Gomito Addio? Tossire nella Maglietta Potrebbe Essere la Vera Svolta Contro i Germi!
Amici, parliamoci chiaro. Da quando il mondo è mondo, o quasi, ci insegnano come comportarci quando ci scappa un colpo di tosse o uno starnuto. Prima c’era il fazzoletto di stoffa della nonna, poi sono arrivati quelli di carta, e più di recente la famosa “tosse nel gomito”. Ma siamo sicuri che quest’ultima sia davvero la mossa vincente? Beh, tenetevi forte, perché sto per raccontarvi di uno studio pilota che potrebbe ribaltare le nostre convinzioni sull’etichetta respiratoria!
La Storia dell’Etichetta Respiratoria: Dal Fazzoletto al Gomito (Senza Troppe Prove)
Facciamo un salto indietro. Le malattie respiratorie infettive, ahimè, sono una delle principali cause di malattia e morte nel mondo. Pensate che le infezioni delle basse vie respiratorie sono la quarta causa di morte a livello globale! E non stiamo nemmeno contando i decessi annuali per influenza o tubercolosi. Insomma, un bel problema. Sappiamo che tossi e starnuti creano una specie di “nuvola” di particelle che può viaggiare anche per quasi due metri. L’etichetta respiratoria è la nostra prima linea di difesa, il gesto che facciamo proprio nel momento in cui il “nemico” (il germe) sta uscendo dalla nostra bocca o naso.
Per secoli, il fazzoletto è stato il re indiscusso. Poi, con la scoperta dei germi, abbiamo capito meglio il suo ruolo igienico. Ricordate lo slogan “coughs and sneezes spread diseases” (tossi e starnuti diffondono malattie) nato durante l’influenza spagnola del 1918? E i fazzoletti di carta, inizialmente venduti come struccanti, che sono diventati i nostri “non mettere il raffreddore in tasca!”? Tutto bello, finché negli anni ’40 gli scienziati non hanno confermato che fazzoletti e mani possono trasmettere le infezioni, facendo perdere un po’ di popolarità ai cari vecchi fazzoletti di stoffa.
Arriviamo al 2006: un otorinolaringoiatra lancia l’idea di tossire nella piega del gomito. Un successone! Tutti, incluse le organizzazioni sanitarie, l’hanno adottata. Peccato che, a quanto pare, non ci fossero solide prove scientifiche a supporto della sua efficacia. Addirittura, nel 2010, il famoso programma TV MythBusters ha messo in luce quanto fossero poco efficaci le manovre di etichetta respiratoria allora in voga. E con la pandemia di SARS-CoV-2, la necessità di misure davvero efficaci è diventata più impellente che mai.
E se la Soluzione Fosse… Sotto il Naso (o Meglio, la Maglietta)?
Ed è qui che entra in gioco questo affascinante studio pilota. L’idea di base è semplice ma geniale: e se tossissimo direttamente dentro la nostra maglietta? Sembra intuitivo, no? I ricercatori hanno voluto vederci chiaro, confrontando questa nuova tecnica con quelle esistenti.
L’esperimento, anche se su piccola scala (un cosiddetto “studio pilota”, appunto, per testare la fattibilità e raccogliere dati preliminari), ha coinvolto cinque operatori sanitari. Hanno dovuto eseguire quattro tipi di tosse:
- Senza ostacoli (la classica “libera uscita” per i germi)
- Nel gomito
- Dentro una mascherina
- Dentro la maglietta
Per visualizzare la dispersione delle particelle, hanno usato… zucchero a velo! Sì, avete capito bene. I partecipanti prendevano un respiro profondo, mettevano lo zucchero a velo in bocca e poi tossivano con tutta la forza possibile, seguendo le diverse manovre. Il tutto ripreso con un video in slow-motion per non perdersi nemmeno un granello.
Poi, un software appositamente sviluppato in Python ha analizzato i video per calcolare l’area massima della “nube” di zucchero (chiamata MPA, Maximal Plume Area). Un lavoraccio di precisione, ve lo assicuro, per distinguere lo zucchero dallo sfondo e dalla pelle dei partecipanti!
I Risultati: La Maglietta Batte il Gomito (e Se la Gioca con la Mascherina!)
E ora, i risultati che tutti aspettavamo! Pronti? Rispetto alla tosse senza ostacoli, tutte le manovre di contenimento hanno ridotto significativamente l’area della nube. E questo è già un buon punto.
Ma ecco il bello:
- Tossire nel gomito ha ridotto l’area della nube del 59,6%.
- Tossire nella mascherina l’ha ridotta del 93,2%.
- E tossire nella maglietta? Tenetevi forte… una riduzione del 95,4%!
Avete letto bene! La maglietta sembra fare un lavoro egregio, addirittura leggermente superiore alla mascherina in questo specifico test (anche se la differenza tra maglietta e mascherina non è risultata statisticamente significativa, parliamo di un 2,24% di differenza media). Confrontando direttamente la maglietta con il gomito, l’area della nube con la maglietta è risultata inferiore del 35,75% rispetto al gomito, anche se, data la piccola dimensione del campione, questa differenza non ha raggiunto la significatività statistica (P=0,15).
È importante sottolineare che lo studio non ha trovato differenze statisticamente significative tra le diverse manovre di contenimento (gomito, mascherina, maglietta), probabilmente a causa del numero limitato di partecipanti. Ma i dati preliminari sono decisamente intriganti!
Le immagini parlano chiaro: la tosse nel gomito, pur riducendo la dispersione, crea comunque una nuvola densa che si proietta in avanti. La tosse nella maglietta, invece, sembra contenere molto di più, e le eventuali particelle residue vengono dirette verso il basso. E, cosa non da poco, anche la mascherina ha confermato la sua ottima capacità di contenimento.
Cosa Ci Dice Questo Studio (e Cosa Ancora Non Sappiamo)
Questo studio pilota, come dicono gli stessi autori, è un “proof of concept”, una dimostrazione di fattibilità. Ci dice che studiare l’etichetta respiratoria è possibile e necessario, e che la manovra “nella maglietta” merita decisamente più attenzione e studi su larga scala. Certo, ci sono delle limitazioni: il numero ridotto di partecipanti, l’uso dello zucchero a velo che potrebbe non rappresentare perfettamente le goccioline respiratorie reali, la variabilità nel modo in cui i volontari hanno eseguito la nuova manovra “nella maglietta”, o il tipo di tessuto della maglietta.
Gli autori suggeriscono che studi futuri dovrebbero includere più persone, raccogliere più dati demografici (come indice di massa corporea, abitudine al fumo, età, capacità polmonare), e magari utilizzare tecnologie più avanzate per misurazioni tridimensionali della nube. Sarebbe interessante anche confrontare la maglietta con il classico fazzoletto di carta, sebbene i ricercatori sollevino dubbi sulla sua praticità quotidiana (hai sempre un fazzoletto, un cestino e un igienizzante a portata di mano?).
Una cosa che mi ha colpito è la critica alla manovra “nel gomito”: nonostante sia raccomandata dal CDC (Centers for Disease Control and Prevention) come alternativa al fazzoletto, questo studio (e una revisione della letteratura) suggerisce che mancano prove scientifiche recenti e validate a suo supporto. E i risultati di questo esperimento sembrano confermare che sia la meno efficace tra le tecniche di contenimento testate.
Un’altra osservazione interessante: alcune tossi “libere” hanno disperso particelle oltre i famosi 6 piedi (circa 1,8 metri), mettendo ulteriormente in discussione le attuali raccomandazioni sul distanziamento fisico.
La Mia Umile Opinione: Diamoci una Mossa con la Ricerca!
Da parte mia, trovo questa ricerca estremamente stimolante. L’idea di tossire nella maglietta è così semplice e a portata di mano (letteralmente!) che sembra quasi troppo bello per essere vero. Eppure, questi dati preliminari sono promettenti. Certo, non dobbiamo correre a conclusioni affrettate, ma questo studio apre una porta importante.
Insistere su una ricerca basata sull’evidenza per l’etichetta respiratoria è fondamentale per ridurre l’impatto globale delle malattie infettive respiratorie. E se un gesto così banale come tirare su il colletto della maglietta potesse fare una differenza significativa, non varrebbe la pena approfondire?
Io dico di sì. E voi, cosa ne pensate? Siete pronti a riconsiderare il caro vecchio gomito in favore della maglietta, in attesa di studi più ampi? Chissà, magari la prossima volta che vi verrà da tossire, ci penserete due volte!
Fonte: Springer