Primo piano di mangime per pesci in pellet contenente farina di Mosca Soldato Nera (Hermetia illucens), con alcuni pellet spezzati per mostrare la texture interna, accanto a un'orata (Sparus aurata) viva e brillante in acqua limpida. Lente macro 90mm, illuminazione da studio controllata per esaltare i dettagli sia del mangime che delle squame argentate del pesce, alta definizione, messa a fuoco selettiva sul mangime in primo piano con l'orata leggermente sfocata sullo sfondo.

Mosca Soldato nell’Orata: Rivoluzione Sostenibile o Rischio Nascosto per Fegato e Intestino?

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa che mi affascina tantissimo e che potrebbe davvero cambiare le carte in tavola nel mondo dell’acquacoltura: l’uso di insetti, e in particolare della Mosca Soldato Nera (Hermetia illucens), come ingrediente nei mangimi per pesci. Sembra fantascienza? Forse un po’, ma la realtà è che stiamo cercando disperatamente alternative sostenibili alla classica farina di pesce, e gli insetti sembrano una risposta promettente.

Perché proprio gli insetti?

Beh, diciamocelo, l’acquacoltura è in piena espansione – è il settore zootecnico che cresce più velocemente al mondo! Ma per nutrire tutti quei pesci, dipendiamo ancora troppo dalla farina di pesce (FM), che però ha i suoi problemi: costa, e soprattutto, svuota i nostri mari. Abbiamo provato con le proteine vegetali, come la soia, ma non sono l’ideale per tutti i pesci, specialmente per quelli carnivori come la nostra amata orata (Sparus aurata), che possono soffrire di problemi intestinali se ne mangiano troppa.

Ecco che entra in gioco la Mosca Soldato Nera. Questa piccola creatura è una miniera d’oro nutrizionale:

  • Ricchissima di proteine (fino al 60-70%!)
  • Profilo aminoacidico eccellente
  • Contiene composti bioattivi come vitamine (B12!), minerali (ferro, zinco)
  • Grassi particolari, come l’acido laurico (C12), che ha proprietà antimicrobiche
  • Chitina, una fibra che fa bene all’intestino e ha proprietà prebiotiche

Insomma, sulla carta sembra perfetta. Ma come reagisce davvero un pesce come l’orata, una specie regina del nostro Mediterraneo e dell’acquacoltura europea, quando gli cambiamo la dieta in questo modo? È quello che abbiamo cercato di scoprire in uno studio recente.

L’esperimento: Orate a dieta di insetti

Abbiamo preso un bel gruppo di orate e le abbiamo divise. Per 131 giorni (quasi 4 mesi e mezzo!), abbiamo dato loro da mangiare quattro diete diverse:

  1. Una dieta controllo, classica, a base di farina di pesce (HI0).
  2. Una dieta in cui il 25% della farina di pesce era sostituita da farina di Mosca Soldato Nera (HI25).
  3. Una dieta con il 35% di sostituzione (HI35).
  4. Una dieta con ben il 50% di sostituzione (HI50).

L’obiettivo? Vedere cosa succedeva dentro di loro, in particolare nel loro microbioma intestinale (l’insieme dei batteri che vivono nell’intestino) e nel loro fegato, un organo super importante per il metabolismo.

Macro fotografia di larve di Mosca Soldato Nera (Hermetia illucens) su un substrato organico scuro, lente macro 100mm, illuminazione laterale controllata per evidenziare la texture lucida delle larve, alta definizione, messa a fuoco precisa su un gruppo di larve.

Cosa succede nella pancia? Il Microbioma Intestinale

Ragazzi, qui le cose si sono fatte interessanti! Il microbioma intestinale è come un ecosistema complesso dentro il pesce, fondamentale per la sua salute, la digestione e persino le difese immunitarie. Cambiare la dieta significa potenzialmente stravolgere questo equilibrio.

E infatti, abbiamo visto cambiamenti notevoli!

  • Diversità batterica: In generale, alla fine dell’esperimento, la diversità dei batteri nell’intestino era maggiore rispetto all’inizio, soprattutto nei gruppi che mangiavano più insetti (HI35 e HI50). Una maggiore diversità è spesso vista come un segnale positivo, indica un ecosistema intestinale più ricco e potenzialmente più resiliente.
  • Cambio della guardia batterica: La scoperta più sorprendente è stata la composizione di questo microbioma. Nei gruppi controllo (HI0) e con bassa inclusione di insetti (HI25), dominavano i Cyanobacteria. Ma nei gruppi con più alta inclusione (HI35 e HI50), a prendere il sopravvento sono stati i Chloroflexi! Un cambio radicale.
  • Firmicutes in calo: Un altro gruppo importante di batteri, i Firmicutes, tendeva a diminuire man mano che aumentava la percentuale di farina di insetto nella dieta. Questo era già stato osservato in altri studi e potrebbe essere legato al diverso profilo di grassi tra farina di pesce e quella di insetto.
  • Protagonisti specifici: Andando più nel dettaglio, nel gruppo HI0-HI25 spiccavano batteri come Aurantimonas (della famiglia Rhizobiaceae), mentre nel gruppo HI35-HI50 erano i membri della famiglia Anaerolineaceae (appartenenti ai Chloroflexi) a farla da padrone.

Ma cosa significa tutto questo? I Chloroflexi, ad esempio, sono batteri affascinanti. Si trovano spesso in sistemi di trattamento delle acque e sono coinvolti nella degradazione della materia organica. La loro presenza nell’intestino dell’orata è un fenomeno relativamente nuovo da studiare. Potrebbero essere legati alla digestione della chitina? O forse all’acido laurico presente nella farina di insetto, che essendo antibatterico verso i Gram-positivi, potrebbe favorire indirettamente i Gram-negativi come molti Chloroflexi? Addirittura, in uno studio precedente sulle stesse orate, si era notato un aumento della produzione di muco intestinale con la dieta HI35, e forse proprio questo ambiente ha favorito la colonizzazione da parte dei Chloroflexi. C’è ancora tanto da capire sul loro ruolo effettivo nella salute del pesce.

Visualizzazione concettuale del microbioma intestinale di un pesce, rappresentato come un paesaggio sottomarino astratto con diverse forme e colori che simboleggiano colonie batteriche. Alcune aree dominate da forme bluastre (Cyanobacteria) e altre da forme verdastre (Chloroflexi). Stile illustrativo scientifico, alta definizione.

E il fegato? Un organo sotto osservazione

Il fegato è la centrale metabolica del pesce, soprattutto per quanto riguarda i grassi. Volevamo vedere se la nuova dieta avesse qualche impatto sulla sua struttura. Abbiamo quindi analizzato al microscopio delle sezioni di fegato.

I risultati?

  • Cellule più grandi con il 50% di insetti: Nel gruppo HI50, abbiamo notato che le cellule del fegato (gli epatociti) erano significativamente più grandi rispetto al gruppo controllo. Questo significa che c’erano meno cellule per area analizzata. Perché? L’ipotesi più probabile è un maggiore accumulo di grassi all’interno delle cellule, una sorta di “affaticamento” metabolico dovuto al profilo lipidico della dieta HI50. La farina di Mosca Soldato Nera è ricca di acidi grassi saturi a catena corta, mentre i pesci marini come l’orata hanno bisogno di acidi grassi polinsaturi a catena lunga (come gli Omega-3) e non sono bravissimi a convertire i primi nei secondi. Un eccesso dei grassi “sbagliati” può portare ad accumulo nel fegato, una condizione che tende alla steatosi (fegato grasso).
  • Una risposta immunitaria “adattiva” al 25%?: Nel gruppo HI25, abbiamo osservato un aumento dei granulociti, cellule immunitarie importanti. Non c’erano segni di infiammazione vera e propria, quindi questo aumento potrebbe essere interpretato come una sorta di “allerta” o potenziamento delle difese immunitarie innate, forse una risposta adattiva (chiamata ormesi) a un leggero stress indotto dalla nuova dieta. Interessante, no?

Micrografia comparativa di tessuto epatico di orata. A sinistra (HI0): epatociti piccoli e compatti. A destra (HI50): epatociti visibilmente ingranditi con vacuoli lipidici chiari all'interno. Colorazione Ematossilina e Eosina, obiettivo 40x, alta risoluzione, illuminazione da microscopio.

Tiriamo le somme: Promozione con riserva?

Allora, questa farina di Mosca Soldato Nera è un sì o un no per l’orata? La risposta, come spesso accade nella scienza, è “dipende”.

I nostri risultati suggeriscono che:

  • Una sostituzione fino al 25% della farina di pesce sembra essere ben tollerata, con effetti collaterali limitati e forse anche qualche stimolo positivo sul sistema immunitario.
  • Una sostituzione del 50%, invece, non è raccomandabile per l’orata. Provoca cambiamenti significativi nel microbioma intestinale (con l’esplosione dei Chloroflexi, il cui ruolo è ancora da chiarire) e, soprattutto, mostra segni preoccupanti di accumulo di grasso nel fegato, indicando un possibile dismetabolismo lipidico.
  • Il livello del 35% si pone a metà strada, con il microbioma che già assomiglia a quello del gruppo al 50%, suggerendo che si stia superando una soglia critica.

La chiave sembra essere proprio il profilo dei grassi della farina di insetto e la capacità limitata dell’orata di gestirlo a dosi elevate.

Questo studio apre nuove domande affascinanti, soprattutto sul ruolo dei Chloroflexi nell’intestino dei pesci e su come ottimizzare l’uso degli insetti tenendo conto delle specifiche esigenze metaboliche di ogni specie. La strada verso un’acquacoltura davvero sostenibile passa anche da qui, dalla comprensione profonda di come i nostri amici pinnuti reagiscono a queste nuove frontiere dell’alimentazione!

Fonte: Springer

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