Fulminati: Un’Indagine Shock su 24 Anni di Morti da Elettrocuzione in Arabia Saudita
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di un argomento che, ammettiamolo, fa un po’ accapponare la pelle ma è di un’importanza cruciale: le morti da elettrocuzione. Sì, quelle tragedie silenziose causate da un nemico invisibile che usiamo tutti i giorni: l’elettricità. Recentemente mi sono imbattuto in uno studio davvero illuminante, e un po’ inquietante, che arriva direttamente dalla Provincia Orientale dell’Arabia Saudita. Pensate, hanno analizzato ben 24 anni di dati autoptici, dal 2000 al 2023, per capire chi, come e perché muore fulminato da quelle parti. E i risultati, ve lo dico subito, ci offrono spunti di riflessione validi un po’ ovunque nel mondo.
Un nemico invisibile con conseguenze devastanti
L’elettrocuzione, amici miei, è una causa di morte e infortunio spesso sottovalutata, ma tremendamente reale. Più l’elettricità diventa indispensabile nella nostra vita quotidiana e nelle attività industriali, più aumenta il rischio. Il problema è che l’elettricità può uccidere in modi subdoli: bloccando il cuore, paralizzando i polmoni, o danneggiando i tessuti in maniera diretta, a volte lasciando segni esterni minimi. Immaginatevi la scena: un attimo prima tutto normale, un attimo dopo… il buio. E non pensate che si tratti solo di incidenti spettacolari con cavi dell’alta tensione. Anche la “banale” corrente di casa può essere letale.
Lo studio saudita ha esaminato 73 casi di decessi legati all’elettrocuzione. La prima cosa che salta all’occhio è che la stragrande maggioranza delle vittime, ben il 95,8%, erano uomini. E non è tutto: il 78,1% di loro non erano cittadini sauditi. Questo ci dice già qualcosa di importante sulla demografia del rischio in quella regione, probabilmente legata alla composizione della forza lavoro in determinati settori.
Chi sono le vittime? Un profilo che fa riflettere
L’età è un altro fattore cruciale. Le fasce più colpite sono quelle dei 31-40 anni (34,25%) e dei 21-30 anni (30,14%). Parliamo quindi di giovani adulti, nel pieno della loro vita lavorativa. E infatti, le professioni più a rischio emerse dallo studio sono quelle degli elettricisti, seguiti dagli operai edili e dai lavoratori generici. Questo dato, purtroppo, non mi sorprende più di tanto. Spesso sono proprio queste categorie a lavorare in condizioni dove la sicurezza elettrica potrebbe non essere la priorità assoluta, o dove la consapevolezza dei pericoli è minore.
Un altro dato che fa pensare è che la quasi totalità dei decessi, il 98,6%, è stata classificata come accidentale. C’è stato un solo caso di suicidio registrato in 24 anni. Questo sottolinea come la prevenzione sia fondamentale. Non si tratta di fatalità imprevedibili, ma di incidenti che, in molti casi, potrebbero essere evitati con maggiori misure di sicurezza, formazione e consapevolezza.

Interessante notare anche come, nella maggior parte dei casi (67,2%), il punto di ingresso della corrente fosse un arto superiore. Questo suggerisce contatti accidentali avvenuti maneggiando attrezzature o toccando superfici sotto tensione. La corrente alternata (AC), quella che abbiamo nelle nostre case, è stata responsabile del 95,9% dei decessi, e la maggior parte delle fatalità (63%) è avvenuta con esposizione a bassa tensione (inferiore a 1000 V). Questo sfata un po’ il mito che solo l’alta tensione sia veramente pericolosa. Anche la corrente domestica, se le condizioni sono “giuste” (o meglio, sbagliate!), può uccidere.
Cosa ci dice l’autopsia? I segni dell’elettricità
Quando si parla di morti da elettrocuzione, l’esame autoptico e l’analisi istopatologica (cioè l’esame dei tessuti al microscopio) diventano fondamentali, specialmente se i segni esterni sono scarsi. Nello studio saudita, l’infiltrazione di cellule infiammatorie (20,5%) è stata l’osservazione istopatologica più frequente, seguita da emorragie sottocutanee (13,7%) e danno alle cellule muscolari cardiache (11%). Questi reperti, sebbene non sempre esclusivi dell’elettrocuzione, aiutano a comporre il puzzle e a confermare la causa del decesso, specialmente se correlati con le circostanze dell’incidente e i classici segni di ingresso e uscita della corrente (le cosiddette ustioni elettriche).
Un aspetto che mi ha colpito è che le analisi tossicologiche sono risultate negative nella stragrande maggioranza dei casi (82%). Questo suggerisce che l’abuso di sostanze non fosse un fattore contribuente significativo nella maggior parte di questi incidenti, mettendo ancora più in luce il ruolo dei fattori ambientali e della sicurezza sul lavoro.
Lo studio evidenzia come l’elettrocuzione possa portare a morte improvvisa principalmente per paralisi dei muscoli respiratori, fibrillazione ventricolare o asistolia, specialmente quando la corrente attraversa il cuore o il sistema nervoso centrale. Pensate che anche l’analisi biochimica post-mortem ha mostrato aumenti significativi di troponine cardiache e creatinchinasi-MB, confermando il danno miocardico. Sono dettagli tecnici, certo, ma ci fanno capire la brutalità con cui l’elettricità può aggredire il nostro corpo.
Un problema globale con soluzioni locali (e non solo)
Se è vero che questo studio si concentra sull’Arabia Saudita, le sue conclusioni riecheggiano scoperte fatte in altre parti del mondo. La predominanza maschile tra le vittime, l’alta incidenza tra i giovani lavoratori, specialmente in settori come l’edilizia e i lavori elettrici, sono pattern tristemente comuni. Paesi a basso e medio reddito spesso registrano tassi più alti, a causa di misure di sicurezza inadeguate e strutture sanitarie meno preparate. Ma nessuno è immune.
La ricerca sottolinea con forza la necessità di migliorare i protocolli di sicurezza sul lavoro. Questo significa formazione adeguata, uso obbligatorio di dispositivi di protezione individuale (come guanti e attrezzi isolati), manutenzione regolare delle attrezzature elettriche e, soprattutto, una cultura della sicurezza che parta dai vertici aziendali e arrivi fino all’ultimo operaio. Pensate che in paesi come il Giappone, l’adozione di pratiche di sicurezza rigorose ha portato a una significativa riduzione delle morti da elettrocuzione. Un modello da cui imparare!

Ma non è solo una questione di lavoro. Anche in ambito domestico, la disattenzione, l’uso improprio di elettrodomestici, impianti vecchi o non a norma possono trasformare la nostra casa in una trappola. Quante volte abbiamo visto prolunghe sovraccariche, fili scoperti, o persone che armeggiano con l’impianto elettrico senza avere le competenze necessarie?
Le conseguenze dell’elettrocuzione, quando non fatali, possono essere comunque devastanti: danni neurologici permanenti (confusione, coma, amnesia, disfunzioni cognitive), problemi alla vista (cataratte, occlusioni arteriose retiniche), e lesioni muscoloscheletriche dovute alle violente contrazioni muscolari. Il carico finanziario e psicologico sulle vittime e sulle loro famiglie è enorme.
Cosa possiamo portarci a casa da questo studio?
Beh, prima di tutto, la consapevolezza che l’elettrocuzione è un rischio reale e che merita più attenzione. Lo studio saudita, identificando i giovani lavoratori non sauditi come categoria ad alto rischio, lancia un appello chiarissimo: c’è un bisogno critico di rafforzare i protocolli di sicurezza sul lavoro e di educare la popolazione sui pericoli elettrici. Questo non riguarda solo l’Arabia Saudita, ma ogni paese, ogni azienda, ogni singola persona.
Le indagini forensi, come quella descritta, sono fondamentali non solo per accertare le cause di morte nei singoli casi, ma anche per raccogliere dati preziosi che possono informare le politiche di prevenzione. Comprendere i meccanismi, i pattern demografici e le circostanze di questi incidenti è il primo passo per evitarli in futuro.
In conclusione, questo studio retrospettivo di 24 anni ci ricorda che dietro ogni statistica ci sono vite spezzate, famiglie distrutte. E ci ricorda anche che molte di queste tragedie sono prevenibili. La sicurezza elettrica non è un optional, è una necessità. Che si tratti di un grande cantiere industriale o della nostra piccola abitazione, il rispetto delle norme, la prudenza e la formazione possono fare letteralmente la differenza tra la vita e la morte. Non abbassiamo mai la guardia quando si tratta di elettricità, perché le conseguenze, come abbiamo visto, possono essere davvero… shockanti.
Fonte: Springer
