro ha dei limiti. Si tratta di una “fotografia” in un dato momento (studio trasversale), e sappiamo che i sottotipi di Parkinson possono anche cambiare nel tempo. Sarebbe fantastico poter seguire questi pazienti longitudinalmente per vedere come evolvono i loro movimenti oculari e se questi cambiamenti possono predire la progressione della malattia. Inoltre, abbiamo valutato i pazienti “OFF” farmaco; studiare l’effetto della Levodopa sui movimenti oculari sarebbe un altro passo interessante.
Nonostante ciò, crediamo che questo studio aggiunga un tassello importante alla comprensione dei disturbi oculomotori nel Parkinson. Dimostra che l’ipometria saccadica verticale, in particolare verso l’alto, è più pronunciata nel sottotipo PIGD e sembra correlata alla gravità della disfunzione motoria legata alla dopamina.

In conclusione

I nostri occhi, con i loro movimenti rapidi e precisi, sono davvero una finestra sul cervello. Studiarli con strumenti come la VOG ci permette di cogliere differenze sottili ma significative tra le diverse forme di Parkinson. L’ipometria saccadica verso l’alto emerge come una caratteristica più marcata nei pazienti PIGD, potenzialmente legata a un deficit dopaminergico più severo. Chissà, forse un giorno l’analisi dei movimenti oculari potrà diventare uno strumento ancora più utile nella diagnosi precoce, nel monitoraggio della progressione e nella personalizzazione delle terapie per chi vive con il Parkinson. La ricerca continua!

Fonte: Springer

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