Kiwi Assetato? Ascoltiamo il Tronco con i Microtensiometri!
Ciao a tutti, appassionati di agricoltura, tecnologia e del nostro amato kiwi! Oggi voglio parlarvi di una sfida che conosciamo bene, specialmente qui nelle nostre splendide ma a volte aride regioni mediterranee: l’acqua. Sappiamo quanto sia preziosa e come il cambiamento climatico stia rendendo la sua gestione sempre più cruciale, soprattutto per colture “assetate” come il kiwi. Ma come facciamo a sapere esattamente *quando* e *quanto* irrigare? Come possiamo “ascoltare” la pianta per darle da bere nel modo giusto, senza sprechi? Beh, la tecnologia ci viene in aiuto, e oggi vi racconto di uno strumento affascinante: il microtensiometro (MT).
Sentinelle nel Tronco: Cosa Sono i Microtensiometri?
Immaginate dei minuscoli sensori, quasi delle spie, che inseriamo direttamente nel tronco della pianta di kiwi. Questi aggeggini, i microtensiometri, sono in contatto diretto con lo xilema (i vasi che trasportano l’acqua) e misurano in continuo la “tensione” dell’acqua al suo interno, un parametro che chiamiamo potenziale idrico del tronco (TWP – Trunk Water Potential). Perché è importante? Perché ci dà un’indicazione in tempo reale dello stato idrico della pianta, di quanta “sete” sta provando. È un po’ come avere un monitoraggio costante della pressione sanguigna per le piante! Negli ultimi anni, questi sensori basati sulla pianta stanno prendendo piede perché ci permettono di passare da un’irrigazione basata su stime o sul terreno a una guidata dalle reali esigenze della coltura. Fantastico, no?
La Nostra Indagine sul Campo: Kiwi Sotto Osservazione
Per capire meglio come funzionano questi MT sul kiwi e se possono davvero aiutarci a irrigare meglio, abbiamo condotto uno studio per due anni in un bellissimo actinidieto commerciale nel Sud Italia (Metaponto, per la precisione), coltivato con una varietà a polpa gialla (‘Zesy 002’). Abbiamo preso un gruppo di piante (ben 63!) e, durante l’estate del 2023, le abbiamo “trattate” diversamente per circa 52 giorni:
- Un gruppo CTRL (Controllo): irrigato al 100%, per non fargli mancare nulla.
- Un gruppo Mild (Stress Leggero): con il 50% dell’acqua necessaria.
- Un gruppo Severe (Stress Severo): con solo il 25% dell’acqua, mettendole davvero alla prova (ma poi le abbiamo fatte recuperare, tranquilli!).
Su due piante per ogni gruppo, abbiamo installato i nostri microtensiometri, che registravano il TWP ogni 20 minuti. In parallelo, misuravamo l’umidità del terreno (SWC – Soil Water Content) con delle sonde apposite e il deficit di pressione di vapore dell’aria (VPD – Vapor Pressure Deficit), che in pratica ci dice quanto l’aria è “secca” e “affamata” di acqua.

Cosa Influenza la “Sete” del Kiwi? VPD e Umidità del Terreno
Una delle prime cose che volevamo capire era: cosa fa variare di più il TWP durante la giornata e la stagione? I nostri risultati sono stati chiari. Quando le piante sono ben irrigate (come nel gruppo CTRL), il principale “motore” delle variazioni giornaliere del TWP è il VPD. Più l’aria diventa secca durante il giorno (VPD alto), più la pianta traspira, e più il TWP scende (diventa più negativo). Abbiamo visto che un modello matematico che considera solo il VPD riesce a spiegare ben il 74% delle variazioni del TWP nelle piante ben irrigate! Interessante, vero?
Ma cosa succede quando l’acqua nel terreno inizia a scarseggiare, come nei gruppi Mild e Severe? Qui entra in gioco l’altro fattore: l’umidità del terreno (SWC). Quando l’SWC scende sotto una certa soglia (nel nostro caso, circa il 30% di contenuto volumetrico), anche lei inizia a influenzare pesantemente il TWP. La pianta non riesce più a compensare facilmente l’acqua persa per traspirazione, e il TWP crolla, sia di giorno che di notte (i valori pre-alba diventano più negativi). Infatti, per spiegare bene le variazioni del TWP nelle piante sotto stress idrico, abbiamo dovuto creare un modello che includesse sia il VPD che l’SWC, arrivando a spiegare il 66% della variabilità. Questo ci dice che il microtensiometro è sensibile a entrambi i fattori chiave: l’ambiente (VPD) e la disponibilità d’acqua nel suolo (SWC).
Un’altra cosa curiosa che abbiamo notato è l’isteresi. Sembra una parolaccia, ma significa semplicemente che la risposta del TWP al VPD non è la stessa al mattino (quando il VPD sale) e al pomeriggio (quando scende). C’è anche un certo ritardo (time-lag) tra il picco di VPD e il minimo di TWP (circa 4 ore nel nostro caso). Questo probabilmente è dovuto alla capacità del tronco di rilasciare acqua immagazzinata nei suoi tessuti per tamponare la richiesta idrica, un meccanismo affascinante!
Microtensiometro vs. Metodo Classico: Un Confronto Necessario
Ok, il sensore misura il TWP, ma quanto è affidabile rispetto al metodo “classico” usato da decenni, la camera a pressione di Scholander, che misura il potenziale idrico del fusto (SWP – Stem Water Potential) su foglie coperte? Abbiamo fatto anche questo confronto, misurando l’SWP sulle stesse piante monitorate con gli MT. I risultati? C’è una buona correlazione tra TWP e SWP (R² = 0.78 con un modello statistico specifico, detto “piecewise”). Questo conferma che il microtensiometro ci dà un’indicazione valida dello stato idrico della pianta, simile a quella della camera a pressione.

Tuttavia, la relazione non è perfettamente lineare, soprattutto quando la pianta è molto stressata. Abbiamo trovato un “punto di rottura” (breakpoint) a circa -1.6 MPa di SWP. Sotto questo valore, il TWP (misurato dal sensore nel tronco) scende più lentamente rispetto all’SWP (misurato sulla foglia). Cosa significa? Probabilmente che, in condizioni di forte stress, il tronco riesce a mantenere un potenziale idrico leggermente più alto rispetto alle foglie, forse grazie alle riserve d’acqua interne o a una diversa regolazione. Il tronco sembra essere un indicatore più “stabile”, meno soggetto alle fluttuazioni rapide rispetto alle foglie. Questo è importante perché ci suggerisce che il TWP potrebbe essere un buon indicatore per gestire l’irrigazione, segnalando lo stress prima che diventi eccessivo.
Potenzialità e Qualche Ombra: L’Uso Pratico degli MT nel Kiwi
Allora, tirando le somme, questi microtensiometri sono la soluzione magica per irrigare il kiwi? Hanno sicuramente un grande potenziale:
- Monitoraggio continuo e in tempo reale.
- Sensibilità ai fattori ambientali (VPD) e del suolo (SWC).
- Buona correlazione con le misure tradizionali (SWP).
- Possibilità di automatizzare le decisioni irrigue.
Tuttavia, nel nostro studio abbiamo anche incontrato qualche limitazione, specifica per il kiwi. La durata dei sensori non è stata lunghissima, variando da poche settimane a un massimo di cinque mesi. Perché? Sembra che la particolare morfologia dei tessuti del tronco del kiwi (corteccia poco dura, tessuti elastici, floema spesso) possa creare problemi dopo l’installazione. A volte si formano delle piccole crepe che, crescendo, possono far entrare aria e compromettere la misura della tensione. L’installazione stessa richiede cura per assicurare un buon contatto con lo xilema. Quindi, c’è ancora del lavoro da fare per ottimizzare l’uso di questa tecnologia specificamente per l’actinidia.

Conclusioni: Uno Sguardo al Futuro dell’Irrigazione
La nostra ricerca ha dimostrato che i microtensiometri sono strumenti promettenti per “dialogare” con le piante di kiwi e capire le loro esigenze idriche. Ci hanno confermato che il VPD è il re quando l’acqua non manca, ma l’SWC diventa fondamentale quando il terreno si asciuga. La relazione tra TWP e SWP è solida, anche se con quella particolarità sotto forte stress che merita attenzione.
Nonostante le sfide legate alla durata dei sensori sul kiwi, la capacità di monitorare in continuo il TWP apre scenari interessantissimi per un’irrigazione di precisione, più efficiente e sostenibile. Immaginate di poter regolare l’irrigazione basandovi su soglie di TWP specifiche, sapendo esattamente quando la pianta inizia a stressarsi e intervenendo solo quando serve. È un passo avanti importante per ottimizzare l’uso dell’acqua, una risorsa sempre più preziosa. La ricerca continua, ma la strada per “ascoltare” meglio le nostre piante è decisamente aperta!
Fonte: Springer
