Morra Cinese Contro l’IA: Il Gioco che Svela i Nostri Tratti Nascosti
Sasso, Carta, Forbice: Più di un Semplice Gioco
Chi non ha mai giocato a Morra Cinese (o Sasso-Carta-Forbice, se preferite)? È il classico gioco che usiamo per decidere chi lava i piatti o chi prende l’ultimo pezzo di torta. Sembra banale, vero? Eppure, vi siete mai chiesti se il modo in cui giochiamo, soprattutto se lo facciamo ripetutamente, possa dire qualcosa su di noi? Beh, preparatevi a rimanere sorpresi, perché sembra proprio di sì!
Recentemente, mi sono imbattuto in una ricerca affascinante che usa proprio la Morra Cinese, giocata però contro un’intelligenza artificiale (IA), come una sorta di “specchio” per osservare come interagiamo socialmente e prendiamo decisioni. L’idea di fondo è che il modo in cui ci discostiamo dalla strategia “perfetta” teorica rivela aspetti unici della nostra personalità e del nostro modo di pensare.
L’Equilibrio Perfetto (che Nessuno Raggiunge)
Nella teoria dei giochi, esiste un concetto chiamato Equilibrio Misto di Nash (NME). Applicato alla Morra Cinese ripetuta, significa semplicemente che la strategia migliore per non essere prevedibili (e quindi “sfruttabili” dall’avversario) è scegliere Sasso, Carta o Forbice in modo completamente casuale, con una probabilità uguale (1/3) per ciascuna mossa. Facile a dirsi, vero? Peccato che noi umani siamo terribilmente scarsi a generare casualità pura. Tendiamo a creare schemi, anche inconsciamente.
Ed è proprio qui che le cose si fanno interessanti. Se non giochiamo in modo casuale, significa che le nostre scelte dipendono, in qualche modo, da quelle precedenti. Magari dopo aver vinto con Sasso, siamo tentati di giocarlo di nuovo? O se perdiamo, cambiamo strategia? Queste “regole” non scritte che seguiamo sono proprio ciò che ci rende vulnerabili… ma anche unici.
L’Esperimento: Umani contro Macchine
Quindi, cosa abbiamo fatto? Abbiamo reclutato un bel po’ di volontari (circa 1370 persone!) tramite una piattaforma online e li abbiamo fatti giocare 300 round di Morra Cinese contro un’intelligenza artificiale. L’IA era programmata per imparare dalle mosse del giocatore umano e cercare di prevedere la mossa successiva, adattandosi continuamente. Un avversario tosto, insomma!
Perché un’IA e non un altro umano? Semplice:
- Ripetibilità: Ogni partecipante affronta lo “stesso” avversario, rendendo i risultati confrontabili.
- Adattamento costante: L’IA è progettata per scovare pattern e sfruttarli, mettendo alla prova la capacità del giocatore di evitare la prevedibilità.
Abbiamo analizzato le sequenze di mosse di ogni giocatore, cercando proprio quelle dipendenze dalla mossa precedente (tecnicamente, le chiamiamo “regole condizionali lag-1”). Ad esempio, cosa fa un giocatore dopo aver vinto? E dopo aver perso? O dopo che l’IA ha giocato Sasso?
La Scoperta Sorprendente: Il “Ballo” delle Strategie
Quello che è emerso è affascinante. Invece di seguire una singola strategia (come “vinci-stai, perdi-cambia”), sembra che i giocatori cambino continuamente le loro “regole” euristiche, forse nel tentativo inconscio di mimare la casualità e sfuggire alle previsioni dell’IA. È come se stessimo costantemente aggiustando il tiro, passando da una tattica all’altra in modo piuttosto rapido, nell’arco di pochi round!
Abbiamo ipotizzato che questo continuo “switch” di regole non sia un processo lento di adattamento, ma piuttosto un cambiamento brusco. E i dati sembrano confermarlo! Abbiamo notato che, subito dopo un “cambio di regola” rilevato nel gioco di un partecipante, questo tendeva a riguadagnare un vantaggio sull’IA. È come se il cambio improvviso rendesse obsoleta la strategia che l’IA aveva appena imparato, costringendola a riadattarsi. Una sorta di dinamica “gatto e topo” a livello cognitivo!
Ognuno Ha il Suo “Stile”: Il Legame con i Tratti Individuali
Ma la cosa ancora più intrigante è che l’insieme di regole che un giocatore sembra “avere a disposizione” nel suo repertorio e il modo in cui le alterna sono caratteristiche individuali. Non tutti usiamo le stesse scorciatoie mentali o le cambiamo allo stesso modo.
Per approfondire, a una parte dei partecipanti (circa 193) abbiamo anche chiesto di compilare un questionario chiamato Abridged Autism Quotient (AQ28). Questo questionario non serve a diagnosticare l’autismo, ma misura alcuni tratti della personalità (come le abilità sociali, l’immaginazione, la preferenza per la routine) che sono presenti in modo continuo in tutta la popolazione e sono correlati allo spettro autistico.
Ebbene, abbiamo trovato delle correlazioni significative! Alcune caratteristiche del modo di giocare (derivate dall’analisi del repertorio di regole e del loro utilizzo) erano in grado di predire i punteggi ottenuti in alcune sottoscale dell’AQ, in particolare quelle relative a:
- Abilità Sociali: La capacità di leggere le intenzioni altrui e interagire.
- Immaginazione: La flessibilità mentale.
- Routine: La preferenza per schemi fissi o per la spontaneità.
Questo suggerisce che il modo in cui affrontiamo un gioco competitivo semplice come la Morra Cinese riflette aspetti più profondi del nostro funzionamento cognitivo e sociale.
Perché è Importante? Oltre il Gioco
Potreste chiedervi: “Ok, interessante, ma a cosa serve?”. L’importanza va oltre la semplice curiosità. La psichiatria moderna sta cercando di superare le diagnosi basate solo sui sintomi riferiti (che possono essere soggettivi e simili per condizioni diverse) per arrivare a comprendere i meccanismi neurobiologici sottostanti (un approccio promosso da iniziative come il Research Domain Criteria – RDoC del National Institute of Mental Health).
Avere strumenti oggettivi che misurano il funzionamento neurocomportamentale, come questo “test” basato sulla Morra Cinese, potrebbe aiutare a identificare differenze più sottili tra persone che presentano sintomi simili. Potrebbe essere un piccolo pezzo del puzzle per capire meglio disturbi complessi come quelli dello spettro autistico, dove le difficoltà nell’interazione sociale sono centrali, ma si manifestano in modi molto diversi.
Il fatto che si tratti di un compito semplice, eseguibile al computer, lo rende anche compatibile con il monitoraggio di segnali biologici in tempo reale (come l’EEG), permettendo forse un giorno di collegare questi pattern comportamentali all’attività cerebrale specifica.
Cosa Ci Riserva il Futuro?
Naturalmente, siamo solo all’inizio. Dobbiamo affinare i nostri metodi per rilevare queste “regole” e i loro cambiamenti in modo ancora più preciso. Stiamo pensando di usare modelli statistici più sofisticati e forse anche un’IA avversaria diversa, magari una i cui “pensieri” siano più facili da interpretare per noi ricercatori.
Inoltre, stiamo iniziando a raccogliere dati da popolazioni cliniche per vedere se questo approccio può effettivamente aiutare a distinguere tra individui sani e persone con diagnosi specifiche, e magari a differenziare sottogruppi all’interno di una stessa diagnosi.
Chi l’avrebbe mai detto che un gioco da cortile potesse aprirci una finestra così affascinante sulla complessità della mente umana e sulle nostre differenze individuali? La prossima volta che giocate a Morra Cinese, pensateci: non state solo cercando di vincere, state anche rivelando un po’ di voi stessi!
Fonte: Springer