Fotografia macro ad altissima definizione di un moscerino pungente (Forcipomyiinae) mentre visita un piccolo fiore scuro di Vincetoxicum aristolochioides. L'insetto è ricoperto di polline giallo brillante, chiaramente visibile sul suo corpo e sulle zampe. Obiettivo macro 105mm, illuminazione da studio controllata per massimizzare i dettagli e il contrasto tra l'insetto scuro, il fiore e il polline. Profondità di campo ridotta per isolare il soggetto.

Moscerini Pungenti: Gli Impollinatori Segreti che Non Ti Aspetti!

Ehilà, appassionati di natura e misteri del mondo vegetale! Oggi voglio raccontarvi una storia affascinante, una di quelle scoperte che ti fanno dire “Ma dai?!”. Parliamo di fiori, di insetti minuscoli e di come, a volte, le nostre supposizioni più logiche vengano completamente ribaltate. Preparatevi, perché stiamo per entrare nel mondo segreto dell’impollinazione di due piante particolari: la Dioscorea tokoro e la Vincetoxicum aristolochioides.

L’ipotesi iniziale: colpa (o merito) dei cecidomidi?

Quando abbiamo iniziato a studiare queste due specie vegetali, avevamo un’idea abbastanza precisa in testa. Durante le nostre prime osservazioni sul campo, avevamo notato un viavai di moscerini cecidomidi (quelli che in gergo scientifico chiamiamo Diptera: Cecidomyiidae, o gall midges in inglese) attorno ai fiori. Non solo li visitavano, ma sembrava che ci deponessero pure le uova! “Bingo!”, abbiamo pensato. “Ecco i nostri impollinatori!” La Dioscorea tokoro, una specie di igname selvatico, e la Vincetoxicum aristolochioides, una pianta erbacea perenne, presentano entrambe fiori piuttosto piccoli, circa 4 mm di diametro. La D. tokoro ha fiori verdastri a forma di piattino, mentre la V. aristolochioides li ha di un rosso scuro, a volte bianco-verdastri. Queste caratteristiche, unite alle nostre osservazioni preliminari, ci facevano propendere per un ruolo da protagonisti dei cecidomidi, magari attratti dalla possibilità di usare i fiori come “nursery” per la loro prole.

Mettere alla prova le idee: come abbiamo indagato

Per capire chi fossero davvero i responsabili dell’impollinazione, non ci siamo accontentati delle prime impressioni. Abbiamo messo in campo un arsenale di tecniche:

  • Osservazioni dirette: ore e ore passate a scrutare i fiori, di giorno e di notte (con tanto di torcia schermata di rosso per non disturbare gli insetti notturni!).
  • Fotografia time-lapse: per non perderci nemmeno un visitatore, specialmente quelli più sfuggenti o attivi quando noi riposavamo.
  • Trappole adesive: posizionate vicino alle infiorescenze, per catturare in modo imparziale chiunque si avvicinasse con intenzioni “impollinatorie”.

Per la Dioscorea tokoro, abbiamo anche fatto un esperimento supplementare per escludere l’impollinazione anemofila, cioè quella mediata dal vento. Abbiamo coperto alcune infiorescenze femminili con sacchetti a maglie fini: se avessero prodotto frutti ugualmente, il vento sarebbe stato un fattore. Ma così non è stato, o quasi per nulla, confermando che serviva un “messaggero” animale.

La sorpresa: i moscerini pungenti rubano la scena!

E qui arriva il bello! Analizzando tutti i dati, abbiamo scoperto qualcosa di inaspettato. Certo, i cecidomidi notturni erano i visitatori più frequenti per entrambe le piante. Ma, udite udite, i moscerini pungenti diurni (Diptera: Ceratopogonidae), in particolare quelli della sottofamiglia Forcipomyiinae, si sono rivelati dei campioni nel trasporto di polline! Abbiamo esaminato attentamente il polline presente sul corpo degli insetti catturati e fotografati: i moscerini pungenti erano spesso letteralmente spolverati di polline su varie parti del corpo. I cecidomidi, invece, pur essendo numerosi, trasportavano polline molto più di rado. Addirittura, grazie al DNA barcoding, abbiamo visto che i cecidomidi che trasportavano un po’ di polline erano diversi da quelli che deponevano le uova nei fiori. Insomma, la nostra ipotesi iniziale sui cecidomidi come impollinatori principali ha iniziato a vacillare seriamente.

Macro fotografia di un fiore di Dioscorea tokoro, di colore verdastro e forma a piattino, con un moscerino cecidomide (gall midge) che si posa delicatamente sui petali. Obiettivo macro 60mm, alta definizione, illuminazione controllata per evidenziare i dettagli del fiore e dell'insetto.

Abbiamo osservato anche visite meno frequenti da parte di altri insetti, come sciaridi (altri tipi di moscerini) e lepidotteri, ma il loro contributo sembrava marginale.

Un’occhiata più da vicino a Dioscorea tokoro

Per la D. tokoro, i moscerini pungenti si sono dimostrati particolarmente efficienti. Le loro piccole dimensioni permettevano loro di infilarsi agilmente tra sepali e antere mentre cercavano il nettare, ricoprendosi di polline sulla testa, sul torace e sulle ali. Un comportamento perfetto per un impollinatore! I cecidomidi, essendo un po’ più grandi, probabilmente non riuscivano a entrare così in profondità e il contatto con antere e stigmi era più superficiale, da qui la scarsa quantità di polline trasportato. È interessante notare che, sebbene alcuni cecidomidi deponessero le uova nei boccioli dei fiori maschili di D. tokoro (le larve poi si nutrivano del nettare esternamente, senza trasformare i fiori in galle), non abbiamo trovato prove di ovideposizione nei fiori femminili. Questo solleva domande affascinanti sulla loro relazione con la pianta: parassiti, impollinatori secondari o qualcos’altro?

E Vincetoxicum aristolochioides? Una storia simile

Anche per la V. aristolochioides, la storia ha preso una piega simile. Questa pianta ha un meccanismo di impollinazione molto specializzato, tipico delle Asclepiadoideae: il polline è compattato in strutture chiamate pollinia, che devono essere estratte e poi depositate in una camera stigmatica da un impollinatore. Osservando attentamente, abbiamo visto che ben 8 moscerini pungenti Forcipomyiinae (su 46 osservati direttamente) trasportavano almeno un pollinario sulle loro parti boccali. Le trappole adesive hanno confermato questa tendenza, catturando altri 4 Forcipomyiinae carichi di pollinia. E i cecidomidi? Su 42 osservati direttamente (molti dei quali identificati come Ametrodiplosis adetos, una specie che depone uova nei fiori e le cui larve si nutrono di nettare), solo due individui trasportavano pollinia. Quindi, anche qui, i moscerini pungenti sembravano i veri eroi dell’impollinazione, con un contributo minore da parte dei cecidomidi. Nonostante un tasso di fruttificazione naturale del 1.3% (che può sembrare basso, ma è in linea con altre specie di Asclepiadoideae) e un’efficienza di trasferimento del polline (PTE) del 12.5%, la popolazione di V. aristolochioides che abbiamo studiato sembrava avere impollinatori efficaci, e i principali indiziati erano proprio i moscerini pungenti.

Primissimo piano di un moscerino pungente (biting midge, Forcipomyiinae) su un fiore rosso scuro di Vincetoxicum aristolochioides, con un pollinario chiaramente visibile attaccato alle sue parti boccali. Obiettivo macro 105mm, messa a fuoco precisa sul moscerino, illuminazione laterale per creare contrasto e dettaglio del pollinario.

Ma perché proprio i moscerini pungenti?

Questa scoperta è importante perché i moscerini pungenti non sono solitamente considerati impollinatori di primo piano, sebbene siano noti per impollinare il cacao (una coltura importantissima!) e alcune altre piante selvatiche. Il loro ruolo è spesso sottovalutato. Le specie che abbiamo osservato, appartenenti ai generi Forcipomyia e Atripogon, sono note anche per essere ectoparassiti che si nutrono del sangue di altri insetti o cleptoparassiti che si cibano degli essudati di insetti predati da ragni o mantidi. È possibile che i fiori di queste piante abbiano evoluto strategie particolari per attrarre questi piccoli e agili visitatori. A differenza di altre piante impollinate da moscerini pungenti che presentano appendici fiorali scure e mobili (come Trichosalpinx, Bulbophyllum, Ceropegia), i fiori di D. tokoro e V. aristolochioides non sembrano rientrare in questo “modello”. Questo suggerisce che potrebbero esserci diverse strategie di attrazione all’opera, un campo tutto da esplorare!

Cosa ci insegna tutto questo?

Questo studio ci ricorda quanto sia complesso e sorprendente il mondo dell’impollinazione. Sottolinea l’importanza dei moscerini pungenti, un gruppo di impollinatori finora poco considerato. Pensate che molte specie del genere Dioscorea (che include ignami coltivati e selvatici) hanno caratteristiche fiorali simili a D. tokoro. Questo potrebbe significare che i moscerini pungenti sono impollinatori diffusi per questo genere, con implicazioni anche per l’agricoltura. Inoltre, dato che i moscerini pungenti sono impollinatori dominanti anche del genere Tacca (un altro membro importante delle Dioscoreaceae), i nostri risultati suggeriscono che potrebbero essere stati impollinatori ancestrali in questa famiglia di piante.

Certo, studiare impollinatori così piccoli non è una passeggiata. Osservarli e catturarli è una sfida, specialmente se non si sa quando sono più attivi. Le trappole adesive che abbiamo usato si sono dimostrate utili, anche se è importante combinarle con osservazioni dirette o video per capire il comportamento degli insetti. Sviluppare telecamere capaci di filmare insetti così piccoli sarebbe un enorme passo avanti!

Insomma, la prossima volta che vedete un moscerino, non liquidatelo subito come un semplice fastidio. Potrebbe essere un lavoratore instancabile e misconosciuto, fondamentale per la sopravvivenza di molte piante. Il mondo della botanica e dell’entomologia ha ancora tantissimi segreti da svelarci, e questa ricerca aggiunge un altro piccolo, affascinante tassello al grande puzzle della natura.

Fotografia di una trappola adesiva trasparente, di forma circolare, posizionata strategicamente dietro un'infiorescenza di Vincetoxicum aristolochioides in un ambiente boschivo. Si vedono alcuni minuscoli insetti catturati sulla superficie adesiva. Obiettivo macro 60mm, luce naturale filtrata, per mostrare la trappola in contesto con la pianta e gli insetti.

Speriamo che questa storia vi abbia incuriosito. Chissà quanti altri impollinatori “invisibili” stanno lavorando proprio ora, sotto i nostri occhi!

Fonte: Springer

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