Concetto astratto di metrics sonification: onde sonore eleganti e colorate che fluiscono da un grafico a barre digitale visualizzato su uno schermo scuro, suggerendo la trasformazione dei dati bibliometrici in suono. Illuminazione d'atmosfera, stile high-tech.

Ascolta i Dati: La Rivoluzione Sonora della Bibliometria con l’Esempio di Loet Leydesdorff

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa di veramente affascinante, un modo tutto nuovo di “vedere”, o meglio, di “sentire” i dati scientifici. Siamo abituati a grafici, mappe, visualizzazioni di ogni tipo, specialmente nel campo della bibliometria, dove analizziamo pubblicazioni, citazioni, collaborazioni scientifiche. Ma se vi dicessi che possiamo anche ascoltare questi dati?

Esatto, avete capito bene. Si chiama sonificazione, e anche se non è una novità assoluta (pensate al contatore Geiger o al pulsossimetro in medicina, che traducono misurazioni in suoni), applicarla sistematicamente ai dati bibliometrici è un’idea fresca e piena di potenziale. L’abbiamo battezzata “metrics sonification“. Immaginate di trasformare l’andamento delle pubblicazioni di un ricercatore, l’impatto delle sue citazioni o persino se i suoi lavori sono Open Access… in una traccia audio, magari persino musicale!

Ma cos’è esattamente la Metrics Sonification?

In parole povere, la metrics sonification è l’arte (e la scienza!) di tradurre informazioni bibliometriche – misure, dati grezzi, risultati di analisi – in suoni non verbali. Lo scopo? Analizzare questi dati in modo diverso, presentarli in maniera più coinvolgente o magari scoprire pattern nascosti che all’occhio sfuggirebbero. La nostra cultura è molto visuale, quasi ossessionata da immagini e grafici. Ma l’udito ha capacità incredibili, specialmente nel percepire variazioni nel tempo, ritmi, strutture complesse. Perché non sfruttarle anche nell’analisi dei dati scientifici?

Pensate ai dati bibliometrici: sono spesso multidimensionali, complessi, pieni di relazioni intricate. La sonificazione potrebbe offrirci una chiave di lettura complementare, se non addirittura superiore in certi contesti, rispetto alla sola visualizzazione.

Un Tributo Sonoro: Il Caso di Loet Leydesdorff

Per introdurre questo concetto nel mondo della bibliometria, abbiamo scelto un caso studio molto significativo. Abbiamo utilizzato i dati delle pubblicazioni di Loet Leydesdorff, un vero gigante della scientometria, scomparso purtroppo nel 2023. È stato un modo per onorare la sua memoria e il suo immenso contributo, trasformando la sua carriera scientifica in un’esperienza uditiva.

Come abbiamo fatto? Abbiamo preso i metadati delle sue pubblicazioni (quelle disponibili con dati completi fino al 2019 per avere finestre citazionali affidabili) e abbiamo mappato tre proprietà principali in parametri sonori:

  • Produzione di pubblicazioni nel tempo: Ogni pubblicazione è segnalata da un suono specifico (un “whoosh” discreto, quasi come l’invio di una mail).
  • Status Open Access (OA): Le pubblicazioni OA sono state associate a un suono distintivo, un basso profondo, per suggerire un impatto più ampio e accessibile.
  • Impatto citazionale (normalizzato per campo e anno, MNCS): Qui abbiamo usato la variazione dell’altezza (pitch) di un suono specifico. Abbiamo definito 7 classi di impatto, ognuna associata a una nota della scala di Fa minore. Un impatto medio corrispondeva a certe note, un impatto eccezionale a note più alte, un impatto basso a note più gravi.

La scelta del Fa minore non è stata casuale. È una tonalità spesso associata a sentimenti di tristezza o solennità, appropriata per commemorare la scomparsa di Loet. Abbiamo anche inserito parti di audio parlato per spiegare la metodologia e descrivere brevemente il contenuto dei paper analizzati, creando un ponte tra l’analisi quantitativa (i suoni mappati) e quella qualitativa (il contesto e il significato delle ricerche).

Primo piano di cuffie audio professionali appoggiate su fogli stampati con grafici a barre e linee, rappresentanti dati bibliometrici. Luce da studio controllata, lente macro 90mm, alta definizione dei dettagli sulla texture delle cuffie e della carta.

Il risultato è una traccia audio di circa 10 minuti (potete ascoltarla su SoundCloud!) che non è solo una rappresentazione dei dati, ma cerca anche di essere un’esperienza esteticamente piacevole, grazie all’inclusione di elementi musicali composti appositamente, come un drone di sottofondo e una cadenza al pianoforte in Fa minore, create dal compositore Hennadii Boichenko.

Perché la Sonificazione Potrebbe Essere Utile in Bibliometria?

Ok, l’idea è intrigante, ma quali sono i vantaggi concreti? Ne vedo diversi:

  • Scoprire l’invisibile: L’orecchio umano eccelle nel riconoscere pattern temporali, cambiamenti sottili e relazioni complesse che potrebbero sfuggire a un’analisi puramente visiva. Ascoltare i dati potrebbe rivelare tendenze o anomalie nascoste.
  • Combinare Quantitativo e Qualitativo: Come dimostra il nostro esempio, la sonificazione permette di integrare metriche quantitative (come le citazioni) con elementi qualitativi (come le spiegazioni parlate sul contenuto delle ricerche), offrendo una visione più ricca e contestualizzata. Questo si allinea bene con le recenti spinte verso una valutazione della ricerca più “responsabile” (Responsible Research Assessment), che enfatizza il giudizio esperto accanto alle metriche.
  • Comunicazione e Divulgazione: Viviamo nell’era della “scienza post-accademica”, dove comunicare i risultati della ricerca al grande pubblico è fondamentale. La sonificazione, specialmente se unita a elementi musicali esteticamente curati, può essere uno strumento potentissimo per rendere la scienza più accessibile, coinvolgente ed emotivamente risonante per un pubblico non specializzato. Pensate a trasformare i dati sul cambiamento climatico o sull’andamento di una pandemia in musica!
  • Accessibilità: Offre un canale alternativo per persone con disabilità visive.
  • Multidimensionalità: Il suono è intrinsecamente multidimensionale (altezza, volume, timbro, ritmo, localizzazione stereo…). Questo permette, potenzialmente, di rappresentare più dimensioni dei dati contemporaneamente rispetto a quanto possibile con molte tecniche di visualizzazione.

Sfide e Prospettive Future

Naturalmente, la strada della metrics sonification non è priva di ostacoli. Siamo molto meno allenati a interpretare pattern uditivi complessi rispetto a quelli visivi. Serve “educazione all’ascolto”, servono standard condivisi (che tengano conto anche delle differenze culturali nella percezione dei suoni!) per evitare soggettivismi e garantire riproducibilità e oggettività. Il “mapping problem” – come tradurre i dati in suoni in modo che sia significativo e non arbitrario – è una sfida centrale.

Inoltre, bisogna trovare il giusto equilibrio tra l’accuratezza della rappresentazione dei dati e l’estetica musicale. Una sonificazione deve essere informativa, ma se è sgradevole o cacofonica, difficilmente catturerà l’interesse. È fondamentale che team multidisciplinari (esperti del dominio, data scientist, musicisti, sound designer, psicologi della percezione) collaborino per creare sonificazioni efficaci e significative.

Visualizzazione astratta di onde sonore digitali colorate che si trasformano in una rete di nodi e connessioni, simboleggiando la trasformazione dei dati bibliometrici in suono e la loro analisi. Stile futuristico, colori vibranti su sfondo scuro.

Le potenzialità future sono enormi. Immagino la sonificazione usata per esplorare dataset bibliometrici vastissimi, per monitorare in tempo reale l’evoluzione di campi di ricerca, o magari in combinazione con le visualizzazioni per un’esperienza informativa ancora più ricca e immersiva. Pensate a una mappa scientifica dove, passando il mouse su un cluster di ricerca, si possa sentire una “firma sonora” che ne rappresenti le caratteristiche principali!

Un Invito all’Ascolto

La metrics sonification è appena agli inizi nel nostro campo, ma credo fermamente che abbia il potenziale per arricchire il nostro modo di comprendere e comunicare la scienza. È un invito a usare tutti i nostri sensi, a esplorare i dati non solo con gli occhi, ma anche con le orecchie.

Il nostro lavoro sull’opera di Loet Leydesdorff è solo un primo passo, un esempio delle possibilità. Spero che stimoli altri a sperimentare, a creare, a far “suonare” i dati bibliometrici in modi nuovi e creativi. Chissà quali melodie nascoste aspettano solo di essere scoperte nei vasti archivi della conoscenza scientifica!

Fonte: Springer

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