Mieloma Multiplo e Mal di Schiena: Quando la Postura Fa la Differenza (e Non Sono Solo le Fratture!)
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa che tocca da vicino molti pazienti affetti da mieloma multiplo (MM): il mal di schiena. Ma non un mal di schiena qualsiasi. Parliamo di come i cambiamenti nella nostra postura, specificamente nell’allineamento tra colonna vertebrale e bacino (quello che i medici chiamano allineamento spino-pelvico sagittale), possano influenzare il dolore e la nostra capacità di muoverci. Il mieloma multiplo, come sapete, è un tipo di tumore delle plasmacellule che spesso prende di mira le ossa, soprattutto la colonna, causando lesioni (osteolitiche) che aumentano il rischio di fratture e, appunto, di alterazioni posturali.
Recentemente, uno studio ha messo sotto la lente d’ingrandimento proprio questo aspetto, seguendo 86 pazienti (uomini e donne) con MM per un periodo medio di oltre tre anni (circa 37.5 mesi). L’obiettivo? Capire se e come i cambiamenti nell’allineamento della colonna nel tempo fossero collegati all’aumento del dolore e alla funzionalità generale. E i risultati, lasciatemelo dire, sono piuttosto illuminanti.
Ma cos’è l’Allineamento Spino-Pelvico?
Prima di tuffarci nei risultati, facciamo un passo indietro. Immaginate la vostra colonna vertebrale e il bacino come una struttura complessa che deve mantenersi in equilibrio. L’allineamento spino-pelvico descrive proprio questo equilibrio visto di profilo (sagittale). Ci sono diversi parametri che i medici misurano:
- Incidenza Pelvica (PI): Una misura anatomica, quasi fissa per ogni individuo.
- Inclinazione Pelvica (PT): Quanto il bacino è inclinato all’indietro o in avanti.
- Pendenza Sacrale (SS): L’inclinazione della base della colonna (osso sacro).
- Lordosi Lombare (LL): La curva “in dentro” della parte bassa della schiena.
- Cifosi Toracica (TK): La curva “in fuori” della parte alta della schiena (la “gobba”, per intenderci).
Un buon allineamento è fondamentale per distribuire i carichi correttamente e muoversi senza fatica o dolore. Quando questo equilibrio si altera, come può succedere nel MM a causa delle lesioni ossee e delle fratture, iniziano i problemi.
Cosa ha scoperto lo studio? La Cifosi è la Chiave!
Seguendo i pazienti nel tempo con TAC total body ripetute, i ricercatori hanno notato alcuni cambiamenti significativi:
- La cifosi toracica (TK) è aumentata notevolmente, passando da una media di 38.5° a 46.7°. In pratica, la curva della parte alta della schiena è diventata più pronunciata.
- La distanza tra la base del cranio (processo odontoide dell’epistrofeo, o Dens) e la prima vertebra sacrale (S1) è diminuita, passando da 53.2 cm a 49.3 cm. Questo è un modo indiretto per misurare una riduzione dell’altezza del paziente, probabilmente dovuta a schiacciamenti vertebrali e all’aumento della cifosi.
E qui viene il bello: questi due cambiamenti erano strettamente correlati con:
- Un aumento significativo del dolore, misurato con la scala VAS (da un punteggio medio di 2 a 6 su 10).
- Un aumento dell’uso di antidolorifici, valutato secondo la scala OMS (da un livello medio 1 a 3).
Curiosamente, altri parametri come PI, PT, SS e LL sono rimasti più o meno stabili nel tempo, così come le classificazioni funzionali generali (ECOG) e neurologiche (ASIA). Sembra quindi che sia proprio il peggioramento della cifosi toracica il principale “colpevole” dell’aumento del dolore percepito.

Fratture Vertebrali: Non Sono (Sempre) Tutta la Storia
Uno potrebbe pensare: “Beh, è ovvio che il dolore aumenti, ci saranno state più fratture vertebrali!”. Le fratture da compressione vertebrale (VCF) sono effettivamente comuni nel MM (circa l’80% dei pazienti nello studio ne ha avuta almeno una). Tuttavia, l’analisi ha rivelato qualcosa di sorprendente: il numero di nuove fratture vertebrali non era significativamente associato a un aumento del dolore o del consumo di antidolorifici in questo gruppo di pazienti.
Questo non significa che le fratture non facciano male, ovviamente! Ma suggerisce che l’impatto maggiore sul dolore cronico e sul suo peggioramento nel tempo derivi più dall’alterazione globale della postura, cioè dall’aumento della cifosi, piuttosto che dal singolo evento fratturativo. Quando la schiena si incurva di più in avanti, i muscoli posteriori devono lavorare molto di più per cercare di mantenere una postura eretta. Questo sforzo continuo porta a fatica muscolare, contratture e, alla lunga, a più dolore. È un circolo vizioso.
Quando la Cifosi Supera la Soglia Critica
Lo studio ha fatto un’analisi ancora più dettagliata, dividendo i pazienti in base a quanto era peggiorata la loro cifosi toracica dall’inizio alla fine del follow-up: meno di 5°, tra 5° e 9°, e più di 9°. I risultati sono stati netti:
- I pazienti il cui TK era aumentato di più di 9 gradi avevano livelli di dolore significativamente più alti (VAS medio 7.3-9.0) rispetto a quelli con aumenti minori (VAS medio 4.9-6.0).
Questo suggerisce che esiste una sorta di “soglia” oltre la quale il peggioramento della cifosi diventa particolarmente problematico per la gestione del dolore. È come se il corpo riuscisse a compensare fino a un certo punto, ma superati i 9 gradi di peggioramento, i meccanismi di compensazione cedessero e il dolore esplodesse. Interessante notare che, anche in questo sottogruppo con dolore maggiore, l’uso di antidolorifici non aumentava significativamente rispetto agli altri gruppi, forse per adattamento, tolleranza o riluttanza ad aumentare i farmaci.

Implicazioni per Noi Pazienti e per i Medici
Cosa ci portiamo a casa da tutto questo? Diverse cose importanti:
- Monitorare l’allineamento: Non basta contare le fratture. È fondamentale che i medici monitorino regolarmente anche l’evoluzione dell’allineamento spino-pelvico, in particolare la cifosi toracica, magari sfruttando le TAC total body che già facciamo per il controllo della malattia.
- Intervento precoce sulla cifosi: Se si nota un peggioramento progressivo della cifosi, soprattutto se si avvicina o supera la soglia dei 9 gradi, potrebbe essere il momento di discutere strategie per contrastarla.
- Chirurgia mirata: Quando è necessario un intervento chirurgico sulla colonna (come stabilizzazioni o vertebro/cifoplastiche), l’obiettivo non dovrebbe essere solo “riparare la frattura”, ma anche, e forse soprattutto, correggere o prevenire l’ulteriore peggioramento della cifosi. Questo potrebbe essere cruciale per un miglior controllo del dolore a lungo termine. Lo studio ha infatti mostrato che anche tra i pazienti operati, quelli con un aumento della TK > 9° continuavano ad avere più dolore.
- Approccio multidisciplinare: La gestione del dolore e della postura nel MM richiede un team affiatato: ematologo, ortopedico/neurochirurgo spinale, fisiatra, fisioterapista.
Certo, lo studio ha delle limitazioni (ad esempio, le TAC sono state fatte da sdraiati, mentre l’allineamento ideale si valuta in piedi), ma apre una prospettiva davvero interessante. Sottolinea come, nel mieloma multiplo, la nostra “forma”, la nostra postura, sia intimamente legata a come ci sentiamo, in particolare al dolore che proviamo.

In conclusione, se soffrite di mal di schiena e avete il mieloma multiplo, parlate con il vostro medico non solo delle fratture, ma anche della vostra postura generale. Chiedete se è possibile valutare l’allineamento spino-pelvico e discutete insieme le strategie migliori per gestire il dolore, tenendo conto che contrastare la “gobba” potrebbe essere una chiave importante. La ricerca va avanti, ma già oggi sappiamo che prenderci cura della nostra colonna… significa prenderci cura di noi!
Fonte: Springer
