Una panoramica di una moderna città europea con monopattini elettrici condivisi integrati nel tessuto urbano, alcuni in uso su piste ciclabili, altri parcheggiati in aree designate, con un mix di architettura storica e moderna sullo sfondo. Grandangolo, 18mm, luce del tardo pomeriggio, colori vividi, sensazione di mobilità sostenibile.

Monopattini Elettrici Condivisi: Un Giro tra Sfide e Opportunità dal Punto di Vista Civico

Ammettiamolo, i monopattini elettrici condivisi sono ormai parte del paesaggio urbano di molte città. C’è chi li ama, chi li odia, chi li usa quotidianamente e chi li vede solo come un intralcio sui marciapiedi. Ma al di là delle opinioni personali, vi siete mai chiesti come funziona davvero questo ecosistema? E soprattutto, come lo vedono coloro che non hanno un interesse economico diretto, ma si preoccupano del bene comune, della sicurezza e della vivibilità delle nostre città? Ecco, oggi voglio portarvi proprio in questo viaggio, esplorando il mondo dei monopattini condivisi dalla prospettiva degli “stakeholder civici”, cioè tutte quelle organizzazioni e gruppi che rappresentano interessi collettivi.

Un Fenomeno Globale: Numeri e Domande

I monopattini elettrici, che siano di proprietà o in condivisione, sfrecciano ovunque. Pensate che già nel 2019 c’erano circa 66.000 monopattini condivisi in 88 città di 21 paesi. E la crescita è stata esponenziale! Negli Stati Uniti e in Canada, nel 2022, si sono contati almeno 130 milioni di viaggi con mezzi di micromobilità, un bel balzo in avanti. Anche in Australia, il numero di monopattini condivisi è passato da 13.000 nel 2022 a circa 19.000 nel 2024. Un impatto economico non da poco, anche se, per fare un paragone, il settore ciclistico muove cifre ben più importanti.

La domanda che sorge spontanea è: i monopattini sono una moda passeggera, un po’ come i Segway che sembrano quasi scomparsi, o diventeranno un elemento stabile dei nostri sistemi di trasporto urbano? Bella domanda, vero? La risposta, probabilmente, dipende molto dal contesto specifico di ogni città.

Il Fascino della Micromobilità: Pro e Contro

Per le città che puntano a fare dei monopattini condivisi “le ruote del domani”, la sfida è integrarli nella rete di trasporti esistente. I monopattini rientrano nella categoria della micromobilità e hanno il potenziale per supportare l’uso del trasporto pubblico e sostituire i viaggi in auto, specialmente per il famoso “primo e ultimo miglio”, facilitando l’accesso a bus e metro. Spesso, poi, vengono percepiti come più innovativi e moderni rispetto alle bici, attirando un pubblico giovane e tecnologico.

Però, non è tutto oro quello che luccica. I monopattini portano con sé una serie di svantaggi:

  • Il rischio di incidenti e infortuni, sia per chi guida sia per gli altri utenti della strada.
  • Il parcheggio selvaggio che occupa spazio pubblico.
  • Una distribuzione non sempre equa sul territorio e tra gli utenti.
  • La breve durata di vita dei dispositivi (un problema per la sostenibilità).
  • Sfide normative non indifferenti.
  • Il fatto che, se sostituiscono una camminata, riducono l’attività fisica.

Dal punto di vista della sostenibilità, diciamocelo, non sono intrinsecamente superiori alle biciclette o alle e-bike. Tuttavia, possono essere un’opportunità preziosa in aree dove manca una cultura della bicicletta o come opzione complementare nel sistema di trasporto.

Una vivace strada cittadina europea al tramonto, con diversi monopattini elettrici condivisi parcheggiati ordinatamente vicino a una stazione della metropolitana, persone che passano, alcuni considerano di prenderne uno. Obiettivo prime, 35mm, profondità di campo, atmosfera calda e accogliente.

L’Importanza di Capire gli “Stakeholder”

Il mercato dei monopattini condivisi è super dinamico, con operatori che entrano ed escono continuamente. La competizione è feroce. Ma la chiave del successo, come emerge da più parti, sembra essere una solida collaborazione tra i vari attori coinvolti: governi, operatori e comunità. Ma chi sono questi “stakeholder” e perché è così cruciale capire il loro punto di vista? Il concetto nasce in ambito aziendale e si riferisce a gruppi o individui coinvolti o impattati dagli obiettivi di un’organizzazione (o, in questo caso, di un servizio come quello dei monopattini).

Questo studio si è concentrato proprio su questo, intervistando nove esperti internazionali di organizzazioni civiche (quindi non orientate al profitto) per capire come si comportano, interagiscono e come queste interazioni possono favorire la prosperità a lungo termine dei monopattini condivisi. L’obiettivo era rispondere a tre domande:

  1. Chi sono gli stakeholder chiave di un servizio di monopattini condivisi?
  2. Come interagiscono tra loro?
  3. Cosa si potrebbe fare per facilitare lo sviluppo a lungo termine dei monopattini condivisi, incoraggiando l’inclusione degli stakeholder?

Anche se gli operatori dei monopattini sono chiaramente stakeholder importanti, l’analisi si è focalizzata su quelli “civici”, meno presenti nella ricerca ma fondamentali per capire le dinamiche.

Cosa Dicono gli Esperti: Relazioni, Responsabilità e Comunità

Dalle interviste sono emersi quattro temi principali, ma quello dominante riguardava le relazioni tra le varie parti: operatori e governi, diversi livelli di governo, e le caratteristiche della comunità interessata. Non sorprende, visto che la letteratura identifica proprio aziende, governi e pubblico come i principali attori.

Partnership Pubblico-Privato: Un Equilibrio Delicato

Sette intervistati su nove hanno sottolineato l’importanza di una relazione collaborativa tra operatori e governo. Ma cosa serve per un partenariato di successo?

  • Leadership governativa proattiva: Spesso i servizi nascono da iniziative private, ma è cruciale l’intervento del governo per regolare e supervisionare, garantendo un’integrazione sicura e sostenibile. Ad esempio, i governi dovrebbero promuovere la concorrenza (ma senza esagerare con il numero di operatori, per evitare il caos) e stabilire buone pratiche.
  • Fiducia e libertà per gli operatori: Per far sì che gli operatori restino sul mercato a lungo, i governi devono assicurare che le loro attività possano essere redditizie. Contratti di durata sufficiente, trasparenza e flessibilità sono fondamentali. Gli operatori devono poter definire i prezzi, pur con vincoli di equità (sconti per fasce deboli).
  • Adattabilità tecnologica: La tecnologia dei monopattini (pensiamo al geofencing) evolve rapidamente. I governi devono essere pronti ad abbracciare queste innovazioni per migliorare sicurezza ed efficienza, allineandole con la pianificazione urbana. La gestione dei parcheggi, specialmente durante grandi eventi, è un esempio lampante di dove serve collaborazione.

Un “buon” operatore, secondo gli intervistati, è quello che comunica efficacemente con i governi e rispetta le regole, è attento ai dettagli (come la gestione delle batterie) e disposto a condividere i dati.

Un moderno funzionario comunale in una sala riunioni luminosa, indica una mappa digitale della città su un grande schermo che mostra zone di parcheggio per monopattini e percorsi ciclabili integrati. Obiettivo zoom, 24mm, illuminazione controllata, focus sui dettagli della mappa.

Interessante notare che, sebbene si parli di monopattini condivisi, la dinamica pubblico-privato è cruciale anche per quelli privati. I servizi condivisi spesso implicano una collaborazione più stretta per via di normative più stringenti (geofencing, controllo velocità, parcheggi). C’è anche una tendenza degli utenti a passare dal condiviso al privato, una volta provato il mezzo, perché più conveniente nel lungo periodo. Tuttavia, i servizi condivisi restano fondamentali per il “primo e ultimo miglio” e dovrebbero essere considerati parte del sistema di trasporto pubblico.

Governi: Chi Fa Cosa?

Un punto su cui tutti gli intervistati concordano è la necessità di una chiara distribuzione delle responsabilità tra i diversi livelli di governo.

  • Il governo centrale dovrebbe occuparsi del quadro giuridico generale (importazione, design, batterie).
  • I governi statali o regionali dovrebbero formulare e aggiornare i regolamenti, allineandoli alle agende politiche.
  • I governi locali, conoscendo le esigenze della comunità, sono nella posizione migliore per adattare le politiche a livello locale.

L’inazione del governo è un pericolo. Un esempio positivo viene dalla Norvegia, dove le leggi sui monopattini si sono evolute rapidamente, passando da una classificazione come piccoli veicoli a motore a normative più stringenti su alcol, età, casco, fino a recenti proposte di allentamento per integrare meglio i monopattini nella mobilità sostenibile. La chiave è la comunicazione chiara dal centro alla periferia e la flessibilità a livello locale.

I comuni, spesso, sono più progressisti dei governi statali o nazionali. Tra le responsabilità specifiche dei governi locali indicate: gestione della flotta basata sulla localizzazione, limitazione del numero di mezzi, controllo della velocità geolocalizzato e formazione pertinente.

E le infrastrutture? Due prospettive: adattare quelle esistenti (come le ciclabili) o vedere la diffusione dei monopattini come uno stimolo per svilupparne di nuove. Qualcuno ha osservato che, senza i monopattini, certe piste ciclabili non sarebbero mai state realizzate!

Comunità e Gruppi di Interesse: Percezioni e Paure

La percezione della sicurezza pubblica è una barriera enorme. Inizialmente, c’è stata paura per l’afflusso di monopattini (soprattutto privati) che sfrecciavano vicino ai pedoni. È fondamentale ascoltare queste preoccupazioni. La familiarità e come i media raccontano il fenomeno influenzano molto le opinioni. C’è chi li vede come un modo per ridurre la dipendenza dall’auto, e chi, dopo un periodo di “deregulation”, vede solo i problemi. E, si sa, le notizie negative fanno più rumore.

Curiosamente, molti intervistati, pur lavorando nella micromobilità, non sono utenti frequenti di monopattini, a volte per timori sulla sicurezza rispetto alle biciclette. I comportamenti individuali variano: c’è chi si autoregolamenta e rispetta le regole, ma atti di vandalismo possono rovinare l’immagine di tutti. Si è discusso anche se sia più efficace puntare su misure di protezione individuale (casco) o su cambiamenti ambientali (infrastrutture più sicure, automobilisti più attenti).

Un gruppo diversificato di giovani adulti che utilizza in sicurezza monopattini elettrici condivisi su una pista ciclabile dedicata in un parco urbano, indossando caschi, con il sole che filtra tra gli alberi. Teleobiettivo zoom, 100mm, fast shutter speed, action tracking, atmosfera positiva.

Chi usa i monopattini? Principalmente giovani adulti (sotto i 35-40 anni), per andare al lavoro/studio o per svago. I pendolari abituali sembrano avere meno incidenti, probabilmente per maggiore esperienza. Riguardo alle differenze di genere, la sicurezza è una preoccupazione chiave, specialmente per le donne, che tendono a non usare questi mezzi se non si sentono sicure, il che spesso dipende dalla presenza di infrastrutture separate e protette.

Il Futuro dei Monopattini: Integrazione e Collaborazione

Guardando al prossimo decennio, chi vede i monopattini come una componente chiave della mobilità urbana futura parla di “integrazione modale“. Immaginano i monopattini come parte integrante delle soluzioni di trasporto per il primo e ultimo miglio. Per realizzare questa visione servono:

  • Legalizzazione dei monopattini privati per ampliare l’accesso.
  • Aumento del numero di monopattini condivisi, con gestione efficace.
  • Robusta collaborazione tra tutti gli stakeholder primari: governi tra loro, governi e operatori, comunità e governi.

Non abbiamo sentito voci da città che hanno vietato i monopattini condivisi, come Parigi, che ora però sta vedendo un aumento delle bici condivise e un miglioramento delle infrastrutture ciclabili. Segno che ogni contesto ha la sua evoluzione.

Tirando le Somme: Un Ecosistema da Coltivare

Insomma, per far funzionare davvero i servizi di monopattini condivisi, serve un ambiente ideale dove gli interessi di tutti gli attori siano bilanciati. Le scoperte di questo studio confermano che una leadership governativa proattiva, un ambiente competitivo ma sostenibile per gli operatori e l’adozione di avanzamenti tecnologici sono cruciali. Serve una chiara distribuzione delle responsabilità normative e un impegno serio nell’affrontare le preoccupazioni sulla sicurezza pubblica.

È fondamentale riconoscere le paure iniziali del pubblico, spesso alimentate da una copertura mediatica che tende a evidenziare gli aspetti negativi (come gli incendi delle batterie). Questo può portare a comportamenti diversi, dall’autoregolamentazione degli utenti virtuosi al vandalismo. Migliorare le infrastrutture è un passo chiave, e la crescente popolarità dei monopattini potrebbe spingere proprio in questa direzione, a beneficio anche di altre forme di micromobilità.

Capire gli obiettivi e le aspettative di ogni stakeholder primario è il primo passo per creare benefici reciproci. Certo, questo studio ha i suoi limiti – poche interviste, focus sui soli stakeholder civici – ma offre spunti preziosi. Il settore dei monopattini è ancora in fase di maturazione, richiede apprendimento e adattamento continui. Ma una cosa è certa: solo con un dialogo aperto e una collaborazione costruttiva potremo sperare di trasformare questa “novità” in una soluzione di mobilità davvero utile e sostenibile per le nostre città.

Fonte: Springer

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