Skyline moderno di Shanghai al tramonto fuso con un'immagine di una famiglia cinese che si gode un picnic in un parco verde, simboleggiando la fusione tra sviluppo economico e prosperità comune. Obiettivo 35mm, profondità di campo, colori caldi.

Cina: Oltre il PIL, Come si Misura la Vera Prosperità Comune?

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa che mi affascina molto: come facciamo a capire se un paese sta *davvero* migliorando? Prendiamo la Cina, ad esempio. Tutti abbiamo sentito parlare della sua crescita economica pazzesca dagli anni ’80 in poi. Il Prodotto Interno Lordo (PIL) pro capite è schizzato alle stelle, un aumento di 10 volte dal 1990 al 2019! Impressionante, vero?

Però, diciamocelo chiaro, la crescita economica non è tutto. Dietro i numeri scintillanti del PIL, spesso si nascondono problemi come l’inquinamento, un sistema sanitario che arranca e disuguaglianze sociali sempre più marcate. Insomma, il benessere materiale è aumentato, ma il benessere *generale* della popolazione cinese forse non ha tenuto lo stesso passo. Anzi, la forbice tra ricchi e poveri si è allargata parecchio, tanto che la Cina è diventata uno dei paesi con la distribuzione del reddito più diseguale. E non dimentichiamo lo squilibrio tra le province costiere, ricche e urbane, e quelle interne, più rurali e arretrate.

La Svolta: “Sviluppo di Alta Qualità” e “Prosperità Comune”

Proprio per affrontare questi problemi, nel 2017 il Partito Comunista Cinese ha lanciato un nuovo concetto: lo “sviluppo di alta qualità”. L’idea è spostare il focus dalla semplice crescita veloce a qualcosa di più inclusivo e sostenibile. Poi, nel 2021, è arrivato un altro slogan chiave: la “prosperità comune”, vista come obiettivo essenziale per la modernizzazione.

Bello a dirsi, ma la domanda sorge spontanea: come si misurano questi concetti? Come capiamo se la Cina si sta davvero muovendo verso uno sviluppo migliore e una prosperità condivisa? Il PIL da solo, abbiamo visto, non basta. Serve qualcosa di più.

Nuovi Occhiali per Guardare lo Sviluppo: LI, ILI, HLI e IHLI

Ed è qui che entra in gioco la parte interessante, quella che mi ha spinto ad approfondire. Basandomi su ricerche recenti (come quelle di Bloom et al. 2021 e Zhang et al. 2023), ho scoperto quattro indicatori che potrebbero fare al caso nostro. Sembrano nomi complicati, ma l’idea di fondo è geniale nella sua semplicità:

  • LI (Lifetime Income – Reddito Vitale): Immaginate di moltiplicare il PIL pro capite per l’aspettativa di vita. Ottenete una stima del reddito che una persona può aspettarsi di guadagnare nell’arco della sua intera vita. Semplice, no? E tiene conto di un fattore fondamentale: quanto a lungo viviamo!
  • ILI (Inequality-Adjusted Lifetime Income – Reddito Vitale Aggiustato per la Disuguaglianza): Prendete il LI e “correggetelo” usando un indice che misura la disuguaglianza (come l’inverso del coefficiente di Gini). Se la disuguaglianza è alta, l’indicatore scende. Questo ci dà un’idea del reddito vitale tenendo conto di quanto sia equamente distribuito.
  • HLI (Healthy Lifetime Income – Reddito Vitale in Salute): Simile al LI, ma invece dell’aspettativa di vita totale, usiamo l’aspettativa di vita *in buona salute* (HALE). Quanti anni una persona può aspettarsi di vivere senza grossi problemi di salute? Moltiplichiamo questo per il PIL pro capite ed ecco il reddito che ci si può aspettare di guadagnare stando bene.
  • IHLI (Inequality-Adjusted Healthy Lifetime Income – Reddito Vitale in Salute Aggiustato per la Disuguaglianza): È la versione “completa”: combina il reddito, l’aspettativa di vita in buona salute e la misura della disuguaglianza. Forse il più complesso da calcolare per via dei dati, ma potenzialmente il più ricco di informazioni sulla “qualità” dello sviluppo.

Grafico stilizzato che mostra quattro linee ascendenti rappresentanti LI, ILI, HLI, IHLI nel tempo, con la linea del PIL pro capite come riferimento. Le linee ILI e IHLI crescono più lentamente a causa dell'aggiustamento per la disuguaglianza. Obiettivo 50mm, illuminazione controllata, alta definizione.

Perché questi indicatori mi sembrano migliori di altri, come il famoso Indice di Sviluppo Umano (HDI) o quei cruscotti pieni di decine di sotto-indicatori? Beh, per diversi motivi:

  • Includono salute e uguaglianza, aspetti cruciali del benessere.
  • Hanno un’unità di misura chiara (dollari o yuan), quindi si capisce subito di cosa si parla.
  • Non dipendono da “pesi” arbitrari assegnati ai diversi componenti (come nell’HDI). Il calcolo è diretto.
  • Catturano i compromessi: se aumenta il reddito ma peggiora la salute o aumenta la disuguaglianza, l’indicatore lo riflette.
  • Non sono limitati verso l’alto (a differenza dell’HDI che si “schiaccia” tra 0 e 1).
  • Richiedono dati relativamente limitati.

Cosa Ci Dicono i Numeri sulla Cina (1990-2019)?

Ho dato un’occhiata ai calcoli fatti per la Cina a livello nazionale dal 1990 al 2019. I risultati sono affascinanti!
Tutti e quattro gli indicatori sono cresciuti tantissimo, segno di un progresso innegabile. Però, ci sono sfumature importanti:

  • Il Reddito Vitale (LI) è cresciuto addirittura più velocemente del PIL pro capite. Perché? Perché l’aspettativa di vita in Cina è aumentata notevolmente (quasi 10 anni in più in 30 anni!). Quindi, includere la longevità dà un quadro più roseo rispetto al solo reddito.
  • Anche il Reddito Vitale in Salute (HLI) è cresciuto più del PIL, ma un po’ meno del LI, perché gli anni vissuti in buona salute sono aumentati, ma non quanto l’aspettativa di vita totale.
  • E qui arriva il punto dolente: il Reddito Vitale Aggiustato per la Disuguaglianza (ILI e IHLI) è cresciuto meno del PIL pro capite. Questo perché, come dicevamo, la disuguaglianza (misurata dal coefficiente di Gini) è aumentata nello stesso periodo. Quindi, se teniamo conto di come è distribuita la ricchezza, il quadro del progresso si ridimensiona un po’.

Insomma, questi indicatori ci mostrano una storia più complessa: sì, grande progresso, soprattutto se consideriamo la salute e la longevità, ma la crescente disuguaglianza ha frenato un benessere veramente “comune”.

Un Paese a Più Velocità: Le Disparità Provinciali

Ma la Cina è enorme e diversificata. Guardare solo la media nazionale non basta. Cosa succede a livello delle province? Qui i dati sono un po’ più difficili da trovare, specialmente per la disuguaglianza (Gini) e la salute (HALE) a livello provinciale nel passato. Tuttavia, analizzando l’ILI per alcune province in anni specifici (1998, 2008, 2018) e il LI per tutte le 31 province della Cina continentale (1990, 2000, 2010, 2020), emerge un quadro chiarissimo: la Cina è profondamente diseguale al suo interno.

Mappa della Cina con le province colorate in base al loro livello di ILI o LI. Le province costiere (es. Shanghai, Pechino, Guangdong) sono in tonalità verdi (valori alti), mentre le province interne e occidentali (es. Gansu, Guizhou) sono in tonalità rosse/arancioni (valori bassi). Obiettivo grandangolare 24mm, vista dall'alto, colori vividi.

C’è un netto gradiente Est-Ovest:

  • Le province costiere (Shanghai, Pechino, Zhejiang, Jiangsu, Guangdong…) hanno valori di LI e ILI molto più alti. Godono di redditi maggiori, aspettative di vita più lunghe e, in alcuni casi (come Shanghai e Pechino), anche di minore disuguaglianza rispetto alla media nazionale.
  • Man mano che ci si sposta verso l’interno e soprattutto verso le regioni occidentali (Gansu, Guizhou, Qinghai, Sichuan…), i valori crollano. Qui il reddito è più basso, si vive meno a lungo e la disuguaglianza può essere elevata.

Pensate che nel 1998, l’ILI di Shanghai era 10 volte quello del Gansu! Anche se province come il Gansu sono cresciute più velocemente in termini percentuali negli ultimi 20 anni, il divario assoluto rimane enorme. Nel 2018, l’ILI del Gansu non aveva ancora raggiunto il livello che Shanghai aveva nel 1998. Questo squilibrio è pazzesco e spiega perché tante persone cerchino di trasferirsi dalle aree interne alle grandi città costiere, scontrandosi spesso con le barriere del sistema Hukou (il sistema di registrazione delle residenze).

Un dato interessante è che, nonostante le enormi disparità, c’è stata una certa convergenza tra le province dal 1990 al 2020, misurata dalla diminuzione del coefficiente di variazione del LI. Quindi, le province più povere sono cresciute, in media, più velocemente di quelle ricche, riducendo leggermente il divario relativo. Ma, come detto, i livelli assoluti rimangono distantissimi. Un’eccezione preoccupante è la regione del Nord-Est (Liaoning, Jilin, Heilongjiang), che ha perso posizioni nel ranking e ha visto i suoi indicatori diminuire tra il 2015 e il 2020.

Perché Tutto Questo è Importante? E Qualche Idea per il Futuro

Usare indicatori come LI, ILI, HLI e IHLI, secondo me, è fondamentale per avere una visione più onesta e completa dello sviluppo. Ci aiutano a capire che la crescita del PIL è importante, ma non è l’unica cosa che conta. La salute delle persone e l’equità nella distribuzione delle risorse sono altrettanto cruciali per una vera “prosperità comune”.

Certo, anche questi indicatori hanno dei limiti. Non catturano direttamente l’istruzione (anche se salute e istruzione sono spesso correlate) e considerano l’ambiente solo indirettamente, attraverso l’impatto dell’inquinamento sulla salute. Però, rappresentano un passo avanti significativo rispetto al solo PIL.

Immagine simbolica della 'prosperità comune': un ponte che collega una moderna città cinese con un'area rurale più verde e sviluppata, sotto un cielo sereno. Persone diverse attraversano il ponte. Obiettivo 24-35mm zoom, luce del giorno, colori bilanciati.

Cosa potrebbe fare la Cina per promuovere davvero uno “sviluppo di alta qualità” e la “prosperità comune”? Basandomi sull’analisi, ecco qualche spunto:

  1. Usare questi indicatori (o simili) per valutare le performance: Se si misura solo il PIL, si incentiva solo quello. Includere salute e uguaglianza nelle valutazioni ufficiali potrebbe spostare l’attenzione politica.
  2. Combattere la disuguaglianza con politiche intelligenti: Non tutte le misure anti-disuguaglianza frenano l’economia. Ridurre la corruzione, investire nell’istruzione per i più poveri, riformare la tassazione (magari tassando di più l’inquinamento o le rendite fondiarie invece del reddito da lavoro) e, soprattutto, rimuovere le barriere alla migrazione interna (il sistema Hukou) potrebbero aumentare sia l’efficienza che l’equità. Permettere alle persone di spostarsi dove ci sono migliori opportunità è fondamentale.
  3. Investire sulla salute e sulla longevità: Ridurre le malattie non trasmissibili, migliorare gli screening sanitari, tassare di più alcol, tabacco e zuccheri, combattere l’inquinamento atmosferico e rendere più efficiente la spesa sanitaria sono tutte strade percorribili per far vivere le persone più a lungo e meglio.

In conclusione, misurare lo sviluppo in modo più completo non è solo un esercizio accademico. È uno strumento potente per guidare le politiche verso un futuro in cui la crescita economica vada davvero a braccetto con il benessere diffuso e l’equità sociale. La Cina ha fatto passi da gigante, ma la sfida della “prosperità comune” richiede ancora uno sforzo enorme e, forse, un nuovo modo di guardare ai risultati raggiunti.

Fonte: Springer

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