Un atleta esegue esercizi di mobilizzazione neurodinamica prima di un allenamento intenso, concentrato e determinato, in una palestra moderna e luminosa, obiettivo da 35mm, effetto duotone blu e grigio per un look dinamico.

DOMS Addio? La Mobilizzazione Neurodinamica Come Scudo Preventivo!

Ciao a tutti, amici sportivi e non! Oggi voglio parlarvi di un argomento che, ahimè, molti di noi conoscono fin troppo bene: i DOMS, acronimo inglese che sta per “Delayed Onset Muscle Soreness”. Avete presente quei dolori muscolari che compaiono il giorno dopo (o anche due giorni dopo!) un allenamento particolarmente intenso o nuovo? Ecco, sono proprio loro! Ti fanno sentire come se un camion ti fosse passato sopra e rendono attività semplici come scendere le scale un’impresa eroica. Fastidiosi, vero? Ma se vi dicessi che forse c’è un modo per giocare d’anticipo?

Ma cosa sono esattamente questi DOMS?

Prima di svelarvi la potenziale soluzione, capiamo meglio il nemico. I DOMS non sono semplici dolori da fatica immediata. Si manifestano tipicamente tra le 24 e le 72 ore dopo uno sforzo fisico, specialmente se si tratta di esercizi eccentrici (quelli in cui il muscolo si allunga sotto tensione, come nella fase di discesa di uno squat). Le teorie più accreditate parlano di microlesioni alle fibre muscolari e di una conseguente risposta infiammatoria. Questa infiammazione porta con sé dolore, indolenzimento, a volte gonfiore, riduzione della mobilità e, naturalmente, un calo della performance. Insomma, un bel pacchetto completo che può mettere a dura prova la nostra costanza negli allenamenti e persino le attività quotidiane.

E se la soluzione fosse… muovere i nervi? Ecco la Mobilizzazione Neurodinamica!

Sentite un po’ qua: esiste una tecnica chiamata Mobilizzazione Neurodinamica (NM). Lo so, il nome suona un po’ complesso, ma l’idea di base è affascinante. Si tratta di un insieme di tecniche manuali pensate per ripristinare l’omeostasi mobilizzando il sistema nervoso e le strutture che lo circondano. Immaginate i vostri nervi come dei cavi che devono scorrere liberamente all’interno di guaine. Se questo scorrimento è limitato, possono sorgere problemi. La NM, attraverso meccanismi fisiologici e biomeccanici, potrebbe giocare un ruolo chiave nel modulare i sintomi dei DOMS e nel regolare la risposta infiammatoria.

Come funziona? Beh, da un punto di vista meccanico, la NM migliora il flusso assoplasmatico all’interno del nervo e facilita la dispersione dei mediatori infiammatori locali. Inoltre, pare che aumenti l’attività delle cellule gliali, che sono importantissime per la comunicazione tra sistema immunitario e sistema nervoso centrale, contribuendo così alla regolazione fisiologica dei processi infiammatori. L’obiettivo è quasi quello di “allenare” il sistema nervoso, mantenendolo pronto a reagire a potenziali insulti, come un intenso allenamento!

I vantaggi? Non richiede costi aggiuntivi, né attrezzature particolari, può essere auto-somministrata con un minimo di training e, cosa non da poco, non ha effetti collaterali noti. Mica male, eh?

Uno studio che ci dà speranza: la NM contro i DOMS

Ora, veniamo al sodo. Recentemente mi sono imbattuto in uno studio scientifico davvero interessante, pubblicato su Springer, che ha voluto indagare proprio gli effetti preventivi della mobilizzazione neurodinamica sui DOMS. Lo studio era randomizzato, singolo cieco e controllato con placebo: il top per la ricerca scientifica!

Hanno preso 34 uomini giovani, non allenati (il che li rende perfetti “bersagli” per i DOMS) e li hanno divisi a caso in due gruppi: uno riceveva la vera mobilizzazione neurodinamica del nervo femorale, l’altro una tecnica placebo, per tre settimane. Dopodiché, tutti i partecipanti sono stati sottoposti a un protocollo di esercizio bello tosto per indurre il danno muscolare: 300 contrazioni eccentriche massimali isocinetiche dei muscoli estensori del ginocchio dominante. Praticamente, li hanno “distrutti” per bene!

Cosa hanno misurato? Un sacco di cose:

  • Marcatori di danno muscolare (creatinchinasi – CK, lattato deidrogenasi – LDH)
  • Marcatori di infiammazione (Interleuchina-6 – IL-6, Fattore di Necrosi Tumorale alfa – TNF-α)
  • Dolore muscolare percepito
  • Soglia del dolore alla pressione (PPT)
  • Funzione muscolare (tramite un test di salto su una gamba)

Queste misurazioni sono state fatte prima dell’intervento, subito prima e subito dopo il protocollo di esercizio “massacrante”, e poi a 24, 48 e 72 ore di distanza.

Un atleta maschio esegue un test di salto su una gamba in un laboratorio di fisioterapia, teleobiettivo da 100mm, alta velocità dell'otturatore per congelare il movimento, espressione di sforzo.

I risultati? Sorprendenti (in parte)!

E qui viene il bello! Dopo il protocollo di esercizio, come previsto, il dolore muscolare ha raggiunto il picco a 24 ore e la soglia del dolore alla pressione il suo minimo. Ma attenzione: il gruppo che aveva ricevuto la vera mobilizzazione neurodinamica (NM) ha mostrato punteggi di dolore muscolare significativamente più bassi e valori di soglia del dolore alla pressione più alti (cioè, sentivano meno dolore!) rispetto al gruppo placebo, in tutte le misurazioni post-esercizio (0, 24, 48 e 72 ore).

Non solo! La funzione muscolare, che ha toccato il fondo subito dopo l’esercizio, era significativamente migliore nel gruppo NM sia prima del protocollo di danno muscolare sia subito dopo. Anche i livelli di IL-6, un importante marcatore infiammatorio, hanno raggiunto il picco subito dopo l’esercizio, ma il gruppo placebo ha mostrato valori significativamente più alti rispetto al gruppo NM in quel momento specifico. Questo suggerisce che la NM potrebbe aiutare ad attenuare la risposta infiammatoria acuta.

C’è da dire, per onestà intellettuale, che non sono state osservate differenze significative tra i gruppi per gli altri marcatori, come TNF-α, CK e LDH. Tuttavia, i livelli di CK (un indicatore di danno muscolare) erano più bassi nel gruppo NM a 0 e 24 ore, suggerendo forse un recupero più rapido anche se non statisticamente significativo nell’interazione gruppo-tempo complessiva.

In pratica, tre settimane di mobilizzazione neurodinamica del nervo femorale applicata a partecipanti sani e non allenati hanno avuto effetti positivi sulle possibili conseguenze negative dei DOMS. Sembra che la NM possa aiutare ad alleviare i sintomi dell’infiammazione e del danno muscolare e ad accorciare il tempo di recupero generale.

Cosa ci portiamo a casa da tutto questo?

Beh, per me è una notizia fantastica! Pensateci: se una tecnica semplice e senza effetti collaterali come la mobilizzazione neurodinamica può aiutarci a prevenire o almeno a ridurre l’intensità e la durata dei DOMS, questo potrebbe avere un impatto enorme sulla nostra capacità di allenarci con costanza e di migliorare le nostre prestazioni. Meno dolore significa recupero più rapido tra le sessioni, meno allenamenti saltati e, in definitiva, un progresso più costante.

Lo studio suggerisce che la NM potrebbe agire non solo modulando la risposta infiammatoria, ma anche influenzando la percezione del dolore attraverso meccanismi che coinvolgono il sistema nervoso stesso, come l’aumento del rilascio di oppioidi endogeni o la riduzione della sensibilizzazione periferica. Inoltre, migliorando lo scorrimento dei nervi, si favorisce la circolazione e la rimozione dei prodotti di scarto metabolico, contribuendo alla guarigione dei tessuti.

Primo piano di un nervo femorale stilizzato con frecce che indicano il movimento e il flusso, sfondo astratto con pattern cellulari, obiettivo macro da 105mm, illuminazione controllata per evidenziare i dettagli.

Certo, come ogni studio, anche questo ha le sue limitazioni. Ad esempio, è stato condotto su una popolazione sedentaria e maschile, quindi servirebbero ulteriori ricerche per vedere se i risultati sono generalizzabili agli atleti o alle donne. Inoltre, le misurazioni si sono fermate a 72 ore, mentre i DOMS possono durare anche 5-7 giorni. Nonostante ciò, i risultati sono decisamente promettenti!

In conclusione: un’arma in più nel nostro arsenale

Quindi, la prossima volta che pianificate un allenamento particolarmente sfidante, potreste considerare di informarvi meglio sulla mobilizzazione neurodinamica. Potrebbe non essere la bacchetta magica, ma sembra proprio un valido aiuto per tenere a bada quei fastidiosissimi dolori post-allenamento. Io, personalmente, sono molto incuriosito e penso che approfondirò l’argomento. E voi, cosa ne pensate? Avete mai provato la mobilizzazione neurodinamica? Fatemelo sapere!

Ricordate, l’obiettivo è allenarsi bene, stare in salute e godersi il percorso, possibilmente con qualche dolore in meno!

Fonte: Springer

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