Colate di Fango Sotto la Lente: Tra Esperimenti in Laboratorio e Simulazioni Digitali
Capire le Colate di Fango: Una Sfida Affascinante
Vi siete mai chiesti come si muove quella massa fangosa che scende a valle durante un’alluvione o dopo una frana? Io sì, e vi assicuro che studiare le colate di fango è tanto affascinante quanto cruciale. Questi fenomeni naturali, spesso innescati da frane, possono essere devastanti. Scendono a grande velocità, percorrono lunghe distanze e, il più delle volte, non danno alcun preavviso prima di scatenarsi. Immaginate l’impatto che possono avere su case, strade, infrastrutture… un vero disastro!
Capire come questo fango si trasporta e dove si fermerà è fondamentale, specialmente quando si costruisce in zone collinari o montane. Le pendenze elevate aumentano il rischio, e le conseguenze possono essere catastrofiche, sia in termini di vite umane che di costi economici. Pensate ai danni, alle comunità da ricollocare, alle infrastrutture da ricostruire… è un problema serio che richiede soluzioni intelligenti.
La Sfida: Prevedere l’Imprevedibile
La vera sfida è proprio questa: come possiamo prevedere il percorso (il “runout”) e l’altezza di deposizione di una colata di fango? Non è semplice. Il comportamento del fango dipende da tanti fattori:
- La sua composizione (che tipo di terra? quanta acqua contiene?)
- La pendenza del terreno su cui scorre
- Le sue proprietà reologiche (cioè come risponde alle sollecitazioni, se si comporta più come acqua o come miele denso)
Molti studi considerano le colate di fango come fluidi non-newtoniani. Cosa significa? In parole povere, la loro viscosità non è costante come quella dell’acqua (fluido newtoniano), ma cambia a seconda delle forze in gioco. Spesso, serve una certa “spinta” iniziale (uno sforzo di soglia) per farle muovere. Capire queste proprietà è la chiave per modelli più accurati.
Dal Laboratorio al Computer: Il Nostro Approccio
Per affrontare questa sfida, ho deciso di combinare due mondi: quello degli esperimenti fisici in laboratorio e quello delle simulazioni numeriche al computer. L’idea è usare i dati reali del laboratorio per “istruire” e verificare i modelli digitali, rendendoli il più possibile affidabili.
Esperimenti Controllati: Sporcarsi le Mani (con Metodo!)
Siamo partiti dal laboratorio. Abbiamo usato un terreno limoso, tipico di molte aree a rischio, proveniente dal nord-ovest della Colombia. Abbiamo preparato diverse miscele di fango, variando il contenuto d’acqua (dal 60% all’80%), perché l’umidità è uno dei fattori chiave che influenzano la fluidità.
Per prima cosa, dovevamo capire la reologia del nostro fango. Abbiamo usato un consistometro, una sorta di scivolo graduato in scala ridotta (lungo 1 metro), per osservare come il fango scorreva con diverse pendenze (5%, 10%, 15%, 20%). Misurando la distanza percorsa e l’altezza del deposito, abbiamo iniziato a raccogliere dati preziosi. Abbiamo anche fatto test più semplici, come misurare la viscosità facendo cadere una sferetta nel fango (un po’ come la legge di Stokes, se ve la ricordate!). Questi dati sperimentali sono stati fondamentali per calibrare i parametri reologici, in particolare quelli del modello di Herschel-Bulkley, un modello matematico che descrive bene il comportamento dei fluidi non-newtoniani come il nostro fango. Questo modello tiene conto dello sforzo di soglia (τy), della consistenza (K) e di come cambia la viscosità (n).

Poi siamo passati a un modello più grande: un canale aperto lungo 3 metri, largo 0.7 metri e alto 0.5 metri, sempre con la possibilità di regolare la pendenza. Qui abbiamo rilasciato un volume maggiore di fango (con umidità del 60% e 80%) e misurato con precisione, usando un distanziometro laser e una griglia di riferimento, come si distribuiva lungo il canale e quale altezza raggiungeva nei diversi punti. Abbiamo testato pendenze del 5%, 10%, 15% e 20%. Vedere il fango scorrere, fermarsi, accumularsi… è stato illuminante!
Simulazioni Digitali: Ricreare il Flusso nel Computer
Con i dati sperimentali in mano, ci siamo spostati nel mondo digitale. Abbiamo usato un potente software di fluidodinamica computazionale (CFD), ANSYS FLUENT, per creare modelli numerici che simulassero i nostri esperimenti. Abbiamo costruito una geometria virtuale 2D del nostro canale e impostato le condizioni al contorno (le pareti del canale, l’aria sopra il fango, l’uscita).
La parte cruciale è stata definire come si comporta il fango nel modello. Abbiamo provato due approcci:
- Considerarlo un fluido newtoniano (viscosità costante, come l’acqua).
- Considerarlo un fluido non-newtoniano, usando i parametri del modello di Herschel-Bulkley che avevamo calibrato con i dati del consistometro.
Abbiamo usato modelli specifici per gestire l’interfaccia tra aria e fango (modello VOF – Volume of Fluid) e per simulare la miscela (Mixture Model). Abbiamo anche dovuto scegliere un modello per la turbolenza (il “k-ε realizable”, che si è dimostrato molto adatto). Creare la “griglia” di calcolo (mesh) è stato un lavoro di fino: celle più piccole dove il fango scorre, per catturare meglio i dettagli, e un’attenzione particolare vicino al fondo del canale.
Risultati a Confronto: Cosa Abbiamo Imparato?
E qui arriva il bello: confrontare i risultati delle simulazioni con quelli reali del laboratorio!
Prima di tutto, i test di viscosità hanno confermato quello che ci aspettavamo: più acqua c’è nel fango, più bassa è la sua viscosità e la sua densità. Il fango diventa più “liquido” e scorre più facilmente. Oltre il 70% di umidità, la viscosità tende a stabilizzarsi.
La calibrazione sul consistometro ci ha permesso di trovare i parametri K, τy e n del modello di Herschel-Bulkley per ogni percentuale di umidità. Abbiamo visto che lo sforzo di soglia (τy) diminuisce all’aumentare dell’umidità: serve meno forza per far muovere il fango più umido. Le simulazioni con questi parametri hanno riprodotto molto bene i risultati del consistometro, confermando la validità del nostro approccio (abbiamo usato indicatori statistici come RMSE e NSE per verificarlo).
Passando al canale più grande, il confronto tra modelli newtoniani e non-newtoniani è stato netto.
- I modelli newtoniani tendevano a sovrastimare la distanza percorsa dal fango, specialmente con umidità al 60%. Non catturavano bene il modo in cui il fango si ferma.
- I modelli non-newtoniani (con Herschel-Bulkley) si sono dimostrati decisamente migliori! Hanno riprodotto con buona accuratezza sia la distanza finale percorsa (runout) sia le altezze di deposizione lungo il canale, avvicinandosi molto a ciò che avevamo osservato sperimentalmente. La differenza tra simulazione e realtà era minima, specialmente per il fango al 60% (differenze di 5-10 cm sulla lunghezza). Per il fango all’80%, che scorreva fino in fondo al canale, la simulazione ha catturato bene il comportamento generale, anche se le misure in laboratorio erano complicate dalla fuoriuscita di materiale.
Questo conferma una cosa importante: per simulare realisticamente le colate di fango, è essenziale considerarle come fluidi non-newtoniani e caratterizzare bene le loro proprietà reologiche.

Abbiamo anche osservato l’effetto della pendenza: come prevedibile, pendenze maggiori favoriscono runout più lunghi, ma l’effetto era meno marcato per il fango più denso (60% umidità), che tendeva a fermarsi a distanze simili indipendentemente dalla pendenza (tra 0.9 e 1.3 metri nelle simulazioni). Il fango più fluido (80%) invece risentiva di più della gravità e percorreva tutto il canale.
Un Test sul Campo (Virtuale): Il Caso Studio di Yangbaodi
Ma il nostro modello calibrato funzionerebbe su un evento reale, in scala reale? Per scoprirlo, abbiamo simulato una colata di fango catastrofica avvenuta a Yangbaodi, nel sud-est della Cina, nel 2002. Circa 25.000 metri cubi di terreno franarono dopo piogge intense, percorrendo circa 140 metri.
Abbiamo ricostruito la geometria 2D del pendio e usato il nostro modello non-newtoniano (CFD con Herschel-Bulkley). Non avendo i dati esatti del materiale di Yangbaodi, abbiamo usato parametri reologici presi dalla letteratura scientifica per terreni simili.
I risultati? La nostra simulazione ha previsto una lunghezza di deposizione totale di circa 146.6 metri, mentre quella reale fu di circa 123.4 metri. Il modello ha quindi sovrastimato la distanza di circa 23 metri, fermando il grosso del materiale un po’ più avanti rispetto a quanto accaduto. Nonostante questa differenza, la simulazione ha catturato la dinamica generale del flusso e l’area di deposizione principale. Le discrepanze sono probabilmente dovute all’uso di parametri reologici non specifici per quel sito. Questo sottolinea quanto sia importante avere dati precisi sul materiale per simulazioni accurate di casi reali.

Conclusioni e Prospettive Future
Cosa ci portiamo a casa da questo lavoro?
- La combinazione di esperimenti di laboratorio e modellazione CFD è un approccio potente per studiare le colate di fango.
- Trattare il fango come un fluido non-newtoniano (usando modelli come Herschel-Bulkley) è fondamentale per ottenere simulazioni realistiche del suo percorso e della sua deposizione. I modelli newtoniani sono troppo semplicistici.
- L’umidità del materiale e la pendenza del terreno sono fattori chiave che controllano il movimento del fango.
- I modelli CFD calibrati possono essere strumenti preziosi per la valutazione del rischio da colate di fango, aiutando a stimare le aree potenzialmente interessate e l’altezza dei depositi.
- C’è ancora lavoro da fare! Sarebbe importante testare altri tipi di suolo (più granulari, meno plastici), esplorare un range più ampio di umidità, usare canali sperimentali più lunghi e, soprattutto, integrare nei modelli la stima delle pressioni esercitate dal flusso sulle strutture, per una valutazione del rischio ancora più completa.
Insomma, la strada per prevedere perfettamente le colate di fango è ancora lunga, ma ogni passo avanti nella comprensione e nella modellazione ci avvicina a una migliore gestione di questi fenomeni naturali così potenti e pericolosi. E continuare a studiarli, ve lo assicuro, rimane incredibilmente stimolante!
Fonte: Springer
