Prof Cercasi (e Trovasi!): La Scienza dietro Reclutamento e Permanenza degli Insegnanti
Ciao a tutti! Parliamoci chiaro: trovare e, soprattutto, tenersi stretti insegnanti bravi e motivati è una delle sfide più toste per le scuole di tutto il mondo. Lo sappiamo bene, vero? Un buon insegnante fa la differenza, plasma menti, ispira futuri. Ma allora perché è così difficile assicurarsi che le cattedre siano occupate da professionisti qualificati e che questi non scappino alla prima occasione?
Le solite ricette – un piccolo aumento qua, un corso di aggiornamento là – spesso non bastano. Il problema è complesso, un groviglio di fattori che si intrecciano: soddisfazione personale, stipendio (ovvio!), ambiente di lavoro, possibilità di crescita, supporto dalla dirigenza e persino dalla comunità. E poi c’è l’incertezza, quel “non so” che rende difficile prevedere quale strategia funzionerà davvero.
Il Problema: Perché è Così Difficile Tenersi Stretti i Prof?
Ve lo dico io: le scuole si trovano spesso a navigare a vista. Il turnover degli insegnanti è alto, il che significa classi che cambiano prof a metà anno (un incubo per la continuità didattica!), costi enormi per reclutare e formare nuovo personale, e un generale senso di precarietà che non fa bene a nessuno, men che meno agli studenti.
Molti studi hanno analizzato pezzi del puzzle: l’importanza delle competenze di leadership, l’impatto dell’autonomia decisionale, le difficoltà specifiche delle scuole rurali o di quelle in aree svantaggiate. Si è visto, ad esempio, che i soli incentivi economici spesso non bastano a trattenere i docenti nelle scuole più difficili. Serve un approccio più ampio, che consideri fattori psicologici, sociali e istituzionali.
Il punto è che le decisioni su come attrarre e trattenere gli insegnanti vengono prese spesso senza un metodo strutturato, basandosi più sull’intuito o sulla tradizione che su dati concreti e analisi approfondite. Si rischia così di investire risorse in iniziative poco efficaci, trascurando magari quelle che potrebbero davvero fare la differenza. C’è un vuoto da colmare: manca un sistema che permetta di valutare le diverse opzioni in modo completo, considerando tutti i criteri importanti, anche quelli in conflitto tra loro, e gestendo l’inevitabile incertezza.

La Soluzione Hi-Tech: Modelli Matematici in Cattedra?
Ed è qui che entra in gioco qualcosa di affascinante: i modelli decisionali multicriterio (MCDM). Sembra un parolone, ma l’idea di fondo è semplice: usare un approccio scientifico per prendere decisioni complesse. Immaginate di avere una “macchina” che vi aiuta a pesare tutti i pro e i contro delle diverse strategie, basandosi sia su dati oggettivi che su valutazioni soggettive (come il parere degli esperti), e tenendo conto anche del fatto che non tutto è bianco o nero.
Nello studio che sto esplorando, i ricercatori hanno fatto proprio questo. Hanno messo a punto un sistema innovativo che integra diversi strumenti potenti:
- Insiemi Fuzzy Intuizionistici (IFS): Per gestire l’incertezza e le sfumature. Invece di dire solo “sì” o “no”, permettono di esprimere un grado di appartenenza, di non appartenenza e persino di esitazione. Perfetto per valutare cose come la “soddisfazione” o il “supporto della comunità”.
- Metodo Entropia: Per calcolare i “pesi” oggettivi dei diversi criteri di valutazione, basandosi su quanto i dati variano. Più un criterio mostra differenze significative tra le alternative, più “pesa” nella decisione.
- Metodo RANCOM (Ranking Comparison): Per determinare i pesi soggettivi, cioè quanto sono importanti i criteri secondo il giudizio degli esperti, tenendo conto anche di possibili errori o incertezze nel loro giudizio.
- Metodo WASPAS (Weighted Aggregated Sum Product Assessment): Per mettere insieme tutto e stilare una classifica finale delle strategie, combinando due approcci diversi (somma ponderata e prodotto ponderato) per una maggiore robustezza.
In pratica, hanno creato un framework super sofisticato ma rigoroso per aiutare dirigenti scolastici e responsabili politici a scegliere le mosse giuste, quelle davvero efficaci per migliorare il reclutamento e la permanenza degli insegnanti.
Mettere alla Prova il Modello: Sei Strategie Sotto la Lente
Per vedere se questo sistema funzionava davvero, lo hanno applicato a un caso pratico, valutando sei diverse strategie (chiamiamole “alternative”) pensate per affrontare il problema:
- EduNova Leadership Academy (({S ^{A}_{P }}_{1})): Un programma per formare insegnanti leader, con tutoraggio e sviluppo professionale avanzato. Bello, ma richiede tempo e risorse.
- Zen Teacher Wellness Initiative (({S ^{A}_{P }}_{2})): Focus sul benessere psicofisico degli insegnanti (yoga, supporto psicologico…). Utile contro il burnout, ma non tocca le questioni economiche.
- Smart Schools Transformation (({S ^{A}_{P }}_{3})): Trasformazione digitale della scuola, con tecnologie avanzate e apprendimento personalizzato. Attraente per i giovani prof tech, ma costoso e può incontrare resistenze.
- Community Heroes Network (({S ^{A}_{P }}_{4})): Creare una rete di supporto attorno agli insegnanti coinvolgendo la comunità locale. Ottimo per ridurre l’isolamento, ma dipende molto dall’impegno esterno.
- Golden Ticket Salary Plan (({S ^{A}_{P }}_{5})): Un piano salariale strutturato con incentivi economici significativi, premi di anzianità e bonus basati sulla performance. Diretto al punto (il portafoglio!), ma sostenibile nel lungo periodo?
- Star Educator Recognition Program (({S ^{A}_{P }}_{6})): Programma di riconoscimento pubblico per gli insegnanti eccellenti, con premi e opportunità di carriera. Motiva e costa meno degli aumenti, ma basta da solo?
Queste sei strategie sono state valutate sulla base di dieci criteri chiave: soddisfazione dell’insegnante, incentivi finanziari, tasso di ritenzione, efficienza nel reclutamento, scalabilità (si può applicare su larga scala?), velocità di implementazione, innovazione, sostenibilità a lungo termine, supporto della comunità e allineamento con gli obiettivi educativi generali.
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Il Verdetto: E il Vincitore è…
Dopo aver macinato tutti i dati e le valutazioni attraverso il modello IFS-Entropy-RANCOM-WASPAS, il risultato è stato chiaro. Rullo di tamburi… la strategia che si è classificata al primo posto, con il punteggio più alto (0.3654), è stata la ({S ^{A}_{P }}_{5}) – il Golden Ticket Salary Plan!
Seguita, nell’ordine, da:
- ({S ^{A}_{P }}_{3}) (Smart Schools Transformation) – 0.3487
- ({S ^{A}_{P }}_{6}) (Star Educator Recognition Program) – 0.3485
- ({S ^{A}_{P }}_{4}) (Community Heroes Network) – 0.3400
- ({S ^{A}_{P }}_{1}) (EduNova Leadership Academy) – 0.2976
- ({S ^{A}_{P }}_{2}) (Zen Teacher Wellness Initiative) – 0.2707
La classifica finale è quindi: ({S ^{A}_{P }}_{5} succ {S ^{A}_{P }}_{3} succ {S ^{A}_{P }}_{6} succ {S ^{A}_{P }}_{4} succ {S ^{A}_{P }}_{1} succ {S ^{A}_{P }}_{2}).
Questo risultato sottolinea l’importanza, forse non sorprendente ma quantificata, degli incentivi economici nel rendere la professione attraente e nel trattenere i talenti. Tuttavia, è interessante notare come strategie focalizzate sulla tecnologia e sul riconoscimento si piazzino subito dopo, suggerendo che un approccio puramente monetario potrebbe non essere l’unica via, ma che il denaro resta un fattore cruciale. Strategie focalizzate solo sul benessere o sulla leadership, pur valide, sembrano avere un impatto complessivo minore secondo questo modello.
Ma Possiamo Fidarci? La Prova del Nove
Ok, abbiamo una classifica. Ma quanto è solida? I ricercatori non si sono fermati qui. Hanno fatto due cose importanti:
1. Analisi di Sensibilità: Hanno “giocato” con i parametri del modello (in particolare con dei coefficienti chiamati α e β che bilanciano pesi oggettivi/soggettivi e i metodi di aggregazione WASPAS) per vedere se cambiando leggermente le impostazioni, la classifica veniva stravolta. Risultato? Il modello si è dimostrato piuttosto robusto. Certo, qualche posizione poteva invertirsi, ma la strategia ({S ^{A}_{P }}_{5}) tendeva a rimanere in cima o molto vicina alla vetta, confermando la sua forza.
2. Analisi Comparativa: Hanno confrontato i risultati del loro metodo super-avanzato con quelli ottenuti usando approcci decisionali più tradizionali (come AHP, ELECTRE, TOPSIS…). Anche qui, la superiorità del framework proposto è emersa, soprattutto nella sua capacità di gestire l’incertezza e di integrare dati diversi in modo più sfumato e realistico. Molti metodi concordavano sul primo posto (({S ^{A}_{P }}_{5})), ma il modello IFS-Entropy-RANCOM-WASPAS offriva una differenziazione più fine e motivata per le altre posizioni.
Quindi, sì, sembra proprio che questo approccio scientifico offra una base solida per prendere decisioni più informate.

Cosa Significa Tutto Questo per le Nostre Scuole?
Il messaggio chiave di questa ricerca è potente: basta decisioni prese a caso! Per affrontare sfide complesse come il reclutamento e la ritenzione degli insegnanti, abbiamo bisogno di strumenti che ci aiutino a valutare le opzioni in modo sistematico, trasparente e basato sull’evidenza.
Questo tipo di modello offre proprio questo:
- Permette di considerare molteplici fattori contemporaneamente, sia quantitativi (costi, tassi di ritenzione) che qualitativi (soddisfazione, supporto).
- Integra dati oggettivi e giudizi esperti, trovando un equilibrio ragionevole.
- Gestisce l’incertezza e la vaghezza, che sono inevitabili quando si parla di persone e organizzazioni.
- Fornisce una classifica chiara delle alternative, aiutando a prioritizzare gli investimenti.
- È adattabile a contesti diversi: i criteri e i loro pesi possono essere modificati per rispecchiare le esigenze specifiche di una scuola, di un distretto o di un intero sistema educativo.
Per chi deve prendere decisioni – dirigenti scolastici, amministratori, politici – avere a disposizione un framework del genere significa poter scegliere le strategie più promettenti con maggiore fiducia, ottimizzando l’uso delle risorse (spesso scarse) e aumentando le probabilità di costruire un corpo docente stabile, motivato e di alta qualità. E questo, alla fine, si traduce in una migliore istruzione per i nostri ragazzi.
Guardando al Futuro: La Scienza al Servizio dell’Istruzione
Questo studio apre strade interessanti. Certo, nessun modello è perfetto. Ci sono limiti: la qualità dei dati è fondamentale, il giudizio degli esperti può avere dei bias, e l’applicazione richiede competenze specifiche. Ma i vantaggi sembrano superare gli svantaggi.
Le prossime sfide? Applicare questo modello in contesti diversi per testarne la generalizzabilità, includere forse altri fattori qualitativi (come l’equilibrio vita-lavoro o la cultura istituzionale), studiare l’impatto a lungo termine delle strategie scelte e, perché no, sviluppare strumenti software che rendano questi approcci complessi più accessibili a chi lavora sul campo.
La strada per risolvere la crisi del reclutamento e della ritenzione degli insegnanti è ancora lunga, ma avere strumenti analitici più potenti e raffinati è sicuramente un passo nella direzione giusta. È la dimostrazione che anche in un campo profondamente umano come l’istruzione, un approccio scientifico e basato sui dati può fare davvero la differenza. E io trovo che sia incredibilmente stimolante!

Fonte: Springer
